Biennale di Venezia, Cinecittà e Mastercard hanno organizzato un panel con l’Academy che per la prima volta nella storia è presente in veste ufficiale a Venezia per la Mostra. Il nuovo CEO dell’Academy, Bill Kramer, è stato l’ospite d’onore del panel organizzato a 24 ore dall’apertura ufficiale del Festival di Venezia nella nuova sala conferenze della mostra che ha fatto tanto discutere nelle ultime ore dato che la capienza ridotta ha portato a un notevole taglio degli accreditati che potranno accedervi.
I saluti istituzionali sono arrivati da Roberto Ciccutto presidente della Biennale di Venezia: “Innanzitutto mi scuso per le difficoltà nella prenotazione dei film in questi primi giorni. La biennale ha dovuto affrontare dei percorsi ma si è attrezzata per affrontare il futuro. Cercare di capire cosa è successo e trasformarlo in contemporaneità”, mentre il CEO dell’Academy Bill Kramer ha spiegato: “Stiamo aprendo all’internazionalità grazie alla biennale, siamo onorati di essere qui e considero la nostra presenza in evoluzione. Siamo nati nel 1927 e ci concentravamo soprattutto su Hollywood e l’industria, però siamo diventati un’organizzazione internazionale ricevendo più di qualsiasi altro paese. Abbiamo più di 10 mila membri ormai con il 25% di membri internazionali”.
Il dirigente americano ai sofferma poi sul museo del cinema di Los Angeles e del rapporto con l’Italia per realizzarlo: ”Il nostro futuro guarda al mondo internazionale. Siamo l’unico museo che si dedica al cinema, ormai sono 100 anni. Abbiamo aperto con il sostegno di Cinecittà un programma di ampliamento all’arte internazionale, abbiamo avuto una programmazione di Pasolini di grande successo, c’è stato ospite Dante Ferretti e abbiamo fatto un gala in onore di Sophia Loren. Abbiamo dato Oscar onorari a Morricone, Fellini e Sophia. Questo festival di Venezia che da inizio alla stagione dei premi è così importante”.
Il panel con il CEO dell’Academy ha poi toccato inevitabilmente la tematica dello streaming, che ha cambiato probabilmente per sempre il mercato cinematografico come dimostrano anche i tanti film Netflix presenti in concorso: “Gli streamer decidono vincere un Oscar e sono un fenomeno globale. Sarei curioso di sapere come questo si inserisca nello scenario generale degli Oscar, abbiamo tanti film di Netflix al Festival di Venezia. Stanno facendo investimenti importanti per l’industria cinematografica, devo riconoscere che il cinema e lo streaming vivranno insieme permettendo di coesistere per molto tempo”, che ha poi ringraziato lo splendido lavoro svolto dal Festival di Venezia: “Il fatto che i festival diano premi ai cineasti creano un marketing che arriva nel mondo, celebrano l’esperienza comunitaria di vedere il film insieme ed è un’esperienza straordinaria. La cosa fondamentale della pandemia è stata che una delle cose pensavamo sparissero fossero i festival invece siamo arrivati oltre. Ora abbiamo capito quanto siano fondamentali i festival di cinema in presenza. Gli Oscar secondo variety potrebbero diventare le Olimpiadi del cinema e mi piace molto come idea”.
Felicissimo di questo incontro Nicola Maccanico, l’uomo che sta cambiando Cinecittà mai così attiva come negli ultimi mesi e dove sono tornati anche i David di Donatello con una ritrovata centralità: “Cinecittà può fare un lavoro di questo tipo perché abbiamo molte produzioni che lavorano da noi, siamo sold out e per l’80% sono internazionali. Possiamo citare Angelina Jolie e Saverio Costanzo. La chiave è questa, oggi avere un ruolo in un’industria globale è possibile se si lavora ai singoli progetti. Dobbiamo spingere la nostra industria attraverso i nostri talenti. Quando hanno chiesto a Christopher Nolan del confronto del cienma ha detto che sono differenti, si completano ed è importante lavorare come industria in un’esperienza migliore portando al pubblico a poter lavorare in modo differente”.
Il direttore artistico Alberto Barbera ha sottolineato il lavoro svolto dal Festival di Venezia, ma ha ribadito come il tutto sia sia sempre svolto in nome della qualità e degli interessi del cinema respingendo le accuse di servilismo verso l’Academy: “Nel prendere coscienza della radicale trasformazione del cinema è evidente che anche i festival non possono non tenere conto di questi aspetti. Ci sono molti festival internazionali che ci hanno spinto a modificare la nostra capacità puntando sulla qualità della selezione. Tutto questo ha contribuito a far crescere i media internazionali, oggi sono più di 3500 gli accreditati da tutto il mondo in grado di offrire una copertura adeguata e questo è uno dei motivi per cui gli Studios hanno riconsiderato il festival di Venezia come piattaforma di lancio per la corsa agli Oscar. Ovvio che Venezia è piazzato meglio di Cannes temporalmente, poi ci sono le eccezioni come Parasite. Venezia si presta idealmente alla campagna di promozione autunnale che accompagna l’uscita dei film”.
Alberto Barbera si toglie qualche sassolino dalla scarpa lodando il lavoro di selezione che va anche a vantaggio dell’Academy: ”Alla selezione di Venezia vengono proposti i film della seconda metà dell’anno, il nostro lavoro consiste nel vedere quali dei 2000 titoli siano i migliori qualitativamente e quali possano avere una carriera commerciale soddisfacente ed aspirare ai premi tra cui l’Oscar. Soltanto una 70ina di film trovano posto, questo è un lavoro di scrematura di cui distributori e gli altri festival che seguono possono approfittare, ma anche i votanti dell’Academy. Questa funzione di scrematura è al servizio dell’industria di tutto il mondo, non a caso sempre più numerosi paesi del mondo scelgono opere contraddistinte a festival come Venezia. Questa funzione in futuro assumerà sempre più rilevanza incrementando la dimensione internazionale del premio Oscar.
Venezia è una novità significativa per la produzione. L’incontro di oggi mi sembra sancire un momento di grande rilievo, Venezia ha bisogno dell’Academy ma è anche il contrario. Sino ad oggi abbiamo lavorato in sintonia ideale distinta e autonoma, il principio va rispettato ma forse è possibile immaginare una collaborazione ancor più strutturata. Abbiamo l’obiettivo di celebrare la bellezza del cinema passato, presente e futuro”.
L’auspicio di Kramer e dell’Academy è che cambi il sostegno alla distribuzione dei film in sala rimasto troppo ancorato con il passato: “Quello è un modello di business di uno dei produttori più importanti del mondo e che ha risultati economici indiscutibili. Guardiamo a quello che Netflix sta facendo, quello che ha fatto negli ultimi anni è un contributo straordinario sostenendo registi e autori che difficilmente sarebbero stati finanziati. Va rivisto e aggiornato il modello del sostegno ai film quando vengono distribuiti in sala”.