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Cedolino pensione INPS

Cedolino pensione INPS dicembre 2024: guida completa alla consultazione, lettura e voci aggiuntive

Il cedolino pensione INPS di dicembre è online a partire da giovedì, 21 novembre. Un maxi cedolino contenente diverse voci: l’importo base della pensione, la tredicesima e il bonus annesso per gli aventi diritto, la quattordicesima per alcuni pensionati e tutte le altre prestazioni.

L’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale ha già comunicato quali sono gli importi e a chi spettano le somme aggiuntive.

Oltre a fare un brevissimo recap sul pagamento delle pensioni, in questo articolo spiegherò come consultare il cedolino online, come leggerlo e quali sono tutte le voci.

Nel frattempo, ti consiglio di visualizzare il video YouTube di Mr LUL lepaghediale che spiega, in modo semplice e chiaro quali sono le voci del cedolino INPS di dicembre 2024.

Online il cedolino pensioni INPS di dicembre 2024

L’INPS ha messo a disposizione dei pensionati un servizio che, ogni mese, si rivela essere molto utilizzato: il cedolino pensione.

Dopo il 20 di ciascun mese, l’Istituto rende visualizzabile, scaricabile e stampabile online il cedolino pensione, contenente tutte le voci e gli importi.

Si tratta di un modo molto per sapere in anticipo quanto si prenderà di pensione, cosa contiene il cedolino e quali sono le eventuali trattenute presenti. Il cedolino, di norma, è disponibile una ventina di giorni prima il pagamento delle pensioni.

A dicembre le pensioni saranno pagate, come al solito, seguendo uno specifico calendario a partire da lunedì, 2 dicembre.

Il calendario completo per cognome del pagamento delle pensioni INPS di dicembre 2024 è il seguente:

  •  A – B: lunedì 2 dicembre 2024;
  •  C – D: martedì 3 dicembre 2024;
  •  E – K: mercoledì 4 dicembre 2024;
  •  L – O: giovedì 5 dicembre 2024;
  •  P – R: venerdì 6 dicembre 2024;
  •  S – Z: sabato 7 dicembre 2024.

Come vedere il cedolino pensione

Il servizio messo a disposizione dall’INPS permette di consultare il proprio cedolino pensione e verificare l’importo dei trattamenti liquidati e le ragioni per cui questo può variare.

L’acceso al cedolino pensione è molto semplice e intuitivo, seguendo una procedura guidata passo passo. Il primo step è l’autenticazione sul sito dell’INPS. Segue, subito dopo, la consultazione del cedolino.

Come spiegherò subito dopo, il pensionato si troverà di fronte tutte le principali informazioni sul cedolino pensione, le voci e le relative spiegazioni.

Il pensionato può anche consultare i cedolini precedenti e confrontarli. Il cedolino può essere facilmente scaricato in versione PDF e, volendo, anche stampato.

Come leggere il cedolino pensione

Leggere il cedolino pensione è molto semplice, in quanto tutte le voci presenti vengono spiegate e descritte bene.

Non solo: i pensionati hanno la possibilità di consultare tutti i dettagli relativi agli importi aggiuntivi e, a chi spetta, alla quattordicesima.

L’Istituto, inoltre, ha implementato controlli sui redditi dichiarati e anche sugli stessi limiti di pensione cumulativa.

Come leggerlo in modo corretto? Intanto, il pensionato può verificare tutte le informazioni generali:

  • Il numero della rata: il mese e l’anno al quale si riferisce il cedolino pensione, comprensiva della data di valuta e l’importo in pagamento;
  • I propri dati anagrafici;
  • La modalità di pagamento;
  • Lo stato di pagamento;
  • La categoria di pensione;
  • Il numero della prestazione.

Successivamente, il pensionato si trova davanti il riquadro “Descrizione” del cedolino, dove sono presenti tutte le voci del cedolino del mese.

In questo riquadro sono presenti tutte le voci che, questo mese, sono molte di più, a partire dalla pensione mensile lorda all’importo netto in pagamento. Sono incluse anche, se presenti, le trattenute IRPEF e le addizionali comunali a debito del pensionato e, infine, il relativo contributo associativo sindacale.

Come vedere il cedolino pensione INPS senza SPID

Ogni mese, c’è sempre qualche pensionato che vorrebbe sapere come vedere il proprio cedolino senza utilizzare lo SPID. Ebbene, ci sono anche metodi alternativi, utili a chi non è in possesso di questa credenziale digitale.

Si tratta, anche negli altri casi, di credenziali digitali:

  • Carta di Identità Elettronica (CIE): è necessario avere un lettore di smart card per collegarlo al computer oppure un dispositivo che supporti il riconoscimento digitale;
  • Carta Nazionale dei Servizi (CNS): si tratta della smart card rilasciata da enti pubblici o privati, che permette di accedere alla propria area riservata sul sito dell’INPS.

Anche senza lo SPID, si può facilmente accedere al proprio fascicolo previdenziale, utilizzando una delle alternative sopra indicate.

Per riassumere

Online il cedolino pensione INPS di dicembre, questo mese ricchissimo di voci e novità. Ecco un breve riassunto su come accedere e consultarlo:

  1. Disponibilità cedolino pensione dicembre 2024: il cedolino pensione INPS di dicembre è online a partire dal 21 novembre, con informazioni dettagliate su importo base, tredicesima, quattordicesima e altri bonus aggiuntivi per gli aventi diritto.
  2. Come consultare e leggere il cedolino: per accedere al cedolino, è necessario autenticarsi sul sito INPS. Una volta visualizzato, si possono verificare tutte le voci, tra cui l’importo lordo, netto e le eventuali trattenute fiscali o contributi sindacali.
  3. Accesso senza SPID: chi non ha lo SPID può comunque consultare il cedolino utilizzando alternative come la Carta di Identità Elettronica (CIE) o la Carta Nazionale dei Servizi (CNS), attraverso un lettore di smart card o dispositivi compatibili.

Visita fiscale INPS 2024: cosa rischi se non sei presente e come evitare sanzioni

Non farsi trovare presente, presso l’indirizzo indicato, alla visita fiscale INPS può comportare conseguenze molto pesanti per il lavoratore. Non si rischia solo la sanzione amministrativa, ma anche il licenziamento per giusta causa, in caso di recidiva.

Sono casi, naturalmente, di assenza ingiustificata. Infatti, possono esserci motivi in cui si può giustificare la propria assenza alla visita fiscale.

Come funzionano le visite fiscali INPS

In caso di malattia il lavoratore dipendente può assentarsi dal lavoro. Il datore di lavoro non può effettuare personalmente i controlli presso il domicilio del dipendente, per accertarsi del suo stato di salute e di guarigione.

Allora ecco che entra in scena la visita fiscale INPS, che si applica sia nel caso dei lavoratori del settore pubblico che privato.

Citiamo la Legge n. 300/1970, la quale prevede che gli accertamenti e le visite fiscali spettano ai medici dei servizi sanitari regionali.

In ogni caso, spetta all’INPS effettuare gli accertamenti diretti sull’infermità per malattia dei dipendenti disponendo le visite fiscali. Durante il periodo di malattia, il lavoratore ha diritto a ottenere un’indennità, corrisposta dall’INPS.

La sospensione dell’attività lavorativa è legata al periodo indicato nel certificato medico rilasciato dal medico. Il periodo può essere anche prolungato, qualora il medico, durante la visita, lo ritenga necessario.

Durante la malattia, il lavoratore dipendente deve garantire la propria reperibilità nelle fasce orarie stabilite dalla legge, anche nei giorni non lavorativi e festivi.

Nel 2024, le fasce di reperibilità per i dipendenti statali e per i lavoratori del settore privato sono le seguenti:

  • Mattina, dalle ore 10:00 alle ore 12:00;
  • Pomeriggio, dalle ore 17:00 alle ore 19:00.

Conoscere gli orari è molto importante, per non rischiare di incorrere in quanto andrò a spiegare tra pochissimo.

Cosa succede se si è assenti

Se il lavoratore dipendente non si rende reperibile oppure si rifiuta di farsi effettuare il controllo domiciliare del medico INPS rischia l’applicazione di una sanzione amministrativa.

Si tratta di una conseguenza molto pesante, perché la sanzione amministrativa consiste nella decurtazione del 100% dell’indennità di malattia prevista per i primi 10 giorni di assenza dal lavoro.

Quando, invece, il lavoratore risulta assente, sempre senza giustificazione, alla seconda visita, l’INPS interrompe la metà del trattamento per i giorni successivi al decimo, fino alla fine del periodo di malattia.

L’indennità viene totalmente interrotta in caso di assenza ingiustificata alla terza o alla quarta visita medica di controllo.

Le sanzioni non sono solo di natura amministrativa, ma possono esserci conseguenze disciplinari decise dai datori di lavoro.

Quando scatta il licenziamento

Come appena detto, il datore di lavoro può applicare una sanzione amministrativa, prevista nel contratto, fino al licenziamento. Questo scatta solo in extremis, in tutti quei casi in cui si rileva una truffa nei confronti dell’azienda.

Il datore di lavoro comunica la sanzione al lavoratore. Quest’ultimo, entro 10 giorni, può presentare la documentazione necessaria volta a giustificare l’assenza.

Se il lavoratore non presenta alcuna giustificazione, allora l’azienda applica la sanzione, comunicandola tramite una lettera raccomandata.

