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Proroga pagamento tasse, contributi e Rottamazione quater in Toscana e nelle zone alluvionate: così il rinvio 

Sulla proroga del pagamento delle tasse, contributi e Rottamazione quater in Toscana e nelle zone alluvionate, pesa la chiusura del Bilancio di fine anno. Non si potrà andare troppo in avanti nella sospensione delle scadenze fiscali, tributarie e contributive, come è già avvenuto nella stessa Toscana insieme all’Emilia Romagna e nelle Marche per le alluvioni di maggio scorso. Per il maltempo e i danni provocati il 2 novembre scorso, invece, il governo dovrebbe concedere di tempo una proroga mini, probabilmente non si andrà oltre al 20 dicembre 2023. 

Sulle alluvioni di maggio scorso, invece, i tempi sono stati più lunghi e il rimando è avvenuto a più riprese, arrivando all’attuale scadenza del 10 dicembre prossimo. Da notare che le scadenze sono prorogate per i Comuni inclusi nell’allegato al decreto “Alluvioni” (Dl 61 del 2023) che elenca i centri che beneficano delle proroghe fiscale, oltre ad aiuti in termini di sostegni a famiglie e imprese, perché risultati danneggiati. 

Proroga pagamento tasse, contributi e Rottamazione quater in Toscana e nelle zone alluvionate: così il rinvio 

Non ci sarà una proroga consistente nel pagamento di tasse, imposte, contributi e Rottamazione quater a favore delle imprese della regione Toscana per il maltempo e le alluvioni del 2 novembre scorso. Si era ipotizzato un differimento della scadenza che copriva buona parte del 2024, e invece si tratterà – con molta probabilità – di una scadenza mini che non dovrebbe andare oltre il 20 dicembre 2023. 

Le imprese dei settori produttivi, in particolare delle province di Firenze, Prato, Livorno, Pistoia e Pisa, maggiormente danneggiate dalle alluvioni di inizio mese richiedono con una certa veemenza di prorogare le scadenze interessate. Le difficoltà maggiori ad ottenere la proroga risiedono nella necessità di trovare le dovute coperture, in un periodo dell’anno nel quale il governo è impegnato a cercare risorse per chiudere la legge di Bilancio del 2024. 

Proroga pagamento tasse Toscana, qual è la nuova possibile scadenza?

La possibile nuova scadenza del 20 dicembre 2023 dovrebbe coprire i termini già scaduti i 16 novembre scorso, relativi al saldo dei debiti tributari con l’Agenzia delle entrate e contributivi con l’Inps. Una mini proroga interesserà anche gli acconti Ires, Irap e Irpef, la cui scadenza è fissata al 30 novembre 2023. Per buona parte delle partite Iva con ricavi e compensi non eccedenti i 170mila euro c’è la possibilità di posticipare il pagamento del secondo acconto Irpef al 16 gennaio 2024, con pagamento tutto in un’unica soluzione in quella data o in cinque rata da gennaio a maggio, sempre con versamento il giorno 16 (esclusi i festivi). Diversamente, il secondo acconto dovrà essere pagato entro il 20 dicembre prossimo. 

È difficile, quindi, pensare che possano esserci un rinvio di un semestre (del 2024) per tutti questi pagamenti. Le risorse necessarie per rimandare le scadenze fiscali e contributive ammonterebbero, secondo stime di Confindustria Toscana, a un miliardo di euro. Peraltro, dovrebbero essere rinviati anche i termini di pagamento della Rottamazione quater per i contribuenti che abbiano inviato domanda di definizione agevolata 2023 per il pagamento delle cartelle e che sia stata accettata. Peraltro, molti contribuenti potrebbero aver già pagato la prima rata della Rottamazione, in scadenza il 31 ottobre scorso con termine massimo al 6 novembre 2023. 

Pagamento imposte e contributi Emilia Romagna, Marche e Toscana, slittano tutte le scadenze: ecco entro quando pagare

I contribuenti delle regioni Emilia Romagna, Toscana e Marche avranno più tempo per effettuare gli adempimenti nei confronti del Fisco, nonché per il pagamento dei contributi assistenziali e previdenziali. In sede di conversione del decreto legge “Proroghe” (Dl 132 del 2023), la scadenza ultima ha subito una rettifica dal 20 novembre 2023 al prossimo 10 dicembre.

Uno slittamento di 20 giorni che consentirà ai contribuenti delle tre regioni di affrontare le scadenze con più calma, data anche la densità di termini fiscali di fine novembre. Il decreto varato dal governo (Dl “Alluvioni”) all’indomani dell’emergenza maltempo, aveva sospeso i pagamenti fiscali, tributari e contributivi tra il 1° maggio e il 31 agosto 2023. Lo slittamento riguarda svariati pagamenti tributari, contributivi (previdenziali e assistenziali) e premi di assicurazione obbligatoria. Nell’elenco rientrano i pagamenti anche delle ritenute alla fonte previste dagli articoli 23 e 24 del decreto del Presidente della Repubblica numero 600 del 1973 e i versamenti delle trattenute inerenti le addizionali regionali e comunali dell’Irpef. 

