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Tag: inps

Case albergo per anziani: cosa sono? Requisiti per l’ammissione

Case albergo per anziani: l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale mette a disposizione all’interno del proprio sito web ufficiale un apposito servizio online tramite il quale consente ai soggetti interessati di presentare la domanda di partecipazione al bando di concorso ai fini dell’ammissione alle case albergo che sono di proprietà dell’Istituto stesso.

Sono ammessi a partecipare alla selezione dei posti nelle suddette case albergo di proprietà dell’INPS i pensionati che sono iscritti alla Gestione Unitaria delle prestazioni creditizie e sociali (c.d. Fondo Credito), nonché i rispettivi coniugi.

Senza perderci troppo in chiacchiere, quindi, andiamo subito a vedere insieme tutto ciò che concerne le case albergo per anziani ed, in particolare, che cos’è e come funziona il bando di concorso in questione, quali sono la decorrenza e la durata dei medesimi, quali sono i soggetti che possono essere ammessi e quali sono i requisiti che devono possedere questi ultimi, dove si trovano e che cosa forniscono i posti messi a disposizione.

Case albergo per anziani: che cos’è e come funziona il bando di concorso? Decorrenza e durata

Come abbiamo già accennato anche durante il corso del precedente paragrafo, l’INPS ha la proprietà di alcune strutture che vengono messe a concorso ogni anno con lo scopo di ospitare i pensionati che risultano vincitori dei relativi bandi.

Tali strutture, in particolare, sono collocate nella casa albergo di Monte Porzio Catone (Roma) e nella casa albergo “La Pineta” di Pescara e prevedono un’ospitalità a tempo indeterminato, salvo il caso in cui non si verifichino le condizioni che possono portare alle dimissioni volontarie, ovvero:

  • il venir meno della condizione di autosufficienza del pensionato ammesso alle strutture in oggetto;
  • il mancato pagamento della quota di partecipazione dovuta, la quale varia in base al proprio reddito ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente).

Dopo essere stati ammessi alla casa i candidati che sono risultati vincitori devono necessariamente accettare e rispettare quelle che sono tutte le norme che sono contenute all’interno dell’apposito Regolamento interno presente nelle case albergo, per poi pagare le seguenti rette mensili:

  • una retta mensile di importo compreso tra 550 euro a 1.000 euro da parte dei pensionati in camera singola;
  • una retta mensile di importo compreso tra 1.000 euro a 1.800 euro da parte dei coniugi in camera doppia.

Le rette sopra citate, nello specifico, variano in base alla fascia ISEE alla quale appartiene il nucleo familiare del pensionato vincitore del bando di concorso ed i relativi importi, inoltre, vengono rivalutati a seconda dell’aumento che subisce il costo della vita, ossia delle modifiche che vengono comunicate da parte dell’ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica) per ciò che concerne l’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati (FOI).

Case albergo per anziani: quali sono gli studenti che possono frequentarli? Requisiti

Ai bandi di concorso che assegnano i posti nelle case albergo per anziani possono prendere parte tutti i pensionati pubblici che risultano iscritti alla Gestione Unitaria delle prestazioni creditizie e sociali (c.d. Fondo Credito) e ai loro coniugi.

I soggetti in questione, inoltre, devono rispettare anche i seguenti requisiti:

  • avere un reddito proprio oppure assicurato dai familiari o da soggetti terzi mediante atto di impegno formale;
  • essere in una condizione di autosufficienza psicofisica, la quale viene accertata da un’apposita commissione di valutazione geriatrica interna alla casa albergo.

Dove si trovano e che cosa forniscono i posti messi a concorso?

Ecco qui di seguito quali sono le 2 case albergo per anziani di proprietà dell’INPS:

  • la casa albergo di Monte Porzio Catone (Roma);
  • la casa albergo “La Pineta” di Pescara.

Queste case albergo mettono a disposizione dei pensionati vincitori i seguenti servizi:

  • vitto;
  • alloggio;
  • servizi comuni;
  • assistenza sociale;
  • assistenza medica;
  • assistenza dietetica;
  • assistenza infermieristica.

Riposi per allattamento: come funzionano e come fare domanda

Riposi per allattamento: l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale mette a disposizione all’interno del proprio sito web ufficiale un apposito servizio online tramite il quale permette ai soggetti interessati di presentare la domanda per beneficiare dell’indennità per riposi giornalieri che vengono riconosciuti ai fini della cura del bambino durante il suo primo anno dall’ingresso all’interno della famiglia.

Sono ammessi a ricevere la suddetta indennità che viene erogata da parte dell’INPS tutti i lavoratori e le lavoratrici, inclusi gli assicurati ex IPSEMA (Istituto di previdenza per il settore marittimo).

Senza perderci troppo in chiacchiere, quindi, andiamo subito a vedere insieme tutto ciò che concerne i riposi per allattamento che sono previsti per i padri e per le madri lavoratori e lavoratrici dipendenti ed, in particolare, che cos’è e come funziona questa indennità, quali sono la decorrenza e la durata di tale prestazione economica, come fare domanda all’INPS.

Riposi per allattamento, indennità per padri e madri dipendenti: che cos’è e come funziona questa prestazione economica? Decorrenza e durata

Come abbiamo già accennato anche durante il corso del precedente paragrafo, l’INPS provvede all’erogazione di un’apposita indennità per riposi giornalieri (c.d. “riposi per allattamento”) ai padri e alle madri lavoratori e lavoratrici dipendenti.

Tale prestazione economica, nello specifico, viene versata ai soggetti beneficiari con lo scopo di coprire quelli che sono i permessi orari che vengono riconosciuti ai fini della cura del bambino nei seguenti momenti:

  • durante il suo primo anno di vita;
  • in caso di adozione o di affidamento, durante il primo anno dal suo ingresso all’interno della famiglia.

Pertanto, l’indennità in questione viene erogata fino al giorno in cui il bambino compie il suo primo anno o trascorre il suo primo anno di vita con la sua nuova famiglia.

Nello specifico, ecco qui di seguito qual è la durata dei riposi per allattamento:

  • 2 ore al giorno di riposo, nel caso in cui l’orario di lavoro giornaliero sia pari ad un minimo di 6 ore;
  • 1 ora al giorno di riposo, nel caso in cui l’orario di lavoro giornaliero sia pari ad un massimo di 6 ore;
  • 4 ore al giorno di riposo, nel caso in cui l’orario di lavoro giornaliero sia pari ad un minimo di 6 ore e nel caso in cui si verifichi una delle seguenti circostanze:
    • un parto gemellare o plurimo;
    • l’adozione o l’affidamento di almeno due bambini, anche se questi ultimi non sono fratelli e anche se sono entrati in date diverse all’interno della famiglia;
  • 2 ore al giorno di riposo, nel caso in cui l’orario di lavoro giornaliero sia pari ad un massimo di 6 ore e nel caso in cui si verifichi una delle seguenti circostanze:
    • un parto gemellare o plurimo;
    • l’adozione o l’affidamento di almeno due bambini, anche se questi ultimi non sono fratelli e anche se sono entrati in date diverse all’interno della famiglia;
  • 1 ora al giorno di riposo, nel caso in cui l’orario di lavoro giornaliero sia pari ad un minimo di 6 ore e nel caso in cui il datore di lavoro mette a disposizione del bambino la possibilità di fruire di un asilo nido nella propria unità produttiva o nelle immediate vicinanze;
  • mezz’ora al giorno di riposo, nel caso in cui l’orario di lavoro giornaliero sia pari ad un massimo di 6 ore e nel caso in cui il datore di lavoro mette a disposizione del bambino la possibilità di fruire di un asilo nido nella propria unità produttiva o nelle immediate vicinanze.

Come fare domanda all’INPS?

La domanda relativa ai riposi per allattamento deve essere presentata con le seguenti modalità:

  • esclusivamente al datore di lavoro da parte delle lavoratrici dipendenti;
  • sia al datore di lavoro che tramite il servizio online, il Contact Center o i patronati, da parte dei lavoratori dipendenti.

Consultazione certificati malattia: le istruzioni INPS per accedere al servizio online

Consultazione certificati malattia: l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale mette a disposizione all’interno del proprio sito web ufficiale un apposito servizio online tramite il quale consente ai soggetti interessati di prendere visione dei certificati di malattia telematici ricevuti da parte dell’INPS stesso.

Sono ammessi a consultare i suddetti certificati di malattia telematici, per l’appunto, tutti quei lavoratori che sono risultati assenti dalla propria attività lavorativa a causa di eventi legati alla malattia.

Senza perderci troppo in chiacchiere, quindi, andiamo subito a vedere insieme tutto ciò che concerne la consultazione dei certificati di malattia telematici ricevuti dall’INPS ed, in particolare, che cos’è, come funziona e a chi è rivolto il servizio online che viene messo a disposizione da parte dell’Istituto stesso, nonché a chi spettacome fare domanda per beneficiare dell’indennità di malattia che viene riconosciuta nei confronti dei lavoratori dipendenti.

Consultazione certificati malattia: che cos’è, come funziona e a chi è rivolto il servizio online che viene messo a disposizione dall’INPS

Come abbiamo già accennato anche durante il corso del precedente paragrafo, l’INPS mette a disposizione di tutti i soggetti interessati un apposito servizio online all’interno del proprio sito web ufficiale, mediante il quale è possibile procedere con la consultazione dei certificati telematici di malattia ricevuti da parte dell’Istituto stesso, attraverso il rispetto delle specifiche modalità che sono state fornite proprio da parte di quest’ultimo.

A tal proposito, in particolare, i lavoratori interessati hanno la possibilità di accedere al sopra citato servizio online presente sul sito web dell’INPS e, dunque, effettuare la consultazione dei certificati di malattia telematici previo inserimento del proprio numero di protocollo univoco del certificato stesso, nonché indicando le proprie credenziali di accesso all’area riservata, ovvero:

  • le credenziali digitali SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale), almeno di livello 2;
  • le credenziali digitali CIE (Carta di Identità Elettronica) 3.0;
  • le credenziali digitali CNS (Carta Nazionale dei Servizi).

Infine, per quanto riguarda quelle che sono tutte le altre informazioni di dettaglio relative al servizio online sopra richiamato, l’INPS rimanda alle FAQ che sono state pubblicate in materia.

Indennità di malattia per lavoratori dipendenti: a chi spetta?

L’indennità di malattia viene riconosciuta a tutti i lavoratori che operano all’interno del settore settore privato, nel caso in cui questi ultimi risultino avere un’incapacità temporanea allo svolgimento della propria attività lavorativa.

Per la consultazione dei certificati di malattia si rimanda alle modalità che sono state definite da parte dell’Istituto stesso, nonché alle istruzioni che abbiamo fornito durante il corso del precedente paragrafo ai fini dell’accesso all’apposito servizio online disponibile sul sito web dell’INPS.

Nello specifico, ecco quali sono i lavoratori che possono beneficiare dell’indennità in questione quando un evento di malattia a loro legato determina la rispettiva incapacità temporanea allo svolgimento del proprio lavoro e della propria mansione specifica:

  • gli operai che lavorano nel settore dell’industria;
  • gli operai e gli impiegati che lavorano nel settore terziario e servizi;
  • i lavoratori dell’agricoltura;
  • gli apprendisti;
  • i disoccupati;
  • i lavoratori sospesi dal lavoro;
  • i lavoratori dello spettacolo;
  • i lavoratori sportivi subordinati, sia dilettanti che professionisti, a patto che siano iscritti al Fondo Pensioni Lavoratori Sportivi (FPLS);
  • i lavoratori marittimi.