Quali sono i casi di esenzione

Oltre ai casi di assenza ingiustificata, ci sono anche casi in cui si viene esclusi dall’obbligo del rispetto delle fasce orarie, ma solo per i seguenti casi:

  • Patologie gravi che richiedono terapie salvavita;
  • Infortuni sul lavoro;
  • Malattie per le quali è stata riconosciuta la causa di servizio;
  • Situazione di invalidità riconosciuta se questa è pari o superiore al 67%.

Potrebbe capitare la scusante della visita di controllo dal proprio medico curante. È ammessa solo nel caso sia debitamente certificata che ne espliciti il carattere d’urgenza o di indifferibilità.

In sintesi

Non presentarsi alla visita fiscale INPS può comportare conseguenze molto serie, quando l’assenza è ingiustificata:

  • Rischi legati all’assenza dalla visita fiscale INPS 2024: non rispettare le fasce di reperibilità può comportare sanzioni amministrative, decurtazione dell’indennità e, in casi gravi, licenziamento.
  • Obblighi di reperibilità: i lavoratori devono essere reperibili nelle fasce orarie stabilite (10:00-12:00 e 17:00-19:00), anche durante i giorni festivi e non lavorativi.
  • Come evitare le sanzioni: è possibile evitare conseguenze negative garantendo la propria presenza durante la visita fiscale e giustificando eventuali assenze con documentazione adeguata.

Assegno di Inclusione novembre 2024: quando arriva il pagamento e come evitare la sospensione

Le date di pagamento dell’Assegno di Inclusione del mese di novembre 2024 non subiranno ritardi e l’importo arriverà puntuale nelle tasche dei cittadini beneficiari della prestazione.

Gli appuntamenti sono due: il primo, tra pochissimi giorni, e il secondo, fissato verso la fine del mese.
Il mese scorso, ricordiamo, ci sono stati alcuni ritardi nell’erogazione della prestazione, ma a novembre tutto ritorna nell’ordinario.

Vediamo subito quali sono le date di pagamento per le circa 700.000 famiglie beneficiarie. Intanto, per saperne di più sul pagamento INPS dell’Assegno di Inclusione di novembre 2024, ti consiglio di vedere il video YouTube di Speedy News Italia perché, oltre a parlarci del calendario, spiega anche chi non riceverà la mensilità.

Quando viene pagato l’Assegno di inclusione a novembre 2024

Mancano pochissimi giorni all’erogazione dell’Assegno di Inclusione (ADI) del mese di novembre 2024. Le date che i beneficiari devono conoscere sono due: il 15 novembre e il 27 novembre.

Si tratta delle solite date in cui l’INPS effettua l’accredito nei confronti delle famiglie beneficiarie della prestazione. A tal proposito, ricordiamo che per beneficiare dell’Assegno di Inclusione, oltre ai requisiti reddituali e patrimoniali, nella famiglia deve essere presente almeno un componente:

  • Minore;
  • Con più di 60 anni;
  • Disabile;
  • In condizione di svantaggio.

Tornando al calendario di pagamento, come di consueto, alla data del 15 novembre sono interessati i cittadini che beneficiano dell’Assegno di Inclusione per la prima volta. In questa categoria, vi rientrano tutti coloro che hanno presentato la domanda e hanno sottoscritto il PAD nel mese di ottobre.

Il primo pagamento viene precaricato direttamente sulla carta da ritirare presso l’Ufficio Postale, precisamente il giorno 15 del mese successivo a quello di sottoscrizione del Patto.

La seconda data, il 27 novembre, interessa a tutte le famiglie che attendono il pagamento delle mensilità successive. La prestazione viene erogata il 27 del mese a tutti i beneficiari che hanno già ottenuto una mensilità e che continuano a possedere i requisiti per beneficiare ancora dell’Assegno di Inclusione.

Come funziona la carta d’Inclusione

L’Assegno di Inclusione viene erogato sulla Carta d’Inclusione (ADI). È molto simile a una carta prepagata, anzi, quasi identica alla vecchia carta utilizzata per accreditare il Reddito di Cittadinanza.

Funziona come una comunissima carta di debito, con qualche limitazione in più. Con la Carta di Inclusione è possibile comprare solo determinati beni e si possono effettuare solo determinati bonifici. Sono categoricamente esclusi, per esempio, i prodotti legati al gioco d’azzardo o gli acquisti online.

Come sempre, i cittadini beneficiari possono controllare l’avvenuta ricarica verificando il saldo della Carta d’Inclusione.

È molto semplice e si possono utilizzare tre canali:

  • Sportelli ATM Postamat: è sufficiente inserire la Carta ADI e digitare il PIN;
  • Sportelli delle Poste Italiane: sarà l’operatore a controllare il saldo e comunicarlo al percettore, seguendo le indicazioni e fornendo i dati necessari;
  • Servizio di lettura telefonica: si deve telefonare al numero verde 800.666.888 gratuito da rete fissa o al numero +39 06.4526.6888 per le chiamate da telefono cellulare e dall’estero.

Questi tre metodi sono molto utili per controllare non solo l’avvenuta ricarica dell’Assegno di Inclusione, ma anche per verificare il saldo disponibile.

Chi rischia la sospensione dell’Assegno di Inclusione

Come annunciato dall’INPS, stanno per arrivare controlli a tappeto nei confronti di chi non ha comunicato il reddito.

I beneficiari della prestazione devono presentare il Modello ADI-Com Esteso per comunicare l’eventuale variazione della propria situazione lavorativa.

Si tratta di un adempimento obbligatorio e chi omette la comunicazione rischia la sospensione del sussidio. Per di più, se trascorrono ulteriori tre mesi senza presentare il modello, scatta automaticamente la decadenza.

Secondo la normativa, i percettori dell’Assegno di Inclusione che avviano un’attività di lavoro dipendente devono comunicarlo immediatamente all’INPS entro massimo 30 giorni.

In sintesi

A pochi giorni dalla prima tranche di pagamento dell’Assegno di Inclusione del mese di novembre, occorre stare molto attenti a non farsi sospendere dal sussidio. In che modo? Ecco una sintesi delle date di pagamento e del perché l’Assegno può essere sospeso:

  1. Date di pagamento: l’Assegno di Inclusione di novembre 2024 verrà erogato in due date, il 15 e il 27 novembre, rispettivamente per i nuovi beneficiari e per coloro che ricevono la prestazione da tempo.
  2. Evita la sospensione: i beneficiari devono aggiornare la propria situazione reddituale tramite il Modello ADI-Com Esteso per evitare la sospensione o la decadenza dell’assegno.
  3. Carta ADI: l’importo viene caricato sulla Carta di Inclusione, simile a una carta prepagata, e può essere utilizzato per acquisti specifici e bonifici, con metodi di controllo saldo tramite ATM o telefono.

DURC online: scopri la nuova piattaforma VERA e come usarla

L’INPS ha annunciato il rilascio della piattaforma unica VERA per la gestione e la verifica del DURC online.

VERA è composta da due sezioni, una per la verifica della regolarità e l’altra per simulare il documento di regolarità contributiva. Una novità che va a migliorare la funzione di Simulazione DURC, per garantire una maggiore accessibilità a contribuenti, intermediari e agli stessi operatori dell’Istituto.

Con l’avvento della patente a punti, il documento, insieme ad altri, è tornato a far parlare di sé e diventare, più di prima, obbligatorio per operare nei cantieri.

Vediamo subito come funziona la piattaforma, i benefici e come utilizzare le due sezioni.

Come funziona la piattaforma per il DURC online

Nuovo arrivo per la gestione del DURC online: con il messaggio n. 3662, pubblicato il 5 novembre 2024, l’INPS ha annunciato e illustrato ai cittadini e agli intermediari la piattaforma VERA.

Per garantire maggiore accessibilità e trasparenza, la piattaforma permette alle imprese di verificare e gestire la regolarità contributiva ai fini del Documento Unico di Regolarità Contributiva (DURC). Si tratta di un certificato che attesta la regolarità nei pagamenti e nei diversi adempimenti in ambito previdenziale, assistenziale e assicurativo.

Con l’entrata in vigore della patente a punti per lavorare nei cantieri, si è iniziato nuovamente a sentire parlare del documento, diventato obbligatorio (forse anche più di prima) per operare nei cantieri.

La piattaforma unica VERA permette di conoscere anticipatamente la propria situazione contributiva.
Il titolare dell’azienda o il suo rappresentante legale e l’intermediario hanno la possibilità di consultare, in qualsiasi momento la propria posizione e sapere in quali casi è richiesto un intervento.

Sono previste due sezioni:

  • Verifica regolarità: propone le esposizioni debitorie del contribuente;
  • Simulazione DURC: propone la simulazione del documento.

Questo strumento è un ottimo alleato dei contribuenti, in quanto permette di migliorare l’esito delle verifiche del DURC online.

Cos’è il nuovo servizio Delega Master

Il titolare della posizione contributiva può nominare un intermediario autorizzato alla consultazione e alla gestione delle evidenze per suo conto: lo strumento è la Delega Master.

Con la delega, l’intermediario può compiere diverse operazioni che andrò a riassumere, qui di seguito:

  • Consultare le evidenze per conto del delegato;
  • Procedere a regolarizzare quanto emerso;
  • Ricevere la notifica “Pre-durc”.

Prima di passare a spiegare come creare la delega, occorre fermarsi un attimo sulla notifica “Pre-durc”. Si tratta di un componente che permette ai delegati di gestire, con anticipo, le irregolarità contributive prima della scadenza del DURC. Il ticket generato automaticamente segnala la presenza di eventuali anomalie e permette di regolarizzare le posizioni velocemente onde evitare che al contribuente arrivino inviti alla regolarizzazione contributiva.

