18App, le frodi scoperte dalla Guardia di Finanza ammontano a oltre 17 milioni: le indagini sono state effettuate dal 2018 al 2020. I controlli hanno riguardato complessivamente 639 persone, e in 501 casi sono emerse irregolarità. Sono 299 le persone segnalate alla magistratura. Secondo l’Agi che ha visionato il rapporto delle Fiamme Gialle, i meccanismi fraudolenti più utilizzati sono stati:

  • la compravendita su internet attraverso piattaforme come Instagram, Facebook, Telegram,
  • la conversione del bonus cultura in voucher da spendere in un periodo temporale successivo alla scadenza del periodo di validità,
  • l’acquisto di apparecchiature elettroniche non consentite dalla normativa, come smartphone, tablet e console,
  • la simulazione dell’acquisto di un bene consentito, poi restituito in cambio di un altro bene,
  • il furto di identità digitale Spid per accedere alla piattaforma 18 App e generare il codice del buono da spendere.

18App, le frodi scoperte dalle Fiamme Gialle ammontano a 17 milioni

La Guardia di Finanza, attraverso il monitoraggio strutturato, i controlli incrociati e le informazioni acquisite tramite rilevamenti dalle banche dati in uso al Corpo, ha scoperto diverse anomalie. Per esempio l’utilizzo in un’unica soluzione per l’intero importo del bonus cultura da parte di 100 e più beneficiari, presso lo stesso esercente. Oppure la spesa di una somma superiore a 250 euro ma frazionata in più buoni spesa. A saltare all’occhio anche le incongruenze tra il volume d’affari dell’esercente e il valore dei buoni incassati dallo stesso, e il periodo temporale ristretto di utilizzo dei voucher, spesso a ridosso della scadenza di validità.

Bonus cultura, indagini della Guardia di Finanza

I finanzieri hanno svolto controlli all’interno degli esercizi commerciali sospetti, hanno preso informazioni sulle modalità di spendita dei buoni e hanno visionato la posta elettronica, le proposte commerciali presenti sui siti web e, naturalmente, la contabilità. Hanno anche effettuato riscontri dell’effettiva giacenza di magazzino dei beni ceduti e disponibilità dei servizi forniti, e verificato i nominativi dei beneficiari della misura. Oltre a segnalare le truffe alla magistratura penale e alle prefetture, la Guardia di finanza  ha attivato, laddove possibile, dei provvedimenti cautelari per il recupero delle somme indebitamente sottratte allo Stato.