Al contrario, l’indennità di malattia in oggetto non spetta ai seguenti soggetti:

  • i collaboratori familiari, ovvero colf e badanti;
  • gli impiegati dell’industria;
  • i quadri (industria e artigianato);
  • i dirigenti;
  • i portieri;
  • i lavoratori autonomi;
  • ecc…

Come fare domanda all’INPS?

Per beneficiare dell’indennità di malattia per lavoratori dipendenti i soggetti interessati devono necessariamente farsi rilasciare il certificato di malattia dal proprio medico curante, il quale provvede ad inviare il medesimo all’INPS con modalità telematiche.

Il compito del lavoratore, poi, sarà quello di verificare la correttezza dei dati che sono stati inseriti da parte del medico, ossia:

Pagamento pensioni settembre 2024: in arrivo lunedì 2 il prossimo accredito Inps

Il prossimo pagamento delle pensioni è fissato al 2 settembre 2024. L’accredito Inps avverrà lo stesso giorno sia per chi ritira la pensione presso le Poste Italiane che per chi la ritira alle banche.

Così come avvenuto nel mese corrente, insieme all’accredito Inps viene corrisposto il rimborso Irpef scaturito dalla dichiarazione dei redditi. Ovviamente, il periodo di corresponsione del rimborso varia in base al periodo di presentazione del Modello 730.

Il primo lunedì di settembre, quindi, molti pensionati potrebbero ricevere un importo maggiore, vedendo così accresciuto il loro assegno pensione, rispetto ai precedenti mesi dell’anno.

Calendario pagamento pensioni di settembre 2024

La tabella di marcia Inps prevede che il pagamento delle pensioni del mese di settembre 2024 è previsto per lunedì 2.

In linea generale, le somme vengono erogate il primo giorno bancabile del mese, con l’unica eccezione per il mese di gennaio.

Le date di pagamento sono definite in base alle modalità di riscossione e viene specificata nelle disposizioni di pagamento illustrate sul proprio cedolino.

Il calendario dei pagamenti del mese di settembre 2024 è il seguente:

  • Cognomi da lettera A a C: lunedì 2 Settembre 2024;
  • Cognomi da lettera D a K: martedì 3 Settembre 2024;
  • Cognomi da lettera L a P: mercoledì 4 Settembre 2024;
  • Cognomi da lettera Q a Z: giovedì 5 Settembre 2024.

Chi si fa accreditare dall’Inps la pensione sul proprio conto corrente postale o bancario riceverà il pagamento il 2 settembre 2024. Invece, chi preleva la pensione in contanti presso uno sportello degli Uffici Postali, deve rispettare il calendario che abbiamo poc’anzi indicato.

Rivalutazione pensioni di settembre

A settembre 2024, vengono confermate le operazioni di rinnovo delle pensioni per l’anno 2024. L’indice provvisorio di rivalutazione è pari al 5,4%.

Le prestazioni di accompagnamento a pensione non vengono rivalutate perché non hanno la natura di prestazione pensionistica.

Passando, un attimo alle trattenute e alle addizionali, ricordiamo che l’Istituto procede applicando le novità introdotte dalla riforma dell’Irpef 2024. Le trattenute vengono realizzate sulla base della riduzione a tre aliquote e scaglioni di reddito.

Le prestazioni di invalidità civile, così come le pensioni o gli assegni sociali non sono soggette a tassazione e non subiranno trattenute fiscali.

Pagamento rimborso Modello 730 sulla pensione di settembre 2024

Dal mese di agosto sono iniziate le procedure di conguaglio risultate dal Modello 730/2024, per tutti quei pensionati che hanno optato per l’Inps come sostituto d’imposta. Molti pensionati non hanno trovato il rimborso nel cedolino pensione di agosto, ma potrebbero riceverlo proprio a settembre.

A settembre, vengono effettuate, quindi, le operazioni relative a quanto scaturito dalla dichiarazione dei redditi, per cui l’Inps procede:

  • Al rimborso dell’importo a credito del contribuente;
  • Alla trattenuta, in caso di conguaglio a debito del contribuente.

Per quanto riguarda l’eventuale rateazione degli importi a debito risultati, questa deve concludersi obbligatoriamente entro il mese di novembre.

I contribuenti che hanno indicato l’INPS come sostituto d’imposta possono verificare le risultanze contabili della dichiarazione e i relativi esiti attraverso il servizio online: “Assistenza fiscale (730/4): servizi al cittadino”.

Dove trovare il cedolino pensione settembre 2024

Al pari di tutti gli altri mesi dell’anno, il cedolino pensione del mese di settembre 2024 è facilmente consultabile attraverso il servizio online dell’Inps.

È sufficiente accedere alla propria area riservata, previa autenticazione con le credenziali Spid, Cie o Cns.
Il cedolino è disponibile alla consultazione nella sezione principale dell’area riservata. È possibile non solo consultarlo, ma anche scaricarlo sul proprio PC.

Inoltre, l’Inps invia il documento anche via e-mail, ma solo a coloro che hanno confermato il proprio indirizzo di posta elettronica.

Il servizio Inps permette di:

  • Verificare l’importo dei trattamenti liquidati dall’INPS ogni mese;
  • Conoscere le ragioni per cui questo importo può variare;
  • Accedere ad altri servizi di consultazione, certificazione e variazione dati.

Disoccupazione lavoratori frontalieri: come fare domanda all’INPS?

Disoccupazione lavoratori frontalieri: l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale mette a disposizione all’interno del proprio sito web ufficiale un apposito servizio online mediante il quale permette ai soggetti interessati di presentare la domanda per beneficiare dell’indennità di disoccupazione per i lavoratori frontalieri e per i lavoratori diversi dai frontalieri che sono assicurati in uno Stato membro dell’Unione Europea (UE) differente rispetto a quello in cui risiedono in maniera abituale.

I sopra citati soggetti, nello specifico, possono accedere alla disoccupazione in questione in base a quanto viene definito dall’art. 65 del regolamento CE n. 883 del 2004.

Senza perderci troppo in chiacchiere, quindi, andiamo subito a vedere insieme tutto ciò che concerne la disoccupazione lavoratori frontalieri ed, in particolare, che cos’è e come funziona questa prestazione economica, quali sono la decorrenza, la durata e l’importo della medesima, a chi spetta e quali sono i requisiti che devono essere posseduti dai soggetti richiedenti, come fare domanda all’INPS.

Disoccupazione lavoratori frontalieri: che cos’è e come funziona questa prestazione economica? Decorrenza, durata e importi

Come abbiamo già accennato anche durante il corso del precedente paragrafo, l’INPS provvede al pagamento dell’indennità disoccupazione in oggetto con lo scopo di sostenere i lavoratori frontalieri e i lavoratori diversi dai frontalieri che, durante il corso dello svolgimento della loro ultima occupazione, avevano la propria residenza in uno Stato membro diverso rispetto a quello nel quale erano assicurati.

La decorrenza e la durata della disoccupazione in questione sono quelle stabilite dalle disposizioni legislative che sono contenute all’interno del Paese in cui ha la propria residenza il lavoratore interessato.

A tal proposito, dunque, la decorrenza e la durata della prestazione economica saranno le stesse di quelle che sono previste per l’indennità di disoccupazione NASpI (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego).

Per ciò che concerne l’importo che viene erogato ai soggetti beneficiari, invece, l’Istituto specifica che in seguito all’accoglimento dell’istanza da parte dei richiedenti viene versato a quest’ultimo un ammontare che dipende dalla retribuzione che è stata percepita nello Stato membro di ultima occupazione, entro il limite massimo che viene disposto con cadenza annuale per l’indennità di disoccupazione NASpI.

Disoccupazione lavoratori frontalieri: a chi spetta? Requisiti

La disoccupazione per i lavoratori frontalieri e per i lavoratori diversi dai frontalieri, esclusivamente nel caso in cui questi ultimi siano assicurati in uno Stato membro dell’Unione Europea (UE) differente rispetto a quello dove abitualmente risiedono.

In particolare, ecco quali sono i soggetti che possono beneficiare della prestazione economica in oggetto:

  • i lavoratori marittimi;
  • le persone che esercitano normalmente attività nel territorio di almeno due Stati membri;
  • i membri degli equipaggi di condotta e di cabina addetti al trasporto aereo, passeggeri o merci;
  • le persone alle quali si applica un apposito accordo relativo al coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale (art. 16, par. 1, del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio n. 883 del 2004);
  • i lavoratori stagionali.

Questi lavoratori, però, possono beneficiare della disoccupazione in questione solamente nel caso in cui siano in possesso dei seguenti requisiti:

  • aver lavorato all’estero in uno Stato membro oppure in un Paese che si trova al di fuori dell’Unione Europea, convenzionati o non convenzionati;
  • essere rimasti disoccupati in seguito ad un licenziamento oppure a causa di un mancato rinnovo del contratto di lavoro stagionale da parte del datore di lavoro all’estero;
  • essere stati rimpatriati in seguito alla data del 1° novembre 1974 ed entro il termine ultimo di 180 giorni dalla data in cui si è verificata la cessazione del rapporto di lavoro;
  • recarsi al Centro per l’Impiego entro il termine ultimo di 30 giorni dalla data in cui si è verificato il rimpatrio.

Come fare domanda all’INPS?

La domanda per la disoccupazione lavoratori frontalieri deve essere presentata tramite l’utilizzo di una delle seguenti modalità:

  • il servizio online presente sul sito dell’Istituto;
  • il Contact center, chiamando il numero verde 803164 (gratuito da rete fissa) o il numero 06 164164 (da rete mobile);
  • gli Enti di Patronato e gli intermediari dell’INPS.

Fondo di solidarietà Bolzano: le nuove istruzioni INPS

Fondo di solidarietà Bolzano: con la pubblicazione della circolare n. 88 del 22 agosto 2024 l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale ha fornito le istruzioni amministrative, operative e contabili per ciò che concerne la presentazione delle domande per beneficiare delle prestazioni di assegno di integrazione salariale (AIS) che vengono erogate da pare del c.d. Fondo di solidarietà bilaterale della Provincia autonoma di Bolzano-Alto Adige Sudtirol, in seguito all’adeguamento che è stato apportato alla normativa concernente la riforma degli ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro.

La suddetta circolare INPS, in particolare, che è stata redatta dalla Direzione Centrale Ammortizzatori Sociali, dalla Direzione Centrale Entrate, dalla Direzione Centrale Tecnologia, Informatica e Innovazione, e dalla Direzione Centrale Bilanci, Contabilità e Servizi Fiscali, fa riferimento alle seguenti disposizioni legislative:

  • l’art. 40, comma 1 bis, e l’art. 30, comma 1 bis, del decreto legislativo n. 148 del 14 settembre 2015, recante “Disposizioni per il riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro, in attuazione della legge 10 dicembre 2014, n. 183”, il quale è stato successivamente pubblicato all’interno del Supplemento Ordinario n. 53 della Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, Serie Generale, n. 221 del 23 settembre 2015;
  • il decreto interministeriale n. 98187 del 20 dicembre 2016, recante “Fondo di solidarietà bilaterale della Provincia autonoma di Bolzano-Alto Adige”, il quale è stato redatto da parte del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (MLPS), di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), ed il quale è stato successivamente pubblicato all’interno della Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, Serie Generale, n. 54 del 6 marzo 2017;
  • la legge n. 234 del 30 dicembre 2021 (c.d. Legge di Bilancio 2022), recante “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2022 e bilancio pluriennale per il triennio 2022-2024”, la quale è stata successivamente pubblicata all’interno del Supplemento Ordinario n. 49 della Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, Serie Generale, n. 310 del 31 dicembre 2021;
  • l’art. 9, comma 3, del decreto legge n. 198 del 29 dicembre 2022, recante “Disposizioni urgenti in materia di termini legislativi”, il quale è stato pubblicato all’interno della Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, Serie Generale, n. 303 del 29 dicembre 2022, ed il quale è stato successivamente convertito, con modificazioni, dalla legge n. 14 del 24 febbraio 2023;
  • il decreto interministeriale del 22 agosto 2023, il quale è stato redatto da parte del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (MLPS), di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), ed il quale è stato successivamente pubblicato all’interno della Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, Serie Generale, n. 236 del 9 ottobre 2023.

