Dirk Hamer aveva 19 anni quando, il 7 dicembre del 1978, morì, dopo mesi di agonia, a causa delle ferite riportate nel corso di una sparatoria avvenuta tra il 17 e il 18 agosto dello stesso anno sull’isola di Cavallo, in Corsica: a finire a processo per la sua morte fu il principe Vittorio Emanuele di Savoia che, dopo essersi proclamato innocente (ed essere stato assolto) confessò a un compagno di cella che in realtà era stato lui a sparare.
Com’è morto Dirk Hamer? La ricostruzione della sparatoria del 1978
Dirk Hamer si era da poco trasferito a Roma insieme alla sua famiglia per seguire il padre, un famoso medico tedesco. La notte del 17 agosto, insieme a un gruppo di amici, si trovava al largo dell’isola di Cavallo, in Corsica, quando, all’improvviso, fu colpito alla gamba con una pistola, riportando gravi lesioni.
Si disse subito che a sparare era stato il principe Vittorio Emanuele di Savoia che, come il giovane tedesco, si trovava su uno yatch nei pressi dell’isola; accanto al suo era ormeggiato quello del chirurgo Nicky Pende. La ricostruzione dell’accaduto è la seguente.
Gli ospiti di Pende, a un certo punto, avrebbero “preso in prestito” un gommone dello Zodiac del principe per raggiungere la terraferma; lui, rendendosi conto di ciò che avevano fatto, si sarebbe armato della sua carabina, salendo a bordo della nave di Pende e poi, al culmine di una colluttazione, avrebbe sparato in aria, colpendo il 19enne tedesco, che riposava sulla barca vicina.
Finito a processo, parlò di “complotto”, sostenendo di essere stato incastrato: alla fine, nel 1991, la Corte d’Assise di Parigi lo assolse dall’accusa di omicidio, condannandolo solo a sei mesi per porto abusivo d’arma da fuoco. Si stabilì, in pratica, che non era possibile ricondurre con certezza il proiettile che aveva colpito Hamer alla sua carabina (anche se, secondo gli accertamenti, era l’unica persona armata sul posto).
Il ruolo del principe Vittorio Emanuele di Savoia
Il 21 giugno del 2006, a oltre trent’anni dai fatti, il principe, finito in carcere nell’ambito dell’inchiesta su Vallettopoli, confessò a dei compagni di cella che era stato lui, in realtà, a sparare e quindi ad uccidere il giovane, che nel dicembre del 1978, dopo mesi di agonia, era morto in un ospedale tedesco.
Anche se avevo torto… devo dire che li ho fregati […] ho sparato un colpo così e un colpo in giù, ma il colpo è andato in questa direzione, è andato qui… e ha preso la gamba, sua, che era steso, passando attraverso la carlinga,
disse, vantandosi del fatto di averla fatta franca grazie ai suoi avvocati e alle testimonianze delle persone chiamate in aula, di cui molte influenti. L’intercettazione, ripresa in un filmato, fece il giro del mondo, arrivando, ovviamente, anche ai familiari della vittima, che ne rimasero scandalizzati. La sorella Brigit dichiarò:
Quella che per noi è una confessione per lui è un vanto: ride del fatto che ha ucciso un ragazzo.
Pochi anni dopo, nel 2011, la stessa pubblicò il libro “Delitto senza castigo“, venendo accusata di diffamazione. Tutte le accuse caddero. Nel 2017 la Cassazione avrebbe condannato per calunnia proprio il principe, che il 3 febbraio di quest’anno si è spento nell’ospedale universitario cantonale di Ginevra all’età di 86 anni. Netflix ha dedicato a lui e alla sua storia (processuale e non) una docu-serie dal titolo “Il principe”. Ne parlavamo in questo articolo.