Manovra 2025 pensa (quasi) a tutti: proposto l’aumento dello stipendio ai ministri non eletti
L’emendamento che prevede l’aumento dello stipendio ai ministri e i sottosegretari in carica non eletti, presentato dai relatori di maggioranza alla Legge di Bilancio del 2025, sta suscitando molte polemiche da parte delle opposizioni, ma anche, in minima parte, da alcune parti del centro destra.
Complessivamente, sono 18 i componenti del Governo interessati all’adeguamento degli stipendi: 8 ministri, 2 viceministri e 8 otto sottosegretari, per una spesa di 1,3 milioni l’anno.
Cosa cambierebbe se l’emendamento fosse approvato?
I ministri non eletti pagati meno
Sono diversi gli emendamenti presentati alla Legge di Bilancio 2025. Uno degli ultimi, però, ha fatto discutere più del solito. Arriva l’emendamento alla Legge di Bilancio del 2025 che equipara gli stipendi dei ministri non parlamentari a quelli eletti in Parlamento.
I ministri che non sono stati letti vengono pagati di meno di rispetto ai colleghi eletti. Con questa norma, a tali ministri e sottosegretari spetterebbe non solo l’indennità che, al momento, è già pari per tutti, ma anche le altre voci che compongono il più che sostanzioso stipendio dei parlamentari.
Per il momento, alla Commissione Bilancio della Camera c’è uno stallo sui lavori per la prossima manovra: si attendono le modifiche necessarie. L’emendamento presentato dal Governo, che prevede l’aumento degli stipendi per i ministri non parlamentari, però, fa discutere tanto.
La norma propone, come già detto, lo stesso trattamento economico, con un aumento davvero consistente se paragonato a quello previsto per le pensioni.
Sono 18 i componenti del Governo interessati all’adeguamento degli stipendi, di cui ci sono otto ministri, due viceministri e otto sottosegretari.
Cosa prevede l’emendamento
La Legge di Bilancio per il 2025 sembra pensare proprio a tutti (o quasi). Ci saranno aumenti per tutti, per alcuni modici, giusto per poter pagare una tazza di caffè in più al bar, altri molto più consistenti.
Un emendamento alla manovra punta a sostenere una categoria penalizzata: i ministri non eletti. Secondo la proposta, avrebbe proposto un aumento dello stipendio per ministri e sottosegretari che non sono deputati o senatori.
L’aumento modifica il loro trattamento economico complessivo, con lo scopo di equipararlo a quello degli altri ministri eletti.
In modo particolare, l’emendamento interviene su una legge del lontano 1999 che regola le indennità dei ministri che non hanno seggi in Parlamento.
Lo stesso emendamento, inoltre, contiene la norma cosiddetta “anti Renzi”. La norma prevede che i membri del Governo, parlamentari ed europarlamentari, e i presidenti di Regione non lavorino per soggetti pubblici o privati senza sede legale e operativa nell’Unione Europea. In caso di violazione di tale divieto, il compenso debba essere versato al bilancio pubblico. In caso di mancata ottemperanza dell’obbligo, i soggetti sono tenuti al versamento di una multa di importo pari al compenso percepito.
Di quanto è l’aumento dello stipendio proposto
L’aumento proposto sarebbe di poco più di 7000 euro al mese. Per i 18, tra ministri e i sottosegretari in carica non che non hanno un seggio in Parlamento, ai circa 9000 euro di stipendio che già intascano, vanno aggiunti soldi per rimborsi dell’esercizio del mandato, della diaria e anche importi per le spese telefoniche e rimborsi viaggi.
Il costo complessivo della misura, secondo quanto stimato dal testo, è pari a 1,3 milioni di euro l’anno. L’esborso non è altissimo, ma non giustificabile dall’esterno.
Dopo l’aumento di 1,80 euro sulle pensioni minime, la proposta di un aumento simile per i ministri non eletti ha attirato facilmente le proteste e lo sconcerto non è stato poco.
Durissima è arrivata la critica dalle opposizioni e qualche piccola nota di disappunto è arrivata anche dalla stessa maggioranza di Governo. La proposta è stata additata come indecente, considerando il periodo molto fragile in cui viviamo con accanto, dall’altra parte, famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese, dove l’emergenza salariale, seppur spesso negata, rappresenta uno dei problemi maggiori. Forse, non per tutti.
Per riassumere
L’emendamento alla Legge di Bilancio 2025 che propone l’aumento degli stipendi per i ministri non eletti ha suscitato polemiche, soprattutto dalle opposizioni, ma anche da alcune frange del centrodestra.
L’aumento riguarderebbe 18 membri del governo, tra cui ministri, viceministri e sottosegretari, con un costo annuale di 1,3 milioni di euro. La proposta intende equiparare gli stipendi dei ministri non eletti a quelli dei colleghi eletti, aumentando notevolmente il trattamento economico complessivo.
Le critiche sono arrivate in particolare a causa della contraddizione tra l’aumento per i politici e i modesti aumenti per le pensioni minime.