La circolare in oggetto, inoltre, si riferisce anche a quanto è stato disposto in precedenza sempre da parte dell’Istituto stesso tramite la pubblicazione all’interno del proprio sito web ufficiale dei seguenti atti:

  • la circolare INPS n. 125 del 9 agosto 2017;
  • la circolare INPS n. 18 del 1° febbraio 2022;
  • la circolare INPS n. 76 del 30 giugno 2022;
  • il messaggio INPS n. 3641 del 18 ottobre 2023.

Fondo di solidarietà Bolzano: prestazione di assegno di integrazione salariale per i lavoratori che hanno subito una riduzione o sospensione dell’attività lavorativa

Con la pubblicazione del sopra citato decreto interministeriale del 22 agosto 2023 il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha comunicato che viene garantito un assegno di integrazione salariale ai lavoratori che hanno subito una riduzione dell’orario di lavoro la sospensione temporanea dell’attività lavorativa.

Per quanto riguarda la durata della prestazione:

  • in caso di datori di lavoro che hanno all’interno del proprio organico fino a 15 dipendenti durante il corso del semestre che precede la presentazione della domanda, la durata dell’AIS è di 26 settimane sia per le causali ordinarie che per quelle straordinarie;
  • in caso di datori di lavoro che hanno all’interno del proprio organico più di 15 dipendenti durante il corso del semestre che precede la presentazione della domanda, la durata dell’AIS è di 26 settimane per le causali ordinarie, di 12 mesi per la causale straordinaria di “crisi aziendale”, di 24 mesi per la causale straordinaria di “riorganizzazione aziendale” e di 36 mesi per la causale straordinaria di “contratto di solidarietà”.

L’Inps può chiedere la restituzione della Naspi? Ecco quando e perché

I lavoratori dipendenti che perdono involontariamente il lavoro possono beneficiare della Naspi, ma in alcuni casi l’Inps può richiederne la restituzione.

Si tratta, nella fattispecie, del caso dell’indebito Inps. Si verifica nelle situazioni in cui il cittadino ha beneficiato di una prestazione pur non avendone gli effettivi diritti.

La condizione si verifica quando la condotta del cittadino è causa dell’illegittima elargizione di una prestazione previdenziale, ma anche quando l’errore sia stato commesso dallo stesso ente, in questo caso l’Inps.

Quando tocca restituire la Naspi? Nel testo, analizziamo i casi.

Chi ha diritto alla Naspi

I lavoratori dipendenti del settore pubblico e del settore privato hanno diritto all’indennità Naspi, ogni qual volta perdono involontariamente il lavoro.

La condizione essenziale per beneficiare della prestazione è lo stato di disoccupazione, verificabile nelle seguenti ipotesi:

  • Licenziamento, anche per giusta causa;
  • Dimissioni per giusta causa;
  • Dimissioni durante la maternità;
  • Risoluzione consensuale del rapporto di lavoro;
  • Mancato rinnovo del contratto a termine;
  • Risoluzione del contratto di lavoro per rifiuto del lavoratore al trasferimento in un’altra sede distante più di 50 km dalla residenza.

La Naspi è un trattamento corrisposto in misura percentuale in base al precedente stipendio, per una durata massima di 2 anni.

Quando l’Inps può chiedere la restituzione della Naspi

Sembra paradossale, anche se si verifica con una frequenza non indifferente: l’Inps può chiedere la restituzione della Naspi, nei casi in cui la prestazione assistenziale sia stata indebitamente percepita.

Le ipotesi sono diverse. Il caso più frequente è quello del disoccupato che ha trovato un nuovo impiego e percepisce la Naspi, non comunicandolo all’Inps. Non effettuando la comunicazione, ha continuato a percepire la Naspi unitamente allo stipendio e, quindi, impropriamente.

Tuttavia, l’indebito può anche verificarsi quando l’errore è stato commesso dall’Inps stesso. Si pensi ai casi in cui l’Istituto ha erogato la Naspi pur mancandone i presupposti di legge. Ma anche nei casi in cui l’Inps ha erogato la Naspi per un periodo superiore a quello stabilito dall’ordinamento.

In buona sostanza, in tutti questi casi di percezione indebita, l’Inps può chiedere la restituzione della Naspi, a prescindere se l’errore sia stato commesso dal percettore o meno.

Oltre alla restituzione, l’Inps ha anche diritto agli interessi sulle somme indebitamente erogate. Ciò si applica solo ai casi di percezione in malafede, ovvero quando il percettore era perfettamente a conoscenza di essere in torto, ma ha preferito fare finta di nulla.

Come opporsi all’Inps

Non bisogna pensare che l’Inps possa sempre legittimamente richiedere la restituzione della Naspi.
Si deve valutare se la richiesta sia fondata o meno, cioè se davvero la Naspi sia stata percepita indebitamente. Anche se così fosse, il contribuente ha sempre la possibilità di opporsi, qualora sia decorso il termine prescrizionale. Nel caso dell’indebito Inps è di 10 anni. L’Inps non può chiedere la restituzione della Naspi se sono trascorsi 10 anni dall’ultima mensilità pagata.

Tuttavia, ogni lettera di messa in mora interrompe il termine prescrizionale, con la conseguenza che esso inizierà a decorrere da capo.

Il percettore non può opporsi facendo valere il legittimo affidamento, ovvero l’interesse a preservare una situazione voluta dalla pubblica amministrazione.

Nel caso della buona fede del percettore e di errore dell’Istituto, non si può chiedere di trattenere l’indennità ricevuta, anche se non si sia fatto nulla per ingannare l’Inps. In questo caso, la Naspi erroneamente percepita deve essere restituita anche quando il cittadino sia in buona fede e l’errore non sia stato da lui determinato.

Il principio del legittimo affidamento non è sufficiente alla pretesa restitutoria dell’ente previdenziale.

Esonero contributivo parità di genere 2024, domande da rettificare entro il 15 ottobre: le istruzioni Inps

L’Inps, con il messaggio del 13 agosto 2024, ha fornito i chiarimenti sulle modalità di trasmissione delle richieste di esonero contributivo di parità di genere 2024.

I datori di lavoro privati hanno diritto allo sgravio dei contributi previdenziali dell’1%, con un limite massimo di 50.000 euro annui.

L’Istituto precisa, inoltre, che è possibile rettificare le domande già presentate entro la scadenza del 15 ottobre 2024.

Come funziona l’esonero contributivo di parità di genere 2024

I datori di lavoro privati, che sono in possesso della certificazione della parità di genere, hanno diritto ad un esonero contributo dal versamento dei contributi previdenziali dell’1%, con un limite massimo di 50.000 euro.

Lo sgravio spetta alle aziende private che hanno ottenuto la certificazione entro il 31 dicembre dell’anno precedente a quello di richiesta. L’esonero è gestito dall’INPS, in collaborazione con il Ministero del Lavoro, con l’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche (INAPP) e con il Dipartimento per le Pari Opportunità.

Cos’è la certificazione di parità di genere? Si tratta di un documento attestante le politiche e le misure concrete adottate dai datori di lavoro per ridurre il divario di genere per:

  • Le opportunità di crescita in azienda;
  • La parità salariale;
  • La parità delle mansioni;
  • Le politiche di gestione delle differenze di genere e di tutela della maternità.

L’Inps ha chiarito che ne hanno diritto anche:

  • Gli enti pubblici economici;
  • Gli istituti autonomi case popolari;
  • Gli enti che per effetto dei processi di privatizzazione si sono trasformati in società di capitali;
  • Gli ex Istituti pubblici di assistenza e beneficenza (IPAB);
  • Le aziende speciali;
  • I consorzi di bonifica e i consorzi industriali;
  • Gli enti morali e gli enti ecclesiastici.

Come richiedere l’esonero all’Inps

La domanda, in base alle indicazioni fornite dall’Inps, deve contenere la media di tutte le retribuzioni mensili corrisposte dal datore di lavoro nel periodo in cui la certificazione è valida (retribuzione media mensile globale).

La certificazione di parità di genere, rilasciata alla Prassi UNI/PdR 125:2022 dagli organismi di valutazione accreditati, deve riportare il marchio UNI e quello dell’ente di accreditamento, pena la perdita del riconoscimento dell’esonero contributivo.

Come richiedere l’esonero? Le aziende devono presentare la domanda utilizzando il modulo telematico “PAR_GEN”. Il modulo di istanza online è presente nella sezione denominata “Portale delle Agevolazioni (ex DiResCo)”.

Per avere il modulo, si deve accedere al “Portale delle Agevolazioni” mediante i consueti canali INPS online dedicati alle imprese.

Come sapere se spetta l’esonero? Basta controllare lo sgravio acquisito nella sua sezione dedicata nel “Portale delle Agevolazioni (ex DiResCo)” sul sito INPS.

Come rettificare le domande dello sgravio contributivo 2024

Le aziende che hanno conseguito la certificazione entro il 31 dicembre 2023 possono rettificare i dati entro il 15 ottobre 2024. Alla scadenza, tutte le domande con lo stato “trasmessa” e relative alle certificazioni conseguite entro il 31 dicembre 2023 verranno elaborate.

Invece, se le aziende non provvedono alla rettifica, le domande saranno comunque accolte, ma per il minore importo determinato sulla base della retribuzione media mensile globale stimata erroneamente indicata.

Come correggere la domanda? L’Inps procederà d’ufficio alla sanatoria delle relative domande e al riconoscimento dell’esonero per l’intero periodo spettante. Le aziende potranno comunque beneficiare dell’esonero per l’intero periodo legale di validità della certificazione.

Con il messaggio n. 2844/2024, l’Istituto chiarisce che i datori di lavoro privati che hanno già ricevuto l’accoglimento della domanda presentata nel 2022 non devono ripresentarne un’altra. A seguito dell’accoglimento, l’esonero contributivo viene automaticamente riconosciuto per tutti i 36 mesi di validità della certificazione.

Indennità permessi Legge 104: come funziona e come fare domanda?

Indennità permessi Legge 104: l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale mette a disposizione all’interno del proprio sito web ufficiale un apposito servizio online mediante il quale permette ai soggetti interessati di presentare la domanda per beneficiare di un permesso retribuito destinato ai lavoratori che decidono di assistere un proprio familiare che si trova in una condizione di disabilità grave, nonché ai lavoratori disabili stessi.

Sono ammessi a ricevere la suddetta indennità che viene erogata da parte dell’INPS tutti quei lavoratori dipendenti che si trovano in una situazione di disabilità grave e tutti coloro che lavorano ma che hanno la necessità di fornire assistenza ad un proprio familiare disabile in condizione di gravità.

Senza perderci troppo in chiacchiere, dunque, andiamo subito a vedere insieme tutto ciò che concerne l’indennità permessi Legge 104 ed, in particolare, che cos’è e come funziona questa prestazione economica, a chi spettacome fare domanda all’Istituto.

Indennità permessi Legge 104: che cos’è e come funziona questa prestazione economica?