Sanatoria Inps, pagamento entro il 31 dicembre 2023 per la PA: ecco chi otterrà l’accredito dei contributi

Scade il 31 dicembre 2023 il pagamento per la sanatoria dei contributi Inps per gli enti della PA che non abbiano provveduto ai versamenti dovuti. Si tratta dell’ultima chiamata dell’Istituto di previdenza che invita al versamento, entro la fine di quest’anno, gli enti locali come comuni, province e regioni, oltre ad università, aziende sanitarie locali (Asl) e altre amministrazioni pubbliche.

L’Inps fornisce chiarimenti nella circolare numero 92 del 2023 recante i termini di prescrizione delle contribuzioni di previdenza e di assistenza sociale obbligatoria dovute dalle pubblica amministrazione alla Gestione dipendenti pubblici per i periodi retributivi fino al 31 dicembre 2018 e delle contribuzioni di previdenza e assistenza sociale obbligatoria dovute dalle amministrazione pubbliche alla Gestione separata.

Sanatoria Inps, pagamento entro il 31 dicembre 2023 per la PA: ecco chi otterrà l’accredito dei contributi

Scadrà il 31 dicembre 2023 la possibilità di aderire alla sanatoria dei contributi dell’Inps per comuni, province e regioni, oltre ad università, aziende sanitarie locali (Asl) e altre amministrazioni pubbliche in merito ai versamenti non effettuati entro il 31 dicembre 2018 a favore dei dipendenti pubblici (ex Inpdap) e quelli dovuti alla Gestione separata Inps a decorrere da aprile 1996 e per gli ultimi 27 anni, fino ad oggi. Quest’ultima tipologia di versamenti andrà a vantaggio di chi abbia lavorato con contratto di collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co.), lavoratori autonomi, dottorandi, sindaci, amministratori, e così via.

La sanatoria, pertanto, offre vari effetti positivi. Innanzitutto per i lavoratori, qualunque sia stato il loro rapporto di lavoro nei confronti degli enti sopra indicati, perché si consente di recuperare i contributi spettanti per i periodi lavorati. Tale contribuzione, senza la sanatoria, andrebbe perduta, considerando il termine di prescrizione fissato in cinque anni.

Vantaggi per lavoratori, precari e PA nel pagamento dei versamenti

Anche le Amministrazioni pubbliche ricevono dei vantaggi dalla sanatoria del versamento dei contributi previdenziali da effettuare entro la fine di quest’anno. Infatti, per gli enti si determina l’inapplicabilità delle sanzioni dovute per mancata contribuzione ma, in modo specifico, si elimina il rischio di dover rimborsare all’Istituto di previdenza gli oneri relativi al pagamento di pensioni e trattamenti di fine rapporto (o di fine servizio) nel caso di prescrizione della contribuzione e di denuncia da parte dei lavoratori interessati.

Sanatoria Inps contributi 2023, ecco gli enti ammessi

Ammesse alla sanatoria per il pagamento dei contributi dei dipendenti, sono nell’ordine:

  • le amministrazioni dello Stato, comprese le scuole di ogni ordine e grado e le istituzioni educative, le Accademie e i Conservatori;
  • le aziende e le amministrazioni dello Stato a ordinamento autonomo;
  • i Comuni, le Province, le Regioni, le Unioni di Comuni, le Comunità montane e i loro consorzi e associazioni;
  • le università;
  • gli Istituti delle case popolari;
  • le Camere di commercio;
  • gli enti pubblici non economici nazionali, regionali e locali;
  • le Asl;
  • l’Aran;
  • la Banca d’Italia, la Consob;
  • le Università non statali, gli Istituti pubblici di assistenza e beneficenza (Ipab) e le agenzie elencate dal decreto legislativo numero 300 del 30 luglio 1999.

Come funziona la sanatoria della contribuzione?

La scadenza del 31 dicembre 2023 per i pagamento dei contributi non versati rappresenta una sanatoria in deroga alle norme dei contributi la cui prescrizione avviene nei cinque anni. Il versamento di quanto dovuto, dunque, consente alle amministrazioni pubbliche di dichiarare e di adempiere agli obblighi contributivi, senza l’addebito di sanzioni.

La sanatoria stessa metterà fine, inoltre, ai tanti ricorsi che i lavoratori hanno messo in atto per vedersi riconoscere i contributi per il lavoro svolto negli enti ammessi al pagamento entro la fine dell’anno. In tal senso, le amministrazioni possono regolarizzare le posizioni contributive dei dipendenti in relazione ai periodi per i quali sia stato svolto servizio, anche se nel frattempo sia intervenuta la prescrizione. Rimangono fuori dalla possibilità di sanatoria solo le situazioni per le quali ci sia già stata una decisione del giudice.

Pensioni 2023: chi ha diritto all’importo aggiuntivo sulla pensione? Requisiti e limiti reddituali

Dicembre è ormai alle porte, ed è facile fare un riepilogo dell‘importo aggiuntivo sulla pensione, oltre alla tredicesima mensilità. Almeno per le festività natalizie, i pensionati ricevono un beneficio maggiore sulla rendita loro spettante.

