La pace è una necessità umana che inizia dentro ognuno di noi. È questo il fulcro del messaggio universale di Prem Rawat, Ambasciatore di Pace, emerso dalla Conferenza Stampa, tenutasi presso Red Feltrinelli lo scorso 4 giugno 2019, a cui ha partecipato anche l’ufficio stampa e comunicazione dell’Unicusano di Roma.

Uomo genuino. Oratore con spiccato senso dello humor. Insignito del Premio Lifetime Achievement dalla Fondazione Asia Pacific Brands, riservato a individui le cui opere e attività hanno avuto un effetto positivo sulla vita delle persone e del mondo in generale. Solo altre tre persone sono state insignite di questo prestigioso premio, due delle quali sono Nelson Mandela e Hillary Clinton.
Prem Rawat ha presentato l’opera “Quando il deserto fiorisce”, un best seller edito nel 2015 in Giappone, tradotto poi in 13 lingue e pubblicato in 22 Paesi.

“Tutto ciò che accade nella nostra società è riportata come qualcos’altro. Se abbiamo problemi nel nostro Paese è un problema del governo; se il vicino ha la musica alta è un problema suo. Qual è il significato di questo libro? Quando guardi il deserto, tutto attorno è molto monotono: sabbia, sabbia, sabbia. E quindi si può guardare e dire questo è solo deserto. Ma c’è qualcosa oltre l’ovvio. Ci vuole qualcosa per cui questo accade, quando arriva la pioggia i semi dormienti nella sabbia (che hanno aspettato tanto che arrivasse la pioggia) fioriscono. E quando il deserto fiorisce, non è più deserto ma un giardino. E ciò che sembrava privo di significato e monotono viene riempito di bellissimi fiori. E se l’essere umano fosse paragonabile al deserto?” – Prem Rawat, Roma 4 giugno 2019

Quello che Rawat ci insegna metaforicamente è questo: noi vediamo negli esseri umani rabbia, paura, malessere, dubbi, cattiveria… ma se imparassimo a spostare il focus e vedere oltre? Se imparassimo a guardare al potenziale, ai semi dormienti che attendono la pioggia? Probabilmente, potremmo rifiorire anche noi.

Viene spontaneo allora chiedersi: quale è questa pioggia nella nostra vita? Prem Rawat è molto lineare su questo punto:

  1. La pioggia è il “conosci te stesso”: immaginate di avere una mappa di voi stessi. Dove siete sulla mappa? Come fate ad arrivare alla meta se non sapete dove vi trovate? Vi serve il GPS, il cui unico scopo è dirvi dove siete, è la posizione presente. Dovete conoscere voi stessi nel qui ed ora.
  2. La pioggia è saggezza: tutti abbiamo conoscenza, la tecnologia ha ampliato le nostre conoscenze, eppure la conoscenza senza la saggezza potrebbe essere pericolosa. È la saggezza, infatti, ad applicare la conoscenza. L’esempio di Rawat, appassionato pilota, è calzante: “Ho conoscenza di come si pilota un aereo, ma se non ho la saggezza di leggere la lista delle cose da controllare prima di decollare, metto in pericolo tutti.”
  3.  La pioggia è empatia: essere in grado di riconoscere il punto di vista delle persone per interagire con loro in modo sano.

“Quando il deserto fiorisce” di Prem Rawat

“Quando il deserto fiorisce” è una raccolta di brevi racconti a scopo educativo, narrati in linguaggio semplice e diretto, intervallati da commenti e suggerimenti di interpretazione.

L’opera è collegata al KIFUBON Project, una iniziativa umanitaria nata in Giappone. In giapponese, questa parola significa “donazione”; il progetto consiste infatti nel promuovere l’offerta gratuita di libri selezionati per la loro valenza formativa, che vengono donati ad orfanotrofi, scuole, associazioni umanitarie e strutture che si occupano di aspetti legati all’educazione o all’assistenza di persone bisognose.

KIFUBON Project si appoggia qui in Italia all’Associazione Peopleforpeace, con la quale Naturalia Sintesi, azienda della Unicusano e in cui l’Ateneo di Roma mette in pratica la Ricerca, ha collaborato in passato come sponsor.

 

Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Cusano, intervista Prem Rawat

Michela Crisci: Ognuno di noi può risvegliare i propri semi dormienti tramite conoscenza di sé, saggezza ed empatia. Ma nelle persone inconsapevoli, che non sentono la necessità di cambiare, come può essere innescato il desiderio del cambiamento?

P. Rawat: Il desiderio cambiamento è in tutti noi, ma le persone hanno molta paura di cambiare. Quello che non comprendono è che cambiano continuamente; fin dal momento in cui nasci, tu cambi e cambi. Il cambiamento non ci piace, ma cosa accadrebbe se ci innamorassimo del cambiamento? Sarebbe un mondo diverso perché non si tratterebbe di conservare, ma di esplorare nuove cose… questo è l’unico modo in cui si può essere nel momento presente, senza pensare né a domani né ad ieri e tralasciare cosa sta accadendo adesso. C’è qualcosa di speciale e si chiama vita: ci sono voluti milioni di anni perché si manifestaste: dalle alghe ai batteri, fino ad arrivare agli esseri umani. Per comprendere il cambiamento degli altri, hai bisogno di empatia. Senza empatia non chiederesti e non rispetteresti il cambiamento degli altri, perché senza empatia è tutto o solo giusto o solo sbagliato. Bisogna comprendere. Questo è il cambiamento che deve avvenire: sviluppare e innescare la comprensione per innamorarsi del cambiamento.

Michela Crisci: Come le Istituzioni e, in particolar modo, le Università, il cui terzo mandato è proprio la missione sociale e la divulgazione, possano creare concretamente una cultura del benessere interiore e della pace?

P. Rawat: Quando sei all’Università, ti vuoi laureare, trovare lavoro, arrivare alla meta. Nelle Università stiamo creando la cultura dell’apprendimento o della laurea? Spesso, molto spesso è la seconda opzione a prevalere. Si tratta quindi non del risultato, ma di imparare e si impara tutta la vita. Ti innamori dell’imparare. Non cambia il corso di studi, nulla deve cambiare se non l’atteggiamento mentale. Invece di dire: “Làureati!” dovremmo dire “Impara tutta la vita”. Solo così le persone che escono dall’Università potranno comprendere cos’è l’empatia. Empatia che non c’è nei laureati di oggi: c’è il cappello, la toga, le classifiche dell’Ateneo migliore in cui studiare… dobbiamo realizzare che siamo esseri umani. Questo è il vero cambiamento culturale da attuare.

L’incontro con Prem Rawat, mi ha ha ricordato che a far la vera differenza è il “come”. Come trascorriamo il nostro tempo? Se lo trascorriamo nella rabbia, nell’insoddisfazione, nell’inconsapevolezza, allora tutto questo diventerà la nostra seconda natura. E da comunicatori, da giornalisti, da professori universitari, da leader del Paese, da uomini consapevoli o qualunque sia il nostro appellativo… abbiamo un dovere morale: smuovere le coscienze e promuovere la pace.

E allora, che semi volete far germogliare?

 

Intervista a Prem Rawat di Michela Crisci