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Agrumi sempre più superfood anticancro con lo studio di Crea 



Agrumi sempre più superfood anticancro con lo studio di Crea 

Un super agrume che contenga un concentrato di antiossidanti potrebbe arrivare tra qualche anno sulle nostre tavole. Il racconto di Concetta Licciardello, primo ricercatore CREA OFA sugli agrumi ad alto valore aggiunto, nella  trasmissione "Società Anno Zero" condotta da Livia Ventimiglia su RCC

Un concentrato di salute in un unico agrume, arricchito con  antocianine e licopene, due tra i composti antiossidanti bioattivi più importanti per la salute umana, in grado di proteggere da numerose patologie, dalle cardiovascolari alle tumorali, dall’obesità al Parkinson. Questo l’importante risultato conseguito dal CREA, con il suo centro di Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura (OFA), e appena pubblicato sulla rivista internazionale Frontiers in Plant Scienc. Ne ha parlato a Radio Cusano la ricercatrice che ha coordinato il lavoro Concetta Licciardello.

“Tutti conoscono le proprietà benefiche degli agrumi per l’alto contenuto di vitamina c. Ma determinate qualità come le arance della varietà tarocco, moro, contengono le antocianine, potenti antiossidanti che caratterizzano questi agrumi con il tipico colore rosso (motivo per cui vengono chiamate anche sanguinelle). Ci sono poi altri agrumi  che contengono un antiossidante molto importante, antitumorale, il licopene responsabile del colore rosso del pomodoro. Come ricercatori ci siamo chiesti perché non sfruttare le tecnologie di evoluzione assistita per tentare di coniugare entrambe i composti in un unico agrume, in modo da rendere questo frutto ancor più salutistico. Sono tecnologie “green” – ci tiene a spiegare la dottoressa Licciardello del Crea – basti pensare che le inventrici di questa tecnica  hanno preso il premio Nobel nel 2020.  In pratica non abbiamo fatto altro se non accelerare un processo che può avvenire in natura in tempi più lunghi. La tecnica ha funzionato, adesso abbiamo le piante. Siamo in attesa che gli agrumi producano i frutti per poi verificare in quale misura questi composti siano realmente presenti. Poi, sperando che la legislazione cambi velocemente, li potremo vedere sulle nostre tavole”