Skip to main content

Tag: Toscana

La vera ricchezza in tavola: le acciughe alla povera

La divinità sta nel particolare, affermava quel famoso critico d’arte, volendoci ricordare che è proprio nei dettagli e nella semplicità che possiamo scoprire qualcosa di sublime. E in cucina il sublime dove sta? Sempre nelle cose più semplici e lineari, in quelle ricette dritte e apparentemente facili che, come un taglio sulla tela di Fontana, portano al cuore del sapore. Come le acciughe alla povera, una ricetta della cucina toscana di mare diventata patrimonio del grande ricettario nazionale. 

Partiamo dagli ingredienti

Dunque oggi parliamo di cucina toscana e lo facciamo per raccontare un antipasto di pesce classico della costa di quella regione. Si tratta delle acciughe alla povera, un piatto semplice da preparare. Come in tutti i piatti semplici l’unica cosa che conta anche in questo caso è la qualità degli ingredienti: che siano sempre freschissimi e di prima qualità. 

Andiamo allora a stilare la lista della spesa e poi passiamo ai pochi e semplici passaggi che ci permetteranno di portare a tavola un piatto della tradizione toscana diventato patrimonio di tutte le cucine d’Italia. Intanto ecco gli ingredienti: 

  • 500 g alici fresche
  • 200 ml aceto di mele
  • 4 cipollotti di Tropea
  • Peperoncino qb
  • Olio extra vergine di oliva qb

Il procedimento

Per prima cosa vanno trattate le alici. Se non avete nozione di come fare, potete guardare in rete uno dei tantissimi tutorial che spiegano come si puliscono: eviterete di gettare tanta buona materia prima solo per imperizia. Una volta capito come operare, eliminate dalle alici la testa e la lista. Quindi potete posizionarle in una terrina e poi coprirle con l’aceto di mele. 

Coprite con una pellicola e poi lasciatele marinare in frigorifero per non meno di 3 ore. Quando il tempo della marinatura starà per finire potete prendere i cipollotti, mondarli e poi affettarli molto finemente. Fate la stessa cosa con il peperoncino. 

A questo punto le alici avranno finito la loro marinatura e potranno essere trattate. Scolatele dalla marinatura e poi tamponatele con un panno pulito oppure con della carta da cucina. Prendete una pirofila e disponetevi dentro gli ingredienti, creando degli strati di acciughe, cipollotti e peperoncino. Versate olio EVO fino a coprire le acciughe e poi sigillate la pirofila con del film trasparente. Ora mettete la pirofila in frigo la lasciate marinare per una notte intera. 

Acciughe alla povera: la ricetta di Livorno, Pisa e Viareggio

Come abbiamo precedentemente spoilerato, le acciughe alla povera sono un piatto tipico della costa toscana. Livorno, Pisa e Viareggio se ne contendono la nascita. Resta il fatto che questo antipasto semplice e veloce lo si può preparare ovunque seguendo la ricetta standardizzata che abbiamo appena illustrato, oppure farsi ispirare dalla preparazione più strong, che è quella comune alle tre città costiere. Dal punto di vista delle indicazioni di consumo le acciughe alla povera possono essere presentate come antipasto assieme a delle verdurine tagliate alla julienne e condite solo con olio EVO oppure, come da tradizione, servite su delle fette di pane e servite come accompagnamento all’aperitivo. 

La versione più popolare delle acciughe alla povera

Questa versione è più vicina alla tradizione marinara, non tanto per gli ingredienti, quanto per i passaggi e il modo di trattare la materia prima. Infatti per la versione popolare la prima cosa da fare è assicurarsi della bontà della materia prima. Per questo il suggerimento è quello di abbattere le acciughe per evitare qualsiasi problema di deperimento alimentare. 

Dopo averle sciacquate, private della testa e della lisca, mettete le acciughe in una terrina, spolverate con poco sale e copritele con aceto di vino bianco. Poiché questo è più intenso dell’aceto di mele utilizzato nell’altra ricetta, fate marinare le acciughe solo per 3, o massimo 6, ore. In caso contrario l’aceto sarà protagonista coprendo qualsiasi altro sapore. Passato questo tempo scolate le acciughe e poi rimettetele a strati in una terrina, condendo ogni stato con cipolla affettata finemente e olio EVO. Quindi trasferite il tutto in frigo per altre due ore prima di servire. Ricordatevi di servirle a temperatura ambiente, evitando di impiattarle ancora troppo fredde. 