La Delega Master si crea dalla piattaforma di Gestione Deleghe, cliccando su “Servizi per Aziende e Consulenti”. Si deve indicare il codice fiscale per la quale si attribuisce la delega e compilare l’apposito modulo. Una volta completata l’operazione, la delega si attività utilizzando il servizio “Dettagli Delega/Subdelega”.

Come verificare lo stato delle posizioni contributive

Possono accedere alla piattaforma i contribuenti e gli intermediari muniti della Delega Master, di cui ho parlato poc’anzi.

La piattaforma offre il grande vantaggio di mostrare i dati in modo chiaro, tramite una sorta di semaforo. I colori evidenziano la presenza o meno di anomalie.

Ecco come funziona il sistema a colori verde, rosso e giallo:

  • Nessuna irregolarità: verde;
  • Richiesta di intervento: rosso;
  • Anomale: giallo.

Il sistema consente di generare un ticket per ciascuna delle interrogazioni effettuate. Il ticket identifica le richieste con un numero e sarà disponibile nella sezione “notifiche”. Accedendo alla sezione “archivio” sarà possibile consultare tutte le richieste effettuate in precedenza.

L’esito della situazione, infine, potrà essere consultato in una pagina di sintesi che riporta tutte le operazioni effettuate dal contribuente.

Per riassumere

L’INPS ha annunciato l’arrivo della piattaforma VERA per il DURC online che, come ho spiegato nel testo, prevede diversi vantaggi: maggiore trasparenza, in primis, ma anche la riduzione delle irregolarità. Di seguito, una sintesi in tre punti:

  1. Piattaforma VERA per il DURC online: consente alle imprese e ai consulenti di verificare e gestire la regolarità contributiva tramite il DURC online, semplificando il processo di verifica e simulazione delle posizioni contributive.
  2. Due sezioni principali: “Verifica regolarità”, che mostra le esposizioni debitorie, e “Simulazione DURC”, che permette di anticipare il documento di regolarità contributiva, migliorando l’accessibilità e l’efficacia delle operazioni.
  3. Delega Master: il titolare della posizione contributiva può nominare un intermediario tramite la “Delega Master” per gestire la regolarità.

Nuovo bonus per i lavoratori: come ottenere vantaggi rinunciando alla pensione anticipata nel 2025

Lo Stato si trova sempre più in difficoltà a pagare le pensioni e, nonostante le numerose formule per la pensione anticipata prorogata al 2025, si stanno pensando bonus e incentivi per rinunciarvi.

Gli incentivi sono pensati per contrastare l’invecchiamento della popolazione e la conseguente carenza di forza lavoro. Ecco che nel disegno di Legge di Bilancio 2025 spunta un bonus per i lavoratori che, pur avendo maturato tutti i requisiti per la pensione anticipata, decidono di restare al lavoro qualche anno in più.

La misura sarà erogata direttamente nelle buste paga dei lavoratori e, nel testo, spiegheremo come funziona e a quali condizioni spetta.

Bonus per chi rinuncia alla pensione anticipata

Al vaglio diverse iniziative per invogliare i lavoratori a rinunciare alla pensione anticipata e restare più a lungo in servizio. Si sta pensando a un bonus che dovrebbe rendere più appetibile questa scelta, che sarà erogato direttamente nelle buste paga dei lavoratori.

L’incentivo è rivolto a tutti quei lavoratori dipendenti che, entro il 31 dicembre 2025, matureranno i requisiti per la pensione anticipata:

Nel caso di Quota 103 è richiesto il compimento del 62° anno d’età e il versamento di 41 anni di contributi. Invece, la pensione anticipata ordinaria prevede 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini.

Oltre a ciò, viene anche introdotta la possibilità di trattenere in servizio i lavoratori, su base volontaria, per attività di tutoraggio e affiancamento ai lavoratori neo assunti.

Si tratta di una facoltà che potrà essere esercitata entro il limite del 10% delle facoltà assunzionali. Il limite d’età è comunque fissato al 70° anno d’età e, per ora, non potrà protrarsi oltre.

Come funziona l’incentivo

I lavoratori dipendenti che maturano i requisiti per la pensione anticipata e che vi rinunciano possono beneficiare di un incentivo in busta paga. Il bonus si concretizza nella rinuncia all’accredito della quota di contributi previdenziali a carico del lavoratore.

In sostanza, la quota a carico del lavoratore (pari all’8,80% per i dipendenti pubblici e 9,19% per i dipendenti del settore privato) verrà erogata in busta paga. Inoltre, si tratterà di una quota esentasse.

La rinuncia, però, avrà un effetto negativo sulle quote contributive maturate dal 1° gennaio 1996 in poi. Il motivo è semplice: l’aliquota di computo del montante pensionistico sarà ridotta. Al contrario, le quote retributive non subiranno alcun effetto.

Per gli statali, il disegno di Legge di Bilancio 2025 riserva qualche altra sorpresa, prevedendo l’eliminazione del limite ordinamentale per l’accesso alla pensione anticipata nel pubblico impiego. Non si tratta tanto di una sorpresa positiva, quanto più negativa perché viene eliminata per tutti la possibilità di andare in pensione a 65 anni d’età.

Infatti, il limite fissato per alcuni a 65 anni verrà adeguato a 67 anni per tutti gli statali e, successivamente, all’incremento della speranza vita.

Per di più, viene anche abrogata la a norma che consentiva alle PA di risolvere unilateralmente il rapporto di lavoro con i dipendenti che avevano maturato i requisiti per accedere alla pensione.

Come ottenere il bonus in busta paga

Trattandosi di una scelta del lavoratore, il bonus non sarà riconosciuto automaticamente, ma mediante la presentazione di una domanda all’INPS.

La procedura richiede l’esecuzione di alcuni passaggi, ma nel complesso non è difficile. Il lavoratore dovrà presentare domanda all’INPS dopo l’apertura della finestra per la pensione anticipata che, ricordiamo, è la seguente:

  • 7 mesi per il settore privato e 9 mesi per il pubblico impiego nel caso di Quota 103;
  • 3 mesi per il settore privato e gli statali, 4 mesi per gli altri dipendenti pubblici nel caso di pensione anticipata ordinaria.

Maggiori informazioni verranno fornite in seguito.

Bonus per chi rinuncia alla pensione anticipata in tre punti

Il Governo sta adottando numerose strategie per incentivare i lavoratori a rinunciare alla pensione anticipata: ecco un breve riassunto per capire come funziona il bonus previsto per il 2025 e chi ne avrà diritto:

  1. Bonus per rinuncia alla pensione anticipata: nel 2025, verrà introdotto un bonus in busta paga per i lavoratori che decidono di rinunciare alla pensione e rimanere attivi, contribuendo a contrastare l’invecchiamento della forza lavoro.
  2. Requisiti e condizioni: il bonus è riservato a chi ha già maturato i requisiti per la pensione in anticipo. Sarà necessario presentare domanda all’INPS per accedere all’incentivo.
  3. Modifiche normative nel pubblico impiego: la Legge di Bilancio 2025 prevede l’adeguamento dell’età pensionabile a 67 anni e altre misure che influiscono sulle modalità di accesso alla pensione nel settore.

Assegno Unico novembre 2024: date di pagamento e importi

L’INPS ha comunicato le date di pagamento dell’Assegno Unico di novembre 2024. Un appuntamento attesissimo ogni mese dalle famiglie con figli beneficiarie della misura.

Ancora ci vuole un po’ di tempo per ricevere l’importo di novembre, ma già da ora è possibile sapere quando verrà pagato. Le tempistiche variano in base a quando è stata inviata la domanda e da eventuali variazioni.

Vediamo, di seguito, tutte le informazioni principali sul calendario di novembre.

Date pagamento Assegno Unico novembre 2024

L’INPS, come di consueto, ha comunicato con largo anticipo quali saranno le date di pagamento dell’Assegno Unico di novembre 2024.

L’accredito di novembre è previsto intorno alla metà del mese. La prestazione, erogata su domanda, non viene erogata a tutti nello stesso momento. Ci sono differenze anche tra gli assegni che non hanno subito variazioni e quelli che sono cambiati, per esempio, per via di nuove condizioni del nucleo familiare.

Il pagamento della mensilità di novembre verrà distribuito su tre giornate:

  • 18 novembre;
  • 19 novembre;
  • 20 novembre.

Queste tre date si riferiscono ai nuclei familiari per i quali non si sono verificate variazioni rispetto al mese precedente.

Per quanto riguarda, invece, gli assegni che hanno subito modifiche verranno pagati entro la fine del mese. In questo caso, occorre prendere come riferimento l’ultima settimana del mese di novembre.

Infine, chi attende il primo pagamento riceverà l’accredito solo alla fine del mese successivo a quello di presentazione della domanda.

Importi e maggiorazioni

Il mese di novembre e dicembre sono gli ultimi appuntamenti del 2024 Con il passaggio al nuovo anno, le famiglie beneficiarie potrebbero ritrovarsi piacevoli sorprese, per via di un aumento dell’importo dell’Assegno Unico.

L’aumento sarà dovuto prevalentemente all’inflazione, in quanto non ci dovrebbero essere novità nella prossima Legge di Bilancio. D’altra parte, l’Assegno Unico potrebbe anche fuoriuscire dall’ISEE, determinando, di conseguenza, anche un possibile aumento dell’importo.

Gli importi previsti per la mensilità di novembre sono aggiornati, come sempre, in base alla situazione ISEE.

