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Giovanni Semeraro dell’OCSE a TAG24: “Inattività cresciuta con il covid, solo 28% di giovani è laureato”



Giovanni Semeraro dell’OCSE a TAG24: “Inattività cresciuta con il covid, solo 28% di giovani è laureato”

OCSE Istruzione con crescita in calo nel nuovo rapporto, l'intervista di TAG24 a Giovanni Semeraro che ci parla delle criticità.

Giovanni Semeraro dell’OCSE ha illustrato presso la sede di Save The Children a Roma insieme al Ministro Bianchi il risultato del rapporto sull’Istruzione ed emerge come in Italia la crescita sia diminuita rispetto agli altri paesi. Un dato che va ad aggiungersi a quello molto alto sull’abbandono universitario, che coinvolge all’incirca il 30% degli iscritti. Un altro aspetto interessante da analizzare è il rapporto tra Istituti Professionali e Liceo, che ormai hanno raggiunto la parità di iscritti. Il rapporto dell’OCSE sull’istruzione è realizzato anche grazie al supporto della Fondazione Agnelli. La nostra intervista in esclusiva per TAG24.

Dato preoccupante quello del rapporto OCSE istruzione?

“Si cresce poco rispetto agli altri paesi dell’OCSE sull’istruzione, il bassissimo numero di laureati è allarmante. Considerando tutta la popolazione adulta è preoccupante, soltanto il 28% dei giovani ha una laurea. I ragazzi, piuttosto che le ragazze, decidono di fermarsi alle superiori rispetto ad andare all’Università”.

Sembra che anche le famiglie preferiscano spingere i giovani per gli Istituti Professionali che potrebbero garantire maggiori sbocchi lavorativi?

“Non parlerei delle famiglie, credo però che gli sbocchi professionali sono migliori per i ragazzi che ottengono qualifiche tecniche professionali. Le ragazze sono incoraggiate dal proseguire gli studi cercando sbocchi professionali, anche negli altri paesi dell’Ocse sono più performanti e riescono ad avere maggiori sbocchi professionali”.

La crescita dell’istruzione per l’OCSE è diminuita anche a causa del COVID?

“Quello che analizza la pubblicazione è che anche negli altri paesi i tassi di inattività dei giovani sono cresciuti con la pandemia, l’Università è stata forse quella meno toccata dal Covid. I problemi dell’Università arrivano anche dall’iniquità sociale”.

Lo Stato Italiano investe poco nell’istruzione?

“Lo Stato Italiano per la scuola prima e secondaria siamo vicini alla media OCSE, per l’Università la spesa media è di molto inferiore alla media. I ragazzi vanno all’estero, ma a contribuire maggiormente a questo fenomeno è il mercato del lavoro perché c’è una maggiore percentuale per chi consegue un titolo terziario in Italia ma è comunque basso. I giovani vengono retribuiti maggiormente all’estero”

Il dato dell’abbandono universitario è alto

“Le valutazioni degli studenti non sono malissimo a livello primario e secondario, un suggerimento sarebbe quello di lavorare sull’Orientamento Universitario perché il dato di abbandono superiore al 30% è molto alto”.

Dal rapporto OCSE sull’istruzione emerge un’Italia spaccata da Nord a Sud?

“L’Italia è spaccata, ma rispecchia i flussi migratori interni. Le Università sono maggiori al Nord quindi è normale che lì il livello sia più alto”.