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Tag: USDT

USDT escluso dalle contrattazioni dell’exchange Uphold, il futuro di Tether desta qualche preoccupazione

Uphold, un popolare exchange di criptovalute con sede a New York, ha annunciato la rimozione dalle sue contrattazioni di sei stablecoin, tra cui USDT. Un atto che l’azienda ha giustificato come risposta all’imminente esecuzione delle disposizioni sulle stablecoin previste all’interno del Markets in Crypto Assets.

Il nuovo regolamento in tema di innovazione finanziaria dell’UE entrerà infatti in vigore il prossimo primo giorno di luglio. Tra le conseguenze più significative del suo debutto, il bando di USDT dall’eurozona, poiché non rispondente ai rigidi standard previsti in tale ambito.

USDT fuori dalle contrattazioni di Uphold: quali i motivi?

La decisione presa da Uphold è in linea con il nuovo regolamento dell’eurozona sugli asset digitali. Un regolamento il quale affronta anche il tema delle stablecoin, introducendo standard normativi molto rigidi, tesi a proteggere i consumatori europei.

Standard che non sono raggiunti nel caso del prodotto di punta di Tether, tanto da sollevare non poche preoccupazioni per il futuro di USDT, nella regione. Un tema che è stato affrontato da Tim Wang, COO di Elixir, secondo il quale gli effetti a breve termine potrebbero portare a una dislocazione del mercato della liquidità e di quelli di scambio, a causa della dominanza di USDC e USDT sugli scambi centralizzati.

In una dichiarazione esclusiva a CryptoPotato, il dirigente di Elixir ha poi aggiunto che sarebbe probabilmente necessaria una soluzione a medio termine. A meno che, ipotesi non proprio da scartare, l’UE non abbia l’intenzione di essere coinvolta il meno possibile in un nuovo ordine finanziario tale da vedere le criptovalute in una veste di rilievo.

Wang ha poi osservato che le stablecoin e gli asset sostenuti dal dollaro statunitense rappresentano ancora la forma principale di garanzia nei mercati delle criptovalute. Una funzione ad esse conferita dal fatto che le stablecoin europee non sono ancora riuscite a decollare in maniera significativa.

Stablecoin: cosa impone il MiCA

Le nuove leggi in tema crypto approvate dall’UE impongono norme rigorose sulle stablecoin e sui token di moneta elettronica garantiti da valuta fiat i quali vanno a superare una specifica soglia di adozione, definita da sette indicatori quantitativi e qualitativi. Il sistema che ne consegue, affida la supervisione alla Banca Centrale Europea (BCE) invece che alle autorità nazionali.

Le principali disposizioni del MiCA sono le seguenti:

  • un sostegno paritario delle stablecoin basate su valuta fiat con riserve liquide;
  • la rigida separazione dei conti delle società emittenti dalle attività di riserva;
  • il divieto nei confronti delle stablecoin algoritmiche.

Il nuovo quadro si presenta estremamente problematico e sta inducendo molti exchange a modificare le proprie linee guida relativo alle stablecoin. Uphold, infatti, si trova in buona compagnia, considerato come già in precedenza Binance, Kraken e OKX abbiano operato in tal senso. Spinti a farlo dal desiderio di evitare frizioni con le istituzioni finanziarie continentali.

La regolamentazione delle stablecoin sarà molto complessa

Se la normativa MiCA dell’UE potrebbe costituire un precedente in grado di influenzare quelle in tema crypto di altre regioni, compresi gli Stati Uniti, le disposizioni per le stablecoin potrebbero però non avere la stessa importanza.

È ancora Tim Wang a evidenziare questo punto. Diversamente da altri quadri normativi che hanno avuto origine in Europa e sono stati adottati negli Stati Uniti, come il GDPR, trasfuso nel CCPA in California, la regolamentazione delle stablecoin sarà secondo lui più complessa. A renderla tale il fatto che l’egemonia su di esse è destinato a diventare un argomento politico controverso.

A mettere in rilievo questo punto è stato di recente Howard Lutnick, CEO di Cantor Fitzgerald. Secondo lui, infatti, proprio questi token rappresentano lo strumento più potente a disposizione degli Stati Uniti per salvare la propria supremazia in ambito monetario dall’assalto dei BRICS.

Kraken potrebbe porre fine al supporto di USDT all’interno dell’Unione Europea

Stando alle indiscrezioni che stanno circolando, Kraken starebbe valutando la possibilità di ritirare il supporto per la stablecoin USDT in Europa. Lo scambio di criptovalute avrebbe preso in seria considerazione questa possibilità per rientrare nelle linee guida delineate all’interno del Markets in Crypto Assets (MiCA), il nuovo regolamento varato dall’Unione Europea in tema criptovalutario.