Come abbiamo già accennato anche durante il corso del precedente paragrafo, l’INPS provvede all’assegnazione di permessi retribuiti ai lavoratori con una disabilità grave oppure ai rispettivi familiari.

Oltre a questa prestazione economica, inoltre, i lavoratori disabili che si trovano in una situazione di gravità possono beneficiare anche di:

  • permessi orari retribuiti, i quali vengono rapportati all’orario giornaliero di lavoro ed i quali consistono in:
    • due ore al giorno, nel caso in cui l’orario di lavoro sia almeno pari oppure superiore a sei ore;
    • un’ora al giorno, nel caso in cui l’orario di lavoro sia inferiore a sei ore;
  • tre giorni di permesso mensile, i quali possono essere usufruiti anche nel rispettivo equivalente in ore fino al raggiungimento del limite massimo previsto pari a 72 ore mensili.

Oltre ai permessi sopra citati, poi, coloro che sono genitori, anche adottivi o affidatari, di figli disabili che si trovano in una situazione di gravità e che hanno un’età anagrafica pari o inferiore a tre anni possono beneficiare anche della misura relativa al prolungamento del congedo parentale.

I genitori biologici che hanno dei figli disabili gravi con un’età anagrafica compresa tra i tre anni e i dodici anni, nonché i genitori adottivi o affidatari che hanno dei figli disabili gravi con un’età anagrafica pari a tre anni e, comunque, entro dodici anni dall’ingresso in famiglia del minore, invece, possono beneficiare esclusivamente delle seguenti misure in alternativa all’indennità permessi Legge 104:

  • tre giorni di permesso mensile, i quali possono essere usufruiti anche nel rispettivo equivalente in ore fino al raggiungimento del limite massimo previsto pari a 72 ore mensili;
  • il prolungamento del congedo parentale.

Infine, possono beneficiare dei tre giorni di permesso mensile, anche frazionabili in ore, i seguenti soggetti:

  • i genitori biologici che hanno dei figli disabili in situazione di gravità con un’età anagrafica superiore a 12 anni;
  • i genitori adottivi o affidatari che hanno dei figli disabili in situazione di gravità oltre i 12 anni dall’ingresso in famiglia del minore di età;
  • il coniuge, la parte dell’unione civile, il convivente di fatto, i parenti e gli affini della persona affetta da una disabilità grave.

Indennità permessi Legge 104: a chi spetta?

L’indennità permessi Legge 104 viene riconosciuta ai seguenti soggetti:

  • i lavoratori dipendenti disabili gravi;
  • i lavoratori dipendenti che sono genitori, anche adottivi o affidatari, di figli disabili gravi;
  • il lavoratore dipendente coniuge della persona con disabilità grave;
  • il lavoratore dipendente parte dell’unione civile con la persona con disabilità grave;
  • il lavoratore dipendente convivente di fatto con la persona con disabilità grave;
  • il lavoratore dipendente parente o affine entro il terzo grado della persona con disabilità grave.

Come fare domanda all’INPS?

La domanda per l’indennità permessi Legge 104 deve essere presentata tramite una delle seguenti modalità:

  • il servizio online presente sul sito web dell’INPS;
  • il Contact center, chiamando il numero verde 803164 (gratuito da rete fissa) o il numero 06 164164 (da rete mobile);
  • gli Enti di Patronato e gli intermediari dell’INPS.

Malattia e visita fiscale: come comunicare la variazione dell’indirizzo di reperibilità

Malattia e visita fiscale: l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale mette a disposizione all’interno del proprio sito web ufficiale un apposito servizio online tramite il quale consente ai soggetti interessati di comunicare la variazione dell’indirizzo di reperibilità durante un evento di malattia, nonché di consultare quello che è l’elenco e le informazioni di dettaglio relative alle visite mediche di controllo ricevute.

Il suddetto servizio telematico denominato Sportello per il cittadino per le visite mediche di controllo, il quale viene messo a disposizione da parte dell’INPS, è rivolto e può essere utilizzato da tutti i lavoratori che operano nel settore pubblico o nel settore privato.

Senza perderci troppo in chiacchiere, quindi, andiamo subito a vedere insieme tutto ciò che concerne la malattia e la visita fiscale ed, in particolare, che cos’è, a chi è rivolto e come funziona il servizio online denominato Sportello per il cittadino per le visite mediche di controllo, che permette di effettuare la comunicazione all’Istituto stesso della variazione del proprio indirizzo di reperibilità durante un evento di malattia.

Malattia e visita fiscale: che cos’è e a chi è rivolto il servizio online “Sportello per il cittadino per le visite mediche di controllo”?

Come abbiamo già accennato anche durante il corso del precedente paragrafo, l’INPS mette a disposizione dei lavoratori che operano nel settore pubblico e nel settore privato un apposito servizio online denominato Sportello per il cittadino per le visite mediche di controllo, il quale permette a questi ultimi di comunicare la variazione dell’indirizzo di reperibilità rispetto a quello che indicato all’interno del certificato di malattia.

Tale servizio telematico presente sul sito web ufficiale dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, inoltre, consente anche di prendere visione dell’elenco e dei dati di dettaglio relativi alle visite mediche di controllo ricevute, nonché di stampare quelli che sono i verbali di visita disponibili.

Il servizio in questione, nello specifico, può essere utilizzato da parte dei seguenti soggetti:

  • i lavoratori che operano all’interno del settore privato;
  • i lavoratori che operano all’interno del settore pubblico.

Come funziona il servizio online dell’INPS? Ecco come comunicare la variazione dell’indirizzo di reperibilità

Prima di accedere al servizio online Sportello per il cittadino per le visite mediche di controllo i lavoratori del settore privato e del settore pubblico interessati devono necessariamente effettuare l’autenticazione all’interno del propria area riservata disponibile sul sito web ufficiale dell’INPS tramite l’utilizzo delle seguenti credenziali digitali:

  • lo SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale), almeno di livello 2;
  • la CIE (Carta di Identità Elettronica) 3.0;
  • la CNS (Carta Nazionale dei Servizi).

Dopo aver effettuato l’accesso con le proprie credenziali il servizio permetterà di effettuare le seguenti azioni:

  • selezionare un certificato di malattia in corso di prognosi;
  • comunicare un indirizzo di reperibilità differente rispetto a quello indicato all’interno del suddetto certificato di malattia;
  • consultare tutti gli indirizzi di reperibilità che sono stati comunicati in precedenza;
  • selezionare una visita medica di controllo ricevuta per poterne visualizzare i relativi dati di dettaglio, nonché i verbali che sono disponibili e poter anche scaricare questi ultimi;
  • consultare quello che è lo storico delle visite mediche di controllo ricevute.

Per quanto riguarda quelle che sono le modalità attraverso le quali dovranno essere effettuate le comunicazioni relative alla variazione dell’indirizzo di reperibilità durante un evento di malattia, queste ultime sono diverse a seconda del soggetto che comunica tale modifica all’INPS.

Nello specifico:

  • i lavoratori privati che hanno il diritto di beneficiare di una tutela previdenziale in caso di malattia possono utilizzare il servizio in oggetto per effettuare la comunicazione all’INPS della variazione dell’indirizzo di reperibilità e quest’ultima deve avvenire necessariamente prima di effettuare lo spostamento qualora non si voglia incorrere nel pagamento delle sanzioni che sono previste dalla legge in caso di impossibilità a svolgere una determinata visita medica di controllo proprio per il fatto che non è stata effettuata in maniera tempestiva la rettifica del proprio indirizzo;
  • i lavoratori pubblici devono effettuare la comunicazione in maniera preventiva solo alla propria Amministrazione ed utilizzare il servizio in questione solo per migliorare la tempestività della stessa.

Reddito di Attivazione: come funziona e come fare domanda

Reddito di Attivazione: l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale mette a disposizione all’interno del proprio sito web ufficiale un apposito servizio online attraverso il quale permette ai soggetti interessati di presentare la domanda per beneficiare del Nuovo Reddito di Attivazione (Nuovo RA) della Provincia Autonoma di Trento.

Sono ammessi a ricevere la suddetta prestazione economica che viene erogata da parte dell’INPS tutti coloro che sono residenti nella Provincia Autonoma di Trento, che si trovano in stato di disoccupazione, ma che non percepiscono più dall’Istituto stesso l’indennità di disoccupazione NASpI (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego).

Senza perderci troppo in chiacchiere, dunque, andiamo subito a vedere insieme tutto ciò che concerne il Nuovo Reddito di Attivazione (Nuovo RA) ed, in particolare, che cos’è e come funziona questa prestazione economica, quali sono la decorrenza, la durata e l’importo del medesimo, a chi spetta e quali sono i requisiti che devono essere posseduti dai soggetti richiedenti, come fare domanda all’INPS.

Reddito di Attivazione: che cos’è e come funziona questa prestazione economica? Decorrenza, durata e importi

Come abbiamo già accennato anche durante il corso del precedente paragrafo, l’INPS provvede al pagamento del Nuovo Reddito di Attivazione (Nuovo RA) con lo scopo di sostenere i soggetti che sono residenti nella Provincia Autonoma di Trento (PAT) e che si trovano in stato di disoccupazione.

Tale prestazione economica, nello specifico, viene versata direttamente da parte dell’Istituto stesso per conto della Provincia Autonoma di Trento, in base a quanto è stato definito all’interno di un’apposita convenzione approvata mediante la pubblicazione della determinazione presidenziale n. 87 del 24 giugno 2016.

Il Nuovo RA ha una durata massima pari a 180 giorni (6 mesi) e decorre dal giorno successivo fino al termine del periodo in cui si beneficia dell’indennità di disoccupazione NASpI, ad integrazione proprio di quest’ultimo.

Per quanto riguarda l’importo che viene erogato ai soggetti beneficiari, invece, l’INPS specifica che in seguito all’accoglimento dell’istanza da parte dei richiedenti viene versato a quest’ultimo un ammontare che dipende dall’ultima indennità giornaliera di NASpI percepita.

In particolare, l’importo del Nuovo Reddito di Attivazione è pari al 75% dell’ultima indennità giornaliera di NASpI percepita, non prendendo in considerazione ai fini del calcolo della medesima degli eventuali assegni al nucleo familiare ricevuti.

Nel caso in cui il richiedente sia anche beneficiario dell’Assegno di Disoccupazione (ASDI), invece, l’importo erogato sarà calcolato ad integrazione di quest’ultimo, fino al raggiungimento del 75% dell’ultima indennità giornaliera di NASpI percepita.

Reddito di Attivazione: a chi spetta? Requisiti

La prestazione economica in oggetto spetta a tutti i cittadini che sono residenti nella Provincia Autonoma di Trento (PAT), a patto che questi ultimi si trovino in uno stato di disoccupazione e non percepiscano più l’indennità di disoccupazione NASpI.

Oltre alle clausole sopra citate, poi, i richiedenti devono rispettare anche i seguenti requisiti:

  • essere in stato di disoccupazione ed aver firmato il progetto personalizzato presso il Centro per l’Impiego;
  • aver beneficiato della NASpI per la sua durata massima e non aver percepito quest’ultima in forma anticipata;
  • trovarsi ancora in stato di disoccupazione al termine del periodo nel quale si è fruito della NASpI;
  • non aver maturato i requisiti ai fini dell’accesso al pensionamento di vecchiaia o anticipato oppure all’assegno sociale;
  • aver presentato la dichiarazione ISEE ed avere un reddito relativo al nucleo familiare di importo pari o inferiore a 8.000 euro;
  • avere beneficiato del Nuovo RA per un periodo di tempo pari o inferiore a 6 mesi durante il corso degli ultimi 12 mesi che precedono il termine del periodo di fruizione della NASpI, nonché per un periodo non superiore a 24 mesi nel quinquennio che precede il predetto termine.

