Spari in classe Rovigo, l’episodio vede protagonisti una docente e gli alunni. Questi hanno preso di mira l’insegnante sparando con una pistola con una pistola ad aria, con l’obiettivo di ottenere più follower su Instagram e Tik Tok. Le dinamiche della rete dovrebbero portarci a riflettere sulla quantità dei contenuti di successo: come mai gli utenti virtuali sono attratti da contenuti bassi? Ne abbiamo parlato con Andrea Barchiesi, web reputation manager, ad Open Day, su Radio Cusano Campus. “La rete offre un palco e ognuno mette fuori il meglio o il peggio, ora abbiamo una certificazione che rende evidente il danno e l’atto che doveva attirare attenzione. Il problema non è dei social network, questi sono come uno specchio, per il loro algoritmo, sono amplificatori di ciò che siamo – ha spiegato Andrea Barchiesi – è più difficile dire qualcosa di intelligente che sparare pallini! Il bullismo è qualcosa che accentra l’immagine, il male accentra persone, se in strada c’è un incidente tutti vogliono sapere dell’incidente.”
Spari in classe Rovigo: soltanto l’ultimo episodio irrispettoso nei confronti di un docente
Spari in classe Rovigo: è solo l’ultimo episodio di bullismo tra docenti e alunni. Come affrontare il caso? “Manca una regolamentazione, mentre all’interno della società civile c’è qualcuno che stabilisce qualcosa, i social sono un fiume in piena di contenuti che vengono rovesciati senza comunicazione. I social network, inoltre, non ha un fine etico o politico, sono strumenti di business per chi li costruisce, come le tv private che devono fare audience. L’audience si può fare in tanti modi: ci sono trasmissioni culturali e trasmissioni becere. le seconde vincono a mani basse. dobbiamo cercare di impostare delle regole di riflessione per evitare che non ci siano involuzioni e una serie di circoli viziosi.”
Tik Tok e gli interessi economici per incrementare gli utenti
“Tik Tok è l’ultimo social arrivato, di autorità cinese, con meno regole e per emergere deve lasciare più spazio alla libertà d’espressione. La piattaforma lancia tante sfide, alcune sono imbarazzanti. Ma gli interessi legali ed economici della piattaforma stessa sono tali per cui porre divieti sarebbe controproducente. Il tema della regolamentazione, in generale, è complicato – si è congedato Barchiesi – servono norme etiche. Anche su questo punto bisogna concordare ciò che è etico da ciò che non lo è. In conclusione è giusto ribadire che sulle piattaforme libere stanno succedendo cose gravi anche sul piano dei contenuti legati al conflitto russo ucraino. Molti contenuti sono falsi e hanno un ovvio obiettivo di orientamento dell’opinione pubblica.”