Per avere un quadro completo e per far sapere quanto si riceverà, ecco un breve riepilogo delle fasce e degli importi corrispondenti:

  • ISEE da 0 a 17.090,61 euro: assegno base di 199,4 euro;
  • ISEE da 17.090,62 euro a 17.204,55 euro: assegno base di 198,8 euro;
  • ISEE da 17.318,49 euro a 17.432,42 euro: assegno base di 197,7 euro;
  • ISEE da 24.724,43 euro a 24.838,35 euro: assegno base di 160,6 euro;
  • ISEE da 27.117,11 euro a 27.231,04 euro: assegno base di 148,7 euro;
  • ISEE da 36.687,85 euro a 36.801,78 euro: assegno base di 100,9 euro;
  • ISEE a partire da 45.574,96 euro: assegno base di 57 euro.

All’importo base si devono aggiungere le maggiorazioni eventualmente spettanti, ovviamente sempre se ricorrono i requisiti. Quando, invece, l’ISEE non viene presentato oppure supera l’importo massimo previsto, allora l’assegno sarà calcolato in base agli importi minimi.

Infine, ti ricordo che se la DSU viene presentata entro il 30 giugno 2024, allora le somme già erogate saranno ricalcolate con l’aggiunta degli arretrati eventualmente spettanti.

Ti consiglio di visualizzare il video pubblicato da Bonusepagamento per maggiori informazioni sulle date e le possibili variazioni dei pagamenti dell’Assegno Unico del mese di novembre 2024

Come verificare lo stato del pagamento INPS

Al pari di tutte le altre prestazioni, anche per il pagamento dell’Assegno Unico del mese di novembre 2024 è possibile controllare lo stato in completa autonomia.

Lo stato del pagamento e anche le altre informazioni relative a eventuali variazioni o allo stesso accoglimento della domanda, si può verificare online, sul portale MyINPS.

Una volta effettuato l’accesso con le credenziali SPID, CIE o CNS, il cittadino deve accedere al proprio Fascicolo Previdenziale. Nella sezione dedicata ai pagamenti, il cittadino può verificare tutte le informazioni relative all’Assegno Unico e sapere, con certezza, quale sarà la data di accredito.

In sintesi

Il pagamento dell’Assegno Unico di novembre avverrà tra qualche giorno. Intanto, ecco una breve sintesi per fissare quali sono i punti più importanti su pagamento, importi e su come controllare la propria situazione:

  1. Date di pagamento: l’INPS ha programmato i pagamenti dell’Assegno Unico di novembre 2024 per il 18, 19 e 20 novembre, con accrediti ulteriori per variazioni entro la fine del mese.
  2. Importi: variano a seconda della situazione ISEE delle famiglie.
  3. Verifica dello stato di pagamento: le famiglie possono controllare lo stato del pagamento e altre informazioni relative alla propria domanda tramite il portale MyINPS, accedendo con credenziali SPID, CIE o CNS.

Pagamento NASPI novembre 2024: date, come monitorare e cosa fare in caso di ritardi

Siamo arrivati nel periodo di novembre in cui è previsto, di norma, il pagamento della NASPI. Non c’è mai una data precisa, quanto più un arco temporale in cui viene corrisposta l’indennità di disoccupazione mensile agli aventi diritto. Le scadenze, infatti, sono uguali alla Dis-Coll.

L’INPS comunica le date dei pagamenti circa una decina di giorni prima. Date che, come detto, variano mensilmente. Non seguendo un calendario fisso, come avviene per altre prestazioni, vediamo subito quando sono attesi i pagamenti e quali sono i fattori che incidono sulle tempistiche.

Quando viene pagata la NASPI a novembre 2024

Siamo arrivati a quel periodo del mese in cui dobbiamo parlare dei pagamenti INPS di novembre e, in modo particolare, della NASPI e della Dis-Coll.

Per le indennità di disoccupazione non è previsto un calendario di pagamento definito, così come avviene, per esempio, per le pensioni.

L’accredito della NASPI e della Dis-Coll avviene in modo flessibile, per via di alcuni fattori, tra cui la natura variabile delle richieste che pervengono all’INPS.

In linea di massima, il pagamento avviene tra il 4 e il 15 del mese. Non possono mancare eventuali ritardi, tali da far slittare il pagamento di qualche giorno.

Il pagamento è diviso in due tranche:

  • La prima viene accreditata negli ultimi giorni del mese in cui ha inizio la disoccupazione;
  • La seconda viene accreditata subito dopo.

A partire dal secondo mese in poi, gli accrediti tornano a essere erogati regolarmente entro la metà del mese, in modo tale che i beneficiari possano gestire più facilmente la propria situazione finanziaria.

Come controllare il pagamento NASPI sul sito INPS

È possibile monitorare i pagamenti INPS in completa autonomia. L’INPS offre tre vie da seguire per controllare lo stato dei pagamenti o altre informazioni autonomamente:

  • Sito web INPS;
  • App INPS Mobile;
  • Numero verde.

Nel primo caso, è sufficiente accedere alla propria area personale, previa autenticazione con SPID, CIE o CNS.

Se si opta per l’App, allora non bisogna far altro che scaricarla sul proprio smartphone. È possibile visualizzare lo stato delle domande e dei pagamenti, in modo rapido e a portata di click. Infine, si può contattare direttamente l’INPS e chiedere informazioni sullo stato del pagamento.

Oltre a queste, si può verificare l’accredito sul conto corrente oppure sulla carta prepagata direttamente dagli sportelli ATM delle Poste Italiane o delle banche. In alternativa, un’altra comoda opzione è il servizio di Home banking.

Per sapere se il pagamento è partito o meno, ci sono una varietà di opzioni, utili al cittadino e utilizzabili in completa autonomia. Si tratta di opzioni di controllo che servono, in modo particolare, quando si vuole sapere il perché di eventuali ritardi oppure avere maggiori informazioni sulla disponibilità di pagamento.

Cosa fare in caso di ritardi

Di norma, gli accrediti vengono erogati puntualmente, un po’ come tutti i pagamenti INPS. Tuttavia, può capitare qualche ritardo occasionale dovuto a fattori amministrativi o, più raramente, all’elevato numero di domande.

Se i beneficiari notano un ritardo del pagamento, non devono subito allarmarsi, ma occorre attendere qualche giorno e controllare il portale INPS. Qualora il ritardo dovesse protrarsi oltre qualche giorno, allora sarebbe opportuno contattare l’assistenza.

Tutto sommato, sono casi rari, tant’è che i ritardi vengono subito risolti in pochissimi giorni per garantire ai beneficiari l’importo sempre entro la fine del mese.

Stiamo comunque parlando di indennità di disoccupazione: NASPI e Dis-Coll sono un importante fonte di sostegno per i lavoratori che hanno perso il lavoro e che sono in attesa di una nuova occupazione. Proprio per queste ragioni, il pagamento mensile resta essenziale e anche un piccolo ritardo potrebbe rappresentare un problema non da poco.

In sintesi

Tra non molto arriverà il pagamento della NASPI e della Dis-Coll del mese di novembre 2024: ecco quali sono gli aspetti principali da ricordare:

  1. Date di pagamento: la NASPI di novembre 2024 viene accreditata tra il 4 e il 15 del mese.
  2. Monitoraggio: i beneficiari possono controllare lo stato dei pagamenti tramite il sito INPS, l’app INPS Mobile o contattando il numero verde.
  3. Gestione dei ritardi: in caso di ritardi nei pagamenti, è consigliabile attendere qualche giorno e verificare il portale INPS; se il problema persiste, contattare l’assistenza.

Pagamento pensioni INPS di novembre 2024: date di accredito e aumenti

Ci stiamo avvicinando alla fine di ottobre ed è tempo di parlare del pagamento delle pensioni INPS di novembre 2024, il cui calendario subisce un leggero slittamento che causerà il ritardo dell’accredito.
Solitamente, l’accredito viene effettuato a partire dal primo giorno del mese, ma questa volta non sarà così.

D’altra parte sono previsti aumenti, come già avvenuto per ottobre, per effetto della rivalutazione degli assegni in seguito al taglio al cuneo fiscale.

Vediamo subito quali sono le date dei pagamenti di novembre e tutte le novità del cedolino.

Quando vengono pagate le pensioni a novembre 2024?

L’accredito delle pensioni di novembre subirà qualche ritardo a causa della festività di Ognissanti. Quando sarà accreditata la pensione INPS di novembre 2024?

Gli accrediti sui conti correnti postali e bancari saranno posticipati a lunedì, 4 novembre 2024, ovvero il primo giorno utile bancabile del mese. Invece, i pensionati che ritirano la pensione presso gli sportelli delle Poste Italiane, devono seguire il canonico calendario per cognome, spalmato su diversi giorni.

I ritiri presso le Poste avverranno a partire dal 2 novembre.

Il calendario completo è il seguente:

  • 2 novembre 2024: cognomi dalla A alla B;
  • 4 novembre 2024: cognomi dalla C alla D;
  • 5 novembre 2024: cognomi dalla E alla K;
  • 6 novembre 2024: cognomi dalla L alla O;
  • 7 novembre 2024: cognomi dalla P alla R;
  • 8 novembre 2024: cognomi dalla S alla Z.

Si nota bene come, questa volta, i pagamenti si protraggono davvero in là, rispetto al canonico calendario mensile.

Perché il pagamento delle pensioni INPS di novembre arriverà in ritardo?

Come abbiamo visto, a novembre ci sarà un leggero slittamento nel pagamento delle pensioni per via di una festività: il 1° novembre ricorre la festività di Ognissanti. Essendo un giorno festivo non viene considerato un giorno bancabile e, per questo motivo, l’intero calendario slitta in avanti, con il conseguente ritardo dell’accredito mensile.

