Prima che, nel 2013, fosse incensato anche da Gabriele Salvatores che prese spunto dal suo libro “Educazione siberiana” per la trasposizione cinematografica, Nicolai Lilin, lo scrittore filo Putin che ha offeso l’inviata di guerra del Tg1 in Ucraina Stefania Battistini e il suo operatore Simone Traini dopo il loro scoop sul fronte di Kursk che è andato di traverso al Cremlino, è stato smascherato da una giornalista nata a Mosca ma che da anni lavora in Italia, per il quotidiano La Stampa: Anna Zafesova. Fu lei, subito dopo la pubblicazione del libro che ha regalato a Lilin la notorietà in Italia, a verificare che non si sarebbe mai potuto trattare di una autobiografia, come pure era presentato. E, soprattutto, che Nicolai Lilin era una persona di cui diffidare. Correva l’anno 2009. E, mentre mezzo mondo della cultura italiana (soprattutto di sinistra) venerava Lilin, La Stampa pubblicò a sua firma un articolo significativamente intitolato “Fantasie siberiane”. Oggi, 20 agosto 2024, il quotidiano di Torino ha ritenuto opportuno ripubblicarlo.
Chi ha smascherato per prima Nicolai Lilin, lo scrittore filo-Putin
Perché oggi, quindici anni dopo, La Stampa ha deciso di ripubblicare l’articolo di Anna Zafesofa che smascherava Nicolai Lilin già all’indomani della pubblicazione del suo libro ‘Educazione siberiana’? La risposta è da ricercare nell’ultimo video social dello scrittore in cui offende la giornalista del Tg1 Stefania Battistini e il suo operatore Simone Traini dopo lo scoop che hanno fatto sul fronte della guerra tra Russia e Ucraina maldigerito dal Cremlino. Addirittura, Lilin è arrivato a intimidirli avvisandoli di stare attenti a ciò che bevono perché potrebbe essere corretto al polonio, la sostanza tristemente famosa per essere usata dal regime di Putin per eliminare i suoi avversari. Anna Zafesova già nel 2009 capì, oltre che le bugie con il quale presentava il suo libro, la pericolosità di Lilin. Sta di fatto che oggi, 20 agosto 2024, ha spiegato la ripubblicazione con questo post:
“Su richiesta di molti lettori, La Stampa ha ripubblicato l’articolo del 2009 sulle invenzioni nella “autobiografia” di Lilin. Un avvertimento che facevo all’epoca e che mi sembra ancora più importante oggi: il mio obiettivo non era smascherare un abile personaggio che ha capito molto rapidamente cosa chiedeva il pubblico, ma parlare di noi. Del nostro establishment culturale e mediatico, della superficialità e dell’ignoranza, che rendono anche l’intelligenzia facile preda di fake news (termine all’epoca ancora sconosciuto)”
A confermare la preoccupazione di Anna Zafesova è il fatto, al di là della fascinazione che Lilin ha esercitato a suo tempo anche su Gabriele Salvatores, che nè la Rai, l’azienda di Stefania Battistini e Simone Traini, nè Michele Santoro, il leader della lista “Pace, terra e dignità” che lo scorso giugno aveva dato ospitalità alla candidatura europea di Lilin, hanno avvertito il bisogno di prendere posizione dopo il video shock dello scrittore.
Cosa sostiene l’articolo che smaschera Lilin
Ma cosa accerta l’articolo di Anna Zafesova che smaschera Nicolai Lilin già dal 2009? In pratica, che la sua “Educazione siberiana” era una storia non autobiografica, ma frutto della sua fantasia (come poi, più tardi, ha dovuto ammettere anche lo scrittore moldavo). Questo è uno dei suoi passaggi finali
“Resta, però, la storia di un ragazzo cresciuto in periferia tra gang e degrado. Una biografia nella quale molti russi si riconoscerebbero. Ma Bendery è una città piccola, 80 mila abitanti dove tutti si conoscono. Conoscono anche Nicolai (anche se all’epoca portava un altro cognome), si ricordano i suoi genitori e il nonno Boris, «grande persona, ha lavorato fino all’ultimo», dice un coetaneo dello scrittore. Si frequentavano quando erano ventenni, è stato anche a casa sua: «Non c’erano icone, nè armi, nessun oggetto “siberiano”. Lui era uno curioso, leggeva molto». Nulla di criminale? «Mai sentito che fosse stato in galera, anzi si diceva che a un certo punto si fosse arruolato nella polizia…»”