“Giorgia Meloni non ha opposizione”, parola di Fabio Rampelli. Il vicepresidente della Camera e deputato di FDI, è intervenuto nella trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta da Gianluca Fabi e Emanuela Valente su Radio Cusano Campus. Rampelli è storicamente uno degli uomini più importanti di Fratelli d’Italia, ha sostenuto il partito con il suo impegno nei momenti più difficili. Proprio per questo abbiamo chiesto la possibilità di avere il suo intervento in diretta, per avere un confronto sul risultato elettorale e sulle dinamiche interne al partito, in un momento in cui il nome del vice Presidente della Camera è stato evocato per una sua presunta corrente politica interna.
“Giorgia Meloni non ha opposizione”, parola di Fabio Rampelli
Chi ha scommesso su Fratelli d’Italia in tempi non sospetti, quando veniva considerato un presidio della destra piccolo e ininfluente, non può che gioire di fronte al successo elettorale nazionale e regionale. Lo é ovviamente anche Fabio Rampelli che lo esterna in collegamento definendosi “felice di questo successo e dei numeri importanti fatti dal centrodestra e dal mio partito”.
Giorgia Meloni senza opposizione
Vincere e vinceremo. Facile senza opposizione. Lo comprende con grande intelligenza politica Rampelli che ai microfoni di Radio Cusano usa la metafora dello, essendo un ex nuotatore agonista:” Io vengo dal mondo dello sport e mi piace vincere quando c’è un avversario. Senza avversario si vince in solitaria, ma chi vince esce anche un po’ rattristato. La sinistra italiana si trova in uno stato di coma profondo, non rappresenta un competitore credibile, fa un’opposizione pregiudiziale che non comprende nessuno, non la comprendono neanche i suoi elettori, è il contrario del tipo di opposizione fatta da FDI al governo Draghi, che era un’opposizione patriottica. Se la sinistra non fa l’opposizione in maniera credibile la fa qualcun altro e dunque è sempre pronto dietro l’angolo qualche gruppo di potere che mira al complotto come è accaduto nel 2011 con Mario Monti, quando ci fu il complotto dello spread per far cadere il governo eletto di centrodestra. Bisogna fare attenzione perché ci deve essere una separazione di interessi, di categorie.” Insomma l’opposizione fatta dai partiti politici può essere produttiva per la politica e la democrazia, se la politica è assente, per l’esponente della destra, il vuoto viene colmato dai gruppi di potere di vario ordine e grado.
Il successo elettorale e il pericolo delle contraddizioni sociali
Il successo di Fratelli d’Italia è trasversale socialmente. Vince nel centro storico di Roma e nelle periferie urbane. Il dato è importante ma anche ricco di insidie. Perché la dinamica centro periferia, si riflette anche nei rapporti con l’Europa, dove l’esercizio della sovranità nazionale si riduce e conseguentemente anche i margini d’intervento in ambito economico del governo. Su questo Rampelli parte da un dato che riguarda la credibilità del nostro Paese: “Noi abbiamo perso credibilità in Europa nella misura in cui, per tutta la prima Repubblica, abbia avuto presidenti del Consiglio e ministri che duravano al massimo 8 mesi. Nei vari tavoli su economia, fisco, industria, politica estera avevamo dei ministri che usavano delle porte girevoli. Adesso recuperare il terreno non è cosa facile, noi ce la metteremo tutta per essere rispettati, per far valere i nostri interessi, senza voler minimamente intaccare gli interessi dell’Europa. Tutti gli assi principali che rappresentano le eccellenze italiane sono un po’ trascurati dall’Europa.”
In Fratelli d’Italia non esistono correnti
Rampelli e i suoi gabbiani, un gruppo di militanti che si ispirano a Livingston, sono stati additati dalla stampa come i congiurati di Fratelli d’Italia, la corrente che voleva Rampelli candidato a Sindaco di Roma e poi Presidente della Regione Lazio: “La verità non è quella che compare sui giornali. Non esistono correnti in FDI, io sono fondatore di FDI. Se avessi voluto fare una corrente tutti se ne sarebbero accorti. Quella dei gabbiani è una definizione ornitologica più che politica, deriva da un vecchio manifesto fatto nel 1993, ma non c’è nessuna corrente. Non c’è nessuna opposizione a Giorgia Meloni, anche se c’è qualche birichino tra i giornalisti che lo scrive. Ci sono delle dinamiche territoriali, ove esistono problemi elettorali legati alle preferenze, ci sono da sempre e in tutti i partiti. Io molto semplicemente, essendo cittadino di Roma e avendo fatto il consigliere regionale per molti anni, ho dato a Giorgia Meloni la disponibilità a scendere in campo perché mi sembrava egoistico non farlo. Sto bene dove sto, mettermi a disposizione è stato un atto di generosità nei confronti dei nostri elettori. Dopodiché abbiamo valutato insieme agli altri partiti della coalizione quale potesse essere il miglior candidato per il centrodestra”.