Carlo Nordio chiude all’ipotesi di uno scontro tra politica e magistratura. Il ministro della Giustizia è intervenuto nel Question Time di oggi, mercoledì 4 ottobre, alla Camera, rispondendo a un’interrogazione presentata dal deputato di +Europa Benedetto Della Vedova.
A colloquio con il Parlamento a Montecitorio, Nordio è stato interpellato su temi come la riforma della giustizia e, appunto, i rapporti tra governo e magistratura. Un argomento finito al centro del dibattito pubblico dopo la recente decisione del tribunale di Catania di rilasciare tre migranti sottoposti a fermo in un Cpr.
A proposito della vicenda legata alla decisione dei magistrati catanesi, il ministro ha confermato la volontà dell’esecutivo di ricorrere in Cassazione.
Da parte del governo, non c’è mai stata l’intenzione di mettere in discussione l’autonomia e l’indipendenza della magistratura. Nessuno vuole ripetere gli anni di piombo dei conflitti tra magistratura e politica. Non c’è in atto uno scontro istituzionale, e non mi pare che le espressioni della Presidenza del Consiglio abbiano ad oggetto uno scontro istituzionale.
Nordio allontana presunto scontro politica-magistratura. Caso Catania: governo ritiene normativa italiana “del tutto coerente”
Nel sottolineare che “nessuno vuole ripetere gli anni di piombo dei conflitti tra magistratura e politica”, Nordio si è comunque detto “in perfetta sintonia con l’indirizzo della presidente del Consiglio“.
Già ieri, rispondendo all’Ansa a margine di un’iniziativa a Perugia, il guardasigilli aveva annunciato la volontà, “di concerto con il ministero degli Interni”, di ricorrere alla Corte suprema. Questo perché, a detta di Nordio, ci sono “fondate ragioni” per il ricorso.
Il titolare di via Arenula ha parlato di un provvedimento oggetto “di studio e valutazione nel merito”. L’esecutivo, insomma, va dritto della sua strada. Alle motivazioni del magistrato catanese Iolanda Apostolico, che aveva giudicato la nuova norma sul trattenimento dei migranti incompatibile con quella comunitaria, il governo ritiene la normativa italiana “del tutto coerente con quella europea e con il dettato costituzionale”.