Il cerchio si stringe, in modo particolare, sui pensionati che ricevono l’importo aggiuntivo automaticamente nel cedolino di dicembre e chi deve presentare la domanda, reclamando un beneficio. Vediamo insieme chi ha diritto all’importo aggiuntivo sulla pensione.

Importo aggiuntivo sulla pensione

 Chiariamo sin da subito che l’importo aggiuntivo non rappresenta la tredicesima mensilità, ma piuttosto si tratta di un’erogazione supplementare alla pensione.

Viene riconosciuto un beneficio dell‘importo pari a 154,94 euro, grazie alle disposizioni contenute nell’articolo 70, legge 23 dicembre 2000, n. 388 (legge finanziaria 2001). Il trattamento economico aggiuntivo spetta a coloro che percepiscono una o più pensioni con un importo complessivo non superiore al trattamento minimo e che si trovino in determinate condizioni reddituali.

Chi ha diritto al bonus oltre alla tredicesima?

L’INPS eroga l’importo aggiuntivo ai titolari di tutte le pensioni, ad eccezione dei trattamenti assistenziali, a condizione che soddisfino i requisiti normativi.

Il beneficio non viene riconosciuto sulle prestazioni assistenziali, tra cui:

  • pensioni e assegni sociali;
  • prestazioni agli invalidi civili;
  • pensioni dei dipendenti degli enti creditizi;
  • pensioni dei dirigenti d’azienda;
  • trattamenti non aventi natura di pensione.

Come funziona

Il riconoscimento della somma aggiuntiva è condizionato dalla presenza di diversi requisiti. In particolare, l’INPS, prima di erogare la somma aggiuntiva, tiene conto di diversi elementi, tra cui:

  • nell’ipotesi in cui l’importo totale delle pensioni per il 2023 risulti non superiore a 7.327,32 euro (minimo vitale 2023), viene riconosciuto l’intero importo aggiuntivo, a patto che risultino soddisfatti i limiti reddituali suoi e del coniuge o unito civile.
  • se, ad esempio, l’importo totale delle pensioni per il 2023 risulta oscillare tra 7.327,32 euro ma non superiore a 7.482,26 euro, viene riconosciuta la differenza, a condizione che vengano soddisfatte le condizioni reddituali proprie e del coniuge o unito civile.
  • nel caso in cui l’importo totale delle pensioni per il 2023 (comprensivo delle maggiorazioni sociali e dell’incremento) risulti essere superiore a 7.327,32 euro (trattamento minimo sommato all’importo aggiuntivo), non viene riconosciuta alcuna somma aggiuntiva.

Qual è il limite di reddito che dà diritto alla somma aggiuntiva sulla pensione?

 L’INPS, nel riconoscere la somma aggiuntiva, tiene conto sia del reddito personale che di quello coniugale. L’importo aggiuntivo viene riconosciuto ai pensionati con un reddito personale che non supera l’importo di 10.990,98 euro (per l’anno 2023).

Diversamente, in presenza del reddito coniugale, viene considerato un valore fino ad arrivare a un importo massimo di reddito cumulato pari a 21.981,96 euro (anno 2023). È importante sottolineare che l’importo che dà diritto al beneficio economico non deve supera il limite personale pari a 10.990,98 euro (anno 2023).

L’INPS eroga l’importo aggiuntivo agli aventi diritto direttamente d’ufficio nel mese di dicembre.

Tuttavia, se il pensionato rientra nei requisiti e non riceve la somma aggiuntiva, può presentare un’apposita richiesta di ricostruzione della pensione. Il servizio è disponibile nel portale online dell’INPS, se muniti delle credenziali digitali di accesso al sistema.

Quali pensioni aumentano a gennaio 2024?

Per il 2024, aumentano i trattamenti economici fino a 4 volte il trattamento minimo vitale, ossia fino a 2.272 euro lordi.

Su questi trattamenti viene prevista una rivalutazione del 100%. In caso di conferma dell’indice provvisorio, le pensioni saranno aumentate del 5,4%.

Di conseguenza, la pensione minima passerebbe a circa 600 euro, mentre un trattamento lordo di 2.000 euro salirebbe a circa 2.108 euro.

Chi ha diritto all’importo aggiuntivo e all’aumento della pensione nel 2023?

 Per il mese di dicembre 2023, la perequazione per intero cade sui trattamenti fino a 4 volte il trattamento minimo, quindi vengono presi in esame le pensioni fino a 2.101,52 euro (dicembre 2022).

Pertanto, chi ha ricevuto, ad esempio, un trattamento lordo fino a 1.000 euro riceve un aumento pari a 73 euro al mese, ovvero una stima del +7,3%.

Nel mese di dicembre, è atteso il conguaglio per il calcolo della perequazione delle pensioni. Si tratta di un adeguamento pari all’0,8%, che porterebbe a un aumento di 8 euro.

Con l’esempio precedente, la rendita aumenterebbe a 1.081 euro al mese, registrando un incremento totale di 81 euro. Infine, oltre al conguaglio, sono dovuti anche gli arretrati con inizio dal mese di gennaio 2023.