Come si fa il Peposo: ricetta del tipico piatto toscano

Chi ama gulasch e spezzatino in ogni stagione, non può certamente rinunciare al Peposo, ricetta tipica della cucina toscana dal sapore molto deciso, nella quale la carne di manzo viene cotta nel vino rosso con aglio e pepe. Il Peposo all’Impruneta (chiamato così perché nato nell’omonimo paesino vicino a Firenze) è anche conosciuto come peposo alla fornacina. Questo perché, in passato, per il peposo si utilizzavano delle ciotole di terracotta prodotte dai numerosi artigiani presenti nella zona, impegnati a preparare i mattoni che Brunelleschi aveva ordinato per realizzare la sua grandiosa cupola nel centro di Firenze. Le ciotole contenenti la pietanza venivano posizionate all’imboccatura delle fornaci destinate alla cottura delle mattonelle e qui preparate lentamente, per poi rifocillare i fornacini stessi.

Gli ingredienti

La preparazione della ricetta del Peposo non è difficile, ma è necessario scegliere ingredienti di qualità e rispettare i tempi di cottura: la carne di manzo deve essere fatta cuocere a lungo con erbe aromatiche e vino rosso (Chianti, naturalmente) fino a quando non diventa morbida e saporita.

Tenete anche presente che, nonostante siano molte le varianti che girano, la preparazione del vero peposo è regolamentata da un disciplinare predisposto dall’Accademia Italiana della Cucina d’intesa con il Comune di Impruneta. Gli ingredienti previsti sono rigorosamente: carne di manzo (muscolo o guancia), pepe in grani, aglio (facoltativo), sale e ovviamente vino Chianti. Anche se vi capiterà di trovarlo, il vero Peposo non ammette l’utilizzo del pomodoro.

Ecco quindi cosa vi serve per la vera ricetta del Peposo:

  • Carne di manzo (muscolo o guancia) 1400 g
  • Vino rosso Chianti 500 g
  • Pepe nero in grani 10
  • Aglio 4 spicchi
  • Olio extravergine d’oliva 

La ricetta del Peposo all’Impruneta

Per preparare una perfetta ricetta del Peposo all’Impruneta, buona come quella che si fa in Toscana, per prima cosa mettete i granelli di pepe in una garza e chiudete con uno spago realizzando una sorta di pacchettino. Tagliate la carne prima a fette spesse circa 3 cm e poi a listarelle: non rifilatela dal grasso, a meno che non sia proprio eccessivo. Inoltre, cercate di ottenere dei pezzi regolari, così in cottura non si disferanno. 

Mettete sul fuoco una pentola (ottimo se ne possedete una di ghisa) aggiungete la carne, gli spicchi d’aglio sbucciati e il pacchettino con il pepe, quindi date una bella mescolata e fate rosolare la carne per almeno 10 minuti.

A questo punto versate il vino rosso, mettete un coperchio e lasciate cuocere a fiamma bassa per 2 ore. Trascorso questo tempo, togliete il coperchio, regolate di sale, mescolate e lasciate cuocere per altre 2 ore sempre a fiamma bassa, mescolando di tanto in tanto. Al termine della lunga cottura il sughetto si sarà ritirato e la carne risulterà bella morbida. Togliete quindi la garza con il pepe e servite la ricetta del Peposo all’Impruneta con delle patate arrosto, con dei fagioli cannellini, con della polenta oppure con delle verdure lessate, saltate nel burro con uno spicchio d’aglio.

La versione con il pomodoro

I puristi ritengono che la versione della ricetta del Peposo fatta con il pomodoro sia un’eresia, tanto più che il rigoroso disciplinare non prevede assolutamente l’utilizzo di questo ingrediente. Si tratta però di una ricetta comunque molto diffusa e noi, per dovere di cronaca, la riportiamo.

Gli ingredienti che vi servono sono:

  • 1 kg di muscolo di manzo
  • 2 bicchieri di Chianti
  • 3 spicchi d’aglio
  • 1 cucchiaio di concentrato di pomodoro
  • 1 cucchiaio abbondante di pepe nero macinato al momento
  • sale

Tagliate la carne a cubetti, mettetela in un tegame di coccio o in una padella di ghisa assieme all’aglio sbucciato e copritela completamente d’acqua. Cuocete a recipiente semicoperto per 2 ore a calore moderato, dopodiché aggiungete il pepe, il vino e il concentrato di pomodoro. Salate, coprite e cuocete ancora per 3 ore in modo che il Peposo risulti bello denso e cremoso. Se vedete che si asciuga troppo, aggiungete acqua calda durante la cottura.

