Chiellini ai pm: “Ho fatto da tramite. Non so cosa abbiano messo nel bilancio” – In attesa che venga stabilita la data dell’udienza preliminare, che comunque sarà ormai a partire da febbraio in poi, “La Gazzetta dello Sport” ha diffuso nell’edizione odierna le risposte di Giorgio Chiellini ai magistrati lo scorso 4 aprile. L’inchiesta Prisma continua dunque a far parlare di sé a distanza di settimane dallo scossone in casa Juventus, con le dimissioni dell’intero cda e tutto ciò che ne è conseguito. Il botta e risposta tra Chiellini – all’epoca capitano bianconero – e i pm è prevalentemente sulla questione delle mensilità non inserite in bilancio, ma comunque poi percepite dai calciatori e dilazionate nei mesi o addirittura anni successivi. Dunque, per questo motivo la Procura di Torino nelle scorse settimane ha richiesto il rinvio a giudizio per la Juventus più 12 membri della società (tra cui Agnelli, Nedved, Arrivabene, l’ex direttore sportivo Paratici e il legale dei bianconeri Gabasio) con l’accusa di manipolazione del mercato, false comunicazioni sociali, emissione di fatture false e ostacolo all’esercizio delle funzioni di vigilanza.
Le dichiarazioni di Chiellini ai pm
Negli stralci pubblicati dal quotidiano sportivo nazionale, ci sono alcune delle risposte che Giorgio Chiellini ha fornito ai pm. “Durante quel periodo di panico e difficoltà economica per la Juve, mi è stato chiesto di fare da tramite con il resto della squadra per trovare un modo di venirci incontro in questo momento creatosi. Durante il mese di marzo, ho iniziato a parlare con i compagni per capire la disponibilità a venire incontro ai problemi esistenti. Problemi di solvibilità soprattutto perché tutte le entrate liquide venivano a mancare. I miei riferimenti erano da una parte sia il presidente Andrea Agnelli sia Fabio Paratici, dall’altra tutti compagni. Prima quelli con cui ho stretto un maggiore rapporto negli anni, ma poi abbiamo sentito tutti. Il problema maggiore della società era la liquidità a breve termine e poi c’era l’incertezza: non si sapeva cosa sarebbe successo, c’era il pericolo concreto che non si potesse riprendere a giocare. Dopo varie chiacchierate con club e compagni, si è deciso di rinunciare a quattro mensilità in modo da permettere al club di risparmiare in un momento del genere con la promessa che, una volta ripreso il campionato, in base a quello che sarebbe successo, una parte sarebbe tornata indietro”.
Chiellini ha successivamente proseguito: “Non è stato facile parlare con i miei compagni, ma tutti erano d’accordo con la promessa che, se la stagione fosse ripresa, saremmo stati ricompensati. Tra noi abbiamo comunicato tramite telefono e chat. È stata fatta a spezzoni. Ognuno aveva la sua opinione, non è stato semplice. Non ricordo con precisione chi fosse favorevole e chi no, la disponibilità c’è stata da parte di tutti. A noi la rinuncia a prendere denaro per qualche mese non ci cambia. Ci tenevamo, invece, che tutto lo staff fosse retribuito regolarmente”.
“Non so cosa sia stato messo nel bilancio”
Nella seconda parte del dialogo con i pm, Chiellini spiega: “Quello che a me è stato dato in busta l’anno dopo, sarebbe stato fornito a chi andava via come incentivo all’esodo. Il recupero delle tre mensilità era certo nelle stagioni successive, ma qualcuno aveva trovato un accordo per dilazionarlo in più di un anno”. Infine Chiellini ha concluso dicendo: “Ricordo che sono stato cercato da qualche altro giocatore di altre squadre, stavano anche loro cercando di trovare un accordo e gli ho spiegato quello che avevamo deciso di fare noi. Ai colleghi che mi hanno contattato, ho risposto che una parte ci sarebbe stata ridata l’anno seguente, negli anni seguenti. Tutti eravamo comunque a conoscenza che il comunicato stampa sarebbe stato diverso dagli accordi. Noi abbiamo fatto l’accordo per il bene della società, poi nel bilancio non so cosa abbiano messo. O meglio: so che sono stati inseriti i 90 milioni di rinuncia. Non so se fosse corretto o meno farlo”.