Ana De Armas era una delle dive più attese a Venezia 79 e non ha tradito le aspettative. L’attrice che abbiamo già apprezzato come protagonista di grandi film come Knives Out e No Time To Die al fianco di Daniel Craig è al Lido per presentare Blonde, il biopic sulla vita di Marilyn Monroe portata sullo schermo da Andrew Dominique. Un film intenso e potente in cui la storia di Marilyn Monroe procede parallelamente a quella della sua vera io Norma Jeane meno conosciuta e qui portata sul grande schermo in modo magistrale da Ana De Armas. Possiamo dire con assoluta certezza che sia lei, che Cate Blanchett apprezzata Venezia 79 in Tar hanno in tasca la nomination ai prossimi Oscar.
Un film che farà molto discutere perché la bellezza di Ana De Armas viene mostrata per gran parte della pellicola, anche in alcune scene piuttosto esplicite in particolare quella con il presidente Kennedy. Una scelta voluta per mostrare cosa abbia provocato i crolli psicologici di Marilyn Monroe, una delle attrici più amate di tutti i tempi ma al contempo lacerata da una inquietante solitudine che neppure due matrimoni erano riusciti a colmare. L’aborto, il salario differente rispetto agli uomini sono solo soltanto alcuni degli altri temi di un film che quando arriverà su Netflix sarà sicuramente uno dei più visti e discussi della stagione. Sicuramente un biopic tra i più eleganti e onirici, non esente da difetti ma con un qualcosa di diverso nel modo di raccontare
Ana De Armas era probabilmente l’attrice più attesa al Festival di Venezia perché in Blonde è alla prova più impegnativa ed affascinante della carriera: “Credo che Blonde sia la storia di Norma, anche se un paio di volte Marilyn prende il sopravvento. Credo che trovare un equilibrio tra i due personaggi è stato fondamentale perché dovevano alimentarsi a vicenda. Non è stato difficile passare da un personaggio all’altro, è molto difficile spiegarlo. Avevo un collegamento forte tra i due personaggi quindi non è stato un passaggio consapevole”, un lavoro portato avanti con un lungo percorso: “È stato un processo molto lungo ed immersivo, conoscevo alcuni dei suoi film. La maggior parte del film tratta di quei momenti che conosciamo e più intimi. Essendo un personaggio molto specifico volevamo ricreare i momenti in cui era Marilyn. Ho avuto spazio per ricreare l’aspettò di una donna reale. Dovevo creare un collegamento con il suo dolore e il suo trauma, lei era una donna come me. È stato un progetto che sapevo che mi avrebbe richiesto di aprirmi e di arrivare in alcuni luoghi di grande vulnerabilità oscuri”.
Marilyn Monroe ha dovuto vivere tutta la vita sotto una grandissima pressione come ricorda l’attrice: “Ho imparato ad avere più rispetto, la pressione dei massmedia. Nessuno è pronto per vivere sotto questa pressione. Le cose che le persone pensano tu debba essere e quello che vogliono da te. Ho imparato a proteggermi di più ed evitare di mettermi in alcune situazioni. Ho imparato che Marilyn era molto forte”, poi arriva la dichiarazione d’amore al film e all’attrice di Ana De Armas: “Durante le riprese sono successe molte cose, credo che lei fosse molto vicina a noi. Non solamente noi attori ed Andrew ma tutta la crew aveva la sensazione che stessimo facendo qualcosa al servizio di Marilyn, qualcosa di più grande di noi. Non era semplicemente fare un film, la sognavo e parlavo solo di lei. Lei ha vissuto con me, questo film mi ha cambiato la vita”.
Il regista Andrew Dominique voleva da sempre realizzare questo film: “Alcune storie possiedono una grande emotività e ci sono dei progetti che catturano la tua attenzione per molto tempo. Blonde non mi lascerà mai, sono anni che continuo a tornarci”, mentre la protagonista non poteva che essere Ana De Armas: “Ho visto Ana in un film chiamato Knock Knock e ho pensato che potesse interpretare Marilyn Monroe perché le somigliava molto in alcune caratteristiche. Questo era sullo schermo si vedeva solo lei. Ci sono voluti un paio di anni per organizzare l’incontro ma è stato come un amore a prima vista. La cosa più difficile da fare è stata trovare i soldi. Abbiamo iniziato le riprese il 4 agosto, il giorno dell’anniversario della sua morte. Abbiamo girato nel suo vero appartamento, nella stanza in cui lei era morto. Tutto a Los Angeles contiene tracce di lei, Blonde fa parte di una lunga tradizione di storie sull’emisfero femminile”.
Adrian Brody è un favoloso Arthur Miller, ultimo marito di Marilyn Monroe e personaggio chiave per comprenderne pienamente la deriva psicologica: “Credo che innanzitutto un racconto come questo e così coraggioso è fondamentale per molti motivi. Abbiamo visto la consapevolezza della lotta delle donne per molto tempo, ho sempre adorato Marilyn perché sono consapevole del divario tra l’adulazione del pubblico e il riconoscimento. Questo divario è sentito da molti attori, nel suo caso è una delle figure di più lunga data ed è così amata ed ammirata da donne e uomini. La sua tristezza e la lotta interna, quei momenti drammatici della sua vita non l’hanno mai abbandonata. Credo che per molte persone non venga compresa la prospettiva interna, è un privilegio di aver potuto contribuire al personaggio”.
Julianne Nicholson è invece l’interprete della madre di Marilyn Monroe: “Tutto è iniziato leggendo il libro, era tutto già sulla sceneggiatura e poi ho lavorato dialogando con Andrew. Non c’erano molte informazioni sulla madre e sapevo poco, non conoscevo dell’abbandono e la pazzia e le difficoltà di essere una madre single in quegli anni”.
Blonde di Andrew Dominique con Ana De Armas arriverà su Netflix dal 28 settembre.