Quanto è grande il mare toscano: ecco il tonno di coniglio

Se c’è una regione che nel mondo ci invidiano questa è la Toscana. Le dolci crete senesi, le foreste della Garfagnana, le grandi praterie della Maremma o le piane infinite della Chiana. Non parliamo poi delle città, simbolo di cultura e bellezza. E del mare, con le sue meravigliose increspature, il blu acceso le isole. Un mare che si estende perfino all’entroterra con una pescosità introvabile altrove. Al punto che in alcune trattorie delle colline del Chianti si può gustare il tonno di coniglio

Che burloni questi toscani

Tutto vero sulla bellissima Toscana e sulla sua gente delle quali ci si innamora per sempre fin dalla prima visita. Ma, si sa, i toscani son anche un po’ giocosamente burloni: scherzano su tutto, persino sulla miseria. È per questo che in alcuni menù tradizionali si trova il tonno di coniglio. Un ossimoro? Una burla? Cos’è? Presto detto: si tratta di uno dei più prelibati piatti della tradizione culinaria popolare che ha saputo trasformare un ingrediente povero e facilmente replicabile come il coniglio in qualcosa di delizioso da portare in tavola. Chiariamo subito che con i grandi pesci pelagici della famiglia degli scombriadi questo piatto non ha nulla a che fare. Per cui stiano tranquilli i poco appassionati di pesce: qui di scatolette non se ne trovano. Piuttosto la cucina popolare ha inventato un sistema per portare a tavola le semplici carni di alcuni appartenenti alla famiglia dei lagomorfi dopo averle conservate a lungo con metodologie tradizionali. 

A proposito di burle

Prima di inoltrarci nella semplice ricetta del tonno di coniglio occorre fare una precisazione: sembra che questo piatto sia stato inventato in Piemonte, e non in Toscana, da dei frati burloni (quindi forse di origine toscana?) che in periodo di Quaresima volevano continuare a mangiare la carne e per farlo la tramutarono in pesce. Il rigore dell’Abate del convento pretendeva che nel periodo pre pasquale si consumasse solo pesce. E allora i nostri simpatici fraticelli decisero di prendere in prestito la ricetta del tonno in conserva per trasformare la carne di coniglio in un piatto consumabile di nascosto. 

In Toscana sono meno fantasiosi nella ricostruzione: siccome il pesce nell’entroterra non arrivava o costava troppo, i contadini decisero di trattare la carne di coniglio allo stesso modo del tonno. Ecco come è nato il tonno di coniglio. 

La ricetta del tonno di coniglio

Se tra i due litiganti il terzo gode, facciamo che, semplicemente, ci prendiamo la ricetta del tonno di coniglio per riproporla in tutta la sua semplicità. Per prima cosa ricordiamo che il trattamento che andremo a fare è un modo per conservare a lungo le carni del lagomorfo locale. Ma questa lunghezza la ritroviamo anche nella preparazione di un piatto che richiede pazienza nel fare e nell’attendere. Sintetizzando, parlando di  tonno di coniglio raccontiamo di una carne conservata sott’olio proprio come aveva finalizzato dopo la metà Ottocento Ignazio Florio in Sicilia per il tonno. Ovviamente ci saranno le varianti necessarie a trattare una carne di mammifero invece di un pesce. Ma elenchiamo gli ingredienti per sei porzioni e dopo i passaggi. 

  • 900 g lombi e cosce di un grosso coniglio
  • 300 g olio extravergine d’oliva
  • un mazzetto di salvia
  • aglio
  • porro
  • sedano
  • carota
  • cipolla
  • alloro
  • chiodi di garofano
  • timo fresco
  • sale
  • pepe in grani

Mettete sul fuoco una pentola abbastanza grande da contenere 3 litri di acqua. Salate, aggiungete mezza cipolla con alcuni chiodi di garofano, sedano, carota, 2 foglie di alloro, un rametto di timo, porro e una manciata di grani di pepe. 

Dopo aver tagliato a pezzi il coniglio, immergetelo in acqua e lasciatelo cuocere per non meno di 90 minuti. A questo punto spegnete e lasciate raffreddare i tocchi di coniglio nel brodo di cottura. Una volta freddati prelevateli con una schiumarola, asciugateli e spolpateli. Una volta ottenuta la polpa, tagliatela a piccoli pezzettini regolari oppure sfilacciatela. Mettete quindi la carne in un vaso dentro il quale avete preparato uno strato di foglie di salvia: continuate alternando carne, foglie di salvia e grani di pepe e poi bagnateo con olio EVO. Esauriti gli ingredienti sigillate con olio d’oliva fino a coprirli completamente e poi chiudete il vaso per farlo riposare almeno 48 ore al buio e al fresco. Poi potrete servire il vostro tonno di coniglio con della giardiniera o un’insalatina fresca di stagione. 