La decisione andrebbe a ricalcare quella già adottata nel mese di marco da un altro scambio crypto. All’epoca era stato OKX ad interrompere il supporto al trading di USDT nell’UE, anche in quel caso per non creare frizioni con le autorità di regolamentazione continentali.

Kraken elimina il supporto a USDT all’interno dell’UE, secondo Bloomberg

A dare la notizia sulle intenzioni di Kraken è stato Bloomberg, il passato 17 maggio. Stando al rapporto elaborato al riguardo, Kraken sta pensando seriamente di porre fine al supporto dell’USDT per il mercato europeo prima della data di introduzione del nuovo regolamento Markets in Crypto Assets (MiCA), cui si dovranno ispirare le aziende dedite all’innovazione finanziaria se vorranno operare all’interno della zona economica europea.

In pratica, quindi, la rimozione dalla quotazione di USDT per gli utenti UE da parte dell’exchange sarebbe una semplice presa d’atto della nuova procedura di conformità. Procedura che sarà operativa a partire dal prossimo 30 giugno. Da quel momento, entreranno in vigore anche alcune delle nuove regole cui devono sottoporsi exchange e altri fornitori di servizi crypto operanti. Mentre le restanti sono destinate ad entrare in vigore il 30 dicembre.

Kraken sta “pianificando assolutamente tutte le eventualità”: ad affermarlo è stato Marcus Hughes, responsabile globale della strategia di regolamentazione dell’exchange. Lo ha detto interpellato da Bloomberg, aggiungendo che la piattaforma crittografica prenderà una posizione ferma al riguardo a tempo debito.

Ove decidesse di fare questo passo, Kraken andrà ad unirsi a OKX che ha interrotto il supporto per le coppie di trading USDT sulla sua piattaforma europea già nel mese di marzo.

Il momento particolare di Tether

La decisione di Kraken (e di OKX), va a calarsi in un momento abbastanza delicato per Tether. La società che emette la stablecoin dominante deve infatti fronteggiare alcune problematiche di non poco conto.

La prima delle quali è rappresentata dalle accuse mosse a USDT dall’ONU. Secondo un rapporto stilato dall’organizzazione, infatti, il token sarebbe lo strumento privilegiato dalle bande criminali del Sudest asiatico per movimentare i proventi delle proprie attività illegali.

Inoltre, USDT sarebbe utilizzato anche dai Paesi che hanno la necessità di sfuggire alle sanzioni di USA e Paesi alleati. Di recente è stato in particolare il Venezuela a farvi ricorso, cosa che non sarebbe sfuggita al governo di Washington.

Altro motivo di preoccupazione è poi rappresentato dall’ingresso di nuovi temibili concorrenti nel settore delle stablecoin. A partire da PayPal, che ha lanciato PYUSD, con l’evidente intenzione di impiantarsi in un settore molto interessante. Cui si dovrebbe presto aggiungere Ripple Labs, altra azienda che non intende tralasciarlo.

L’insidia più grande: la nuova legge sulle stablecoin in discussione a Washington

Se la concorrenza è in fondo un portato del tutto logico dell’operare in ambito finanziario, c’è però un’insidia che dovrebbe fare più paura a Tether. Il riferimento è alla nuova legge sulle stablecoin proposta al Congresso da Cynthia Lummis e Kirsten Gillibrand. Un provvedimento il quale, a detta degli esperti, ha serie probabilità di giungere in porto, proprio per la sua natura bipartisan.

Il disegno di legge è molto articolato e si propone di dare maggiori sicurezze ai consumatori. In particolare, tramite il bando alle stablecoin algoritmiche, ritenute in effetti troppo pericolose, dopo la vicenda di Terra (LUNA).

Il provvedimento, però, è pericoloso in particolare per Tether. Prevede infatti l’ingresso delle banche nel settore e qualora ciò avvenisse le stesse dovrebbero liberarsi degli USDT detenuti. L’azienda, infatti, è un’attività estera, con ciò che questo status comporta.

Dall’interno di Tether fanno sapere che ciò non costituirebbe un grandissimo problema, ma per non farsi trovare impreparata di fronte al nuovo quadro, Tether si sta allargando ad altri settori. A partire dall’intelligenza artificiale.

USDT utilizzato da un cartello della droga colombiano per riciclare il denaro insieme all’erede di Cartier

Ormai da tempo USDT è accusato di essere uno strumento privilegiato per il riciclaggio dei soldi derivanti da attività illecite. Se un tempo era il Bitcoin, a trovarsi in questa scomoda situazione, ora il testimone è passato alla stablecoin di Tether, che si batte a sua volta per non essere associato a questo genere di attività.

