La mancanza di cibo, carburante e i continui blackout hanno segnato l’ultimo anno a Cuba. Mentre il paese affronta una grave crisi economica e sociale, la comunità internazionale ha messo ancora una volta in evidenza la necessità di revocare l’embargo imposto dagli Stati Uniti.

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha votato il 30 ottobre una risoluzione per revocare le sanzioni statunitensi. Solo gli Usa e Israele hanno espresso voto contrario, mentre la Moldavia si è astenuta. Sebbene la votazione non sia vincolante, rappresenta un importante segno di sostegno al popolo cubano da parte della comunità internazionale.

Cuba, embargo e crisi economica: il voto Onu

Cuba attraversa un periodo significativo di crisi dovuto a disastri naturali, come gli uragani, e alle sanzioni internazionali. Il regime fatica a gestire la crisi che affligge il paese. In una recente votazione, le Nazioni Unite hanno chiesto a Washington di revocare le sanzioni. 187 paesi su 193 hanno votato a favore della risoluzione, con Stati Uniti e Israele contrari.

L’Assemblea Generale dell’Onu vota ogni anno, a partire dal 1992 (tranne nel 2020), sulla risoluzione intitolata “Necessità di porre fine all’embargo economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti d’America contro Cuba”. La risoluzione riceve il sostegno della maggior parte dei paesi ma le amministrazioni statunitensi restano ferme ignorando l’appello della comunità internazionale.

Nel 2024, la votazione si è svolta in un contesto di crisi energetica ed economica che ha aggravato le difficoltà storiche di Cuba. Gli Stati Uniti hanno giustificato il loro voto contrario alla risoluzione definendolo parte di un “più ampio sforzo per promuovere la democrazia e il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali a Cuba”. La missione statunitense presso le Nazioni Unite ha dichiarato che le sanzioni includono esenzioni per medicine, cibo e beni essenziali. Secondo il ministro degli Esteri cubano, Bruno Rodriguez Parrilla, però, l’embargo è “una flagrante, massiccia e sistematica violazione dei diritti umani del popolo cubano”.

Le posizioni dell’Argentina

Un voto a sorpresa è giunto dall’Argentina, dove il governo di estrema destra ha sostenuto la risoluzione a favore di Cuba. Anche se i due paesi hanno storicamente mantenuto buone relazioni, l’attuale presidente Javier Milei è contrario alla rimozione delle sanzioni contro l’isola caraibica. Questa scelta ha comportato delle conseguenze: il ministro degli Esteri, Diana Mondino, ha perso il suo incarico e il presidente Milei l’ha sostituita con l’attuale ambasciatore argentino negli Stati Uniti, Gerardo Werthein.

Milei, in una comunicazione, ha dichiarato che “il paese è categoricamente contrario alla dittatura cubana e rimarrà fermo nel promuovere una politica estera che condanni tutti i regimi che violano i diritti umani”.

L’embargo statunitense

Cuba lotta contro le difficoltà economiche da decenni, con un embargo che dura ormai da 62 anni. Negli ultimi tempi, il paese sta attraversando la crisi più profonda. Il ministro degli Esteri cubano ha dichiarato all’Assemblea che, negli ultimi 18 anni di embargo, l’isola caraibica ha perso 252 miliardi di dollari.

L’amministrazione di Donald Trump ha inserito Cuba nella lista dei paesi sponsor del terrorismo. Per la prima volta, il paese era stato inserito in quell’elenco nel 1982 dall’amministrazione di Ronald Reagan. Tuttavia, nel 2015, Barack Obama aveva rimosso Cuba dalla lista nell’ambito di una serie di iniziative per ripristinare le relazioni diplomatiche.

Nel mese di settembre, alcuni ex leader mondiali come Jose Luis Rodriguez Zapatero, Dilma Rousseff, Evo Morales e Rafael Correa hanno chiesto a Biden di rimuovere Cuba dalla lista dei paesi sponsor del terrorismo, auspicando che ciò avvenga prima della fine del suo mandato. Queste figure internazionali sostengono che tale misura abbia contribuito alla crisi economica senza precedenti che sta affrontando l’isola. La lettera sottolinea non solo l’impatto economico della classificazione ma anche la dimensione umanitaria legata a questa questione.

L’inclusione nell’elenco comporta conseguenze extraterritoriali e per questo motivo viene messa in votazione da ormai 32 anni all’Assemblea generale dell’Onu. Tale classificazione non solo ostacola le transazioni internazionali ma vieta anche le esportazioni da altri paesi, rendendo difficili gli aiuti umanitari, e impone anche restrizioni finanziarie. Nonostante alcuni miglioramenti apportati, l’amministrazione Biden non ha considerato le relazioni con Cuba una priorità.

La crisi

La carenza di cibo e le interruzioni di elettricità hanno scatenato un’ondata di proteste nel 2021. Nel 2024, la crisi è diventata ancora più profonda. Il presidente Miguel Diaz-Canel ha posto fine al sistema monetario duale nel 2021, portando a una drastica svalutazione della moneta. Il paese affronta una carenza di valuta estera, in parte dovuta al calo del turismo. Le sanzioni imposte da Washington e l’aumento dei prezzi degli alimenti e dell’energia, aggravato dal conflitto in Ucraina, sono altre ragioni che hanno peggiorato una situazione già fragile. Questi elementi, combinati con problemi strutturali, hanno ulteriormente aggravato la crisi nel paese.

Nel gennaio 2024, il governo cubano ha annunciato un aumento del prezzo del carburante di cinque volte, passando da 25 a 132 pesos cubani. Nel mese di ottobre, questo prezzo è salito a 156 pesos, superando così la media mondiale. Negli ultimi mesi, inoltre, sono stati registrati diversi giorni di blackout. Molte centrali elettriche risultano inefficienti e necessitano di un’adeguata manutenzione e modernizzazione del sistema. Alcune di queste centrali sono state danneggiate a causa di recenti uragani e della carenza di carburante.

Il governo cubano ha già avviato riforme economiche nel 2022 che hanno consentito alle aziende private di operare, sebbene in modo limitato. Nonostante un possibile alleviamento della pressione economica, l’inflazione nel paese rimane alta. Secondo gli esperti, sarebbero necessari interventi mirati in diversi settori per affrontare efficacemente la situazione.

Crisi profonda a Cuba

  • L’embargo statunitense e i recenti uragani aggravano la carenza di carburante e i blackout energetici.
  • Appello internazionale per la fine dell’embargo: L’Assemblea Generale dell’Onu ha votato quasi all’unanimità per chiedere la revoca delle sanzioni degli Stati Uniti. La proposta è stata sostenuta da 187 paesi.
  • Conseguenze del lungo embargo: Gli effetti dell’embargo, che dura da diversi decenni, hanno causato perdite economiche significative e limitazioni all’accesso a beni essenziali per la popolazione cubana.