Io sono l’Abisso segna il ritorno di Donato Carrisi dietro la macchina da presa, con un thriller capace di vendere in libreria oltre 200 mila copie diventando l’ennesimo caso editoriale dell’autore toscano. Stavolta il luogo dove è ambientata la storia è il Lago di Como, in un racconto con personaggi senza nome e donne che vengono uccise da un serial killer. Una storia intrigante e da togliere il fiato, uno dei migliori thriller realizzati in Italia. Abbiamo parlato nella nostra intervista di Io Sono L’Abisso con il regista ed autore Donato Carrisi.
Io sono l’abisso intervista a Donato Carrisi
Non è solo un thriller, è un dramma che rifletto molto anche sul male e su come viene tramandato
“Io ho innestato il dramma stavolta nel thriller ed è venuto un effetto strano, si entra spaventati e si esce commossi. Abbiamo contato diversi fazzoletti alla fine della proiezione ed è strano anche per me, ma questo era l’unico modo per raccontare il male. Il male non è mai assoluto, come il bene non lo è mai. Spesso si confondono, in questo film non ci sono innocenti e colpevoli e si piange per il mostro”.
Alla fine si indaga sul perché le persone commettano queste cose, non si vede solo l’assassino ma anche la sua genesi
“I serial killer sono i mostri per antonomasia da sempre, nel cinema e nella letteratura. Noi li chiamiamo mostri per sentirci diversi da loro, se fossero mostruosi li individueremmo subito e non sarebbero seriali. Era interessante raccontare il retroscena, noi sappiamo che quello è un serial killer ma non lo vediamo mai uccidere”.
Il thriller negli ultimi tempi, anche con esempio grazie alla serie Netflix su Dahmer, sono tornati molto popolari. Come mai e può essere di buon auspicio?
“Da un po’ di tempo si respira un’aria di cambiamento per il thriller, dovendo raccontare un serial killer ho preso da quelli che ho studiato a criminologia e c’è anche Jeffrey Dahmer. Paradossalmente c’è stata questa corrispondenza. Il pubblico ha riscoperto la figura del serial killer che era degli anni ’90 molto pop, quasi abusata. Era sparita, ora è tornata di moda perché probabilmente attraverso la loro figura raccontano una paura più sincera”.
Da autore, regista, essere umano si può uscire dal cerchio del male?
“Bisogna spezzarlo il cerchio, questo è l’amore. In questo film io lo racconto, ecco perché è commovente, romantico e si piange. Quel cerchio è il male che genera se stesso, l’unico modo per spezzarlo è offrire qualcosa, il mostro trova l’amore salvandosi”.
Curiosa la richiesta fatta alla stampa di non divulgare il nome degli attori per mantenere questo aspetto del libro, quali sono le similitudini e le differenze tra il film e il testo?
“C’è una differenza emotiva con il libro, la storia può coincidere ma le emozioni provate da chi ha letto saranno diverse. Ho agito su un diverso registro, la fedeltà dipende dalla totale spersonalizzazione. Ho voluto togliere loro i nomi, sono l’uomo che pulisce, la cacciatrice di mosche e la ragazza con il ciuffo viola. Abbiamo deciso di togliere il nome proprio per restare più fedeli possibili alla realtà”.
Mi ha incuriosito molto la ricerca nella spazzatura, dove probabilmente le persone possono essere viste in modo autentico perché non possono nascondere ciò che buttano. Perché ha scelto proprio la spazzatura?
“Il serial killer non si affida semplicemente alla violenza, prima di ricorrere alla violenza deve addescare e sedurre la vittima. Il serial killer studia le abitudini della vittima, conosce già tutto, quindi come fare a reperire le informazioni? Andiamo in rete? In rete non siamo mai sinceri. La spazzatura è la soluzione migliore possibile, non ci rendiamo conto di quanto raccontino di noi le cose che buttiamo via. L’idea di conoscere le vittime dalle cose che buttavano via mi sembrava interessante”.
L’acqua è un elemento fondamentale nel film
“L’acqua ha varie forme: la piscina iniziale, l’acqua nei tubi, poi l’esplosione finale, ma è soprattutto l’acqua del lago. La superficie è placida mentre sotto si muovono correnti impetuose e questo rappresenta l’animo umano e l’abisso che ognuno di noi si porta dentro”.
Io sono l’Abisso, la trama
Il suo lavoro è occuparsi della spazzatura. La gente non pensa mai a ciò che getta via. Invece lui sa che proprio tra i rifiuti si nascondono i segreti delle persone. Ed è così che sceglie le sue vittime: “Le persone dicono bugie, ingannano. La spazzatura no, la spazzatura non mente”. Ma, nella sua esistenza ordinata e solitaria, un giorno irrompe una ragazzina. Si è gettata nel lago come un rifiuto e lui l’ha salvata. Ma lui non salva le persone. Per questo all’inizio scappa via. Però poi torna indietro e la osserva di nascosto. E capisce ciò che nessuno sa capire. Che la ragazzina ha un segreto e ha urgente bisogno di aiuto. Ma aiutarla metterà a rischio la sua invisibilità. Infatti, mentre tutto questo accade, la più improbabile delle cacciatrici intuisce che là fuori c’è qualcuno che uccide le donne sole dai capelli biondi. Sa che nessuno le crederà perché, per la gente del lago, lei è solo matta. Ma non può tirarsi indietro e ha poco tempo. E, se riuscirà a fermare il mostro, potrà liberarsi dalla maledizione del passato. Ci sono tre storie che scorrono nel buio. Tre anime che stanno per incontrarsi. Dentro l’abisso.
Il trailer
Il poster
Io sono l’Abisso, recensione del film
Io sono l’Abisso è uno dei migliori thriller italiani degli ultimi anni, sin dalla scrittura che è naturalmente dello stesso regista Donato Carrisi, ma anche per la messa in scena l’acqua che ne è elemento dominante. in molte delle sequenze più affascinanti. I personaggi di Carrisi non hanno nome, sono spersonalizzati e forse per questo così apprezzabili per lo spettatore che si riconosce in loro. Il serial killer che dovrebbe essere visto con odio diventa quasi empatico, la genesi della sua follia omicida e del suo dolore fanno parte di un delicato e quanto mai potente racconto dell’animo umano. Donato Carrisi è un maestro nel riuscire a toccare le corde dell’animo negli spettatori e lo evidenzia in questa sua nuova opera. Gli attori, di cui non vi sveliamo il nome su sua richiesta, sono incredibili nelle loro interpretazioni e rappresentano il classico esempio di casting perfetto per l’esaltazione dei personaggi.
Io sono l’Abisso, quando esce al cinema
Io sono l’Abisso di Donato Carrisi esce nelle sale cinematografiche il prossimo 27 ottobre.