La pesca del dattero di mare, già illegale dal 1988, diventa reato ambientale. Questo significa che ai pescatori di frodo non verranno più comminate solo sanzioni amministrative o pene minori: chi pesca datteri di mare risponderà del reato di disastro ambientale con tutte le conseguenze in ordine di pene che ne derivano, così come chi li metterà sul commercio, risponderà del reato di ricettazione (condanna a 3 anni, sempre per riduzione di 1/3 per la scelta del rito abbreviato).
Le sentenze sulla pesca al dattero di mare
Due recenti sentenze hanno determinato il cambio di passo: la sentenza dello scorso 28 ottobre del Tribunale di Torre Annunziata e quella datata marzo 2022 del Tribunale di Napoli. La pesca del dattero di mare, scrivono i Giudici, determina un gravissimo e devastante impatto all’intero ecosistema marino. Pertanto, la condotta dei frodatori del mare costituisce il reato di disastro ambientale con condanne fino a 6 anni, avendo potuto gli imputati usufruire di 1/3 di sconto della pena per la scelta del rito abbreviato. Esulta l’associazione Marevivo, dopo anni di mobilitazione e lotta contro la pesca illegale dei datteri di mare e delle specie protette: l’intervento della presidente Rosalba Giugni al microfono di Livia Ventimiglia nella trasmissione Società Anno Zero di Radio Cusano Campus.