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Tag: Justin Sun

Anche Justin Sun si schiera dalla parte di Trump, pur senza nominare il candidato repubblicano

Il settore della blockchain sta prendendo posizione con sempre maggiore forza, in vista della elezioni presidenziali statunitensi di fine anno. L’ultima autorevole voce ad unirsi al coro è quella di Justin Sun. Il fondatore di Tron, infatti, ha affermato che la comunità crypto deve schierarsi in maniera compatta per un candidato che sia favorevole all’innovazione digitale. Pur senza fare il nome di Trump si tratta di un vero e proprio endorsement per il miliardario, di nuovo in corsa per la Casa Bianca, considerata l’ormai evidente avversione di Joe Biden nei confronti delle criptovalute.

Justin Sun: la comunità crypto deve appoggiare un candidato favorevole all’innovazione finanziaria

Anche Justin Sun ha deciso di pronunciarsi in vista delle elezioni di fine anno, in cui dovrà essere scelto il nuovo inquilino della Casa Bianca. Lo ha fatto con una dichiarazione rilasciata il passato 26 maggio, la seguente: “Dovremmo sostenere un candidato presidenziale che sia a favore delle criptovalute. Dobbiamo mostrare al candidato che la comunità delle criptovalute, le imprese e i protocolli sono parti interessate molto importanti, la cui voce dovrebbe essere ascoltata e i cui interessi dovrebbero essere protetti.”

Il giorno successivo, il fondatore di Tron ha poi rilanciato tramite il suo profilo personale su X: “Dobbiamo trasmettere un messaggio chiaro: sosterremo solo i candidati presidenziali di 🇺🇸 che sono favorevoli alle criptovalute. La comunità delle criptovalute dovrebbe unirsi per inviare un chiaro segnale alla società che questo è un settore con una voce unificata. Gli interessi dell’industria delle criptovalute devono essere promossi e protetti. Se un candidato non lo fa, rischia di perdere i voti di 50 milioni di utenti di criptovalute e potenzialmente di perdere le elezioni.”

Come si può notare, nelle sue esternazioni non compaiono nomi. Ciò non toglie comunque chiarezza al messaggio: la criptosfera deve appoggiare in maniera compatta Donald Trump. Il miliardario di nuovo in corsa per la presidenza si è infatti già pronunciato a favore dell’innovazione finanziaria. L’esatto contrario di quanto fatto nel corso del suo mandato da Joe Biden, risolutamente determinato a contrastare gli asset digitali.

Ormai le parti sono ben definite

Le dichiarazioni di Justin Sun si calano in una situazione ormai largamente definita. Il presidente Biden, infatti, sembra determinato a porsi di traverso sulla strada delle criptovalute. L’ultima dimostrazione in tal senso è quella relativa al veto sulla recente risoluzione che chiede di cambiare le linee guida della SEC sul tema.

Il provvedimento, noto come SAB 121, è stato votato in entrambi i rami del Congresso, con un certo sostegno anche di esponenti democratici. Un parziale ravvedimento che non solo arriva quando i buoi sono fuggiti dalla stalla, ma che è stato subito oscurato da una dichiarazione di Biden, che non sembra lasciare dubbi sul suo atteggiamento verso il settore, nel caso in cui dovesse essere rieletto.

Questo il tenore del messaggio: “Gente, la situazione non potrebbe essere più disastrosa. I gestori di criptovalute e i baroni del petrolio stanno uscendo allo scoperto per Trump e stanno distribuendo assegni da 800.000 dollari in occasione di eventi sfarzosi. Le criptovalute potrebbero giocare un ruolo importante nelle elezioni presidenziali del 2024, visto che dati recenti mostrano che gli asset digitali sono un tema importante per il 20% degli elettori negli Stati in bilico.”

Un messaggio dal quale traspare una vera e propria contraddizione. Biden, infatti, prende atto che gli asset digitali stanno assumendo un’importanza crescente nella vita economica. Invece di adoperarsi per governare il fenomeno, sembra al contrario assolutamente determinato a reprimerlo.

In questo quadro sembra complicato pensare che chi possiede criptovaluta, ovvero denaro a tutti gli effetti, possa concedergli fiducia alle prossime presidenziali. Le aziende operanti nel settore della blockchain non fanno altro che cercare di tutelare i propri interessi, nel Paese ove le lobbies sono legalizzate. Ecco perché è complicato decifrare l’irriducibile contrarietà dell’attuale presidente.

