Alla Festa del Cinema di Roma, Pierfrancesco Favino, protagonista de Il Colibrì, ha raccontato il suo personaggio così lontano dagli stereotipi maschili.
Festa del Cinema, Favino: “Distinguere tra uomini e donne sulla base di categorie definite è da anni ’20”
La diciassettesima edizione della Festa del Cinema di Roma si è aperta con il film italiano Il Colibrì. La pellicola diretta da Francesca Archibugi, racconta la vita di Marco Carrera, un uomo che ha affrontato difficoltà e dolori indicibili ma che non ha mai smesso di cercare speranza e felicità, attraverso una resilienza fatta di legami, affetti o vero e proprio amore, anche se non consumato. A interpretarlo c’è Pierfrancesco Favino, uno degli attori più importanti del nostro cinema, chiamato a raccontare una figura maschile fragile, idealista, lontana da modelli convenzionali. Una tipologia di uomo che per l’attore non è così rara come viene solitamente descritta, a causa di categorie che Favino reputa ormai superate, come ha sottolineato durante la conferenza stampa del film, seguita da Thomas Cardinali per Cusano Italia Tv.
“Nella mia vita non ho mai vissuto questa distinzione tra uomo e donna. Dover puntualizzare che c’è un aspetto della mascolinità più ‘morbido’, a me sembra una cosa degli anni ‘20, e penso che ci siano tanti uomini che non vivono questa distinzione in maniera così netta. Si parla molto del racconto del femminile, in questo momento, ma credo che si dovrebbe parlare anche un po’ del maschile per poter raccontare il femminile. Io dentro di me sono una cosa che si nutre di aspetti tradizionalmente associati al femminile, da una letteratura antica, e altri associati al maschile, dalla stessa letteratura antica. Abbiamo il dovere in quanto narratori di esporre le cose come sono, e Marco Carrera è un uomo come ce ne sono tanti“.
Un concetto, questo, che Favino ha ripreso intervistato sul red carpet della Festa del Cinema, nel quale ha evidenziato le particolarità del suo Marco Carrera.
“È un personaggio che non ha paura di manifestare quelle sottigliezze che, in maniera grossolana, di solito attribuiamo solo alle donne o solo agli uomini. Sono felice di aver potuto raccontare un uomo romantico, idealista e che non risolve le cose solo con forza o con volgarità“.
“Ogni film è politico”
Ne Il Colibrì entra anche un tema particolarmente dibattuto nell’attualità sociale e politica del nostro paese: l’eutanasia. Favino non esprime un suo parere sulla questione specifica ma puntualizza quale debba essere, dal suo punto di vista, il ruolo di pellicole come questa quando toccano simili argomenti.
“Non penso di essere la persona adatta a definire se sia giusto o meno. Sono questioni talmente personali che nemmeno io riesco a capire quale sia la mia posizione. Trovo che questo film sia politico come qualsiasi cosa che racconta una storia è politica. Perché qualsiasi storia è l’espressione di un punto di vista e, fortunatamente, qualsiasi punto di vista può essere dibattuto, combattuto, approvato e accettato. Fin quando avremo la libertà di raccontare storie, credo che questo sia il senso della democrazia”.
Favino e il paradosso della crisi del cinema
Infine, soffermandosi sull’attività promossa da Unita – Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo all’interno delle scuole, Pierfrancesco Favino analizza i problemi attuali delle sale cinematografiche, secondo lui un’assurdità in un periodo storico dominato dalle immagini.
“Noi con Unita abbiamo promosso l’ingresso del cinema nelle scuole lo scorso anno, per accompagnare l’apprendimento delle varie materie con il supporto del cinema. Abbiamo visto che alla fine dell’anno la capacità di apprendimento era aumentata. Non intendiamo insegnare per forza cinema, ma è assurdo che, in un momento storico in cui la prima forma di apprendimento è il video, sia proprio il cinema a perdere“.
Per approfondire temi e curiosità legate al cinema, l’appuntamento è con Buio in Sala, la domenica dalle 20 alle 22 su Radio Cusano Campus.