Come fare domanda all’INPS?

La domanda per il Nuovo Reddito di Attivazione deve essere presentata tramite l’utilizzo di una delle seguenti modalità:

  • il servizio online presente sul sito web dell’Istituto;
  • il Contact center, chiamando il numero verde 803164 (gratuito da rete fissa) o il numero 06 164164 (da rete mobile);
  • gli Enti di Patronato e gli intermediari dell’INPS.

Trattamento di mobilità: assegno integrativo INPS per i lavoratori che accettano un lavoro con retribuzione inferiore

Trattamento di mobilità: l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale mette a disposizione all’interno del proprio sito web ufficiale un apposito servizio online tramite il quale permette ai soggetti interessati di presentare la domanda per beneficiare di un assegno integrativo destinato a tutti coloro che si trovano in mobilità e che hanno visto una riduzione della propria retribuzione rispetto a quella del precedente rapporto di lavoro.

Possono ricevere il suddetto assegno integrativo che viene erogato da parte dell’INPS i lavoratori in mobilità che accettano un lavoro con una retribuzione inferiore rispetto a quella che era prevista dal precedente rapporto di lavoro che ha determinato la mobilità stessa.

Senza perderci troppo in chiacchiere, quindi, andiamo subito a vedere insieme tutto ciò che concerne il trattamento di mobilità ed, in particolare, che cos’è e come funziona l’assegno integrativo INPS per i lavoratori che accettano un lavoro con retribuzione inferiore, quali sono la decorrenza, la durata e l’importo del medesimo, a chi spetta tale prestazione economica, come fare domanda all’Istituto.

Trattamento di mobilità: che cos’è e come funziona l’assegno integrativo INPS per i lavoratori che accettano un lavoro con retribuzione inferiore? Decorrenza, durata e importi

Come abbiamo già accennato anche durante il corso del precedente paragrafo, l’INPS provvede al pagamento ai soggetti beneficiari di un assegno integrativo che viene versato ai lavoratori in mobilità che accettano un rapporto di lavoro che prevede una riduzione della retribuzione rispetto a quella relativa al precedente rapporto di lavoro che ha dato luogo alla mobilità stessa.

Tale prestazione economica, nello specifico, viene erogata con cadenza mensile e ha lo scopo di sostenere i lavoratori in mobilità che guadagnano meno ed, in particolare, di andare ad integrare quella che è la differenza tra la retribuzione precedente e la retribuzione successiva all’entrata in mobilità.

L’assegno integrativo INPS in questione ha una durata massima pari a 12 mesi e ad ogni modo non può superare quella che è la data in cui si verifica la scadenza del trattamento di mobilità.

Per quanto riguarda l’importo che viene erogato ai soggetti beneficiari, invece, l’Istituto specifica che in seguito all’accoglimento dell’istanza da parte dei richiedenti viene versato a questi ultimi un ammontare che dipende dalle retribuzioni lorde che spettano prima e dopo l’entrata in mobilità.

A tal proposito, pertanto, il calcolo dell’importo relativo all’assegno integrativo destinato a tutti coloro che si trovano in mobilità e che hanno visto una riduzione della propria retribuzione rispetto a quella del precedente rapporto di lavoro deve essere effettuato tenendo in considerazione la differenza tra i due livelli retributivi lordi e non potrà comunque essere di ammontare superiore all’indennità di mobilità in oggetto.

Trattamento di mobilità: a chi spetta l’assegno integrativo INPS per i lavoratori che accettano un lavoro con retribuzione inferiore?

Il trattamento di mobilità viene riconosciuto, per l’appunto, ai lavoratori in mobilità che hanno deciso di accettare un rapporto di lavoro a tempo pieno ed indeterminato con una retribuzione inferiore rispetto a quella che veniva erogata durante il corso del precedente rapporto di lavoro che ha determinato la mobilità stessa.

Come fare domanda all’INPS?

La domanda per l’assegno integrativo INPS per i lavoratori che accettano un lavoro con retribuzione inferiore deve essere presentata attraverso l’utilizzo di una delle seguenti modalità:

  • il servizio online che viene messo a disposizione all’interno del sito web dell’Istituto, previa autenticazione mediante le proprie credenziali digitali SPID, CIE o CNS;
  • il Contact center, telefonando al numero verde 803164 (gratuito da rete fissa) oppure al numero 06 164164 (a pagamento da rete mobile, in base al piano tariffario che viene deciso da parte del proprio gestore telefonico);
  • gli Enti di Patronato e gli intermediari dell’INPS, mediante gli appositi servizi telematici che vengono messi a disposizione dai medesimi.

Disoccupazione per i lavoratori rimpatriati in Italia: come fare domanda all’INPS?

Disoccupazione per i lavoratori rimpatriati in Italia: l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale mette a disposizione all’interno del proprio sito web ufficiale un apposito servizio online attraverso il quale consente ai soggetti interessati di presentare la domanda per beneficiare della disoccupazione per lavoratori rimpatriati in Italia dopo un periodo di lavoro all’estero.

Possono accedere alla suddetta disoccupazione che viene erogata da parte dell’INPS i cittadini italiani che hanno lavorato all’estero in degli Stati comunitari ed extracomunitari, convenzionati o non convenzionati, e che sono rimasti disoccupati

Senza perderci troppo in chiacchiere, dunque, andiamo subito a vedere insieme tutto ciò che concerne la disoccupazione per i lavoratori rimpatriati in Italia dopo un periodo di lavoro all’estero ed, in particolare, che cos’è e come funziona questa prestazione economica, quali sono la decorrenza, la durata, l’importo e la modalità di pagamento della medesima, a chi spetta e quali sono i requisiti che devono essere posseduti dai soggetti richiedenti, come fare domanda all’INPS.

Disoccupazione per i lavoratori rimpatriati in Italia: che cos’è e come funziona questa prestazione economica? Decorrenza, durata, importi e modalità di pagamento

Come abbiamo già accennato anche durante il corso del precedente paragrafo, l’INPS provvede al pagamento della disoccupazione con lo scopo di sostenere i lavoratori rimpatriati in Italia in seguito allo svolgimento di un periodo di lavoro all’estero.

Tale prestazione economica, nello specifico, viene calcolata in base a quelle che sono le retribuzioni convenzionali che vengono indicate ogni anno mediante la pubblicazione di apposito decreti ministeriali.

La disoccupazione in oggetto ha una durata massima pari a 180 giorni e decorre da:

  • il giorno del rimpatrio, esclusivamente nel caso in cui la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro (DID) sia stata resa entro il termine ultimo di sette giorni dalla data in cui è avvenuto il rimpatrio presso il Centro per l’Impiego;
  • il giorno della DID, nel caso in cui la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro sia stata resa tra l’ottavo e il trentesimo giorno successivo rispetto alla data in cui è avvenuto il rimpatrio.

Per quanto riguarda l’importo che viene erogato ai soggetti beneficiari, invece, l’Istituto specifica che in seguito all’accoglimento dell’istanza da parte dei richiedenti viene versato a quest’ultimo un ammontare che dipende dalle retribuzioni convenzionali relative all’anno in corso, le quali sono state comunicate all’interno della recente circolare INPS n. 49 del 25 marzo 2024.

Tali importi vengono erogati direttamente dall’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale attraverso l’utilizzo di una delle seguenti modalità di pagamento:

  • accredito su conto corrente bancario;
  • accredito su conto corrente postale;
  • accredito su libretto postale;
  • bonifico domiciliato presso un ufficio delle Poste Italiane, nello stesso CAP di residenza o di domicilio del soggetto richiedente.

Disoccupazione per i lavoratori rimpatriati in Italia: a chi spetta? Requisiti

La disoccupazione per i lavoratori rimpatriati in Italia spetta ai cittadini italiani che possiedono i seguenti requisiti:

  • aver lavorato all’estero in uno Stato membro dell’Unione Europea oppure in un Paese extracomunitario, convenzionati o non convenzionati;
  • essere rimasti disoccupati a seguito di un licenziamento oppure per via di un mancato rinnovo del contratto di lavoro stagionale da parte del datore di lavoro all’estero;
  • essere stati rimpatriati successivamente alla data del 1° novembre 1974 ed entro il termine ultimo di 180 giorni dalla data in cui è avvenuta la cessazione del rapporto di lavoro;
  • recarsi al Centro per l’Impiego entro il termine ultimo di 30 giorni dalla data in cui è avvenuto il rimpatrio.

Come fare domanda all’INPS?

La domanda per la disoccupazione per i lavoratori rimpatriati in Italia dopo un periodo di lavoro all’estero deve essere presentata tramite l’utilizzo di una delle seguenti modalità:

  • il servizio online presente sul sito web dell’INPS;
  • il Contact center, telefonando al numero verde 803164 (gratuito da rete fissa) o al numero 06 164164 (da rete mobile);
  • gli Enti di Patronato.

Contributo genitori disoccupati con figli disabili: come fare domanda all’INPS?

Contributo genitori disoccupati con figli disabili: l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale mette a disposizione all’interno del proprio sito web ufficiale un apposito servizio online mediante il quale consente ai soggetti interessati di presentare la domanda per beneficiare dei contributi mensili di importo compreso tra 150 euro e 500 euro, i quali non concorrono alla formazione del reddito complessivo e i quali prescindono dalla proprietà di un’abitazione.

Possono usufruire dell’erogazione dei suddetti contributi da parte dell’INPS i genitori disoccupati o monoreddito che hanno dei figli che sono affetti da disabilità.

Senza perderci troppo in chiacchiere, quindi, andiamo subito a vedere insieme tutto ciò che concerne il contributo previsto per i genitori disoccupati o monoreddito con figli disabili ed, in particolare, che cos’è e come funziona quest’ultimo, qual è l’importo e la modalità di pagamento del medesimo, quali sono i soggetti che possono beneficiarne e quali sono i requisiti che devono possedere questi ultimi, come fare domanda all’Istituto.

Contributo genitori disoccupati con figli disabili: che cos’è? Come funziona? Importi e modalità di pagamento

Come abbiamo già accennato anche durante il corso del precedente paragrafo, l’INPS mette a disposizione ogni anno dei contributi mensili con l’obiettivo di sostenere i nuclei familiari con genitori disoccupati o monoreddito che hanno dei figli con disabilità.

Per quanto riguarda l’importo che viene erogato ai soggetti beneficiari dei medesimi, invece, l’INPS specifica che in seguito all’accoglimento dell’istanza da parte dei richiedenti vengono versati a questi ultimi:

  • 150 euro al mese per tutto l’intero arco dell’anno;
  • 300 euro al mese in caso di due figli che hanno una disabilità riconosciuta pari almeno al 60%;
  • 500 euro al mese in caso di tre o più figli che hanno una disabilità riconosciuta in misura pari o superiore al 60%.

Tali contributi, nello specifico, vengono erogati con cadenza mensile da parte dell’Istituto stesso, non concorrono alla formazione del reddito e non sono cumulabili con il Reddito di Cittadinanza.

In merito a quelle che sono le modalità di pagamento che sono previste, poi, l’INPS versa le somme spettanti ai soggetti beneficiari attraverso l’utilizzo dei seguenti strumenti:

  • il bonifico domiciliato presso gli uffici delle Poste Italiane;
  • l’accredito sul conto corrente bancario;
  • l’accredito sul conto corrente postale;
  • il libretto postale;
  • la carta prepagata con IBAN;
  • l’accredito su IBAN Area SEPA (extra Italia).