La notizia proveniente dagli Stati Uniti, però, sembra fatta apposta per rinfocolare le polemiche in atto. Il Department of Justice (DoJ) degli Stati Uniti ha infatti accusato Maximilien de Hoop Cartier, discendente di Louis Cartier, di aver collaborato con un cartello della droga colombiano al fine di riciclare i proventi del traffico di droga utilizzando proprio l’USDT

USDT è ora utilizzato per il riciclaggio di soldi derivanti dal traffico di droga

Le forze dell’ordine coordinate dal DoJ hanno provveduto ad arrestare Maximilien de Hoop Cartier e altre cinque persone. L’accusa nei loro confronti è di aver riciclato oltre 14,5 milioni di dollari in USDT, soprattutto facendo leva su transazioni over-the-counter (OTC).

L’erede di Louis Cartier è stato arrestato mentre cercava di importare 100 chilogrammi di cocaina e riciclare centinaia di milioni di dollari. Fondi naturalmente provenienti dal narcotraffico condotto in collaborazione con un cartello della droga colombiano. 

Cartier è al momento detenuto a Miami, mentre i suoi collaboratori sono hanno trovato alloggio nelle carceri colombiane. Secondo le autorità, proprio lui, in collaborazione con Leonardo de Jesus Zuluage Duque, Erica Milena Lopez Ortiz e Felipe Estrada Echeverry, faceva parte di una rete di droga la quale riciclava milioni di denaro proveniente dal traffico di droga utilizzando criptovalute. 

A margine dell’operazione condotta dalle forze di polizia, è poi arrivato un comunicato che suona ad ulteriore condanna delle azioni intraprese dall’erede Cartier. Documento il quale ricorda, senza tanti infingimenti: “L’annuncio di oggi serve a ricordare che i criminali non rientrano in un certo modello. Mentre Maximilien de Hoop Cartier si presenta come membro di una famiglia associata alla ricchezza e al lusso, è accusato di aver eseguito un piano di frode bancaria in cui sono stati riciclati centinaia di milioni di fondi criminali. Sia qui che in Colombia, lui e i suoi cospiratori avrebbero riciclato i proventi del traffico di droga per oltre 14 milioni di dollari.”

Un piano congegnato nei minimi dettagli

Per condurre il suo piano criminoso, Cartier ha assunto il controllo di diverse società di comodo, con le quali ha condotto il riciclaggio delle ingenti risorse provenienti dal traffico di stupefacenti. Per riuscire meglio nel suo intento, ha provveduto a schermare tali società, presentandole agli istituti finanziari alla stregua di società operanti nel settore tecnologico e nella produzione di software.

Stando all’impianto accusatorio del Department of Justice, i conti di queste società di comodo erano poi utilizzati per la trasmissione di denaro, senza licenza. L’attività, sempre stando alla ricostruzione operata dal dipartimento, vedeva la partecipazione di Cartier ormai dal 2020, tramite la gestione di un exchange OTC privo di licenza. L’elenco delle società usate da Cartier include Bullpix Solutions LLC, Vintech Capital LLC, VC Innovated Technologies LLC, AZ Technologies LLC, Softmill LLC e Sun Technologies LLC.

Negli anni intercorsi sino ad oggi, l’attività di trasferimento di denaro di Cartier ha riciclato milioni di dollari in transazioni illegali e proventi criminali. Tali da vederlo ora dover affrontare ben quattro capi d’accusa: riciclaggio di denaro e associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio di denaro, transazione di proprietà derivata da attività illegali specifiche e gestione di un servizio di rimessa di denaro senza licenza. Una collezione che potrebbe costargli un lungo periodo di detenzione.

USDT di nuovo nell’occhio del ciclone

Per Tether non si tratta di una buona notizia. La sua stablecoin è infatti già da tempo accusata di essere utilizzata come strumento per riciclare denaro proveniente da attività illegali. Un’accusa contenuta in particolare in un rapporto delle Nazioni Unite, in cui si ricorda come USDT sia predominante nei traffici illegali del sud-est asiatico.

A renderlo ideale per il riciclaggio e il trasferimento di risorse provenienti da attività illegali è proprio il fatto di andare a sostituire il dollaro tradizionale. Con una semplice differenza: può infatti essere inviato senza la necessità di autorizzazioni a qualsiasi utente, su ben sedici blockchain supportate. Un’operazione che necessita di pochi secondi per la sua effettuazione.