Pensioni, come anticipare l’addio al lavoro nel 2024: guida ai nuovi requisiti e agli importi pensionistici

Nuovi requisiti per le pensioni 2024. Sarà necessario più tempo per rimanere al lavoro e meno tempo per andare in pensione, una condizione che non riguarderà solo alcuni lavoratori. Ancora una volta, anticipare l’addio dal lavoro non sarà facile, poiché vengono apportate ulteriori modifiche al sistema previdenziale.

Il governo Meloni rettifica le misure già attive, facendolo con estrema pacatezza. L’obiettivo rimane quello di ridimensionare i costi; di conseguenza, la presa si stringe (ancora una volta) sul fronte pensionistico. Vediamo insieme quali sono i nuovi requisiti andare in pensione nel 2024.

Pensioni nuovi requisiti 2024

Una casa è certa: anche nel 2024 si andrà in pensione con il requisito anagrafico, contributivo e altre condizioni di natura economica. La linea pensionistica si sviluppa su due fasi: requisiti e importo minimo.

Questo approccio vale per la gran parte dei lavoratori che perfezionano i requisiti per la pensione nel 2024. Secondo numerosi esperti, si tratta di un sistema pensato per garantire una rendita mensile equa alle esigenze familiari.

Tuttavia, c’è un percorso di ritorno, e consiste nel non gravare sulle casse dello Stato.

In sostanza, lo scopo principale rimane quello di ridurre la distribuzione dei sussidi, aiuti e benefici economici necessari a riequilibrare il potere di acquisto delle famiglie.

Nel 2024, ci aspettano ancora modifiche sulle soglie minime per ritirarsi dal lavoro. In particolare, i cambiamenti riguarderanno i contributivi puri e non solo. Vediamo insieme le nuove disposizioni presenti nella bozza della legge di Bilancio 2024.

Cosa cambia sulle pensioni nel 2024?

Secondo quanto indicato nel disegno della Manovra 2024, l’uscita dal lavoro sarà condizionata dalla presenza di un assegno mensile non superiore a cinque volte il trattamento minimo.

Iniziamo con la pensione anticipata Quota 103 nel 2024, che permette l’uscita a 62 anni di età con 41 anni di contributi, accompagnata da un assegno di quattro volte il trattamento minimo. Inoltre, l’INPS calcola la rendita escludendo il sistema retributivo, applicando esclusivamente il sistema contributivo.

Qual è l’importo del trattamento minimo INPS? Il trattamento minimo, ovvero l’assegno sociale, nel 2023 corrisponde all’importo pari a 503,27 euro.

Nel 2024, sono previste delle variazioni in aumento, di pochi spiccioli, considerando che la rivalutazione si attesterà sullo 0,8%. Pertanto, l’importo del trattamento minimo salirà a 507,02, per un totale annuo pari a 6.591,26 euro.

Inoltre, dovrebbe essere applicato un ulteriore incremento dovuto alla nuova rivalutazione del 2024, pari al 5,4%; pertanto, il trattamento minimo dovrebbe salire a 534,40 euro, per un totale annuo pari a  6.947,18 euro.

Come funziona le pensione a 64 anni nel 2024?

Nella prossima legge di Bilancio, non sono previste variazioni per la pensione di vecchiaia; pertanto, resta il requisito generale dei 67 anni di età aggregato ad almeno 20 anni di versamenti contributivi.

Attualmente, i lavoratori che hanno iniziato a maturare un’anzianità contributiva dopo il 31 dicembre 1995 devono, per pensionarsi, rientrare in una rendita pari a 1,5 volte il trattamento minimo.

Applicando le modifiche contenute nella bozza della legge di Bilancio 2024, tale vincolo viene ridimensionato su un importo non inferiore a quello del trattamento minimo. Pertanto, i contributivi puri possono andare in pensione con un assegno pari a 534,40 euro.

Si tratta di una liberazione, soprattutto considerando che, in molti casi, questo limite non permetteva l’accesso alla pensione a 67 anni di età, richiedendo la continuazione del servizio fino al compimento dei requisiti con l’erogazione dell’a rendita a prescindere dall’importo, ovvero fino a 71 anni di età.

Pensioni nuovi requisiti 2024: quanto si andrà in pensione con la nuova riforma?

Dal 2024 l’età per la pensione di vecchiaia resta invariata a 67 anni. Il requisito anagrafico è stato congelato fino al 2026, successivamente sarà adeguato ai rilevamenti ISTAT sull’aspettativa di vita.

I contributivi puri possono pensionarsi a 64 anni di età con 20 anni di contributi. Tuttavia, tali requisiti sono vincolati dalla presenza di una rendita pari a 2,8 volte il trattamento minimo.

In estrema sintesi, le novità presenti nella bozza della Manovra 2024 portano a variazioni sull‘importo della pensione che non deve risultare inferiore all’importo dell’assegno sociale.

Il diritto alla pensione di vecchiaia anticipata a 64 anni di età con 20 anni di contributi prevede l’applicazione di diversi vincoli, tra cui:   

  • una contribuzione effettiva minima di 20 anni di versamenti;
  • una rendita pari ad almeno il valore dell’assegno sociale, rivalutato su base annua nella misura di 3 volte il trattamento minimo, ridotto per le lavoratrici:
    • 2,8 volte per le donne con un figlio;
    • 2,6 volte per le donne con due o più figli.