Contributo genitori disoccupati con figli disabili: a chi spetta? Requisiti

I contributi in questione spettano ad uno dei genitori disoccupati o monoreddito:

  • che è parte di un nucleo familiare monoparentale, ovvero un nucleo familiare in cui è presente un solo genitore;
  • che ha dei figli a carico con una disabilità riconosciuta in misura non inferiore al 60%;
  • indipendentemente dalla proprietà di un’abitazione.

Oltre alle clausole sopra citate, poi, i richiedenti devono rispettare anche i seguenti requisiti:

  • avere la propria residenza in Italia;
  • avere un reddito ISEE valido di importo pari o inferiore a 3.000 euro;
  • aver presentato l’ISEE minorenni nel caso in cui il figli a carico sia un minore di età;
  • essere privi di impiego oppure avere:
    • un reddito da lavoro dipendente di importo pari o inferiore a 8.145 euro all’anno;
    • un reddito da lavoro autonomo di importo pari o inferiore a 4.800 euro all’anno;
  • tutto il proprio reddito deve essere conseguito esclusivamente dallo svolgimento della propria attività lavorativa oppure bisogna essere beneficiari di un trattamento pensionistico previdenziale.

Come fare domanda all’INPS?

La domanda per il contributo genitori disoccupati con figli disabili deve essere presentata tramite l’utilizzo di una delle seguenti modalità:

  • il servizio online denominato “Contributo genitori con figli con disabilità”, presente sul sito web dell’INPS;
  • il Contact center, telefonando al numero verde 803164 (gratuito da rete fissa) o al numero 06 164164 (da rete mobile);
  • gli Enti di Patronato.

Collegi universitari INPS: come fare domanda per i contributi?

Collegi universitari INPS: l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale mette a disposizione all’interno del proprio sito web ufficiale un apposito servizio online tramite il quale permette ai soggetti interessati di presentare la domanda di partecipazione al bando di concorso ai fini dell’erogazione di contributi per l’iscrizione a collegi universitari di merito riconosciuti e accreditati dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) e/o alle strutture Campus X Chieti, Roma e Bari.

Sono ammessi a partecipare alla selezione relativa all’assegnazione dei suddetti contributi erogati da parte dell’Istituto, che consentono di pagare la retta di iscrizione ai collegi di universitari di merito in questione, i figli o orfani dei soggetti che sono iscritti alla Gestione Magistrale, alla Gestione Postelegrafonici e alla Gestione Unitaria delle prestazioni creditizie e sociali (c.d. Fondo Credito).

Senza perderci troppo in chiacchiere, quindi, andiamo subito a vedere insieme tutto ciò che concerne i collegi universitari INPS ed, in particolare, che cos’è e come funziona il bando di concorso in oggetto, quali sono la decorrenza e la durata dei medesimi, quali sono gli studenti che possono beneficiare dei contributi e quali sono i requisiti che devono possedere questi ultimi, come fare domanda all’Istituto.

Collegi universitari INPS: che cos’è e come funziona il bando di concorso? Decorrenza e durata

Come abbiamo già accennato anche durante il corso del precedente paragrafo, l’INPS mette a concorso ogni anno dei contributi al fine di sostenere quelle che sono le spese relative all’iscrizione presso collegi di merito riconosciuti e accreditati dal MUR e/o alle seguenti strutture:

  • CampusX Chieti;
  • CampusX Roma;
  • CampusX Bari.

Gli studenti che risultano vincitori del bando di concorso e che possono beneficiare dei suddetti contributi erogati da parte dell’Istituto hanno la possibilità di restare in collegio fino al momento della discussione della tesi di laurea magistrale, a patto che presentino ogni anno un’apposita dichiarazione di mantenimento del beneficio.

Per quanto riguarda gli importi che vengono erogati ai soggetti beneficiari, invece, questi ultimi dipendono dalla fascia ISEE di appartenenza e non possono comunque superare i limiti massimi che vengono definiti dal bando di concorso.

Collegi universitari INPS: quali sono gli studenti che possono beneficiare dei contributi? Requisiti

Ai bandi di concorso che prevedono l’erogazione di contributi per coprire le spese ai fini dell’iscrizione presso i collegi universitari INPS possono prendere parte tutti gli studenti universitari, a patto che questi ultimi siano figli di:

  • dipendenti e pensionati della pubblica amministrazione che risultano iscritti alla Gestione Unitaria delle prestazioni creditizie e sociali;
  • pensionati utenti della Gestione Dipendenti Pubblici;
  • soggetti che risultano iscritti alla Gestione Magistrale;
  • soggetti che risultano iscritti alla Gestione Postelegrafonici.

Oltre alle clausole sopra citate, poi, gli studenti devono rispettare anche i seguenti requisiti:

  • avere un’età anagrafica inferiore a 26 anni;
  • non avere un ritardo nella carriera scolastica superiore a 2 anni, indipendentemente dalla motivazione che ha portato a quest’ultimo;
  • trovarsi in uno stato di inoccupato o di disoccupato nel momento in cui si presenta la domanda;
  • non essere già stati allontanati da una struttura collegiale;
  • non aver riportato delle condanne penali o non avere dei procedimenti penali in corso;
  • non essere beneficiari di nessuna provvidenza scolastica, in denaro o in servizi, erogate da parte dello Stato o di altri Enti e Istituzioni pubbliche o private, di importo complessivo superiore a 6.000 euro.

Come fare domanda?

La domanda per il bando di concorso che permette di beneficiare dei contributi per l’iscrizione a collegi universitari di merito deve essere presentata con modalità telematiche, tramite la pagina web che viene messa a disposizione sul sito web dell’INPS, cliccando sulla voce “Utilizza il servizio” e, poi, sulla voce “Portale prestazioni welfare”.

Per ricevere assistenza dall’Istituto è possibile telefonare al Contact Center, ai seguenti numeri:

  • il numero verde 803 164 (gratuito da rete fissa);
  • il numero 06 164 164 (a pagamento da rete mobile).

Borse di studio per master universitari Executive: come fare domanda all’INPS?

Borse di studio per master universitari Executive: l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale mette a disposizione all’interno del proprio sito web ufficiale un apposito servizio online tramite il quale permette ai soggetti interessati di presentare la domanda di partecipazione al bando di concorso ai fini dell’assegnazione di una borsa di studio per la frequentazione di master universitari “executive” di primo e di secondo livello.

Sono ammessi a partecipare alla selezione relativa all’assegnazione delle borse di studio in oggetto erogate da parte dell’INPS i dipendenti della pubblica amministrazione che sono iscritti alla Gestione Unitaria delle prestazioni creditizie e sociali (c.d. Fondo Credito).

Senza perderci troppo in chiacchiere, quindi, andiamo subito a vedere insieme tutto ciò che concerne le borse di studio per master universitari Executive ed, in particolare, che cos’è e come funziona il bando di concorso in oggetto, quali sono la decorrenza e la durata dei medesimi, quali sono i soggetti che possono beneficiarne e quali sono i requisiti che devono possedere questi ultimi, come e quando fare domanda all’Istituto.

Borse di studio per master universitari Executive: che cos’è e come funziona il bando di concorso? Decorrenza e durata

Come abbiamo già accennato anche durante il corso del precedente paragrafo, l’INPS mette a disposizione delle borse di studio con lo scopo di sostenere quelle che sono le spese per la partecipazione a master universitari Executive che devono essere effettuate da parte dei dipendenti della pubblica amministrazione che risultano iscritti alla Gestione Unitaria delle prestazioni creditizie e sociali (Fondo Credito).

Tali borse di studio, nello specifico, vengono assegnate mediante la pubblicazione con cadenza annuale di un bando di concorso da parte dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale e ance degli Atenei interessati, in modo da consentire a coloro che risultano vincitori e, dunque, beneficiari delle medesime, di frequentare i master universitari Executive di primo e di secondo livello.

Questi ultimi, in particolare, vengono promossi sia da Atenei statali che da Atenei non statali che sono stati riconosciuti da parte del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) come idonei al rilascio di titoli accademici in Italia, e si pongono i seguenti obiettivi:

  • garantire un’alta formazione;
  • garantire un aggiornamento professionale qualificato.

Borse di studio per master universitari Executive: quali sono gli studenti che possono beneficiarne? Requisiti

Ai bandi di concorso che assegnano le borse di studio per master universitari Executive possono prendere parte tutti i dipendenti della pubblica amministrazione che risultano iscritti alla Gestione Unitaria delle prestazioni creditizie e sociali (Fondo Credito).

Oltre alle clausole sopra citate, poi, gli studenti devono rispettare anche i seguenti requisiti:

  • essere attualmente dipendenti della pubblica amministrazione al momento della presentazione della domanda per la borsa di studio in oggetto;
  • aver già presentato all’Ateneo prescelto la domanda ai fini dell’iscrizione al master universitario Executive per il quale si ha intenzione di richiedere la borsa di studio in oggetto;
  • non essere già beneficiari di altre borse di studio che vengono assegnate da parte dell’INPS per master universitari Executive e/o per corsi di aggiornamento professionale che vengono convenzionati e finanziati da parte dell’Istituto stesso;
  • rispettare tutte le altre condizioni che vengono definite da parte del singolo Ateneo per il quale si viene ammessi al master universitario Executive;
  • aver superato le prove di selezione.

Come e quando fare domanda all’INPS?

La domanda per il bando di concorso deve essere presentata attraverso l’utilizzo dell’apposito servizio online disponibile sul sito web dell’INPS, seguendo le modalità che vengono indicate all’interno dello specifico bando di concorso.

Il termine ultimo per l’invio dell’istanza, invece, è fissato al quinto giorno successivo rispetto alla pubblicazione da parte degli Atenei della graduatoria degli idonei ad ottenere la borsa di studio.

Convitti ed educandati in Italia: come fare domanda per i contributi INPS?

Convitti ed educandati in Italia: l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale mette a disposizione all’interno del proprio sito web ufficiale un apposito servizio online attraverso il quale consente ai soggetti interessati di presentare la domanda di partecipazione al bando di concorso ai fini dell’erogazione di contributi per l’iscrizione a convitti nazionali ed educandati statali.

Sono ammessi a partecipare alla selezione dei posti nei suddetti convitti ed educandati in Italia i figli o orfani dei lavoratori e dei pensionati che sono iscritti al Fondo Credito, alla Gestione Magistrale e alla Gestione Postelegrafonici.

Senza perderci troppo in chiacchiere, dunque, andiamo subito a vedere insieme tutto ciò che concerne i convitti ed educandati in Italia ed, in particolare, che cos’è e come funziona il bando di concorso in oggetto, quali sono la decorrenza e la durata dei medesimi, quali sono i soggetti che possono frequentarli e quali sono i requisiti che devono possedere questi ultimi, come fare domanda all’Istituto.

Convitti ed educandati in Italia: che cos’è e come funziona il bando di concorso? Decorrenza e durata

Come abbiamo già accennato anche durante il corso del precedente paragrafo, l’INPS mette a concorso ogni anno dei contributi al fine di sostenere quelle che sono le spese relative all’iscrizione presso convitti nazionali ed educandati statali, nonché alla frequenza, in regime di convitto o semiconvitto, di:

  • scuola primaria (scuola elementare);
  • scuola secondaria di primo grado (scuola media);
  • scuola secondaria di secondo grado (scuola superiore).

Tali strutture, nello specifico, sono adibite in regime di convitto o semiconvitto, e prevedono l’assegnazione di contributi che coprono tutta la durata del ciclo di studi dello studente, ossia a partire dal primo anno delle scuole elementari e fino all’ultimo anno delle scuole superiori.

