Covid Cina, Matteo Bassetti:” Non fa più paura”. Ricordiamo bene la situazione in Cina nel 2020, ma anche quella più recente che aveva fatto scattare un nuovo allarme pandemico internazionale. La Cina di nuovo nel mirino, le notizie che arrivavano in modo frammentato e l’incubo di nuove restrizioni. Proprio per questo abbiamo chiesto un confronto, per una conferma del pericolo scampato, al Prof. Matteo Bassetti, direttore del reparto di malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, è intervenuto nella trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta da Gianluca Fabi e Emanuela Valente su Radio Cusano Campus.
Covid Cina, Bassetti:” Non fa più paura”
La Cina spaventava eccome, da li era partito tutto nel 2020, anche le condizioni politiche e geopolitiche restano determinanti per uno scenario ancora complesso nella sua imprevedibilità. Ma Bassetti, come ha sempre fatto guarda al presente: “E’ passato il grande spavento cinese che poteva darci due scenari diversi, ovvero l’arrivo nuova variante o che si contagiassero moltissime persone -ha affermato Bassetti-. Si è verificato lo scenario B, il virus correva in Cina, ma non ci ha restituito nulla di peggiore, pur avendo fatto il giro del mondo una decina di volte, dando tra l’altro una maggiore immunità a tutti. Non è più quel virus che causava la polmonite nel 20% dei casi, ma la causa forse nello 0,5%. E’ diventato molto simile ad altri virus respiratori-influenzali. Non dico che sparirà e non avremo più contagi, qualcuno avrà delle forme più impegnative (anziani e fragili) e a quelli dovremo dedicare attenzione, ma per il resto la situazione sarà ampiamente gestibile”.
Covid Cina e le regole da cambiare
Durante il documentario dedicato alla band musicale Pooh, nel momento in cui si é dovuta affrontare la scomparsa del batterista Stefano D’Orazio in ospedale, sua moglie ha ricordato tra le lacrime, l’impossibilità di potergli stringere la mano prima del decesso. La solitudine dei morti di Covid, una pagina dolora e drammatica che il medico genovese non esita ha definire vergognosa: “Non permettere ai parenti di visitare i malati nelle rsa e negli ospedali oggi è una regola stupida, vergognosa, la più grossa vergogna italiana. Come è assurdo che sugli aerei Ita si dica: state lontani dalle toilette, mantenete il distanziamento, come se fossimo nel 2020. Evitiamo di continuare con queste cose anacronistiche”.
“La sinistra non mi é piaciuta quando ha governato in tempo di Covid”
Molti virologi, infettivologi, esperti in generale hanno partecipato al dibattito mediatico sulla pandemia. Lo stesso Bassetti ne è stato protagonista. La visibilità porta voti? in alcuni casi si e questo ha generato nei partiti politici la voglia di candidare il virologo di turno. Anche Bassetti è stato corteggiato, ma senza successo, cosa che ribadisce in diretta radio: “Sono contento di non essermi candidato. Sono stato uno dei pochi medici a non voler scendere in politica dopo il covid. Amo troppo il mio lavoro, sto facendo una buona carriera nell’ambito ospedaliero e universitario, sono sempre dalla parte dei pazienti e degli studenti. Quando si decide di fare un passo del genere bisognerebbe avere delle garanzie, candidarsi e poi non prendere neanche i voti del proprio quartiere non è il massimo. A me sono arrivate delle richieste, ma non a sinistra come per tutti gli altri. Io sono un liberale, ho anche votato per Renzi quando stava nel Pd. Diciamo che la sinistra che ha governato il covid non mi è piaciuta. Sto parlando di Speranza, che è stato divisivo e non inclusivo”.
La Pandemia rallenta
Intanto, a conferma delle parole di Bassetti a Radio Cusano, la pandemia continua a rallentare. Lo conferma l’ultimo aggiornamento dell’Organizzazione mondiale della Sanità, dal 16 gennaio al 12 febbraio, si sono verificati 6,7 milioni di nuovi casi e 64 mila decessi nel mondo, con un calo rispettivamente del 92% e il 47%. Ma rimane alta l’allerta Covid sebbene la tendenza sia ormai consolidata. In questo quadro generale, avverte l’Oms, i dati sui contagi sono sottostimati a causa di una riduzione nelle attività di testing. Il rallentamento è comunque confermato anche dai dati relativi ai ricoveri, in reparto e in terapia intensiva, calati rispettivamente del 53% e del 24% rispetto al mese precedente.