Il ritardo, però, non interessa tutti i pensionati, ma più che altro coloro che optano per il ritiro fisico presso gli sportelli delle Poste italiane. Il ritardo, però, non deve essere percepito come una novità, considerando che, spesso, le festività hanno comportato lo slittamento dei pagamenti.

Seppur qualche giorno dopo, i pagamenti saranno accreditati entro la prima decade del mese di novembre a tutti i pensionati: sia chi riceve il bonifico sui conti correnti che chi ritira la pensione presso gli sportelli.

Per chi aumenta la pensione di novembre 2024?

Il mese di novembre, come d’altra parte è accaduto già a ottobre, presenta qualche aumento che riguarderà, secondo le stime, circa 16 milioni di pensionati.

Il leggero aumento delle pensioni di novembre non sarà percepito da tutti, ma in particolare dai percettori delle pensioni minime e sarà solo l’effetto della rivalutazione degli assegni in seguito al taglio del cuneo fiscale.

I pensionati con più di 75 anni riceveranno un incremento pari al +2,7% che, tradotto, corrisponde a circa 16 euro. Quindi, a conti fatti l’assegno di novembre sale da 598,61 euro a 614,77 euro.
La pensione di novembre non aumenta esclusivamente per effetto della rivalutazione, ma anche per la corresponsione degli arretrati a chi, ancora, non li ha ricevuti.

I pensionati possono controllare in anticipo tutte le voci presenti nel cedolino pensione, utilizzando l’apposto servizio online sul sito web dell’INPS. Come fare? È sufficiente accedere alla propria area riservata, autenticandosi con le credenziali digitali (SPID, CIE o CNS) e visualizzare il cedolino, scaricarlo e, eventualmente, stamparlo.

Inoltre, per chi lo volesse, l’INPS mette a disposizione anche un ulteriore servizio. Chi si registra potrà ricevere il cedolino via e-mail. La funzionalità è spiegata passo passo sul sito MyINPS. Per attivarla, è sufficiente visitare la sezione del sito web “Gestione consensi”.

Certificati di malattia sull’App IO: come funzionano i nuovi servizi INPS su certificazioni e visite mediche

L’App IO diventa più ricca, grazie all’aggiunta di nuovi servizi per le comunicazioni relative ai certificati di malattia e alle visite mediche. L’obiettivo è quello di semplificare, quanto più possibile, le comunicazioni tra INPS e cittadini.

La novità è stata comunicata dall’INPS e rientra nel Progetto di innovazione digitale previsto dal PNRR, con il fine di potenziare i servizi offerti dall’App IO.

Si tratta di un’applicazione che raccoglie tutti i servizi forniti dalle PA e davvero semplice da usare. Inoltre, è facilmente accessibile con le credenziali digitali che, oramai, possediamo quasi tutti: SPID, CIE, CNS o eIDAS.

Tutto sta diventando a portata di un click, semplificando e rendendo più comode alcune procedure, come la gestione delle comunicazioni.

Vediamo subito come funziona il nuovo servizio e cosa offre ai cittadini.

Certificati di malattia sull’App IO

Arriva una nuova funzione sull’App IO per i lavoratori pubblici e privati. È disponibile un nuovo servizio per la gestione delle comunicazioni relative ai certificati di malattia.

Si tratta di una novità che rientra nella più ampia iniziativa del Progetto innovazione digitale ““Evoluzione delle applicazioni e dei processi per la gestione delle visite mediche di controllo” del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, attuato proprio grazie a un accordo tra l’Istituto di Previdenza e PagoPA. È proprio così che l’INPS annuncia le novità nel messaggio n. 3337, del 9 ottobre 2024.

In cosa consiste il nuovo servizio? A quelli già previsti e in vigore, che vanno a includere la comunicazione del protocollo del certificato tramite SMS, si va ad aggiungere un nuovo servizio.

Spieghiamo subito di quale si tratta. I lavoratori che hanno registrato i propri contatti sulla piattaforma MyINPS, al momento della ricezione del certificato telematico si malattia riceveranno una comunicazione che ne conferma la ricezione. In che modo? La comunicazione di conferma contiene l’indicazione del PUC, ovvero del protocollo, attribuito dal sistema di accoglienza centrale.

L’interessato, su invito della stessa comunicazione, deve accedere al servizio “Consultazione dei certificati di malattia telematici” e verificare che i dati contenuti nel documento siano corretti.

Sarebbe bene fare tutto il prima possibile, ma l’INPS fa comunque presente che l’avviso resta visibile nell’area riservata per 60 giorni. Ricordiamo, a tal proposito, che è necessario autenticarsi con le proprie credenziali digitali SPID, CIE, CNS o eIDAS.

Sull’App IO sbarca il servizio di comunicazione della visita medica

Il nuovo servizio di comunicazione relativo ai certificati medici, l’INPS annuncia un altro nuovo servizio, ovvero quello relativo alle visite mediche di controllo. Anche in questo caso, occorre aver registrato i propri dati sul sito MyINPS.

Come funziona il nuovo servizio attivato? Dopo aver effettuato una visita medica di controllo, i lavoratori riceveranno la comunicazione dell’avvenuta visita.

Nella comunicazione, un po’ come nel caso precedente, c’è un invito ai lavoratori ad accedere a un servizio sul sito dell’INPS, quello dello “Sportello del cittadino per le visite mediche di controllo”. In questo caso, l’accesso al servizio è consigliato per consultare l’esito.

Cosa succede quando il lavoratore sia assente o non raggiungibile alla visita di controllo? Se il lavoratore non fosse presente alla visita presso l’indirizzo fornito, allora riceverà una comunicazione con l’invito a contattare la struttura INPS competente.

Ricordiamo che, anche in questo caso, le comunicazioni restano a disposizione nell’area riservata MyINPS, per 60 giorni.

Con l’aggiunta di questi due nuovi servizi, le funzionalità e i servizi sull’App IO aumentano ancora, facilitando alcune procedure e rendendole davvero a portata di mano dei cittadini. Utilizzando l’APP IO, i cittadini possono ricevere notifiche in tempo reale, a sostituzione dei vecchi metodi di comunicazione. Inoltre, garantisce un monitoraggio più efficace delle pratiche sanitarie. Si tratta di un ottimo metodo per ridurre i tempi di attesa che, in alcuni casi, sono davvero lunghi.

Pensione internazionale: cosa significa e come fare domanda

Pensione internazionale: l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale mette a disposizione all’interno del proprio sito web ufficiale un apposito servizio online mediante il quale consente ai soggetti interessati di presentare la domanda di pensione in regime di convenzione bilaterale.

Possono beneficiare dell’erogazione della suddetta prestazione previdenziale da parte dell’INPS, nello specifico, tutti quei lavoratori che hanno operato all’interno di Stati che si trovano al di fuori dell’Unione Europea (UE), a patto che l’Italia abbia stipulato con questi ultimi un’apposita Convenzione bilaterale in materia di sicurezza sociale.

Senza perderci troppo in chiacchiere, quindi, andiamo subito a vedere insieme tutto ciò che concerne la domanda di pensione internazionale ed, in particolare, che cos’è e come funziona il trattamento previdenziale in regime di convenzione bilaterale, a chi spetta e quali sono i soggetti che possono beneficiare della prestazione in oggetto, nonché come fare domanda all’INPS.

Pensione internazionale: che cos’è e come funziona il trattamento previdenziale in regime di convenzione bilaterale che viene erogato dall’INPS?

Come abbiamo già accennato anche durante il corso del precedente paragrafo, l’INPS mette a disposizione una prestazione economica che viene versata previa presentazione di un’apposita domanda da parte dei soggetti interessati e che ha lo scopo di far accedere al trattamento previdenziale in questione tutti quei lavoratori che hanno svolto la propria attività presso degli Stati extra UE.

Tale prestazione previdenziale, in particolare, viene concessa esclusivamente nel caso in cui i sopra citati Stati che si trovano al di fuori dell’Unione Europea (UE) abbiano firmato una Convenzione bilaterale in materia di sicurezza sociale con lo Stato italiano.

A tal proposito, infatti, in seguito all’accertamento del diritto di beneficiare della pensione internazionale, l’INPS procederà con il calcolo del trattamento previdenziale tenendo conto sia dei contributi che sono stati versati in Italia e sia di quelli che sono stati versati all’interno di un Paese estero.

Per quanto riguarda il funzionamento della pensione internazionale, in particolare, la necessità di individuare in maniera corretta la legislazione di sicurezza sociale e fiscale che può essere applicata a tutti coloro che lavorano in uno Stato estero ha portato l’Italia ha stipulare delle apposite Convenzioni bilaterali in materia di sicurezza sociale con alcuni degli Stati extra UE presso i quali i lavoratori interessati operano.

Pertanto, con tali accordi che vengono firmati tra lo Stato italiano e i Paesi che si trovano al di fuori dell’Unione Europea, i lavoratori interessati hanno la possibilità di presentare la propria domanda al fine di ricevere la pensione in Italia utilizzando anche quei contributi che sono stati versati in precedenza all’interno dello Stato estero in questione, in modo da perfezionare i requisiti che sono necessari per beneficiare della pensione internazionale.

Nello specifico, l’importo della pensione in regime di convenzione bilaterale viene calcolato tenendo conto dei contributi che sono stati versati in Italia, secondo il calcolo del pro-rata.

Pensione internazionale: a chi spetta?

