Istat stipendi Italia in discesa del 10% negli ultimi 13 anni. È quanto emerge dal focus “Il carico fiscale e contributivo di individui e famiglie” del rapporto “Reddito e condizioni di vita” 2021, basato su dati riferiti agli anni 2019 e 2020 e in cui si parla anche di costo del lavoro, cuneo fiscale ed imposte.

Istat stipendi Italia: la situazione fotografata dal rapporto sul reddito e le condizioni di vita di individui e famiglie

Se si confrontano le variazioni, in termini reali, delle componenti del costo del lavoro tra il 2020 e il 2007, anno che precede la prima crisi economica degli anni 2000, risulta che i contributi sociali dei datori di lavoro sono diminuiti del 4%, anche per l’introduzione di misure di decontribuzioni, i contributi dei lavoratori sono rimasti sostanzialmente invariati, le imposte sul lavoro dipendente sono aumentate in media del 2%, mentre la retribuzione netta a disposizione dei lavoratori si è ridotta del 10%“, si legge nel rapporto dell’Istituto di statistica. Gli stipendi (netti) percipiti dai lavoratori sarebbero quindi scesi in maniera inesorabile, negli ultimi 13 anni.

Stando al 2020, secondo quanto emerge dall’analisi, il valore medio del costo del lavoro, al lordo delle imposte e dei contributi sociali, è pari a 31.797 euro, il 4,3% in meno dell’anno precedente. La retribuzione netta a disposizione del lavoratore è invece a 17.335 euro e costituisce poco più della metà del totale del costo del lavoro (54,5%). Il cuneo fiscale e contributivo, ossia la differenza tra il costo sostenuto dal datore di lavoro e la retribuzione netta del lavoratore, è quindi in media pari a 14.600 euro e, sebbene si riduca del 5,1% rispetto al 2019, continua a superare il 45% del costo del lavoro (45,5%). I contributi sociali dei datori di lavoro costituiscono la componente più elevata (24,9%), mentre il restante 20,6% risulta a carico dei lavoratori: il 13,9%, sotto forma di imposte dirette e il 6,7% di contributi sociali.

Sempre nel 2020, circa il 76% dei redditi lordi individuali (al netto dei contributi sociali) non supera i 30.000 euro annui: la metà dei redditi lordi individuali si colloca tra 10.001 e 30.000 euro annui, oltre un quarto è sotto i 10.001 euro e soltanto il 3,7% supera i 70.000 euro. Il reddito medio da lavoro autonomo, al lordo delle imposte e dei contributi sociali, è pari a 24.885 euro annui, con una riduzione del 5,9% rispetto al 2019. Il reddito netto a disposizione del lavoratore autonomo raggiunge il 68,5% del totale (17.046 euro): le imposte rappresentano il 14,1% del reddito lordo e i contributi sociali il 17,4%.

A livello familiare – sottolinea il rapporto – il carico fiscale è mediamente più basso in corrispondenza delle famiglie monopercettore con
minori: le aliquote vanno dall’11,4% per le coppie con tre o più figli e almeno un minore, al 13,7% per le famiglie monogenitore con uno o più minori. Le coppie di anziani senza figli sono invece la tipologia di nucleo famigliare su cui grava il maggior prelievo fiscale nell’anno di inizio della pandemia, con un aliquota media del 22%, indipendentemente dal numero dei percettori in famiglia. Le famiglie con un solo percettore di reddito (prevalente) da lavoro autonomo presentano poi, lungo tutta la distribuzione dei redditi, aliquote medie fiscali inferiori rispetto alle restanti famiglie monopercettore, confermando e consolidando la posizione di vantaggio relativo già osservata nel precedente anno.

Per quanto riguarda la distribuzione geografica, sembre invece che sulle famiglie del Mezzogiorno il carico fiscale pesi meno rispetto al resto del Paese: 16,2%, contro 19,2% del Nord-est, 19,4% del Centro e 20,5% del Nord-ovest. Le prime possiedono, infatti, un più elevato numero di familiari a carico (con detrazioni di conseguenza più elevate) e dispongono di redditi mediamente più bassi (anche all’interno di ciascuna fascia di reddito).