In diverse situazioni, l’assegno non sarà superiore a cinque volte il trattamento minimo  per l’intero periodo di perfezionamento dei requisiti per la pensione di vecchiaia ordinaria. Attualmente, non sono previsti limiti.

Infine, le novità riguardano anche l’introduzione di una finestra mobile di tre mesi.

Crediti Inps, meno tempo a commercianti, artigiani e professionisti per la compensazione F24 dal 1° gennaio 2024

Meno tempo a disposizione di commercianti, artigiani e professionisti della Gestione separata dell’Inps dal 1° gennaio 2024 per la compensazione mediante modello F24 dei crediti dell’Istituto di previdenza. A prevederlo è la bozza della legge di Bilancio del prossimo anno, attualmente in discussione al Senato in vista dell’approvazione definitiva.

I crediti Inps potranno essere generati mediante il quadro RR del modello dei Redditi delle persone fisiche (PF). Per tutte le categorie interessate, è necessaria l’attesa di dieci giorni successivi all’invio del modello di dichiarazione, dal quale emergono i crediti stessi, per procedere con la compensazione. Sono tre le categorie che, dal prossimo anno, potranno effettuare la compensazione dei crediti contributivi secondo quanto previsto dalla bozza della legge di Bilancio 202. Si tratta di commercianti, artigiani e professionisti della Gestione separata Inps, dei datori di lavoro, agricoli e non agricoli.

Crediti Inps, meno tempo a commercianti, artigiani e professionisti per la compensazione F24 dal 1° gennaio 2024

Ci sarà meno tempo dal 1° gennaio 2024 per i commercianti, gli artigiani e i professionisti della Gestione separata dell’Inps dal 1° gennaio 2024 per la compensazione mediante modello F24 dei crediti Inps. Lo prevede la bozza della Manovra 2024 in base alla quale le categorie interessate dovranno attendere il decimo giorno successivo alla trasmissione del modello di dichiarazione dei redditi, dal quale emergano questi crediti, per procedere con la compensazione.

Nel dettaglio, secondo quanto prevede la bozza del disegno di legge di Bilancio, attualmente, al Senato, nel caso degli artigiani e commercianti, iscritti alla Gestione separata dell’Inps, e dei liberi professionisti, solo dal 10° giorno susseguente a quello della trasmissione della dichiarazione dei redditi il soggetto interessato può procedere con la compensazione F24.

Dalla dichiarazione dei redditi deve emergere il credito contributivo Inps, come già avviene per i crediti relativi all’Irpef, all’Ires e alle relative addizionali, alla cedolare secca, all’Ivie, all’Ivafe, e così via. Le ritenute alla fonte derivano, invece, dal modello 770 ma solamente per importi eccedenti i 5.000 euro all’anno.

Crediti Inps compensazione 2024, datori di lavoro agricoli e non

I datori di lavoro di settori non agricoli, invece, dovranno attendere il 15esimo giorno susseguente a quello della scadenza mensile per l’invio telematico dei dati retributivi. Si fa riferimento, in particolare, ai dati Uniemens, con scadenza alla fine del mese susseguente a quello delle retribuzioni inerenti. Il termine del 15esimo giorno può essere calcolato anche dal giorno successivo alla presentazione dei dati retributivi se avvenuta con ritardo.

Infine, per i datori di lavoro del settore agricolo, con contribuzione unificata relativa alla manodopera agricola, la compensazione si può effettuare solamente dal giorno di scadenza del pagamento inerente la dichiarazione di manodopera agricola, contenente il dato sul credito contributivo.

Come effettuare l’operazione con il modello F24

Tra gli altri adempimenti in tema di compensazione mediante modello F24, il disegno di legge del Bilancio richiede, per il prossimo anno, il visto di conformità, come avviene anche tutt’oggi. La misura del rinvio della compensazione dal prossimo anno va a incidere notevolmente sulle categorie dei contribuenti interessati (artigiani, commercianti, liberi professionisti datori di lavoro agricoli e non).

Infatti, queste categorie spesso concludono la dichiarazione dei redditi con un credito Inps, derivanti essenzialmente dagli alti importi pagati a titolo di acconto. Il versamento di questi ultimi avviene con il metodo storico, senza che si possa ridurli mediante il meccanismo previsionale, reputato troppo rischioso nella determinazione preventiva del reddito.

Bonus over 55: strategie, aiuti e incentivi da richiedere entro la fine dell’anno

Bonus over 55 anni, un gesto di sostegno da parte del governo italiano, sì, ma con alcune limitazioni. L’Esecutivo ha lanciato segnali chiari riguardo alla distribuzione degli aiuti, stabilendo criteri e apportando modifiche alla struttura del sistema previdenziale e assistenziale italiano. I segnali di cambiamento sono stati sempre chiari e inequivocabili.