La domanda di pensione in regime di convenzione bilaterale può essere presentata da parte dei lavoratori che hanno operato presso i seguenti Stati extra UE:

  • Argentina;
  • Australia;
  • Brasile;
  • Canada e Québec;
  • Israele;
  • Isole del Canale e Isola di Man;
  • Paesi dell’ex-Jugoslavia:
    • Repubblica di Bosnia ed Erzegovina;
    • Repubblica del Kosovo;
    • Repubblica di Macedonia;
    • Repubblica di Montenegro;
    • Repubblica di Serbia;
    • Vojvodina (Regione autonoma);
  • Principato di Monaco;
  • Repubblica di Capo Verde;
  • Repubblica di San Marino;
  • Santa Sede;
  • Stati Uniti;
  • Tunisia;
  • Turchia;
  • Uruguay;
  • Venezuela.

Come fare domanda all’INPS?

La domanda per beneficiare della pensione internazionale può essere presentata tramite l’utilizzo dell’apposito servizio che viene messo a disposizione dall’INPS, previa autenticazione mediante le seguenti credenziali digitali:

Ex ENAM: modifiche al Regolamento per le prestazioni di assistenza sanitaria per gli iscritti alla Gestione assistenza magistrale

Ex ENAM: con la pubblicazione del messaggio n. 3148 del 24 settembre 2024 l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale ha comunicato di aver apportato alcune modifiche a quanto era stato disposto in precedenza all’interno del c.d. “Regolamento per le prestazioni di assistenza sanitaria in favore degli iscritti alla Gestione assistenza magistrale e loro familiari assistibili”.

Il suddetto messaggio INPS, in particolare, che è stato redatto dalla Direzione Centrale Credito Welfare e Strutture Sociali, fa riferimento alle seguenti disposizioni che sono state emesse sempre da parte dell’Istituto stesso all’interno del proprio sito web ufficiale:

  • la determinazione presidenziale n. 71 del 23 marzo 2017, recante “Approvazione del Regolamento per le prestazioni di assistenza sanitaria in favore degli iscritti alla Gestione assistenza magistrale e loro familiari assistibili”
  • la deliberazione del Consiglio di Amministrazione (CdA) n. 74 dell’11 settembre 2024, il quale ha apportato delle modifiche al Regolamento che è stato adottato mediante la pubblicazione della determinazione presidenziale n. 71 del 2017 sopra richiamata.

Ex ENAM: ecco quali sono le modifiche apportate dall’INPS al Regolamento per le prestazioni di assistenza sanitaria per gli iscritti alla Gestione assistenza magistrale

Come abbiamo già accennato anche durante il corso del precedente paragrafo, in base a quanto è stato deciso attraverso la pubblicazione della sopra citata deliberazione n. 74 dell’11 settembre 2024, il Consiglio di Amministrazione dell’INPS ha adottato delle modifiche al contenuto del c.d. “Regolamento per le prestazioni di assistenza sanitaria in favore degli iscritti alla Gestione assistenza magistrale e loro familiari assistibili”.

Tale Regolamento, nello specifico, è stato adottato tramite la pubblicazione delle precedente determinazione presidenziale n. 71 del 23 marzo 2017 e, con il messaggio in oggetto, l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale ha elencato quelle che sono le principali modifiche che sono state apportate di recente al Regolamento in questione, spiegando quelle che sono le motivazioni che hanno portato all’adozione delle medesime.

A tal proposito, dunque, ecco qui di seguito tutte le modifiche che sono state apportate da parte dell’INPS al Regolamento per le prestazioni di assistenza sanitaria che vengono riconosciute nei confronti dei soggetti che sono iscritti alla Gestione assistenza magistrale, nonché ai loro familiari assistibili:

  • sono state riviste le regole di concessione della prestazione di Assistenza sanitaria ENAM, andando a:
    • modificare alcuni parametri economici in merito all’incremento delle percentuali di rimborso e all’abbassamento delle franchigie stabilite per le singole fasce di ISEE;
    • semplificare quello che è il relativo procedimento al fine di beneficiare della prestazione in oggetto, introducendo per tutte le casistiche l’allegazione della documentazione in formato digitale;
  • è stata eliminata la possibilità di presentare una domanda congiunta da parte di più soggetti che sono iscritti alla Gestione assistenza magistrale e che appartengono allo stesso nucleo familiare;
  • è stata eliminata la vivenza a carico del coniuge del soggetto iscritto alla Gestione assistenza magistrale al momento del decesso di quest’ultimo, quale condizioni di assistibilità prevista dal precedente Regolamento vigente in materia;
  • è stata soppressa la maggiorazione del 10% del rimborso in caso di spese che vengono sostenute per aver effettuato dei gravi interventi chirurgici oppure a causa di malattie gravi o rare, dal momento che questi ultimi risultavano avere una bassa incidenza percentuale sul totale dei rimborsi garantiti;
  • sono state introdotte altre tipologie di rimborso per via della più ampia diffusione di alcune patologie, nonché a causa delle variazioni che hanno subito le esigenze dell’attuale contesto sanitario, ossia l’erogazione di un rimborso delle spese sanitarie, fino al limite massimo di importo pari a 5.000 euro per ogni soggetto iscritto alla Gestione assistenza magistrale, in caso di acquisto di:
    • presìdi antidecubito;
    • letti ortopedici;
    • parrucche post chemioterapia;
  • è stato introdotto l’obbligo di presentazione della DSU (Dichiarazione Sostitutiva Unica), ai fini della determinazione del modello ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente), entro la data in cui viene presentata la domanda.

Certificato di malattia retroattivo: cos’è, a cosa serve e quali tempistiche rispettare

Il certificato medico di malattia retroattivo è un documento che attesta lo stato di salute passato del lavoratore. Nel momento in cui un dipendente deve assentarsi dal lavoro per malattia, capita spesso, che si corra letteralmente contro il tempo per avere tutti i certificati e la documentazione necessaria.

Tra i vari casi, c’è proprio la necessità di doversi dotare di un certificato retroattivo. Un documento cruciale in tutte quelle circostanze in cui sia necessario giustificare un’assenza precedente.

Cos’è e a cosa serve il certificato di malattia retroattivo

Il certificato medico di malattia retroattivo è un particolare documento che si usa per attestare uno stato di salute in un periodo precedente alla sua emissione. Le informazioni principali e le regole da seguire sono state spiegate dall’INPS nella circolare n 157/96.

La sua ratio è giustificare un’assenza dal lavoro, avvenuta per malattia, in date precedenti. Il documento viene richiesto in situazioni specifiche, ovvero nel momento in cui non è stato possibile, per diverse ragioni, procurarsi un certificato medico al momento dell’insorgenza della malattia.

Si distingue dal certificato di malattia standard per diversi motivi. Prima di tutto, è differente la stessa formula utilizzata nel documento. Il certificato standard riporta lo stato di salute rilevato dal medico nel giorno della visita; invece, quello retroattivo contiene una sorta di dichiarazione.

È proprio questa formulazione ad è essere cruciale: non va ad attestare quanto rilevato dal medico, bensì quanto dichiarato dal paziente.

La seconda differenza sostanziale tra i due certificati riguarda proprio la validità degli stessi ai fini dell’indennità di malattia. Quello standard riconosce l’indennità a partire dal giorno di rilascio del certificato, mentre quello retroattivo prevede alcune limitazioni.

Quali tempistiche rispettare per presentare il certificato retroattivo

Un fattore anch’esso cruciale per la retroattività dei certificati medici riguarda le stesse tempistiche di emissione. Proprio qui ci ricolleghiamo alle limitazioni di cui sopra.

Il certificato ha effetto retroattivo solo di un giorno dalla data del rilascio. Ciò vuol dire che la visita domiciliare da parte del medico può estendersi solo al giorno precedente.

Il lavoratore deve prestare molta attenzione alle suddette limitazioni, in quanto non può pretendere di ottenere un certificato che copra tutti i giorni precedenti. Un aspetto fondamentale perché i giorni non coperti da certificato possono essere tranquillamente considerati come assenza ingiustificata.

Inoltre, la retrodatazione ha valore solo per i giorni feriali. Quindi, nei giorni festivi e prefestivi occorre rivolgersi al medico Continuità assistenziale o al pronto soccorso per il rilascio del certificato di malattia.

Sanzioni per uso improprio del certificato medico

Si badi bene che il certificato retroattivo non può essere sempre richiesto, ma occorrono valide motivazioni.

Quali sono le motivazioni alla base della richiesta?

  • Il medico non ha potuto effettuare la visita domiciliare lo stesso giorno della richiesta;
  • La gravità della condizione del paziente che ha impedito di contattare immediatamente il medico;
  • L’insorgenza della malattia in orari in cui era impossibile contattare il medico.

La legge prevede conseguenze molto salate per uso improprio del certificato medico retroattivo.
Intanto, la contribuzione che era stata pagata diventa una corrispondente copertura contributiva per effetto del disconoscimento di compensazione. Parliamo di un ammanco contributivo e, per questo, l’INPS potrebbe applicare sanzioni civili.

Anche lo stesso datore di lavoro deve prestare particolare attenzione. Prendiamo, per esempio, un datore di lavoro che ha pagato giornate di malattia del giorno prima della visita. L’Istituto può chiedere anche la copertura assicurativa di quelle giornate di assenza. Ovviamente, parliamo sempre dei casi in cui il certificato sia stato utilizzato impropriamente e senza le motivazioni di cui abbiamo parlato.

