Trump ci ha provato durante la sua presidenza. La Finlandia è ancora al lavoro. L’Iran, invece, è pronto a concludere la costruzione del muro a confine con l’Afghanistan, ma questo è solamente uno dei 77 “muri nel mondo” innalzati dai governi contro l’immigrazione.
“Muri nel mondo”, le barriere contro l’immigrazione: Iran pronto a concludere quello a confine con l’Afghanistan
A 35 anni dal crollo del Muro di Berlino, poco o nulla è cambiato: i flussi migratori non accennano a fermarsi. Civili rischiano la vita in traversate pericolose sul mare o tentando di valicare i muri di confine nella speranza che al di là possa esserci un futuro migliore. O “solamente” il rispetto dei diritti umani.
Desideri, però, che si infrangono contro queste barriere di cemento armato – 77 per la precisione – disseminate in tutto il mondo. L’ultimo, quello voluto dall’Iran per bloccare l’ingresso di centinaia di afghani in fuga dal governo talebano.
Oggi, 24 settembre 2024, l’annuncio: l’esercito iraniano è pronto a completare l’opera, murando altri 50 chilometri, che si aggiungono ai 10 già innalzati. Una decisione derivata dalla volontà di porre un freno all’enorme flusso di immigrati provenienti dall’Afghanistan, civili in fuga da quando i talebani hanno preso Kabul il 15 agosto 2021.
Eppure, da più di 40 anni l’Iran offre ospitalità a una delle comunità per rifugiati più grande al mondo. Accoglienza che ha lentamente saturato il Paese, secondo quanto stimato dal parlamentare Abolfazl Torabi, che fa aggirare il numero di immigrati fra i “sei e sette milioni“. A questi si aggiungono altre centinaia irregolari, contro le quali le autorità iraniane stanno agendo con l’espulsione. Così sul tema il generale Nemati:
Bloccando il confine, vogliamo controllare gli ingressi e le uscite del Paese e aumentare la sicurezza delle aree di confine
Il ministro degli Interni, Eskandar Momeni, invece aggiunge che non si esclude un ulteriore rafforzamento del muro con filo spinato e fossati pieni d’acqua. Obiettivo: murare l’intero perimetro che si estende fra i due Paesi per 900 chilometri.
Il caso del “Muro della vergogna” fra Messico e Stati Uniti: l’intenzione di Donald Trump
Se per gli europei il muro di Berlino è il simbolo della divisione, per gli americani la stessa cosa si può dire per il cosiddetto “muro della vergogna“, ovvero la barriera di lamiera metallica che separa gli Stati Uniti dal Messico.
Non vecchio quanto quello tedesco, ma dal 1993 il muro al confine messicano passa di mano in mano, di presidente in presidente, fra stop e riprese dei lavori. È proprio su questo che Donald Trump ha fondato la sua campagna elettorale – e poi la presidenza – nel 2016. Il tycoon, infatti, ha cercato di riprendere l’estensione della barriera, riuscendo a costruire, però, solamente 79 chilometri in più in zone che ne erano sprovviste.
Al momento, risultano costruiti circa 3mila chilometri di muro, che attraversano aree desertiche e urbane. Purtroppo, l’effetto ottenuto dagli Stati Uniti è stato completamente opposto a quello che le amministrazioni speravano di ottenere: sono aumentati gli attraversamenti illegali. E con questi anche i morti. Infatti, pur di attraversare la barriera, in tanti sono costretti a passare per il deserto di Sonora, inospitale e pericolosissimo. Si stima che in soli 7 mesi (fra ottobre 2023 e maggio 2024) sarebbero morte lì tra le 43 e le 61 persone.
Le barriere meno famose: il 56% dei muri sono in Asia
Detiene il record di maggior numero di muri di confine il continente asiatico con il 56% delle barriere. A seguire Europa e Africa, rispettivamente con il 26% e il 16%.
In Medio Oriente, dove la guerra a Gaza ha dato vita a una rapida escalation con attacchi anche da e sul Libano, Israele ha eretto muri praticamente con ogni Stato confinante, a partire proprio dalla Striscia. Poi anche con Cisgiordania, Libano, Egitto, Siria e Giordania.
In Turchia, il governo fatto costruire sbarramenti divisori con l’Iran, lungo 295 chilometri e alto 4 metri. Tuttavia il Paese di Istanbul è separato da muri da Grecia (con la “Linea verde” che spacca l’isola di Cipro in due) e Bulgaria. Proseguendo verso ovest, i muri anti-immigrazione del mondo si trovano tra il Sahara occidentale e il Marocco, per tenere fuori il popolo Saharawi; l’Iran – oltre alla già citata barriera con l’Afghanistan – ne possiede un altro a confine con il Pakistan. L’India ne ha addirittura 3: a confine con il Pakistan, chiamata “Linea di Controllo” e risalente al 1949, e con il Bangladesh.
Filo spinato, cemento, torri di controllo, lamiera metallica sorgono anche fra Macao, Hong Kong e la Cina, e – ovviamente – fra Corea del Nord e Corea del Sud. In Europa, invece, la Finlandia continua a lavorare sul muro lungo il confine con la Russia, dopo l’invasione dell’Ucraina. Alto 4 metri e corredato di rete metallica con filo spinato quello fra Ungheria, Serbia e Croazia oppure tra Austria e Slovenia. Ma circondate da mura divisorie anche Ceuta e Melilla, spagnole in territorio africano: reticolato elettrificato, sensori elettronici, telecamere e pattuglie.
Infine, barriere e muri costellano anche l’Africa, già oggetto di spartizioni forzate durante l’infelice colonizzazione del continente. Dopo gli enclavi spagnoli separati dal Nord Africa, linea divisoria anche fra Kenya e Somalia; Sudafrica e Mozambico e Botswana e Zimbabwe. Caduto, invece, il progetto del muro fra Guinea Equatoriale e Camerun, dopo l’annosa e spinosa questione portata avanti dal 2019.