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Benedetta Porcaroli, da Baby a Il Colibrì: facce diverse della stessa adolescenza difficile



Benedetta Porcaroli, da Baby a Il Colibrì: facce diverse della stessa adolescenza difficile

Benedetta Porcaroli e l'adolescenza complicata, da Baby a Il Colibrì presentato alla Festa del Cinema di Roma.

Benedetta Porcaroli continua il suo percorso di maturazione, dalla trasgressione di Baby al dramma intimo de Il Colibrì.

Benedetta Porcaroli, da Baby a Il Colibrì, storia di un amore viscerale

Benedetta Porcaroli sta portando avanti un percorso di maturazione e crescita che può essere definito davvero coraggioso.
Da Stella, adolescente iperconnessa di Sconnessi, di Christian Marazziti, la sua carriera ha visto confrontarla con figure adolescenziali complesse, costrette a fare i conti con la confusione che alberga nel loro animo ma anche in quello di coloro che le circondano. Inevitabile, a questo proposito, il riferimento a Chiara Altieri Della Rocca, la ragazza del quartiere Parioli dove crescono i giovani dell’alta borghesia romana in Baby, serie Netflix basata sul caso di prostituzione minorile avvenuto a Roma nel 2014. Apparentemente senza preoccupazioni, la storia mostra la deriva di una vita agiata segnata da sofferenza e spaesamento, che la porta a ricercare una fuga da quel mondo, trovandola nella prostituzione.
Ora arriva Adele ne Il Colibrì di Francesca Archibugi, alle prese con una famiglia spezzata e con un legame viscerale con suo padre Marco (Pierfrancesco Favino). Un filo emotivo che diventa immaginario per lei, come ha spiegato a Thomas Cardinali che l’ha intercettata sul red carpet della Festa del Cinema di Roma per Cusano Italia Tv.

“Il filo è il legame che abbiamo con le persone che amiamo. Lei immagina di averlo dietro la schiena e poi scopriamo che si tratta del suo amore per suo padre, della necessità di sentirlo vicino. Il film racconta la speranza e l’amore nei confronti di noi stessi e come proteggere le persone che amiamo”.

Una figlia divisa tra due genitori opposti

In conferenza stampa, la Porcaroli ha raccontato come è entrata in contatto con il romanzo di Sandro Veronesi da cui il film della Archibugi è tratto, e il punto di riferimento rappresentato da Pierfrancesco Favino sul set, importante per dar vita a questa ragazza divisa tra due genitori lontanissimi tra loro.

“Sono onorata di aver lavorato a questo film. Ho letto il libro appena uscito, questo amore e questo intreccio mi avevano lasciato qualcosa di molto profondo. Pierfrancesco oltre ad essere un amico è un riferimento e mi ha accompagnata nel viaggio di questa bambina che ha questo legame ancestrale con i genitori che reagiscono e si comportano in maniera opposta, una con l’isteria e l’altro con apparente immobilità”.