Ex dipendenti Alitalia: via libera all’esonero contributivo per le assunzioni

Ex dipendenti Alitalia: con la pubblicazione del messaggio n. 3172 del 26 settembre 2024 l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale ha fornito le istruzioni operative e le istruzioni contabili per ciò che concerne il rilascio del modulo di domanda relativo all’esonero contributivo per le assunzioni di lavoratori dipendenti che in precedenza prestano la propria attività lavorativa presso Alitalia – Società aerea italiana S.p.A. e Alitalia Cityliner S.p.A.

Il suddetto messaggio INPS, in particolare, che è stato redatto dalla Direzione Centrale Entrate, dalla Direzione Centrale Tecnologia, Informatica e Innovazione, e dalla Direzione Centrale Bilanci, Contabilità e Servizi Fiscali, fa riferimento alle seguenti disposizioni legislative:

  • l’art. 12, comma 6, del decreto legge n. 104 del 10 agosto 2023, recante “Disposizioni urgenti a tutela degli utenti, in materia di attività economiche e finanziarie e investimenti strategici”, il quale è stato pubblicato all’interno della Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, Serie Generale, n. 186 del 10 agosto 2023, ed il quale è stato successivamente convertito, con modificazioni, dalla legge n. 136 del 9 ottobre 2023;
  • il regolamento della Commissione UE (regime generale) n. 1407/2013;
  • il regolamento della Commissione UE (settore agricolo) n. 1408/2013;
  • il regolamento della Commissione UE (settore della pesca e dell’acquacoltura) n. 717/2014;
  • gli artt. 107 e 108 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea agli aiuti de minimis.

Il messaggio in oggetto, inoltre, si riferisce anche a quanto è stato disposto sempre da parte dell’Istituto stesso tramite la pubblicazione della circolare n. 47 del 22 marzo 2024, recante “Articolo 12, comma 6, del decreto-legge 10 agosto 2023, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 ottobre 2023, n. 136. Esonero contributivo per le assunzioni con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato di ex lavoratori dipendenti di Alitalia – Società aerea italiana S.p.A. e di Alitalia Cityliner S.p.A., effettuate dal 1° gennaio 2024 al 31 ottobre 2024. Prime indicazioni operative”.

Ex dipendenti Alitalia: le istruzioni INPS per richiedere l’esonero contributivo per le assunzioni

Come abbiamo già accennato anche durante il corso del precedente paragrafo, in aggiunta a quanto è stato comunicato dalla sopra citata circolare n. 47 del 2024, l’INPS ha specificato che è disponibile il modulo di domanda online denominato ALI24 all’interno del proprio sito web ufficiale.

Nello specifico, si può accedere al sopra citato modulo di istanza che serve per richiedere l’esonero contributivo in oggetto seguendo il seguente percorso: “Portale delle Agevolazioni (ex DiResCo) > Imprese e Liberi Professionisti > Esplora Imprese e Liberi Professionisti > Strumenti > Vedi tutti”.

Pertanto, al fine di poter beneficiare dell’esonero contributivo che è previsto nel caso in cui siano state effettuato oppure saranno effettuate nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2024 e il 31 ottobre 2024 delle nuove assunzioni di lavoratori dipendenti ex Alitalia, i datori di lavoro interessati dovranno effettuare l’autenticazione mediante l’utilizzo delle proprie credenziali e dovranno trasmettere le seguenti informazioni tramite l’apposito modello di domanda “ALI24” sopra richiamato:

  • l’indicazione del lavoratore assunto;
  • il codice della comunicazione obbligatoria relativa al rapporto di lavoro instaurato;
  • l’importo della retribuzione mensile media, comprensiva dei ratei di tredicesima e di quattordicesima mensilità;
  • l’indicazione della percentuale di riduzione dell’orario di lavoro in caso di rapporto di lavoro a tempo parziale;
  • la misura dell’aliquota contributiva datoriale oggetto dello sgravio.

Una volta che gli è giunta la richiesta completa di tutti i dati sopra citati, poi, l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale svolge le seguenti attività:

  • le attività di verifica dell’esistenza del rapporto mediante la consultazione della banca dati delle comunicazioni obbligatorie;
  • le attività di calcolo l’importo dell’incentivo spettante in base all’aliquota contributiva datoriale indicata;
  • le attività di verifica della sussistenza della copertura finanziaria per l’esonero richiesto;
  • le attività di consultazione del Registro Nazionale degli aiuti di Stato per verificare che per quel datore di lavoro vi sia la possibilità di riconoscere l’agevolazione richiesta.

Accertamento sanitario INPS: nuove funzioni per la gestione delle richieste

Accertamento sanitario INPS: con la pubblicazione del messaggio n. 3138 del 24 settembre 2024 l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale ha comunicato di aver rilasciato delle nuove funzionalità e di averle implementate all’interno della procedura relativa alla gestione delle richieste di accertamento sanitario per i dipendenti pubblici.

Il suddetto messaggio INPS, in particolare, che è stato redatto dalla Direzione centrale Salute e Prestazioni di disabilità, dalla Direzione Centrale Tecnologia, Informatica e Innovazione, e dal Coordinamento Generale Medico Legale, fa riferimento alle disposizioni legislative che sono contenute all’interno dell’art. 45, commi 3 bis e 3 ter, del decreto legge n. 73 del 21 giugno 2022, recante “Misure urgenti in materia di semplificazioni fiscali e di rilascio del nulla osta al lavoro, Tesoreria dello Stato e ulteriori disposizioni finanziarie e sociali”.

Tale decreto, nello specifico, è stato pubblicato all’interno della Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, Serie Generale, n. 143 del 21 giugno 2022, ed è stato successivamente convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 4 agosto 2022.

Il messaggio in oggetto, inoltre, si riferisce anche a quanto è stato disposto in precedenza sempre da parte dell’Istituto stesso tramite la pubblicazione all’interno del proprio sito web ufficiale dei seguenti messaggi:

  • il messaggio n. 1834 del 18 maggio 2023;
  • il messaggio n. 2064 del 1° giugno 2023;
  • il messaggio n. 3243 del 18 settembre 2023;
  • il messaggio n. 1643 del 29 aprile 2024;
  • il messaggio n. 2343 del 24 giugno 2024.

Accertamento sanitario INPS: ecco quali sono le ulteriori funzionalità implementate dall’Istituto

Come abbiamo già accennato anche durante il corso del precedente paragrafo, facendo seguito ed in base a quanto è stato comunicato dai sopra citati messaggi dell’INPS, l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale ha specificato di aver messo a disposizione delle nuove funzionalità per ciò che concerne le richieste di accertamento sanitario per dipendenti pubblici.

In particolare, l’Istituto ha comunicato di aver implementato le seguenti nuove funzionalità che permettono alle Amministrazioni e agli Enti datori di lavoro di migliorare la gestione delle attività e di presentare le domande di accertamento sanitario in maniera più semplice e veloce, ovvero:

  • il servizio online denominato Istanza di Aggravamento, il quale permette di trasmettere la domanda di aggravamento per:
    • causa di servizio;
    • pensioni di guerra dirette;
    • assegni annessi alle decorazioni al valore militare;
    • reversibilità e assegni accessori dei familiari dei deportati KZ;
    • reversibilità degli assegni di benemerenza ai perseguitati politici, antifascisti e razziali;
  • il servizio online denominato Istanza di Interdipendenza, il quale permette di trasmettere la domanda di interdipendenza per:
    • causa di servizio;
    • pensioni di guerra dirette;
  • la compilazione del campo Periodo di comporto definito dal CCNL, la quale diventa facoltativa per la prima istanza, l’istanza di aggravamento e l’istanza di interdipendenza per causa di servizio;
  • il sistema ricorda l’eventuale Data prevista di revisione nel momento in cui si procede con la trasmissione della domanda;
  • una nuova sottosezione denominata Contatti della CMV, la quale è visibile all’interno del “Dettaglio domanda”;
  • una modifica della frase che può vedere l’utente nel caso in cui il sistema non rileva domande in “stato chiusa” a cui agganciare la rivedibilità o l’aggravamento selezionato;
  • la compilazione del campo Residuo giorni di malattia nel periodo di comporto, la quale diventa facoltativa per la prima istanza, l’istanza di aggravamento e l’istanza di interdipendenza per causa di servizio.

A tal proposito, infine, l’INPS ha comunicato di aver messo a disposizione uno specifico manuale aggiornato, disponibile sul sito web dell’Istituto stesso nella sezione “Richiesta di accertamento sanitario per dipendenti pubblici”, previa autenticazione tramite l’utilizzo delle proprie credenziali digitali SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) almeno di livello 2, CIE (Carta di Identità Elettronica) 3.0, CNS (Carta Nazionale dei Servizi) o eIDAS (electronic IDentification, Authentication and trust Services).

Concorso INPS medici 2024, i posti in palio sono 1069: requisiti e domande

Buone notizie per i medici di tutta Italia in cerca di lavoro: è stato indetto un nuovo concorso dall’INPS 2024 per il reclutamento complessivo di 1069 unità.

I vincitori saranno assunti con contratto di lavoro a tempo indeterminato e pieno presso le sedi disponibili di tutta la Penisola.

Manca circa un mese alla scadenza dei termini per la presentazione delle domande e, quindi, è tempo di conoscere tutte le informazioni sul concorso: dai requisiti di partecipazione, alle prove da sostenere e fino alla presentazione delle domande.