Nonostante gli sforzi, le risorse finanziarie previste nella Manovra 2024 saranno distribuite in base a criteri di priorità, considerando le difficoltà economiche delle famiglie e la fragilità nel trovare un’occupazione per coloro che superano i 55 anni di età.

Non tutte le soluzioni potrebbero emergere improvvisamente, ma forse qualche accordo preliminare riguardo agli aspetti previdenziali e al 110. Vediamo insieme quali sono gli incentivi e gli aiuti disponibili per coloro che hanno superato i 55 anni di età.

Bonus over 55

 Gli aiuti per gli over 55 sono rappresentati da vari bonus, sussidi e indennità destinati a coloro che si trovano senza lavoro. In alcuni casi, è possibile usufruire delle forme di sostegno al reddito previste dall’ordinamento italiano.

La maggior parte dei benefici economici è erogata dall’INPS, accreditati a coloro che ne hanno diritto dietro presentazione di una specifica richiesta, corredata dalla documentazione idonea a comprovare lo stato di disagio economico. Gli aiuti sono spesso strutturati sulla base dell’erogazione di un beneficio, come nel caso della disoccupazione Naspi, del Supporto Formazione per il Lavoro, della Carta dedicata a Te, del Reddito di cittadinanza e di molti altri.

Molti di questi aiuti sono condizionati dalla presenza di un reddito ISEE inferiore a 20.000 euro, mentre altri sono distribuiti senza alcun limite reddituale, ma a condizione che siano soddisfatti altri requisiti. A questo punto, non ci resta che analizzare le misure più utilizzate dagli over 55.

Indennità di disoccupazione Naspi

 La Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego (NASpI) viene erogata ai lavoratori che soddisfano diversi requisiti, dietro la presentazione di un’apposita domanda. L’indennità mensile di disoccupazione è destinata ai lavoratori con rapporto di lavoro subordinato che si trovano nella situazione di aver perso involontariamente l’occupazione lavorativa. Possono accedere al beneficio economico:

  • apprendisti;
  • soci lavoratori di cooperative con rapporto di lavoro subordinato con le stesse cooperative;
  • personale artistico con rapporto di lavoro subordinato;
  • dipendenti a tempo determinato delle pubbliche amministrazioni.

Il beneficio economico è subordinato alla presenza del meccanismo di decalage; pertanto, la prima erogazione corrisponde al 75% della retribuzione media mensile imponibile ai fini previdenziali degli ultimi quattro anni. Successivamente, l’indennità viene ridotta del 3% ogni mese a partire dal primo giorno del sesto mese di fruizione. Nel caso in cui l’avente diritto abbia compiuto 55 anni, la riduzione scatta dall’ottavo mese a partire dalla data di presentazione della domanda.

Isopensione

 La normativa prevede l’attivazione di prestazioni rivolte a permettere ai lavoratori che rientrano nei requisiti di legge di accedere a prestazioni di accompagnamento alla pensione a totale carico del datore di lavoro, se devono affrontare diverse situazioni, come ad esempio:

  • processi di ristrutturazione;
  • situazioni di crisi;
  • riorganizzazione aziendale;
  • riduzione o trasformazione di attività lavorative.

Si tratta del meccanismo di Isopensione che consente ai lavoratori “anziani” non per età, di accedere a uno scivolo pensionistico anche 7 anni prima della pensione di vecchiaia o di altro trattamento ordinario, a condizione che si soddisfino i requisiti per l’accesso al trattamento.

Per accedere all’Isopensione, è necessario aver maturato un accumulo contributivo pari a 35 anni e 10 mesi per gli uomini e 34 anni e 10 mesi per le donne. Pertanto, è facile immaginare che il lavoratore che ha intrapreso un percorso lavorativo a 20 anni può richiedere un’indennità a 55 anni di età. Inoltre, la misura è stata prorogata fino al 31 dicembre 2026.

Che bonus over 55 ci sono per chi non lavora?

Attualmente, viene garantita un’erogazione a coloro compresi tra i 18 e i 59 anni che sono considerati immediatamente attivabili nel mondo del lavoro. Il Supporto per la Formazione e il Lavoro rappresenta un’indennità di partecipazione alle misure di attivazione lavorativa, consistente in un sussidio pari a 350 euro al mese, erogato per un massimo di 12 mesi, a condizione che siano soddisfatti i criteri di legge.

Quali sono i bonus over 55 attuali?

In un articolo precedente è stata pubblicata la guida alle agevolazioni di novembre 2023, con particolare attenzione ai bonus destinati alle famiglie con un reddito ISEE inferiore a 20.000 euro.

Come richiedere il bonus spesa 2023?

La Carta dedicata a te consente di ricevere un aiuto economico pari a 382,50 euro da utilizzare esclusivamente per la spesa alimentare. Questo beneficio viene assegnato automaticamente alle famiglie con un reddito certificato ISEE fino a 15.000 euro. Entro la fine dell’anno, dovrebbe essere introdotto il bonus per il sostegno della spesa natalizia, oltre al contributo benzina di 80 euro da utilizzare per il rifornimento del carburante.