Se si intende continuare a beneficiare della prestazione economica, però, i soggetti interessati hanno l’obbligo di presentare un’apposita dichiarazione all’INPS.

Per ciò che concerne i convitti ad elevata specializzazione, invece, il contributo in questione è limitato esclusivamente ad un anno.

Convitti ed educandati in Italia: quali sono gli studenti che possono frequentarli? Requisiti

Ai bandi di concorso che prevedono l’erogazione di contributi per coprire le spese ai fini dell’iscrizione presso i convitti ed educandati in Italia possono prendere parte tutti gli studenti della scuola primaria (scuola elementare), della scuola secondaria di primo grado (scuola media) e della scuola secondaria di secondo grado (scuola superiore), a patto che questi ultimi siano figli di:

  • dipendenti e pensionati della pubblica amministrazione che risultano iscritti alla Gestione Unitaria delle prestazioni creditizie e sociali;
  • pensionati utenti della Gestione Dipendenti Pubblici;
  • soggetti che risultano iscritti alla Gestione Magistrale;
  • soggetti che risultano iscritti alla Gestione Postelegrafonici.

Oltre alle clausole sopra citate, poi, gli studenti devono rispettare anche i seguenti requisiti:

  • non essere già beneficiario di altre provvidenze scolastiche, in denaro o in servizi, di importo complessivo superiore a 6.000 euro, erogate da parte dello Stato o da parte di altri Enti ed Istituzioni pubbliche o private;
  • non essere già assegnatario di un altro posto all’interno di un convitto di proprietà dell’INPS.

Come fare domanda?

La domanda per il bando di concorso che permette di beneficiare dei contributi per l’iscrizione a convitti ed educandati in Italia deve essere presentata con modalità telematiche, attraverso l’apposita pagina online che viene messa a disposizione sul sito web dell’Istituto, cliccando sulla voce “Utilizza il servizio” e, poi, sulla voce “Portale prestazioni welfare”.

Per ricevere assistenza dall’INPS, inoltre, i soggetti interessati possono telefonare al Contact Center, ai seguenti numeri:

  • il numero verde 803 164 (gratuito da rete fissa);
  • il numero 06 164 164 (a pagamento da rete mobile, in base al piano tariffario che viene messo a disposizione dal proprio gestore telefonico).

Contributi per master universitari in Italia: come fare domanda?

Contributi per master universitari in Italia: l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale mette a disposizione all’interno del proprio sito web ufficiale un apposito servizio online tramite il quale consente ai soggetti interessati di presentare la domanda di partecipazione al bando di concorso ai fini dell’erogazione di contributi che permettono di coprire in maniera parziale quelle che sono le spese relative all’iscrizione e alla partecipazione a master universitari in Italia.

Sono ammessi a partecipare alla selezione per l’erogazione dei suddetti contributi da parte dell’INPS i figli e orfani dei soggetti che sono iscritti alla Gestione Unitaria, alla Gestione Dipendenti Pubblici e alla Gestione Assistenza Magistrale.

Senza perderci troppo in chiacchiere, dunque, andiamo subito a vedere insieme tutto ciò che concerne i contributi per master universitari in Italia ed, in particolare, che cos’è e come funziona il bando di concorso in oggetto, quali sono la decorrenza e la durata dei medesimi, quali sono gli studenti che possono beneficiarne e quali sono i requisiti che devono possedere questi ultimi, come fare domanda all’Istituto.

Contributi per master universitari in Italia: che cos’è e come funziona il bando di concorso? Decorrenza e durata

Come abbiamo già accennato anche durante il corso del precedente paragrafo, l’INPS mette a disposizione ogni anno dei contributi con l’obiettivo di coprire in maniera parziale quelle che sono le spese che devono essere sostenute da parte degli studenti al fine di iscriversi e di partecipare a master universitari in Italia.

Tali contributi, nello specifico, vengono erogati in seguito alla pubblicazione di un apposito bando di concorso che viene pubblicato con cadenza annuale da parte dell’Istituto stesso, all’interno della sezione “Welfare, Assistenza e Mutualità” del proprio sito web ufficiale.

Contributi per master universitari in Italia: quali sono gli studenti che possono beneficiarne? Requisiti

Ai bandi di concorso che prevedono l’erogazione dei contributi in questione possono prendere parte tutti gli studenti che frequentano dei master universitari in Italia, a patto che questi ultimi siano figli di:

  • dipendenti o pensionati che risultano iscritti alla Gestione Unitaria delle prestazioni creditizie e sociali;
  • pensionati utenti della Gestione Dipendenti Pubblici (GDP);
  • soggetti che risultano iscritti alla Gestione Magistrale.

Oltre alle clausole sopra citate, poi, gli studenti devono rispettare anche i seguenti requisiti:

  • aver presentato l’ISEE per prestazioni universitarie;
  • aver conseguito il diploma di laurea triennale (L), il diploma di laurea specialistica (LS), il diploma di laurea magistrale (LM) oppure il diploma di laurea di vecchio ordinamento;
  • rispettare tutte le condizioni che vengono stabilite da parte del singolo Ateneo nel quale si è stati ammessi per la frequentazione del master universitario.

Come fare domanda?

La domanda per il bando di concorso che permette di beneficiare dei contributi per master universitari in Italia deve essere presentata esclusivamente con modalità telematiche, attraverso l’utilizzo dell’apposito servizio online che viene messo a disposizione da parte dell’INPS all’interno del proprio sito web ufficiale.

In particolare, dopo aver richiesto all’Istituto stesso l’iscrizione alla banca dati dell’INPS Gestione Dipendenti Pubblici, mediante la presentazione dell’apposito modulo AS150, i soggetti interessati devono effettuare l’autenticazione all’interno della propria area riservata disponibile sul sito web dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, tramite l’utilizzo delle seguenti credenziali digitali:

Dopo aver effettuato l’accesso nella propria area riservata, dunque, gli studenti che intendono partecipare al bando di concorso in questione devono presentare la relativa domanda per l’erogazione dei contributi per master universitari in Italia da parte dell’INPS attraverso l’utilizzo dell’apposito servizio web denominato Portale prestazioni welfare.

Infine, se si intende consultare i bandi che sono stati già pubblicati dall’Istituto e scaricare i rispettivi allegati, bisogna selezionare la voce “Portale welfare in un click“.

Borse di studio per scuola di primo e secondo grado, università e ITS: come fare domanda?

Borse di studio per scuola di primo e secondo grado, università e ITS: l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale mette a disposizione all’interno del proprio sito web ufficiale un apposito servizio online mediante il quale consente ai soggetti interessati di presentare la domanda di partecipazione al bando di concorso ai fini dell’assegnazione di una borsa di studio per scuola di primo e secondo grado, università e Istituti Tecnici Superiori (ITS).

Sono ammessi a partecipare alla selezione per l’assegnazione delle borse di studio in questione erogate da parte dell’INPS i figli dei soggetti che sono iscritti alla Gestione Unitaria, alla Gestione Magistrale, alla Gestione Dipendenti Pubblici, al Gruppo Poste Italiane e all’ex IPOST (Istituto Postelegrafonici).

Senza perderci troppo in chiacchiere, dunque, andiamo subito a vedere insieme tutto ciò che concerne le borse di studio per scuola di primo e secondo grado, università e ITS ed, in particolare, che cos’è e come funziona il bando di concorso in oggetto, quali sono gli studenti che possono beneficiarne e quali sono i requisiti che devono possedere questi ultimi, come fare domanda all’Istituto.

Borse di studio per scuola di primo e secondo grado, università e ITS: che cos’è e come funziona il bando di concorso?

Come abbiamo già accennato anche durante il corso del precedente paragrafo, l’INPS mette a disposizione delle borse di studio con lo scopo di sostenere quelle che sono le spese per la frequenza che devono essere sostenute da parte degli studenti di:

  • scuole di primo e di secondo grado;
  • università;
  • Istituti Tecnici Superiori (ITS).

Tali borse di studio, nello specifico, vengono assegnate mediante tre diversi bandi di concorso che vengono pubblicati tra il terzo trimestre dell’anno ed il primo trimestre dell’anno successivo, ossia:

  • un bando di concorso per l’assegnazione di borse di studio che finanziano in maniera parziale le spese per la frequenza delle scuole secondarie di primo e di secondo grado;
  • un bando di concorso per l’assegnazione di borse di studio che finanziano in maniera parziale le spese per la formazione di livello post-secondario, universitario, post-universitario e professionale;
  • un bando di concorso per l’assegnazione di borse di studio che finanziano in maniera parziale le spese per la frequenza degli Istituti Tecnici Superiori (ITS).

Borse di studio per scuola di primo e secondo grado, università e ITS: quali sono gli studenti che possono beneficiarne? Requisiti

Ai bandi di concorso che assegnano le borse di studio in oggetto possono prendere parte tutti gli studenti della scuola di primo e secondo grado, università e ITS, a patto che questi ultimi siano figli di:

  • soggetti che risultano iscritti alla Gestione Unitaria delle prestazioni creditizie e sociali;
  • pensionati utenti della Gestione Dipendenti Pubblici.

Esclusivamente per quanto riguarda le borse di studio per la scuola di primo e secondo grado e l’università, poi, l’assegnazione avviene anche per i figli di:

  • soggetti che risultano iscritti alla Gestione Assistenza Magistrale;
  • dipendenti del Gruppo Poste Italiane S.p.A.;
  • dipendenti ex IPOST;
  • pensionati già dipendenti del Gruppo Poste Italiane S.p.A. e già dipendenti ex IPOST.

Oltre alle clausole sopra citate, poi, gli studenti devono rispettare anche i seguenti requisiti:

  • gli studenti delle scuole di primo e secondo grado e dell’università devono aver studiato presso:
    • istituti scolastici e università, statali o legalmente riconosciuti;
    • scuole italiane all’estero;
    • scuole europee dell’Unione europea;
    • istituti stranieri, con corsi che vengono riconosciuti come equivalenti a quelli italiani dalla legge;
  • gli studenti degli ITS devono:
    • aver conseguito il diploma di istruzione secondaria superiore;
    • essere in regola con la frequenza minima obbligatoria dell’ITS;
    • non essere già beneficiari di altre provvidenze simili di importo superiore al 50% di quello relativo alla borsa di studio bandita;
    • essere studenti fuori sede in un Comune che dista almeno 100 chilometri;
    • avere un’età anagrafica pari o inferiore a 32 anni.

Come fare domanda?

La domanda per il bando di concorso deve essere presentata tramite il servizio Portale Prestazioni Welfare da parte dei seguenti soggetti:

  • il genitore iscritto in servizio o in pensione;
  • il genitore superstite o il tutore;
  • lo studente, se maggiorenne.

Guida INPS per le donne vittime di violenza: quali sono tutti i servizi e le tutele disponibili

Recentemente, l’INPS ha pubblicato una guida pratica a supporto delle donne vittime di violenza. La guida, disponibile nella sezione dedicata sul sito web dell’istituto, è composta di 8 punti e fornisce tutte le informazioni necessarie sui servizi e le tutele disponibili.

L’Istituto, nel redigere questa guida dettagliata, si rivolge potenzialmente alle donne che abbiano già denunciato o meno atti al numero verde 1522 per essere poste sotto tutela dei Centri Antiviolenza.

Proprio il numero verde 1522 è uno dei principali strumenti messi a disposizione delle donne che si trovano in situazioni di pericolo.

Quali sono le misure, i servizi e le tutele disponibili per le donne? Vediamo subito com’è composta la guida pubblicata dall’INPS.

