È tra gli autori italiani più letti e amati in Italia e all’estero e sicuramente tra gli ospiti più attesi alla Buchmesse 2024, la Fiera del Libro di Francoforte che quest’anno vede il nostro paese come ospite d’onore. Un’edizione caratterizzata – almeno in Italia – dalle polemiche per l’esclusione di alcune voci critiche verso l’attuale Governo, uno per tutti Roberto Saviano, e per le accuse di diversi intellettuali in relazione ai rischi per la libertà di espressione nel Paese.
Polemiche a cui Carofiglio, che non è solito lesinare critiche e strali all’attuale maggioranza di centrodestra, non si è unito. Il motivo lo ha spiegato a Francesco Borgonovo che lo ha intervistato per la trasmissione ‘Calibro 8’ da lui condotta su Radio Cusano Campus.
Fiera del libro di Francoforte, Carofiglio: “Non condivido polemica Saviano”
La Fiera del Libro di Francoforte è tra gli appuntamenti più importanti dell’anno per scrittori ed editori e l’edizione di quest’anno risente inevitabilmente del dibattito in corso nel nostro Paese sulla gestione della cultura da parte del Governo Italiano, sulla presunta egemonia della sinistra, o, della destra e soprattutto sulle accuse di tentativi di revisionismo del Fascismo e degli intellettuali fascisti mosse all’attuale maggioranza.
Polemiche dovute all’esclusione e/o la gestione di alcuni autori e intellettuali apertamente critici nei confronti del Governo tra cui l’autore di ‘Gomorra’ Roberto Saviano e Antonio Scurati, vincitore del Premio Strega con “M. Il figlio del secolo”, un romanzo che racconta l’ascesa del Fascismo dal punto di vista del principale protagonista, Benito Mussolini.
Invitato alla fiera direttamente dal direttore della kermesse, Roberto Saviano, ha parlato della sua presenza come un ‘atto di resistenza’ contro il Governo italiano e contro la censura in atto nei confronti di alcuni intellettuali.
“Non sono parte di quella protesta, nessuno immagino possa supporre che il mio atteggiamento sia favorevole all’attuale Governo. Non ho condiviso manifestazioni così plateali che rischiano di danneggiare l’immagine del Paese, qualunque critica si voglia e si debba fare verso determinate scelte.”
Spiega Gianrico Carofiglio sottolineando il dissenso sulle modalità della protesta.
“Fascismo? Difficoltà di politici e intellettuali a riconoscere il passato”
Gli echi della questione tutta italiana dei rapporti tra presente e passato, di quel rapporto irrisolto con il Fascismo e con ciò che ha rappresentato sono arrivati anche a Francoforte, a riprova di un paese che ancora non ha fatto definitivamente i conti con il passato.
“Esiste un problema con un passato fascista, una difficoltà da parte di numerosi politici e di un certo numero di intellettuali a riconoscere certe radici e soprattutto a riconoscere – che piaccia o meno – una matrice antifascista nella nostra costituzione”.
Sottolinea Carofiglio che aggiunge:
“La domanda giusta da fare non è se sei fascista oggi, bensì: durante la Repubblica di Salò da che parte saresti stato? È una domanda che pone un dilemma più serio”.
Lo scrittore italiano: “C’è un uso opaco della parola da chi esercita il potere”
Il tema del rischio di una deriva autoritaria e del ruolo dell’uso delle parole è un altro dei temi che in questi mesi hanno caratterizzato il dibattito politico in Italia. Per Carofiglio più che di rischio bisognerebbe parlare di dato di fatto e che il problema è trasversale, investe tanto la destra quanto la sinistra.
“L’uso opaco del linguaggio da parte di chi esercita il potere è un dato di fatto. Assistiamo a un uso del linguaggio non per comunicare ma per occultare i contenuti e questo è in contrasto con l’idea di democrazia che è basata sulla trasparenza. E’ un problema trasversale oggi nel paese. Il tema della chiarezza del linguaggio pubblico è un tema centrale dell’etica civile”.
Carofiglio: “L’uso del femminile nelle professioni sancisce passaggio epocale”
Un uso opaco del linguaggio che si declina anche con l’ossessione del politicamente corretto, che l’autore di “L’Orizzonte della notte” considera ridicola. Cosa diversa, chiarisce, è l’attenzione al linguaggio che si utilizza che in periodi di ‘transizione’ come quello che stiamo vivendo diventa un ‘tema politico ed etico’.
Carofiglio riprende la polemica sull’uso del femminile nelle professioni che qualche mese fa fu al centro di aspre polemiche per una proposta di legge, poi ritirata, presentata da un senatore di Fratelli d’Italia, che voleva vietare la declinazione al femminile dei nomi legati alle professioni negli atti ufficiali. In pratica si sarebbe dovuto evitare – pena una sanzione pecuniaria – l’uso di ‘avvocata o avvocatessa’ in luogo di avvocato.
“L’uso del femminile nelle professioni credo sia una questione fondamentale che sancisce un passaggio epocale che viene invece negato dal permanere del maschile. In questi termini è un modo per scardinare le gerarchie sociali che trovo pericolose”.
Ha concluso Carofiglio.