È stato il volto simbolo della stagione migliore del cinema italiano. Una celebrità dalla caratura internazionale, venerata dentro e fuori da set e palcoscenici in ogni parte del mondo. Strano destino per un uomo nato e cresciuto in Ciociaria, nella provincia laziale. Marcello Mastroianni è stato un’icona che oggi, in questo 2024 che ne celebra il centenario, risalta per la sua unicità, ieri come oggi.

E unico lo è stato davvero, affermandosi in un’epoca in cui di ‘competizione’ (se così si può chiamare, in quel gruppo di ‘vitelloni’ che fecero grande il nostro cinema) ce n’era davvero molta, da Sordi a Manfredi, da Volonté a Tognazzi, fino a Vittorio Gassman.

Tutti grandissimi, ognuno di loro in modi diversi. E, fra loro, spiccava lo sguardo malinconico e il sorriso sornione di Mastroianni. Una contentezza raccolta, forse perché incredula di fronte a tanta popolarità, a tanto clamore, lui, che divo non lo è mai stato.

E forse è proprio questa apparente contraddizione, unita alla sua indiscutibile grandezza, a rendere impossibile realizzare un biopic su di lui. Nessuno finora ha mai osato provare a imitarlo o a romanzare la sua vita, e difficilmente qualcuno lo farà in futuro.

Marcello Mastroianni, i 100 anni di un divo normale

Oggi essere divi ha perso quell’aura che aveva in passato. Colpa di frontiere del cinema divenute più sottili e molto meno rigide, anche grazie alle piattaforme streaming che, per loro natura, hanno l’obbligo del multiculturalismo. Le celebrità viaggiano per il mondo attraverso le fibre ottiche, senza più suscitare quella sensazione e quel fermento che caratterizzava i loro predecessori.

Tra loro, Mastroianni fu l’emblema della ‘stella’. La luce abbagliante, coperta dagli spessi occhiali scuri, che camminava elegante tra le folle, attirando su di sé sguardi colmi di adorazione. Il ‘divino’ nella sua forma più compiuta, era però quanto di più lontano da ciò che Mastroianni era in realtà.

Per lui, il lavoro d’attore non era altro che quello: un mestiere. Con le sue routine quotidiane, i colleghi che diventano una famiglia per alcune ore al giorno, diversi giorni all’anno, prima di tornare a casa, dalla famiglia vera. Da qui il fastidio profondo verso il ‘metodo’ e gli attori dell’Actor’s Studio americano, che Mastroianni non poteva proprio vedere. Come confessò a Eugenio Scalfari, in un’intervista pubblicata su Repubblica nel luglio 1996, pochi mesi prima di morire:

“A me dà un fastidio quella storia degli attori che studiano la parte per mesi per entrare nel personaggio, calarcisi dentro, si ritirano per un tempo infinito magari in un convento, ingrassano o dimagriscono per star meglio nella parte e poi, a lavoro finito, hanno bisogno di altri mesi di decompressione per dimenticarsene, per tornare se stessi”.

Un affondo che si concludeva con un attacco diretto niente meno che a Robert De Niro, simbolo di quel ‘metodo’ che non aveva nulla a che vedere con lui che, semplicemente, si limitava a studiare il copione per un paio di giorni “e poi finisce lì“.

Nulla di sensazionale o di straordinario. Tutto il contrario dell’immagine di eleganza e glamour che il pubblico di mezzo mondo ha amato e ammirato per decenni.

“Marcello mio” di sua figlia Chiara e il biopic impossibile

L’aspetto di un dio da venerare e l’animo del figlio di un falegname di Fontana Liri. Un uomo che, sulle orme paterne, dichiarò di avere il rimpianto di non aver fatto l’architetto, lavoro di chi “realizza delle cose solide, che rimangono“, al contrario del cinema, di cui rimangono solo “delle ombre cinesi“.

Mastroianni era indecifrabile, dunque. E proprio questa sua ambiguità, questa sua capacità di essere tutto e il suo opposto lo rendevano l’attore perfetto. Non straripante e impetuoso come Gian Maria Volonté o metodico e classico come Vittorio Gassman, eppure sempre in grado di conquistare i suoi personaggi, risultando sempre credibile.

Proprio questa sua natura sottile lo ha reso il protagonista del cinema italiano più impermeabile ai tentativi di imitazione e ricostruzione narrativa. Nessun biopic è stato mai tentato, infatti, sulla sua figura. Una sorte ben diversa rispetto a quella di alcuni suoi coevi, come Sordi (portato sugli schermi da Edoardo Pesce in “Permette? Alberto Sordi” del 2020) o Manfredi (interpretato da Elio Germano in “In arte Nino” del 2016).

Un paradosso, a ben pensarci, data la caratura del personaggio.

Unica eccezione, e non poteva essere altrimenti, il film di Christophe Honoré con protagonista la figlia di Mastroianni e Catherine Deneuve, Chiara, presentato in concorso all’ultimo Festival di Cannes.

In “Marcello mio“, Chiara Mastroianni inizia a vestirsi e comportarsi come suo padre, circondata da personalità del cinema che hanno attraversato la vita dell’attore, da Stefania Sandrelli a Fabrice Luchini, fino a Melvil Poupaud e, ovviamente, la Deneuve.

Il trailer italiano di “Marcello mio” di Christophe Honoré con protagonista Chiara Mastroianni.

Un omaggio all’attore feticcio e ‘controfigura’ di Federico Fellini, che gioca con i piani della realtà e della costruzione cinematografica. L’unico biopic possibile, quindi. Anche perché, per il ‘non divo’ Mastroianni, il mestiere di attore non era altro che “un gioco, come disse sempre nell’intervista a Scalfari, ricordando come, in altre lingue, ‘recitare’ si traduce con ‘giocare’: ‘jouer’ in francese, e ‘play’ in inglese.

Marcello Mastroianni, l’antidivo in tre punti:

  1. Icona del cinema italiano: Marcello Mastroianni, simbolo della stagione d’oro del cinema italiano, è riconosciuto per la sua unicità e per il suo stile sobrio e malinconico, in contrasto con il glamour solitamente associato al mondo del cinema;
  2. Contraddizioni e approccio al Mestiere: nonostante la sua fama, Mastroianni considerava la recitazione un semplice lavoro e criticava il ‘metodo’ degli attori dell’Actor’s Studio come Robert De Niro;
  3. Nessun biopic su di lui e “Marcello mio: nessun biopic è stato realizzato su di lui, riflettendo la sua complessità. L’unica eccezione è “Marcello mio“, film con sua figlia Chiara, diretto da Christophe Honoré, che omaggia la figura di Mastroianni e la sua idea di cinema.