Una ricetta tipica toscana: la torta scendiletto

Ma chi l’ha detto che Toscana fa rima solo con cinghiale o con caciucco alla livornese? Le terre che furono del Granducato sono una grande enciclopedia di cultura culinaria, ci riservano grandi sorprese in tutti i momenti del pasto. Pensiamo al cavolo nero e alle sue tantissime possibilità di essere utilizzato dagli antipasti, ai primi, ai contorni. Ma perché quindi non aprire il grande libro della cucina locale e cercare qualcosa di sfizioso? Ecco la torta scendiletto, ricetta tipica toscana

Siamo nel cuore pulsante di un’Italia bellissima, piena di storia, di arte, di cultura, di accoglienza e di buon vino e buona cucina. La ricetta tipica toscana della torta scendiletto è semplice da realizzare, come tutte le ricette tradizionali, ma anche unica e inconfondibile nei sapori che propone. Gli ingredienti sono pochi e facili da reperire: probabilmente li avete già in casa. Anche il tempo per realizzare questa tipica ricetta toscana della torta scendiletto non è poi tanto. 

Come si fa la torta scendiletto, ricetta tipica toscana

Oggi parliamo di dolci tradizionali, di cucina semplice, del territorio. Ma non per questo di una cucina banale e scontata: i sapori che andiamo ad esplorare sono esclusivi, inconfondibili, pregni di quella sapienza contadina che ci apre il cuore e ci rende la vita più bella. 

Andiamo quindi ad elencare gli ingredienti e poi vediamo come si possono amalgamare per preparare questa ricetta tipica toscana: la torta scendiletto. Gli ingredienti sono per 12 porzioni:

  • 2 rotoli di pasta sfoglia rettangolare
  • zucchero a velo
  • 4 uova
  • 1 bustina vanillina
  • 8 cucchiai zucchero
  • 3 cucchiai farina
  • 1 cucchiaio fecola di patate
  • 500 ml latte

Partiamo con la preparazione della torta scendiletto, ricetta tipica toscana: la prima cosa che andremo a realizzare è la crema che ci servirà poi per guarnire il nostro dolce. Si dovrà raffreddare ed è per questo che la prepariamo per prima. Mettiamo quindi in un pentolino il latte al quale aggiungeremo la vanillina. Accendiamo la fiamma lasciandola in posizione medio bassa e portiamo il tutto a bollore. 

Sfruttiamo questo tempo per rompere le uova, separare i tuorli e metterli in una ciotola assieme allo zucchero. Iniziamo a montarli e quando il composto sarà bello spumoso aggiungiamo la farina setacciata un po’ alla volta unendo a questa anche la fecola di patate. E’ importante lavorare con calma senza sovrapporre le dosi: quindi aggiungiamo altra farina solo dopo che la precedente sarà completamente assorbita. 

Ancora pochi passaggi

Siete a buon punto con la realizzazione della torta scendiletto, ricetta tipica toscana. Quando il latte sarà vicino al punto di bollore versateci dentro il composto con uova e farina e mescolate in modo continuativo aiutandovi con una frusta per evitare che si formino dei grumi. Pochi minuti e la crema inizierà a cambiare stato, rapprendendosi. Continuate a mescolare fino a quando la consistenza sarà quella desiderata. Evitate di farla bollire, questo è molto importante: mescolare continuamente serve anche ad abbassare la temperatura. Una volta pronta lasciate raffreddare la crema.

Torta scendiletto: la tipica ricetta toscana ora ci suggerisce di iniziare ad assemblare il nostro dolce. Quindi: rivestiamo di carta forno una teglia e poi posizioniamoci sopra il primo rotolo di sfoglia. Con una forchetta facciamo tanti piccoli buchetti e poi mettiamola in forno a 180° per 15 minuti. Grazie a questo prima cottura la base della torta resterà fragrante. Se invece ci mettessimo sopra direttamente la crema, si bagnerebbe tutto rovinando il risultato finale. 

Finito il tempo di cottura, togliete dal forno, lasciate raffreddare, versateci sopra la crema fredda e poi coprite il tutto con l’altro rotolo di carta sfoglia sigillando i bordi. Pratichiamo tanti buchetti anche su questa sfoglia e rimettiamo di nuovo in forno per altri 15 minuti sempre a 180°. Una volta cotta togliamo dal forno e lasciamo raffreddare prima di decorarla con lo zucchero a velo e poi tagliarla a quadrettoni. 

