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Sopravvisuti, regista Carmine Elia intervista a TAG24: “I naufragi metafora delle persone durante la pandemia, prima solidali e poi egoisti”



Sopravvisuti, regista Carmine Elia intervista a TAG24: “I naufragi metafora delle persone durante la pandemia, prima solidali e poi egoisti”

Sopravvissuti Carmine Elia il regista racconta il grande sforzo produttivo e il messaggio della fiction nell'intervista a TAG24.

Sopravvissuti arriva su Rai 1 dal 30 settembre ed è l’ennesimo prodotto seriale firmato da Carmine Elia, regista apprezzato che ha già firmato grandi successi come La Dama Velata, La Porta Rossa e Mare Fuori diventato vero e proprio fenomeno dopo l’approdo su Netflix. Carmine Elia torna a lavorare con Lino Guanciale, ma si trova a dover dirigere un grande cast corale oltre a, forse, la più grande macchina produttiva messa in campo da una produzione italiana. Un lavoro di ricostruzione pazzesco per poter ricreare in teatro il naufragio di cui sono vittima i protagonisti. Il racconto di Sopravvissuti e tante curiosità nella nostra intervista a Carmine Elia su TAG24.

Carmine Elia, siamo qua per Sopravvissuti che è stato definito un vero e proprio kolossal.

“Non so se è un kolossal, so che è stato un progetto estremamente coraggioso e produttivamente molto rischioso. Abbiamo ricostruito una barca basculante per intero in un teatro, abbiamo ricostruito il mare in 3D e la tempesta. Il racconto narrativo è stato un viaggio all’interno dell’anima di personaggi rotti che dovevano raccontare il loro vissuto. La tempesta è visto come qualcosa di allegorico, un viaggio in mezzo al nulla dell’Oceano in cui perdono il controllo dell’imbarcazione e poi c’è un qualcosa che commettono tutti loro di inimmaginabile. Nella pandemia noi abbiamo riscoperto la solidarietà, ma dopo un po’ ognuno è tornato a pensare ai propri egoismi. Non c’è un personaggio che non ha qualcosa da nascondere”.

Qual è stata la parte più difficile del lavoro di ricostruzione?

“La preparazione di ricostruzione della nave è stata difficoltosa all’interno del teatro, ricostruire poi in 3D per far sembrare realistico il racconto. Le difficoltà sono state tecniche, poi è stato tutto normale”.

Avete fatto anche un lavoro di ricostruzione incontrando magari dei veri naufraghi?

“Non abbiamo lavorato su un indagine di veri naufraghi, ma abbiamo lavorato sull’immediatezza dei personaggi per farli entrare dentro la storia. Tutto questo era inaspettato, non sapevano che avevo messo dei cannoni che lanciavano acqua a bomba per cui hanno vissuto realmente un qualcosa che li ha sorpresi. Si sono sentiti partecipi di una vera tempesta in questo mondo ricreato. Abbiamo creato una compagnia teatrale che ha vissuto per quattro settimane all’interno di un Oceano ricostruito”.

Sappiamo che con Lino Guanciale artisticamente siete una coppia di fatto ormai, quanto vi ha fatto piacere il grande successo de le repliche de La Dama Velata quest’estate? Si è scatenata una campagna social per una nuova stagione

“Vuol dire che qualcosa di buono lo abbiamo fatto 10 anni fa, l’abbiamo realizzata bene. Con Lino c’è un rapporto importante, non so se si farà una seconda serie ma il successo fa piacere”.

Quanto ti è costato lasciare la regia de La Porta Rossa proprio nell’ultima stagione?

“È stato doloroso lasciare La Porta Rossa. Chi mi ha sostituito è un fratello a cui ho fatto per anni l’aiuto regista. La mia partenza è stato uno strappo doloroso, ma sono sicuro che La porta rossa 3 farà bene e sarà la conclusione di un viaggio da cui io sono sceso una fermata prima”.