Cartabellotta Gimbe:“I governi non investono nella sanità pubblica”. Il tema del definanziamento della sanità pubblica, torna ad essere protagonista anche con questo Def. Il documento presentato dal governo Meloni traccia ancora una volta una linea di tendenza che non cambia rotta ma prosegue nel solco delle scelte dei pricedenti Esecutivi. Il rapporto spesa sanitaria/PIL si riduce infatti dal 6,7% del 2023 al 6,3% nel 2024 al 6,2% nel 2025-2026. Rispetto al 2023, in termini assoluti la spesa sanitaria nel 2024 scende a 132,7 miliardi per poi risalire nel 2025 a 135 miliardi e a 138,3 miliardi (+2,5%) nel 2026″.
Cartabellotta Gimbe:”I governi non investono nella sanità pubblica”
I dati quindi parlano chiaro, le scelte politiche dei governi nel tempo, in materia di spesa sanitaria pubblica, sono state sempre per ridurre ma per aumentare le risorse. Di questo si occupa la Fondazione Gimbe dal 2013 e per questo Cartabellotta parte da questo def del governo Meloni per fare una cronistoria di questa incredibile vicenda. Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotto da Gianluca Fabi e Roberta Feliziani su Radio Cusano Campus.: “Il Def 2023 conferma che la sanità pubblica non rappresenta una priorità neppure per l’attuale governo, così come per i precedenti. Ci saremmo aspettati una minima iniezione in più di denaro pubblico, invece si va indietro.“
Cartabellotta Gimbe : “In Europa hanno capito che la salute porta beneficio all’economia”
Se volessimo uscire dai confini nazionali, il quadro si fa ancora più desolante, rispetto all’approccio degli altri paesi europei. Possiamo infatti constatare che nel 2021, Austria (10,1%), Repubblica Ceca (9,8%), Danimarca e Francia (entrambe 9,2%) hanno registrato i più alti rapporti tra spesa pubblica e PIL dedicati alla salute tra i membri dell’UE. L’Italia si colloca invece sotto la media UE con una percentuale del 7,6%. Per il Presidente della Fondazione Gimbe il motivo è molto semplice in quanto “gli altri Paesi si sono resi conto che il livello di salute e di benessere della popolazione porta un beneficio a livello economico. Siamo uno dei Paesi più longevi d’Europa, ma qui si invecchia male e ci sarebbe bisogno dunque di un potenziamento del SSN. Le liste d’attesa aumentano a lunghezze non più gestibili, la gente deve andare a curarsi nel privato, chi non ha soldi o si impoverisce o rinuncia alle cure.”
La sanità non porta voti
Cartabellotta con Gimbe è divenuta popolare con una sorta di controinformazione sul Covid. Ma il monitoraggio costante dal 2013 porta Cartabellotta a giungere ad’una amara conclusione: “Ora stiamo cominciando a toccare con mano una serie di conseguenze legato a un complessivo disinteresse della politica rispetto al SSN. In alcune Regioni anche il privato comincia ad entrare in difficoltà. Noi dobbiamo distinguere la crescita delle grandi holding private da quella che è l’offerta complessiva del pubblico-privato nelle varie aree del Paese. Il nord ha una capacità produttiva di prestazione di 10 volte superiore al sud. Il problema è che non si riesce a mantenere un accesso ai servizi sanitari di qualunque natura che siano pubblici o privati”.
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