Riduzione anni scolastici è una delle proposte fatte nel programma di Governo del Centro Destra e di cui la futura premier Meloni si farà portatrice in un dialogo con il mondo dell’istruzione, ma intanto ai microfoni di TAG 24 è arrivata una prima risposta da Andrea Gavosto direttore della Fondazione Agnelli. “Dobbiamo ribadire con forza che una qualunque riduzione degli anni scolastici sarebbe negativa”, ha spiegato il dirigente in occasione della presentazione del rapporto OCSE sull’istruzione nella sede di Save The Children a cui è intervenuto anche il Ministro dell’Istruzione Bianchi.
Andrea Gavosto oggi la Fondazione Agnelli presenta con Save The Children il rapporto OCSE dove si evidenzia una diminuzione nella crescita dell’istruzione nel nostro paese. Un dato preoccupante?
“Il dato più preoccupante è che negli ultimi 20 anni l’Italia che si stava avvicinando ai paesi più avanzati per l’istruzione si è fermata la rincorsa. Cresciamo, ma troppo lentamente non recuperando il divario”.
Il problema secondo lei è dato da pochi investimenti economici o si tratta di qualcosa di più strutturale? Penso all’alto tasso di abbandono nell’Università.
“C’è sicuramente un problema strutturale, lo Stato Italiano investe in linea per la scuola con gli altri paesi. Gli investimenti per l’Università sono invece molto inferiori rispetto al resto d’Europa. Le famiglia poi non pensano più erroneamente che l’istruzione sia una chiave per garantire un miglior futuro occupazionale per i ragazzi, non comprendono che più alta è l’istruzione più alta è la crescita del paese. Bisogna convincere le famiglie”.
Un altro dato che fa riflettere è la grande crescita di iscritti negli Istituti Professionali?
“Diciamo che siamo a circa 50% degli studenti iscritti in un ITS, con la differenza che al Nord ha dei livelli molto elevati. L’ITS è uno dei talloni d’Achille del nostro sistema scolastico, rispetto a molti altri paesi europei come la Germania c’è pari dignità con una laurea professionale, mentre da noi c’è una gerarchia. Si pensa che all’ITS si mandano i ragazzi più deboli, questo non va bene. Ognuno di noi può avere una maggiore vocazione per le attività pratiche, ognuno deve ricevere una pari dignità”.
La pandemia quanto ha influito nel tasso di abbandono universitario?
“Sicuramente la pandemia ha peggiorato la situazione di un problema preesistente, dovuto ad un cattivo orientamento sulle scelte dei percorsi universitari ed il mercato del lavoro. L’orientamento manca nel nostro sistema scolastico, magari i ragazzi scelgono percorsi universitari aspettandosi cose diverse e quindi abbandonano”.
Nel programma di Governo del Centro Destra c’è la proposta di riduzione anni scolastici, lei è preoccupato?
“Va detto con molta forza che ridurre gli anni di scuola è negativo, più istruzione porta a migliori risultati. Qualunque riforma si faccia, ad esempio sul riaccorpamento triennale e magistrale ho dei dubbi. Va migliorata la qualità del tempo a scuola, non va ridotto”.