Sapori toscani: ecco la ricetta degli gnudi

Torniamo ad esplorare il vasto mare della cucina tradizionale regionale, atterrando ancora una volta in Toscana, patria dell’italico idioma ma anche di una ricca cultura gastronomica. In questo caso andiamo a rispolverare la ricetta degli gnudi, un classico piatto toscano che si può proporre nel periodo autunnale e invernale perché si presenta come piuttosto sostanzioso. Gli gnudi ci arrivano dalle cucine familiari della Maremma e del Mugello, dove pastorizia e agricoltura sono il sottofondo dal quale nascono importanti eccellenze gastronomiche. 

Ingredienti e ricetta

Quando parliamo di gnudi parliamo di un classico tortello rustico, che viene tipicamente lessato in acqua e poi condito con abbondante burro e salvia. La preparazione di questo semplice, ma grande primo piatto toscano non abbisogna di grandi sortilegi per essere preparato. Quindi seguiamo le indicazioni della ricetta degli gnudi e poi avviamoci a realizzarli per portare a tavola il sapore della Maremma. 

Ingredienti:

  • 700 g spinaci freschi 
  • 350 g ricotta di pecora 
  • 45 g farina 00 
  • 50 g parmigiano Reggiano DOP grattugiato 
  • 1 uovo 
  • Sale fino q.b.
  • Pepe nero 
  • Noce moscata q.b.

Per il condimento: 

  • 100 g burro 
  • Salvia q.b.
  • Parmigiano Reggiano q.b.

Iniziamo la ricetta degli gnudi eliminando dalla ricotta la parte di siero in eccesso: è sufficiente metterla in un colino e lasciarla sgocciolare. Mentre si attua questo processo possiamo già lessare gli spinaci che, precedentemente, avremo mondato e poi lavato accuratamente. Quindi: mettete gli spinaci in una pentola con poco olio e lasciateli appassire per meno di 10 minuti, tenendo il fuoco proprio dolce. Se serve aggiungete poca acqua perché non brucino.  

Anche gli spinaci quando saranno cotti vanno messi in un colino per farli raffreddare e per fargli perdere il liquido di cottura. Una volta freddi, prima di utilizzarli, strizzateli per farli perdere praticamente tutta l’acqua. 

Ricotta e spinaci: la base della ricetta degli gnudi

Quando ricotta e spinaci saranno pronti possiamo tritare finemente le verdure per poi metterle in una ciotola assieme alla ricotta di pecora. Regolate di sale e pepe e spolverate con la noce moscata. Poi aggiungete l’uovo e il Parmigiano Reggiano Dop già grattugiato. 

Potete già iniziare a mescolare per far amalgamare gli ingredienti. Dopo qualche giro aggiungete anche la farina e continuate a mescolare per ottenere un composto omogeneo. 

Servendovi di un cucchiaio prendete un po’ di impasto e, lavorandolo con le mani, formate una pallina leggermente ovale che poi andrete a mettere su di un vassoio. 

Questo è il vostro primo gnudo! Continuate a creare tanti gnudi quanti ve lo permetterà la quantità di impasto preparato. Una volta esaurito l’impasto spolverate tutti gli gnudi con una leggera nuvola di farina. 

La cottura

Nel frattempo avrete messo sul fuoco una grande pentola con tanta acqua. Portatela a bollore. Sul fuoco accanto mettete un’ampia padella nella quale fate sciogliere il burro assieme alla salvia. Iniziate a lessare gli gnudi pochi alla volta: dopo averli buttati in acqua bollente salata, passato qualche istante, risaliranno a galla. Sarà il momento per prelevarli utilizzando una schiumarola e metterli nella padella col burro e la salvia. Per farli insaporire fateli saltare con delicatezza evitando di mescolarli con un cucchiaio di legno perché rischiano di sfaldarsi. Vanno serviti con una buona spolverata di Parmigiano e pepe. 

Gli gnudi si possono fare anche nella bella stagione: in questo caso si potranno condire con un semplice ma saporito sugo di pomodoro e salvia. 

Se ne fate in più gli gnudi possono anche essere congelati appena fatti. Per cuocerli poi non servirà scongelarli ma semplicemente metterli in acqua appena tolti dal freezer. 

Come promesso la ricetta degli gnudi è semplice da seguire: si tratta pur sempre di cucina della tradizione contadina, poca fatica e tanta sostanza. 

