Si chiama Roberto Caporuscio ed è il presidente dell’Associazione Pizzaiuoli napoletani in America; vive negli States dal 1999, da quando decise di passare un periodo di 3 mesi a Pittsburgh per imparare la lingua. Da allora non solo non è più tornato in Italia ma ha deciso di far conoscere la vera pizza napoletana oltreoceano.
Pizza napoletana a New York, Roberto Caporuscio si racconta a Radio Cusano
“Prima di arrivare a New York – ha spiegato Caporuscio nella trasmissione Società Anno Zero, condotta da Livia Ventimiglia su Radio Cusano Campus – ho passato 7 anni girando molti luoghi ed assaggiando delle pizze orribili che nulla hanno a che vedere con la regine della tavola italiana. Così quando ho aperto il mio locale a New York ho deciso che non avrei accettato ordini assurdi: ogni volta che qualcuno entra chiedendo la pizza con ananas e mais, che negli Stati Uniti è considerata il top, io mi rifiuto categoricamente ed invito ad uscire i clienti che non accettano le pizze sul menù. E’ una battaglia culturale che sto facendo, usando prodotti di eccellenza italiani come farina, olio, mozzarella e salsa di pomodoro perché questi sono gli ingredienti della vera pizza napoletana.”
Nel racconto di Roberto Caporuscio non mancano aneddoti divertenti ma anche spunti interessanti per una riflessione sull’imprenditoria: “quando lavoravo a Pittsburgh una volta un cliente entrò nel ristorante dove lavoravo e mi chiese chi fossi e cosa facessi; io rimasi spiazzato perché in Italia mi avrebbero subito chiesto invece chi fossero i miei genitori o quali conoscenze avessi… qui puoi essere un signor nessuno, ma bravo nel tuo lavoro e per questo puoi aver successo. Si respira un clima un grande libertà e possibilità”.
La pizza non è solo tradizione, benché, come sottolineato anche da Caporuscio, nella pizzeria newyorkese la margherita sia sempre la più richiesta, ma anche innovazione e ricerca per il cambiamento: “Insieme ad altri pizzaioli dell’Associazione Pizzaiuoli napoletani in America abbiamo studiato una “pizza green” che potesse rispondere ai criteri di sostenibilità: impasti con minor quantità di acqua e ingredienti a km0, come ortaggi e verdure.” Un vero contributo ecosostenibile e gustoso, alla maniera della migliore cucina del mondo.