31 anni fa accadeva la Strage di Capaci ad opera della mafia, oggi il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricorda le vittime di quel 23 maggio 1992 con commozione e gratitudine. Nell’attentato mafioso persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, “che lo tutelavano con impegno”.

A quei tragici eventi seguì, poche settimane dopo, l’attentato di Via d’Amelio, sempre di stampo mafioso, che coinvolse, uccidendoli, Paolo Borsellino, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina.

Mattarella ha parlato dell’insegnamento che questi esempi di impegno verso la giustizia ci hanno dato e, attraverso la costituzione di una sensibilità civile contro la criminalità organizzata, continuano a darci:

La mafia li ha uccisi, ma è sorta una mobilitazione delle coscienze, che ha attivato un forte senso di cittadinanza. Un insegnamento di Giovanni Falcone resta sempre con noi: la mafia può essere battuta ed è destinata a finire

Strage di Capaci, Mattarella: “Senso di vicinanza e riconoscenza per chi ha combattuto la mafia”

In occasione del 31esimo anniversario della strage di Capaci, Sergio Mattarella ha ricordato quei giorni bui per l’Italia e quegli eroi della legalità che immolarono se stessi per la lotta contro la mafia:

A questi testimoni della legalità della Repubblica, allo strazio delle loro famiglie, al dolore di chi allora perse un amico, un maestro, un punto di riferimento, sono rivolti i primi pensieri nel giorno della memoria. 

Il Presidente della Repubblica ha poi ribadito l’immenso debito che il Paese ha verso il sacrificio di Falcone e Borsellino:

Quegli eventi sono iscritti per sempre nella storia della Repubblica. Si accompagna il senso di vicinanza e riconoscenza verso quanti hanno combattuto la mafia infliggendole sconfitte irrevocabili, dimostrando che liberarsi dal ricatto è possibile, promuovendo una reazione civile che ha consentito alla comunità di ritrovare fiducia.

Se Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono morti a causa della mafia, proprio grazie al loro sacrificio rimane vivo il ricordo del lavoro fatto per assicurare un futuro di legalità e giustizia a questo Paese. Nelle parole di Mattarella si rispecchia tutta la resilienza di una Nazione che, attraverso magistrati impegnati, tenta di strapparsi dalle grinfie dell’illegalità. Ricordare la strage di Capaci è anche rinnovare questo impegno contro «un cancro della società civile» come la criminalità organizzata:

I criminali mafiosi pensavano di piegare le istituzioni, di rendere il popolo suddito di un infame potere. La Repubblica seppe reagire con rigore e giustizia. Magistrati come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino hanno demolito la presunzione mafiosa di un ordine parallelo, svelando ciò che la mafia è nella realtà: un cancro per la comunità civile.

Anniversario strage di Capaci, il ricordo a Palermo

Per l’anniversario della morte del giudice Falcone, si sono ritrovate a Palermo le autorità italiane per affrontare il tema della lotta alla mafia. In collegamento da Roma ci sarà la premier Giorgia Meloni, mentre in loco è presente il Ministro Piantedosi. Alla commemorazione prenderanno parte anche 80 giovani sindaci di tutta Italia, pilastri della partecipazione statale alla lotta anti-mafia.

Anche il capo della Polizia Antonio Pisani si è espresso ricordando il sacrificio di Falcone e Borsellino:

Il loro esempio continua a vivere e il nostro dovere è mantenerlo sempre più vivo. A Capaci e in via d’Amelio sono morti uomini e donne che, nella perfetta consapevolezza dei rischi che correvano, hanno sacrificato la loro vita per l’affermazione dei valori di legalità in cui credevano e su cui si fonda la nostra Nazione.