Il bonus 550€ per i lavoratori part-time 

Il bonus 550€ per i lavoratori part-time è stato rinnovato per il 2024. La novità è presente nel Decreto Legge Fiscale collegato alla Manovra 2024. Il beneficio economico sarà riconosciuto ai lavoratori con contratto part-time, a condizione che siano soddisfatti i requisiti di legge.

Bonus 550€ per lavoratori part-time 2024: quando arriva e come fare richiesta

Il bonus 550€ per i lavoratori part-time è stato prorogato per il 2024. La conferma arriva dal Decreto Legge Fiscale collegato alla Manovra 2024. L’indennità sarà riconosciuta ai lavoratori inseriti nel contesto lavorativo con contratto part-time ciclico. Vediamo insieme quali sono le novità legate al bonus da 550 euro.

 Bonus 550€ lavoratori part – time

I lavoratori che soddisfano i requisiti di legge avranno diritto a una specifica indennità. Si tratta di un bonus ripreso e ampliato all’interno della categoria al fine di consentire l’accesso a una vasta platea di aventi diritto.

Pertanto, possono beneficiare di questo vantaggio i lavoratori delle aziende private impiegati, a condizione che abbiano avuto un contratto a tempo parziale nel 2022.

Chi ha diritto bonus 550 euro?

L‘indennità una tantum di 550 euro viene riconosciuta ai lavoratori che nel 2022 erano inseriti in un contesto lavorativo con un contratto di lavoro a tempo parziale ciclico. Il bonus in questione è stato rinnovato con alcune novità attraverso il Decreto Fiscale collegato alla Legge di Bilancio 2024, reso ufficiale con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n. 244 del 18 ottobre 2023.

La prima novità legata alla proroga riguarda non solo il reintegro dell’indennità, ma anche l’ampliamento della categoria di aventi diritto per il 2023, che non è più riservata esclusivamente ai lavoratori part-time ciclo verticale. Pertanto, sono ammessi al beneficio tutti coloro che nel 2022 risultano dipendenti con un contratto a tempo parziale, a condizione che soddisfino i diversi requisiti di legge, inclusi:

  • il lavoratore non deve possedere altre tipologie di contratto di lavoro dipendente;
  • non deve risultare come percettore dell’indennità di disoccupazione Naspi.
  • non deve essere titolare di una pensione diretta.

Da quando si dà il bonus per i lavoratori part time?

Secondo le disposizioni normative contenute nell’articolo 2-bis, comma 1, del Decreto Legge 17 maggio 2022, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla Legge 15 luglio 2022, n. 91, per quanto riguarda il 2022:

“L’indennità una tantum riconosciuta ai lavoratori dipendenti di aziende private titolari di un contratto di lavoro a tempo  parziale  ciclico  verticale  nell’anno  2021,  si riferisce ai lavoratori dipendenti di aziende private titolari di un rapporto di lavoro a tempo parziale  che  prevede  periodi  non interamente lavorati  di  almeno  un  mese  in  via  continuativa,  e complessivamente non inferiori a sette settimane e  non  superiori  a venti settimane,  dovuti  a  sospensione  ciclica  della  prestazione lavorativa”.

Quali sono le novità per i lavoratori a tempo parziale ciclico

Le novità sono state introdotte nell’articolo 8 del decreto sulle ‘Disposizioni inerenti ai lavoratori a tempo parziale ciclico’, che recita:

“Per il 2023, ai lavoratori  dipendenti  di  aziende  private titolari di un contratto di lavoro a tempo parziale ciclico nell’anno 2022, che preveda periodi non interamente lavorati di almeno un  mese in  via  continuativa,  e  complessivamente  non  inferiori  a  sette settimane e non superiori a venti  settimane,  dovuti  a  sospensione ciclica della prestazione lavorativa e che, alla data della  domanda, non siano titolari di altro  rapporto  di  lavoro  dipendente  ovvero percettori della  Nuova  prestazione  di  Assicurazione  Sociale  per l’Impiego (NASpI) o di un trattamento  pensionistico,  è  attribuita un’indennità una tantum pari a 550 euro.  L’indennità può essere riconosciuta solo una volta al medesimo lavoratore.”

Come richiedere bonus 550€ part time?

La domanda per il bonus da 550 euro per i lavoratori part-time dovrà essere presentata in modalità telematica sul portale dell’INPS, tramite la sezione dedicata al “Punto d’accesso alle prestazioni non pensionistiche”.

L’accesso ai servizi è consentito solo tramite le proprie credenziali: SPID, CIE e CNS. Attualmente, non è stata confermata una data di presentazione della richiesta di ammissione al beneficio.

Sicuramente a breve l’INPS ufficializzerà le modalità, i termini e la scadenza per la presentazione della richiesta, al fine di garantire l’erogazione dell’indennità il prima possibile, anche prima del 2024.

L’INPS rilascia la pensione APE sociale con i vecchi requisiti a questi fortunati. Due motivi per non ritardare la domanda. Benefici e Limitazioni

La corsa alla pensione Ape sociale è iniziata, soprattutto se considerato che nel 2023 si potrà andare in pensione con i vecchi requisiti. In altre parole, l’INPS ammette le domande per la pensione Ape sociale se pervenute entro il 30 novembre 2023. D’altronde, in gioco ci sono le modifiche introdotte dal 2024, i cui margini ristringono l’accesso al beneficio. Vediamo insieme i requisiti per l’Ape sociale nel 2023 e le novità previste per il 2024.