Se volete completare il vostro menu toscano, scegliete i tipici crostini come antipasto e un buon pollo alla cacciatora come secondo.

Cassa integrazione alluvione Toscana: le istruzioni INPS per le domande di accesso

Cassa integrazione alluvione: con la pubblicazione del messaggio n. 3959 del 9 novembre 2023 l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale ha fornito le istruzioni operative per quanto riguarda la presentazione delle domande che sono necessarie ai fini dell’accesso alla CIG.

Il suddetto messaggio INPS, in particolare, che è stato redatto dalla Direzione Centrale Ammortizzatori Sociali, fa riferimento alle disposizioni legislative che regolano l’accesso ai seguenti trattamenti di integrazione salariale:

  • la CIGO (Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria);
  • l’assegno di integrazione salariale, il quale viene riconosciuto dai seguenti Fondi:
    • il Fondo di Integrazione Salariale (FIS);
    • i Fondi di solidarietà bilaterali, disciplinati da quanto viene disposto all’interno dell’art. 26 del decreto legislativo n. 148 del 2015, per evento oggettivamente non evitabile (EONE);
  • la CISOA (Cassa Integrazione Speciale Operai dell’Agricoltura), che viene disciplinata da quanto viene disposto all’interno dell’art. 8 della legge n. 457 del 1972.

Cassa integrazione alluvione Toscana: le istruzioni INPS per la presentazione delle domande di CIGO e di assegno di integrazione salariale da parte dei datori di lavoro in caso di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa

Come abbiamo già accennato anche durante il corso del precedente paragrafo, l’INPS ha fornito dei chiarimenti ai datori di lavoro che sono stati colpiti dagli eventi alluvionali che si sono abbattuti recentemente in Toscana, ai fini della presentazione delle domande relative alla sospensione oppure alla riduzione dell’attività lavorativa in quelle specifiche giornate con eventi meteorologici avversi.

In particolare, i datori di lavoro interessati devono inserire all’interno dell’istanza l’apposita causale denominata “Incendi – crolli – alluvioni”, le quali fanno riferimento al verificarsi di eventi oggettivamente non evitabili (c.d. EONE).

Queste causali, nello specifico, possiedono le seguenti caratteristiche:

  • non c’è bisogno che il lavoratore abbia prestato la propria attività lavorativa per un periodo minimo di 30 giorni presso l’unità produttiva per quale il datore di lavoro richiede la CIGO o l’assegno di integrazione salariale;
  • il datore di lavoro non deve versare il contributo addizionale per la CIGO e per l’assegno di integrazione salariale;
  • la domanda può essere inviata entro il termine del mese successivo a quello in cui si è verificata l’alluvione, ovvero entro il 31 dicembre 2023;
  • l’informativa sindacale non è preventiva e, pertanto, basta comunicare le cause che hanno portato alla sospensione o alla riduzione dell’attività lavorativa, nonché la durata prevedibile del periodo in cui viene richiesta la concessione della CIGO o dell’assegno di integrazione salariale e il numero dei lavoratori interessati, alle RSA (rappresentanze sindacali aziendali), alla RSU (rappresentanza sindacale unitaria) o alle articolazioni territoriali delle associazioni sindacali che sono più rappresentative a livello nazionale.

L’INPS comunica che bisogna allegare un’apposita relazione tecnica alla domanda di accesso alla CIGO e all’assegno di integrazione salariale, in cui devono essere specificati i seguenti aspetti:

  • la tipologia di attività lavorativa;
  • le modalità attraverso le quali l’alluvione ha influito sul regolare svolgimento dell’attività lavorativa.

Qualora, poi, l’attività lavorativa non possa essere ripresa una volta terminati gli eventi meteorologici avversi, allora i datori di lavoro potranno inserire la causale “Impraticabilità dei locali anche per ordine di Pubblica Autorità all’interno della domanda di CIGO e assegno di integrazione salariale.

In allegato dovranno essere inviati il verbale oppure le attestazioni delle Autorità competenti che siano idonee ad accertare l’impraticabilità di svolgere l’attività lavorativa.

Le istruzioni INPS per la presentazione delle domande di CISOA da parte dei datori di lavoro in caso di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa

I datori di lavoro agricoli, che hanno subito la sospensione dell’attività lavorativa a causa dell’alluvione in Toscana, dovranno inserire la causale “eventi atmosferici – cod. evento 01” all’interno della domanda per l’accesso alla CISOA.