L’azienda è ormai da tempo al centro di accuse in tal senso. E per evitarle sta cercando di adottare contromisure in grado di evitare usi impropri della propria stablecoin. Intanto, però, i cartelli colombiani della droga la stanno utilizzando in maniera sempre più massiccia. Potendo peraltro confidare in complicità insospettabili, come quella dell’erede Cartier.

Il Venezuela punta su Tether per aggirare le sanzioni

Il Venezuela è uno dei Paesi che ormai da anni è oggetto di pesanti sanzioni da parte degli Stati Uniti e dei Paesi ad essi alleati. Sanzioni le quali hanno avuto notevoli ripercussioni sull’economia locale, spingendo il governo a cercare modi concreti per poterle aggirare, sin dove possibile.

Tra quelli che sono al momento esplorate da Caracas, ci sono naturalmente anche le criptovalute e l’utilizzo della blockchain. Proprio in tema di innovazione finanziaria, l’ultima novità che arriva dal Venezuela riguarda Tether. La stablecoin emessa dalla società, USDT, la più grande a livello globale, è infatti utilizzata dalla compagnia petrolifera statale venezuelana, PDVSA, per sottrarsi alle nuove sanzioni imposte da Washington.

Il Venezuela utilizza USDT contro le sanzioni

Utilizzare la più grande stablecoin, USDT, per aggirare le sanzioni degli Stati Uniti. Questa è la linea d’azione adottata da PDVSA, naturalmente con il beneplacito del governo venezuelano, che è ormai da tempo impegnato ne tentativo di ravvisare strumenti idonei in tal senso.

La speranza è che il provvedimento abbia più fortuna rispetto al Petro, la criptovaluta lanciata dal presidente Maduro nel 2018. Anche allora il provvedimento venne adottato in qualità di risposta all’embargo statunitense, senza però grande successo. Nonostante il gradimento di un gran numero di venezuelani per le criptovalute, individuate come lo strumento ideale per combattere i livelli inflattivi troppo elevati, Petro non è mai riuscito a decollare realmente.

La criptovaluta di Stato del Venezuela non è infatti mai stata accettata negli exchange ed è lentamente deperita, sino ad essere messa in disparte proprio all’inizio dell’anno. Ne sono nate nuove discussioni sul modo di ovviare al problema, che hanno ora avuto una prima risposta, con l’utilizzo di USDT.

Il suo utilizzo, peraltro, andrebbe a confermare quello che già si sapeva sulla stablecoin di Tether. Il token ancorato paritariamente al dollaro statunitense, è infatti sempre più utilizzato per bypassare l’impianto sanzionatorio predisposto dal governo di Washington. Un vero e proprio paradosso, in quanto le stablecoin, iniziando proprio da USDT, sono viste come un sostegno alla forza del biglietto verde.

La conferma della Nazioni Unite

L’utilizzo di USDT per aggirare le sanzioni USA è ormai una consuetudine. Proprio di recente, infatti, sono apparse notizie relative al fatto che anche la Russia vi avrebbe fatto ricorso, per sottrarsi alle conseguenze dell’embargo da parte dei Paesi occidentali.

Ad affermare questo dato dato di fatto è stato il vicesegretario del Tesoro degli Stati Uniti, all’interno di un rapporto elaborato dal ministero e basato su affermazioni della Central Intelligence Agency (CIA). Tanto da spingere il governo statunitense a riflettere su una struttura in grado di porre rimedio in tal senso.

Occorre anche sottolineare come USDT sia largamente utilizzato da chi intende movimentare soldi restando fuori dal radar di soggetti istituzionali. A confermare il trend è un rapporto pubblicato dalle Nazioni Unite, in base al quale Tether è sempre più utilizzato in varie parti del globo. A partire dal sud-est asiatico, ove USDT è visto come uno strumento ideale per riciclare denaro e condurre attività criminali. Andando in tal modo a sfatare il mito che sia il Bitcoin il preferito dai criminali.

Basti pensare che la stablecoin regina è stata utilizzata nel corso del 2023 all’interno di transazioni illegali per un importo pari a 19,3 miliardi di dollari. Dato che è peraltro inferiore rispetto ai 24,7 miliardi di dollari dell’anno precedente.

Il governo di Washinton potrebbe procedere contro Tether?

Secondo, un rapporto dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine, la stablecoin è poi sempre più utilizzata nelle truffe informatiche. In particolare domina nella cosiddetta “macellazione del maiale”, la creazione di legami sentimentali fittizi su cui basare il raggiro. Accuse che hanno naturalmente suscitato fastidio in Tether, che si trova in pratica nella stessa situazione del Bitcoin di qualche anno fa.