La SEC vuole ora procedere contro Justin Sun, affermando che rientra nella sua giurisdizione

La Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti ha presentato una denuncia modificata nella sua causa contro Justin Sun. La tesi centrale contenuta al suo interno è che il fondatore3 di Tron rientra nella sua giurisdizione, avendo viaggiato molto all’interno del Paese. Una motivazione abbastanza curiosa, tale da dare il destro a Sun per affermare che ormai l’autorità di regolamentazione dei mercati finanziari statunitensi avrebbe largamente esondato dal suo compito, andando a stagliarsi alla stregua di un regolatore mondiale.

SEC contro Justin Sun, la causa è del marzo 2023

La causa della SEC contro Justin Sun e le società da lui controllate, Tron Foundation Limited, BitTorrent Foundation Limited e Rainberry Inc., risalgono al marzo dello scorso anno. L’accusa è quella ormai consueta per le aziende crypto, l’aver offerto titoli non registrati sotto forma di criptovalute, ovvero Tronix (TRX) e BitTorrent (BTT).

Accusa cui l’autorità aveva aggiunto quella di manipolazione del mercato secondario facendo leva su un “ampio wash trading”. La SEC ha inoltre accusato Sun di aver orchestrato un vero e proprio piano per ingaggiare celebrità tra cui Lindsay Lohan, Jake Paula e Soulja Boy, affidando loro il compito di promuovere TRX e BTT, senza svelare pubblicamente il loro compenso.

Sun si è opposto con vigore alle accuse, definendo la causa della SEC “l’ultimo esempio di azioni intraprese contro attori ben noti nel settore blockchain e criptovalute” e sostenendo che il suo caso manca di merito.

Il mese scorso, lo stesso Sun e la Fondazione Tron hanno quindi chiesto l’archiviazione della causa della SEC. Una richiesta motivata dal fatto che l’ente aveva largamente oltrepassato la sua giurisdizione e stava cercando di estendere le leggi statunitensi sui titoli per cercare di colpire anche aziende straniere. Un comportamento tale da configurarlo alla stregua di un regolatore di carattere globale. Sino a consegnargli un potere abnorme, come è facile immaginare.

Justin Sun rientra nella sua giurisdizione, afferma la SEC

La risposta di Justin Sun non deve essere piaciuta molto alla SEC. Almeno stando alla motivazione che ha posto alla base della sua denuncia modificata. Al suo interno, infatti, afferma che poiché l’imprenditore ha “viaggiato molto” negli Stati Uniti, il caso rientra nella giurisdizione del Paese. Aggiungendo che a spingerla a fare tale affermazione è il fatto che Sun e le sue aziende “hanno intenzionalmente intrapreso azioni e dirette verso gli Stati Uniti”, inclusa la promozione di TRX e BTT presso gli investitori statunitensi e il wash trading di TRX su borse con sede negli Stati Uniti, a partire da Bittrex.

Nella denuncia, in particolare, la SEC rileva che nell’arco di tre anni, dal 2017 al 2019, Sun ha trascorso circa 380 giorni negli Stati Uniti, intraprendendo una serie di viaggi d’affari a New York, Boston e San Francisco. La SEC ha anche indicato i soggiorni di Sun in un appartamento negli Stati Uniti affittato da Rainberry, una delle aziende che sono citate nella causa.

Sun non sembra eccessivamente impaurito

La causa in corso non sembra comunque aver smorzato in minima parte l’entusiasmo e il dinamismo di Justin Sun. Proprio all’inizio di questa settimana, Tron ha infatti annunciato l’uscita di “The Tron Anthem”, un pezzo orchestrale ispirato dal suo fondatore e scritto dal compositore premio Oscar Hans Zimmer.

Del resto, l’imprenditore cinese è abituato da tempo alla ribalta. Basti pensare in tal senso alla lunga vicenda che lo ha visto cercare di convertire Warren Buffett all’innovazione finanziaria, senza riuscirci. O alle accuse di plagio rivolte al white paper di Tron, cui ha risposto affermando che il problema era semplicemente dovuto alla traduzione dal cinese.

Stavolta, però, le accuse della SEC potrebbero dare luogo ad una lunga disputa giudiziaria. Una situazione che, del resto, accomuna Tron a Ethereum, Ripple, Uniswap, Coinbase, KuCoin e altri protagonisti della criptosfera.