In caso di riduzione dell’attività lavorativa per un periodo di tempo pari alla metà dell’orario giornaliero previsto dal contratto, invece, i datori di lavoro dovranno inserire la causale “CISOA eventi atmosferici a riduzione”.

Alluvione Toscana, commercialisti: “Chiesta la sospensione delle scadenze fiscali”

Alluvione Toscana: in seguito alle richieste che sono giunte da parte del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (CNDCEC) per quanto riguarda la sospensione delle scadenze fiscali che sono previste per le popolazioni che si trovano nelle zone colpite dall’alluvione che interessa la Toscana, sono arrivate e sono in arrivo le prime misure urgenti.

A tal proposito, nello specifico, con la pubblicazione di un apposito comunicato stampa durante il corso della giornata di lunedì 6 novembre 2023, il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (CNDCEC) ha effettuato la prima richiesta esprimendo la propria vicinanza a tutti i cittadini che si trovano in quei territori, richiedendo per loro la sospensione dei rispettivi termini fiscali.

Tale comunicato stampa del CNDCEC, in particolare, richiede un intervento diretto da parte del Governo a tale scopo, proponendo e lanciando un’apposita sottoscrizione nei confronti dei propri colleghi che hanno subito delle conseguenze negative dagli eventi calamitosi che si sono abbattuti sulla Toscana, durante il corso della giornate comprese tra giovedì 2 novembre 2023 e sabato 4 novembre 2023.

Senza perderci troppo in chiacchiere, dunque, andiamo subito a vedere insieme qual è il contenuto della lettera che è stata inviata da parte del presidente della categoria, Elbano de Nuccio, al Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, al Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, al Viceministro dell’Economia e delle Finanze, Maurizio Leo, e al Direttore Generale dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini.

Alluvione Toscana: la richiesta di sospensione delle scadenze fiscali da parte del CNDCEC

Come abbiamo accennato durante il corso del precedente paragrafo, il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (CNDCEC) ha richiesto all’Agenzia delle Entrate la sospensione delle scadenze fiscali per i cittadini che si trovano nelle zone dove si è abbattuta l’alluvione che ha colpito i territori della Toscana.

A tal proposito, tramite la pubblicazione del comunicato stampa del 6 novembre 2023, il Presidente del CNDCEC, Elbano de Nuccio, ha chiesto alla Premier Giorgia Meloni, al Ministro e al Viceministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti e Maurizio Leo, nonché al Direttore Generale dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, la proroga delle scadenze fiscali per le zone della Toscana che sono state colpite dall’alluvione.

La richiesta del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, nello specifico, verte sul fatto relativo all’introduzione di nuove misure urgenti che sono necessarie e che siano in grado di sospendere in maniera temporanea e per un periodo congruo i termini per quanto riguarda gli adempimenti e i versamenti tributari e contributi che sono scaduti nei giorni in cui si è verificato l’alluvione in Toscana.

Tale proroga, in particolare, si richiede debba riguardare, oltre agli adempimenti e ai versamenti dei contribuenti e le imprese che hanno la propria residenza oppure la propria sed legale o operative nei territori che sono stati colpiti dagli eventi alluvionali, anche gli adempimenti e i versamenti che sono previsti per i professionisti che hanno in carico e che effettuano le operazioni per conto dei contribuenti colpiti dall’alluvione.

Questo per via della straordinarietà delle condizioni meteorologiche avverse e degli eventi alluvionali che si sono verificati e che hanno portato ad una situazione di estremo disagio e di difficoltà, la quale ha impedito il normale svolgimento dell’attività lavorativa delle imprese e dei professionisti.

Dopodiché, nella lettera inviata alle istituzioni il presidente del CNDCEC il discorso si estende anche al fatto che quello che è avvenuto nelle Province di Firenze, Pistoia e Prato è l’ennesimo evento calamitoso grave che colpisce il nostro Paese e che crea tragedie, disastri e numerose altre problematiche ai cittadini, alle imprese e ai lavoratori professionisti.

LEGGI ANCHE Sospensione scadenze tributarie per malattia o infortunio del professionista: i chiarimenti del CNDCEC

Fiorentina-Juve e il mancato rinvio, Giani (Pres. Toscana): “La Lega Serie A prenda esempio dai ragazzi della Fiesole. Non c’è stata sensibilità”

La Toscana è in ginocchio. L’alluvione che l’ha colpita nella notte tra giovedì e venerdì scorso ha messo a dura prova l’intera Regione che da giorni ormai è incessantemente al lavoro per ristabilire una situazione vivibile. Firenze in tal senso non fa di certo eccezione ed è per questo che i ragazzi della curva Fiesole, oltre ad alcuni importanti esponenti delle Istituzioni, avevano richiesto a gran voce che la partita Fiorentina-Juventus potesse essere rimandata. Niente da fare, per decisione della Lega Serie A le due squadre sono scese regolarmente in campo domenica sera. Secondo l’Osservatorio sulle manifestazioni sportive del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, infatti, non esistevano motivi per non disputare il match. Una decisione che ha lasciato a molti l’amaro in bocca. Compreso il Presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, che intervenendo ai microfoni di Radio Roma Sound, 90Fm, ha mostrato tutta la sua delusione rispetto all’accaduto.