Ape sociale con i vecchi requisiti

Nella logica del governo Meloni rientrano paletti, penali e modifiche alle tre misure più utilizzare dagli italiani per ritirarsi prima dal lavoro, ovvero Ape sociale, Opzione donna e Quota 103.

Sicuramente, lo scopo dell’Esecutivo non è quello di incentivare la domanda di pensionamento anticipato. E questo è uno dei primi motivi per cui molti lettori hanno richiesto maggiori dettagli sui requisiti previsti per l’anticipo pensionistico Ape sociale, operativi fino alla fine dell’anno.

Come funziona l’anticipo pensionistico?

L’Ape sociale è regolamentata dall’articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335,  che fornisce spiegazioni dettagliate sui requisiti anagrafici e contributivi. Possono richiedere l’uscita tramite l’Ape sociale i lavoratori che hanno raggiungo 63 anni di età e almeno 30 anni di contributi, a patto che soddisfino i criteri normativi.

Sono ammessi al beneficio i lavoratori iscritti presso l’Assicurazione Generale Obbligatoria dei lavoratori dipendenti, le forme sostitutive ed esclusive della stessa, le gestioni speciali dei lavoratori autonomi e alla Gestione Separata.

Che requisiti ci vogliono per andare in pensione con l’Ape sociale?

Attualmente, e comunque fino al 31 dicembre 2023, l’accesso all’anticipo pensionistico è riservato ai lavoratori che rientrano in una delle categorie di tutela di seguito elencate, tra cui:  

  •  si trova in stato di disoccupazione a seguito di cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento, anche collettivo, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale;
  • assiste, al momento della richiesta e da almeno sei mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità (ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104);
  •  è stata riconosciuta un’invalidità civile con una ridotta capacità lavorativa, superiore o uguale al 74%.

È importante notare, che fino alla fine dell’anno restano in vigore le disposizioni contenute nell’allegato 3 della legge 234/2021. Pertanto, resta valido il requisito contributivo ridotto per i lavoratori:

  • lavoratori gravosi, se possiedono almeno sette anni negli ultimi dieci di attività lavorativa o almeno sei anni negli ultimi sette di carriera lavorativa, occo;
  •  per gli operai edili, per i dipendenti delle imprese edili ed affini, per i ceramisti e per i conduttori di impianti per la formatura di articoli in ceramica e terracotta.

Le lavoratrici ricevono uno sconto contributivo di 12 mesi per ogni figlio a carico, nel limite massimo di due anni.  

Quanti soldi si prendono con l’Ape sociale?

L’INPS, a fronte del riconoscimento, garantisce una rendita mensile fino a 1.500 euro al mese per 12 mensilità.

Tuttavia, è importante sottolineare che la fruizione dell’anticipo pensionistico non comprende la rivalutazione o l’integrazione al minimo. In caso di decesso del titolare del trattamento,  tutti i benefici vengono persi, poiché l’anticipo Ape sociale non è una pensione diretta, per cui non è reversibile ai superstiti.

L’indennità viene accreditata per dodici mesi, senza la tredicesima mensilità. Pertanto, per ottenere tutti i diritti della pensione, è necessario che il fruitore perfezioni i requisiti per l’accesso alla pensione di vecchiaia, ossia 67 anni di età e 20 anni di contributi. In questo caso, l’INPS esegue un passaggio d’ufficio da Ape sociale a pensione di vecchiaia o altro trattamento ordinario.

Quando presentare la domanda nel 2023?

Per andare in pensione con i vecchi requisiti dell’Ape sociale, è importante presentare la richiesta preliminare entro e non oltre il 30 novembre 2023. La domanda per il riconoscimento del diritto al trattamento deve pervenire all’INPS in via telematica da coloro che perfezionano i requisiti entro il 31 dicembre 2023.

Per maggiori dettagli, è possibile contattare il numero verde gratuito 803164; da cellulare, è disponibile il numero 06164164, con tariffa variabile a seconda del gestore.

Come cambia l’Ape sociale nel 2024?

Innanzitutto, i lavoratori che decidono di presentare la domanda entro il 30 novembre 2023, non cavalcano l’onda emotiva della riforma, accalcandosi verso un’uscita, anche senza averne bisogno.

Piuttosto, sono consapevoli dei paletti restrittivi previsti per il 2024, sull’Ape sociale e sulle altre misure rinnovate per il prossimo anno.

Per il 2024, infatti, la bozza della legge di Bilancio prevede delle modifiche ai requisiti dell’Ape sociale. In particolare, viene aumentato il limite anagrafico di accesso al beneficio da 63 anni a 63 anni e 5 mesi.

L’altra novità riguarda la cancellazione dalla lista dei lavori gravosi, le professioni introdotte per il biennio 2022-23, ovvero quelle indicate come ampliamento delle mansioni usuranti. In altre parole, il governo non rinnovando tale lista, ha ripristinato i requisiti presenti al 2021.