In questo caso, però, la preoccupazione è che il governo statunitense decida di colpire l’azienda. A rendere meno probabile un intervento è però proprio la constatazione dell’importanza di USDT nel sostegno al dollaro statunitense. Colpendo Tether, in pratica, il governo di Washington potrebbe danneggiare uno degli strumenti su cui fonda la sua traballante leadership globale.

USDT, la Russia lo utilizzerebbe per aggirare le sanzioni

La Russia starebbe utilizzando USDT, la stablecoin di Tether, per aggirare le sanzioni occidentali. Ad affermarlo è il vicesegretario del Tesoro degli Stati Uniti, all’interno di un rapporto elaborato dal ministero e basato su affermazioni della Central Intelligence Agency (CIA). Un’affermazione la quale non dovrebbe rappresentare un’eccessiva sorpresa, alla luce del fatto che USDT è stata la stablecoin più utilizzata in assoluto per le attività di carattere illegale, nel corso degli ultimi dodici mesi.

USDT, la Russia la utilizza per aggirare le sanzioni

Secondo la CIA, tra gli strumenti utilizzati dalla Russia per finanziare il proprio poderoso apparato militare ed eludere le sanzioni di Stati Uniti e Paesi alleati, ci sarebbero sempre più metodi di pagamento alternativi. Un novero in cui spicca la presenza di USDT, la stablecoin lanciata da Tether e ancorata in rapporto prioritario al dollaro statunitense.

Ad affermarlo è uno studio pubblicato dal Ministero del Tesoro degli Stati Uniti, ripreso dal vicesegretario al Tesoro di fronte alla commissione del Senato per gli affari bancari, abitativi e urbani. Nel corso di una audizione, infatti, ha sostenuto che la Russia sta sfruttando sempre di più gli USDT per eludere le sanzioni economiche. Una constatazione che lo ha poi spinto a sottolineare l’importanza di dare vita ad una struttura esecutiva in grado di porre fine a questo tipo di attività. A renderla tale il fatto che gli asset digitali siano sempre più usati da gruppi terroristici, Stati canaglia e organizzazioni criminali transnazionali.

Il caso di USDT è emblematico in tal senso. Il token, infatti, è stato utilizzato nel corso del 2023 all’interno di transazioni illegali il cui importo è stato pari a 19,3 miliardi di dollari. Un dato che è comunque in calo rispetto ai 24,7 miliardi di dollari dell’anno precedente.

La conferma delle Nazioni Unite

A confermare i dati del Tesoro USA è anche una recente relazione stilata dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU). Secondo i tecnici dell’organizzazione, infatti, i riciclatori di denaro e i truffatori del sud-est asiatico starebbero utilizzando sempre più spesso Tether.

Inoltre, un rapporto dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine sottolinea l’allarmante aumento delle truffe informatiche che ne prevedono l’impiego. In particolare in quella nota come “macellazione del maiale”, consistente nella creazione di legami sentimentali fittizi su cui basare il raggiro.

Un trend che sembra complicato spezzare proprio per la mancanza di un quadro di regole condivise a livello globale. La situazione che ne consegue lascia quindi spazi vuoti in cui vanno a infilarsi agevolmente tutti coloro che necessitano di spostare risorse illegali.

Perché USDT viene usato dalle organizzazioni criminali?

Sino a qualche anno fa, la tesi prevalente indicava in Bitcoin e privacy coin gli strumenti privilegiati dall’economia criminale. Una tesi suffragata dal fatto che sia l’uno che le altre fanno della riservatezza un punto di forza e un caposaldo ideologico.

Ora, però, la realtà sembra indicare altri strumenti, a partire proprio dalle stablecoin, USDT in testa. Una lunga serie di rapporti indicano il rapido mutamento della situazione, di cui le agenzie governative devono tenere conto.

Le reti criminali di ogni parte del globo, in effetti, stanno dando vita ad vero e proprio un sistema finanziario concorrente. Per farlo stanno facendo leva proprio sulle caratteristiche di Tether, ovvero la velocità e l’irreversibilità delle transazioni.

Una nuova realtà segnalata del resto dall’ONU, che non ha esitato a lanciare un avvertimento su un ecosistema criminale sovralimentato. Accompagnato da un’esortazione, quella di un quadro normativo in cui inserire le criptovalute e impedire che possano favorire l’economia criminale. Un appello che, però, almeno negli Stati Uniti è caduto sinora nel vuoto, anche a causa della contrarietà di Blockchain Association e aziende operanti nel settore dell’innovazione finanziaria.