Fiorentina-Juve, il mancato rinvio

Strade dissestate, case sconvolte, fango e rifiuti ovunque, famiglie ancora sfollate che hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni. Questa è la fotografia della Toscana in questo momento. L’alluvione che l’ha colpita, mettendola in ginocchio, è una vera e propria tragedia e ha portato con sé ben 8 vittime. Le immagini sono raccapriccianti. Campi Bisenzio, Prato, Montemurlo e Seano sono i paesi simbolo dell’emergenza. Tutto è avvenuto nella notte tra giovedì 2 e venerdì 3 novembre. La causa? Temporali violentissimi che hanno portato grandi quantità d’acqua per le strade e all’interno dei fiumi che, non riuscendo a tenere, sono esondati. Il miglioramento climatico di questi ultimi giorni, sta facendo tirare un primo sospiro di sollievo alle popolazioni colpite, ma l’emergenza è ancora tale e ci sarà da rimboccarli le maniche e lavorare ancora sodo per riportare una parvenza di normalità.

Mentre la Toscana si è fermata in blocco, però, e da tutte le Regioni intorno sono arrivati aiuti e volontari, il calcio ha deciso di andare avanti, dritto per la sua strada. Domenica sera infatti, allo stadio Artemio Franchi di Firenze, è andato in scena il match tra Fiorentina e Juventus, terminato 1 a 0 in favore della squadra di Allegri. La curva Fiesole aveva diramato, il giorno precedente all’evento sportivo, un comunicato stampa in cui aveva richiesto la possibilità di rinviare la partita. La Lega Serie A però ha valutato ogni possibilità, mettendo tutto sul piatto della bilancia. Da una parte la sensibilità verso l’emergenza, dall’altra i diritti tv e un calendario, sempre più fitto, considerando gli impegni nelle varie competizioni. Alla fine le due formazioni sono scese in campo, nella totale sicurezza degli addetti ai lavori e dei tifosi sugli spalti, ma questa decisione ha fatto indignare i toscani.

Parola al Governatore della Toscana, Eugenio Giani

Nonostante la decisione di far giocare la partita, però, la curva Fiesole ha scelto di non presentarsi al Franchi, continuando invece a dare il proprio supporto a chi ne aveva, in quel momento estremo bisogno. I video dei ragazzi che spalando il fango, intonano i cori da stadio solitamente rivolti alla viola, sono diventati presto virali e hanno fatto il giro dei social. Una presa di posizione netta e condivisa anche dal Sindaco di Firenze, tra gli altri. Proprio il primo cittadino, insieme al Governatore della Toscana, si erano infatti uniti alla richiesta dei tifosi. A seguito della risposta negative, dunque, non sono stati solo i tifosi della Fiorentina ad indignarsi. Intervenuto ai microfoni di Radio Roma Sound, nel corso della trasmissione Gli inascoltabili, anche il Presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, ha mostrato tutta la sua delusione rispetto alla decisione di non rimandare il match, mostrando poca sensibilità nei confronti di quanto avvenuto in Toscana.

“Su Fiorentina-Juventus mi aspettavo una maggiore sensibilità, tant’è vero che pur non avendo nessuna competenza in materia, mi ero esposto pubblicamente. Per motivi di opportunità mi aspettavo fosse sospesa e rinviata la partita, ma così non è stato e me ne dispiaccio. Ritengo che i ragazzi della curva Fiesole abbiano dato un grande esempio di testimonianza di valori e di come la loro aggregazione e il loro entusiasmo, non siano rivolti solo al tifo per la propria squadra del cuore. La Fiorentina è Firenze e Firenze è la Fiorentina, la nostra è una di quelle città che non hanno due squadre quindi vi è un senso d’identità fortissimo nella Fiorentina come espressione dei valori e della cultura di Firenze. I ragazzi non andando alla partita per andare a spalare il fango, hanno dato una ricchezza di testimonianza che qualcun altro invece non ha dato”.