Ambra Zega, campionessa italiana nel K1, si racconta a 360°. Dalla passione per lo sport allo studio, Ambra Zega, sorda dalla nascita, rivela quando e come è nato il suo amore per il K1.”Iniziai tre anni fa in una giornata settembrina. Allora pensavo solo a mantenere una buona salute e forma, non a fare dello sport uno stile di vita. Ho iniziato a gareggiare dopo pochi mesi di allenamento. Non so bene quando ho capito che per il K 1 avrei dato tanto…forse quando ho infilato per la prima volta i guantoni? O alla mio primo match di contatto pieno? Comunque ho vissuto un evento cruciale che ha messo alla prova il mio attaccamento a questo sport…quando ho subito molto il dolore alla finale del mio primo campionato europeo e mi sono ritirata: una sconfitta che avrebbe demotivato qualsiasi atleta. Scesa da quel ring ho voluto continuare a combattere e non mi sono più tirata indietro”. E in effetti il coraggio ad Ambra Zega non manca: “Ho sempre paura prima di un incontro, ho sempre paura, ma chi non ha paura non sa cosa è il coraggio”.
Per arrivare e restare a certi livelli bisogna allenarsi in modo importante. Ambra Zega conferma: “Mi alleno almeno 7 ore a settimana. Tre di queste sono in sala pesi”. E la sordità non influisce affatto nel suo modo di combattere: “Io non mi rendo realmente conto di quanto la sordità possa influire sulla mia prestazione non essendo mai stata udente. Tutti, dal maestro al pubblico, osservano che non posso sentire le.direttive del maestro e nemmeno quelle dell’arbitro durante la gara. Ho però imparato ad affinare il senso dell’osservazione per compensare la carenza nell’udito”.
Ambra Zega ha dei sogni che vanno oltre al semplice contesto sportivo: “Mi piacerebbe solo avere tempo per tornare a disegnare e lavorare nell’ambito del turismo o della ricerca storica basata su immagini dell’età contemporanea e sulla fotografia. Ti dico la verità: l’arte è bella da vedere e pensare, ma la storia è bella da studiare”.
E alle ragazze che stanno pensando di approcciarsi al K1 Ambra Zega consiglia: “Consiglio alle ragazze che vogliono fare questo sport per imparare a difendersi da aggressioni del quotidiano di coltivare costantemente ed intensamente l’allenamento, altrimenti non è efficace e si impara ben poco della difesa basilare. Si tratta di acquisire spirito d’osservazione, prontezza, potenza e precisione, cose che non si apprendono con poche lezioni. Altro consiglio: si deve essere consapevoli dei propri limiti e smussarli in palestra ma mai usarli in un combattimento effettivo. Ad esempio, se non si sa tirare un certo tipo di calcio meglio non provarci a tirarlo nel corso di una gara o di uno scontro fisico”.