Guida INPS per le donne vittime di violenza

L’INPS ha pubblicato una guida si supporto per le donne vittime di violenza. Si tratta di un utile strumento che l’Istituto mette a disposizione alle donne che si trovano in situazioni di pericolo per essere poste sotto la tutela dei Centri Antiviolenza.

Il primo importante strumento è proprio il numero verde 1522: si tratta di un servizio gratuito, accessibile sia da rete fissa che da rete mobile e fornisce supporto alle donne in diverse lingue: italiano, francese, inglese, spagnolo e arabo.

Per chi volesse maggiori informazioni sul numero, queste sono disponibili anche presso gli Uffici Relazioni con il Pubblico delle sedi INPS.

Nella guida, uno spazio anche all’Assegno di inclusione, un ulteriore sostegno economico pensato proprio per i nuclei familiari in situazioni di svantaggio, comprese le vittime di violenza.

Reddito di libertà per le donne vittime di violenza

Il reddito di libertà per le donne vittime di violenza è una misura istituita con l’obiettivo di favorire l’autonomia e l’emancipazione. La misura si concretizza in un contributo economico pari a 400 euro al mese, erogato per 12 mensilità.

Le vittime possono richiedere il reddito di libertà direttamente al proprio Comune di residenza oppure tramite un rappresentante legale.

Si tratta di una misura che rappresenta un sostegno economico concreto e di supporto per le donne che stanno cercando di andare avanti e ricostruirsi una vita autonomamente.

Isee per le donne protette

Le donne vittime di violenza che fanno parte dei programmi dei Centri Antiviolenza possono richiedere l’Isee, per l’accesso a prestazione agevolate, senza includere il reddito del coniuge. In questo caso, l’esclusione è ammessa quando all’altro sia stata tolta la potestà genitoriale o sia stato soggetto a un allontanamento dalla residenza familiare.

La misura permette una valutazione economica equa, con l’obiettivo di assicurare alle vittime l’accesso alle prestazioni, senza subire ulteriori penalizzazioni.

Guida INPS: dall’astensione dal lavoro al congedo indennizzato

Ci sono, infine, altre due forme di tutela descritte dalla guida INPS per le donne vittime di violenza.
Per le lavoratrici inserite nei percorsi di protezione, l’Istituto riconosce il diritto all’astensione dal lavoro per massimo 90 giorni nell’arco di tre anni.

Si tratta di una misura applicabile:

  • Alle lavoratrici del settore pubblico e privato;
  • Alle lavoratrici con contratti di collaborazione coordinata e continuativa;
  • Alle apprendiste;
  • Alle lavoratrici agricole;
  • Alle lavoratrici domestiche;
  • Alle lavoratrici autonome.

Per quanto riguarda, invece, la seconda misura, ovvero il congedo indennizzato, la domanda può essere presentata online direttamente all’INPS dalle donne vittime di violenza già inserite nei percorsi di protezione.

Anche in questo caso, si tratta di una forma di tutela per le donne che necessitano di un periodo di allontanamento dal lavoro, proprio a causa della violenza subita. Il congedo è un modo per poter affrontare in sicurezza il loro percorso di recupero.

Convitti INPS per studenti: come fare domanda?

Convitti INPS per studenti: l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale mette a disposizione all’interno del proprio sito web ufficiale un apposito servizio online mediante il quale consente ai soggetti interessati di presentare la domanda di partecipazione al bando di concorso ai fini dell’assegnazione di determinati posti all’interno di convitti che sono di proprietà dell’Istituto stesso.

Sono ammessi a partecipare alla selezione dei posti nei suddetti convitti di proprietà dell’INPS i figli o orfani dei soggetti che sono iscritti alla Gestione Unitaria delle prestazioni creditizie e sociali, nonché ai figli o organi dei pensionati utenti della Gestione Dipendenti Pubblici.

Senza perderci troppo in chiacchiere, dunque, andiamo subito a vedere insieme tutto ciò che concerne i convitti INPS per studenti ed, in particolare, che cos’è e come funziona il bando di concorso in oggetto, quali sono la decorrenza e la durata dei medesimi, quali sono i soggetti che possono frequentarli e quali sono i requisiti che devono possedere questi ultimi, dove si trovano e che cosa forniscono i posti messi a disposizione, come fare domanda all’Istituto.

Convitti INPS per studenti: che cos’è e come funziona il bando di concorso? Decorrenza e durata

Come abbiamo già accennato anche durante il corso del precedente paragrafo, l’INPS ha la proprietà di alcune strutture che vengono messe a concorso ogni anno al fine di ospitare gli studenti che risultano vincitori dei rispettivi bandi.

Tali strutture, nello specifico, sono adibite in regime di convitto o semiconvitto per tutta la durata del ciclo di studi dello studente, ovvero a partire dal primo anno della scuola primaria (scuole elementari) e fino all’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado (scuole superiori).

Convitti INPS: quali sono gli studenti che possono frequentarli? Requisiti

Ai bandi di concorso che assegnano i posti in convitto e in semiconvitto possono prendere parte tutti gli studenti della scuola primaria (scuola elementare), della scuola secondaria di primo grado (scuola media) e della scuola secondaria di secondo grado (scuola superiore), a patto che questi ultimi siano figli di:

  • dipendenti e pensionati della pubblica amministrazione che risultano iscritti alla Gestione Unitaria delle prestazioni creditizie e sociali;
  • pensionati utenti della Gestione Dipendenti Pubblici;
  • soggetti che risultano iscritti alla Gestione Magistrale.

Oltre alle clausole sopra citate, poi, gli studenti devono rispettare anche i seguenti requisiti:

  • non avere un ritardo nella carriera scolastica superiore a 2 anni;
  • non essere già stato allontanato in precedenza da una struttura convittuale;
  • non aver riportato delle condanne penali e non avere dei procedimenti penali in corso.
  • non essere già beneficiario di altra provvidenza scolastica di importo complessivo superiore a 6.000 euro, erogata da parte dello Stato o da parte di altri Enti e Istituzioni pubbliche o private.

Convitti INPS per studenti: dove si trova e che cosa forniscono i posti messi a concorso?

Ecco qui di seguito quali sono i 5 convitti INPS per studenti situati sul territorio italiano:

  • Anagni (FR);
  • Arezzo;
  • Caltagirone (CT);
  • Sansepolcro (AR);
  • Spoleto (PG).

Tali convitti di proprietà dell’Istituto mettono a disposizione degli studenti vincitori i seguenti servizi:

  • il vitto, anche in formula semiconvitto;
  • l’alloggio, solo in formula convitto;
  • i laboratori didattici;
  • le escursioni;
  • le attività sportive e di svago;
  • l’assistenza socioeducativa e psicologica.

Come fare domanda?

La domanda per il bando di concorso che permette di beneficiare dei posti in convitti INPS per studenti della scuola primaria e della scuola secondaria di primo e di secondo grado deve essere presentata attraverso l’utilizzo di una delle seguenti modalità:

  • online, tramite l’apposita pagina web che viene messa a disposizione sul sito web dell’Istituto, selezionando la voce “Utilizza il servizio” e, successivamente, la voce “Portale prestazioni welfare”;
  • Contact Center, telefonando al numero verde 803 164 (gratuito da rete fissa) oppure telefonando al numero 06 164 164 (a pagamento da rete mobile, in base al piano tariffario che viene messo a disposizione dal proprio gestore telefonico).

Alloggi universitari Ostia: 28 posti per l’anno accademico 2024-25, avviso INPS

Alloggi universitari Ostia: con la pubblicazione di un apposito avviso all’interno del proprio sito web ufficiale l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale ha comunicato che sono stati messi a disposizione 28 posti presso la Casa del maestro di Ostia per ciò che concerne l’anno accademico 2024-2025.

A tal proposito, in particolare, in seguito all’Accordo gestionale che è stato sottoscritto tra l’INPS, Roma Capitale e l’Ente regionale per il diritto allo studio e alla conoscenza DiSCo, l’Istituto stesso ha pubblicato un apposito documento denominato Alloggi universitari Ostia per l’anno accademico 2024-2025, con il quale ha comunicato la sopra citata Casa del maestro di Ostia, situata in Lungomare Toscanelli n. 200, è stata adibita a studentato.

La domanda per beneficiare dei 28 alloggi universitari messi a disposizione deve essere presentata entro il termine ultimo del 10 settembre 2024 da parte degli studenti che possiedono tutti i requisiti necessari e, nello specifico, da parte di:

  • gli studenti universitari che sono figli oppure orfani ed equiparati dei soggetti che sono iscritti alla Gestione Assistenza Magistrale;
  • in via residuale, poi, i figli oppure orfani ed equiparati dei soggetti che sono iscritti alla Gestione Unitaria delle prestazioni creditizie e sociali, dei pensionati che sono iscritti alla Gestione Dipendenti Pubblici e dei soggetti che sono iscritti al Fondo Postelegrafonici.

Alloggi universitari Ostia: ecco quali sono i posti messi a concorso dall’INPS per l’anno accademico 2024-2025

Come abbiamo già accennato anche durante il corso del precedente paragrafo, l’INPS ha messo a concorso per la Gestione Assistenza Magistrale 28 posti per l’anno accademico 2024-2025, i quali sono suddivisi nel seguente modo:

  • 20 alloggi universitari doppi (10 camere);
  • 6 alloggi universitari singoli (6 camere);
  • 2 alloggi universitari singoli riservati esclusivamente agli studenti diversamente abili.

Alloggi universitari Ostia: soggetti beneficiari

Ecco qui di seguito quali sono i soggetti che possono fare domanda per beneficiare dei 28 alloggi universitari a Ostia banditi:

  • i figli o orfani del titolare del diritto;
  • gli orfani dell’altro genitore;
  • i figli dei soggetti iscritti che vengono riconosciuti permanentemente inabili a qualsiasi tipologia di attività lavorativa.

Alloggi universitari Ostia: requisiti di ammissione al concorso

Ecco quali sono i requisiti necessari per partecipare al concorso relativo ai 28 posti presso la Casa del maestro di Ostia (Lungomare Toscanelli n. 200):

  • frequentare un corso di laurea universitario presso un Ateneo che ha la propria sede principale o secondaria nel raggio di 60 km dalla residenza universitaria;
  • non avere un ritardo nella carriera scolastica superiore a 2 anni, indipendentemente dalla motivazione che ha portato a quest’ultimo, a partire dal primo anno della scuola primaria (scuole elementari) e fino all’anno accademico attuale;
  • trovarsi in uno stato di inoccupato o di disoccupato nel momento in cui si presenta la domanda;
  • non aver superato il 27° anno di età alla data di scadenza dell’avviso, ovvero al 10 settembre 2024;
  • non aver riportato delle condanne penali o non avere dei procedimenti penali in corso;
  • non essere beneficiari di nessuna provvidenza scolastica, di nessuna borsa di studio e/o di nessun altro beneficio a sostegno del diritto allo studio, erogare da parte dello Stato o di altri Enti e Istituzioni pubbliche o private, di importo superiore a 6.000 euro per l’anno accademico 2023-2024.

Come e quando fare domanda?

La domanda per i 28 alloggi universitari a Ostia deve essere presentata esclusivamente tramite posta elettronica certificata (PEC) e deve essere recapitata al seguente indirizzo: [email protected], entro il 10 settembre 2024.

Il soggetto richiedente deve essere in possesso di una delle seguenti credenziali digitali ai fini dell’autenticazione:

  • lo SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale), almeno di livello 2;
  • la CIE (Carta di Identità Elettronica) 3.0;
  • la CNS (Carta Nazionale dei Servizi).