Nuovo concorso INPS 2024 per il reclutamento di 1069 medici

È stato pubblicato un nuovo bando di concorso dell’INPS 2024 per il reclutamento di più di 1000 unità di professionisti medici di prima fascia. I posti bandi sono 1069 e saranno distribuiti presso le seguenti sedi:

  • Abruzzo: 28 posti;
  • Basilicata: 11 posti;
  • Calabria: 55 posti;
  • Campania: 57 posti;
  • Emilia Romagna: 79 posti;
  • Friuli Venezia Giulia: 19 posti;
  • Lazio: 31 posti;
  • Liguria: 26 posti;
  • Lombardia: 100 posti;
  • Marche: 27 posti;
  • Molise: 6 posti;
  • Piemonte: 79 posti;
  • Puglia: 95 posti;
  • Sardegna: 26 posti;
  • Sicilia: 102 posti;
  • Toscana: 57 posti;
  • Umbria: 20 posti;
  • Veneto: 64 posti;
  • Roma: 76 posti;
  • Milano: 43 posti;
  • Napoli: 68 posti.

Quali requisiti possedere per partecipare al concorso INPS 2024

Chi intende partecipare al concorso per medici indetto dall’INPS deve essere in possesso di requisiti generali e specifici.

Per quanto riguarda i requisiti generali, è opportuno soddisfare quanto segue:

  • Cittadinanza italiana o di uno dei Paesi membri dell’Unione Europea;
  • Avere la maggiore età;
  • Godimento dei diritti civili e politici;
  • Idoneità fisica allo svolgimento delle mansioni;
  • Non essere stato destituito, licenziato, decaduto o dispensato dall’impiego presso una PA;
  • Non avere condanne penali;
  • Conoscenza adeguata della lingua italiana, per i candidati stranieri.

I requisiti specifici sono i seguenti:

  • Diploma di laurea in medicina e chirurgia;
  • Diploma di specializzazione universitario o regolare iscrizione, per l’anno accademico 2023/2024, al penultimo o ultimo anno del corso di formazione specialistica in una delle aree mediche indicate nel bando di concorso;
  • Iscrizione all’albo dell’Ordine professionale dei medici chirurghi.

Prove selettive concorso medici

Qualora le domande pervenute fossero superiori a 3500, l’Istituto si riserva la facoltà di effettuare una preselezione dei candidati. La prova preselettiva consisterà in una serie di 50 quesiti a risposta multipla, da risolvere in un tempo massimo di 50 minuti.

I candidati saranno selezioni tramite la valutazione dei titoli e lo svolgimento di 2 prove d’esame: scritto e orale.

La prova scritta consisterà nella soluzione di quesiti a risposta multipla sulle seguenti materie:

  • Clinica e patologia medica o chirurgica;
  • Legislazione sanitaria e sociale;
  • Deontologia professionale;
  • Elementi di medicina legale generale e delle assicurazioni sociali.

La prova orale, invece, ha l’obiettivo di valutare la preparazione, la professionalità e l’attitudine del candidato.

Una volta espletate entrambe le prove, la Commissione provvede all’elaborazione, per ciascuna sede, di due distinte graduatorie:

  • Per i medici già specializzati alla data di scadenza del bando;
  • Per i medici specializzandi alla medesima data.

Le graduatorie vengono redatte in base al punteggio complessivo ottenuto, sommando i voti riportati nelle prove e nella valutazione dei titoli.

Come presentare la domanda per partecipare al concorso INPS per 1069 medici

Gli interessati al concorso devono presentare la domanda entro il 4 novembre 2024, solo ed esclusivamente per via telematica, sul Portale di reclutamento InPA.

Al portale, ricordiamo che si accede previa autenticazione con le credenziali digitali: SPID, CIE, CNS o eIDAS. I candidati devono essere in possesso di un indirizzo di Posta elettronica certificata (PEC) personale.

Cessione del quinto della pensione INPS: i tassi aggiornati del quarto trimestre 2024

Cessione del quinto della pensione INPS: con la pubblicazione del messaggio n. 3298 del 4 ottobre 2024 l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale ha comunicato quelli che sono i nuovi tassi aggiornati per ciò che concerne il quarto trimestre 2024.

Il suddetto messaggio INPS, in particolare, che è stato redatto dalla Direzione Centrale Pensioni, fa riferimento alle disposizioni che sono contenute all’interno del decreto n. 87826 del 25 settembre 2024, che è stato pubblicato dal Dipartimento del Tesoro del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF).

Cessione del quinto della pensione INPS: ecco i nuovi tassi aggiornati comunicati dall’Istituto relativi al quarto trimestre 2024

Attraverso la pubblicazione del decreto che abbiamo citato durante il corso del precedente paragrafo, il Dipartimento del Tesoro del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) ha comunicato quelli che sono i Tassi Effettivi Medi Globali (TEGM) che vengono praticati da parte delle banche e da parte degli altri intermediari finanziari.

Questi tassi, nello specifico, si riferiscono al periodo compreso tra il 1° ottobre 2024 e il 31 dicembre 2024, ovvero il quarto trimestre dell’anno in corso, e sono determinati dando attuazione alle disposizioni che sono attualmente vigenti in materia di usura, pubblicate all’interno dell’art. 2, comma 1, della legge n. 108 del 7 marzo 1996, così come modificato dal decreto legge n. 70 del 13 maggio 2011, il quale è stato successivamente convertito, con modificazioni, dalla legge n. 106 del 12 luglio 2011.

A tal proposito, dunque, ecco qui di seguito quali sono i nuovi tassi aggiornati relativi al quarto trimestre 2024 (1° ottobre 2024 – 31 dicembre 2024) per quanto riguarda i prestiti con cessione del quinto della pensione e dello stipendio:

  • fino a 15.000 euro, il tasso medio è pari al 13,41% e il tasso soglia usura è pari al 20,7625%;
  • oltre i 15.000 euro, il tasso medio è pari al 9,59% e il tasso soglia usura è pari al 15,9875%.

In particolare, ecco quali sono i tassi massimi che le banche e gli altri intermediari finanziari hanno la possibilità di applicare cosicché non vengano considerati come usurari:

  • per i prestiti con cessione del quinto che vengono effettuati da parte di pensionati di età pari o inferiore a 59 anni, il tasso soglia è pari a:
    • il 9,75%, per ciò che concerne i prestiti di importo pari o inferiore a 15.000 euro;
    • il 7,82%, per ciò che concerne i prestiti di importo superiore a 15.000 euro;
  • per i prestiti con cessione del quinto che vengono effettuati da parte di pensionati di età compresa tra i 60 e i 64 anni, il tasso soglia è pari a:
    • il 10,55%, per ciò che concerne i prestiti di importo pari o inferiore a 15.000 euro;
    • l’8,62%, per ciò che concerne i prestiti di importo superiore a 15.000 euro;
  • per i prestiti con cessione del quinto che vengono effettuati da parte di pensionati di età compresa tra i 65 e i 69 anni, il tasso soglia è pari a:
    • l’11,35%, per ciò che concerne i prestiti di importo pari o inferiore a 15.000 euro;
    • il 9,42%, per ciò che concerne i prestiti di importo superiore a 15.000 euro;
  • per i prestiti con cessione del quinto che vengono effettuati da parte di pensionati di età compresa tra i 70 e i 74 anni, il tasso soglia è pari a:
    • il 12,05%, per ciò che concerne i prestiti di importo pari o inferiore a 15.000 euro;
    • il 10,12%, per ciò che concerne i prestiti di importo superiore a 15.000 euro;
  • per i prestiti con cessione del quinto che vengono effettuati da parte di pensionati di età compresa tra i 75 e i 79 anni, il tasso soglia è pari a:
    • il 12,85%, per ciò che concerne i prestiti di importo pari o inferiore a 15.000 euro;
    • l’10,92%, per ciò che concerne i prestiti di importo superiore a 15.000 euro;
  • per i prestiti con cessione del quinto che vengono effettuati da parte di pensionati di età superiore a 79 anni, il tasso soglia è pari a:
    • il 20,7625%, per ciò che concerne i prestiti di importo pari o inferiore a 15.000 euro;
    • il 15,9875%, per ciò che concerne i prestiti di importo superiore a 15.000 euro.

Assegno integrazione salariale INPS: nuovo servizio di domanda anche per i marittimi

Assegno integrazione salariale INPS: con la pubblicazione del messaggio n. 3158 del 25 settembre 2024 l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale ha comunicato che a partire dalla giornata di lunedì 30 settembre 2024 è possibile anche per i datori di lavoro che operano nel settore marittimo, nonché dai rispettivi intermediari, utilizzare il nuovo servizio di presentazione della domanda di assegno di integrazione salariale, ovvero la nuova piattaforma unica delle integrazioni salariali, denominata piattaforma “OMNIA IS”.

Il suddetto messaggio INPS, in particolare, che è stato redatto dalla Direzione Centrale Ammortizzatori Sociali, dalla Direzione Centrale Tecnologia, Informatica e Innovazione, e dal Referente PNRR, fa riferimento a quanto è stato disposto all’interno del progetto n. 79 del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza).

Assegno integrazione salariale INPS: nuovo servizio di presentazione della domanda disponibile dal 30 settembre 2024 anche per i datori di lavoro marittimi

Come abbiamo già accennato anche durante il corso del precedente paragrafo, in base a quanto viene previsto dai progetti finalizzati all’attuazione dei programmi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) affidati all’INPS, l’Istituto stesso ha comunicato di aver rilasciato il nuovo servizio relativo alla presentazione della domanda di assegno di integrazione del Fondo di solidarietà per il settore marittimo (c.d. SOLIMARE).

A tal proposito, pertanto, a partire dalla giornata di lunedì 30 settembre 2024 il sopra citato servizio online sarà disponibile anche per i datori di lavoro che operano nel settore marittimo, e i loro intermediari, all’interno della nuova piattaforma unica delle integrazioni salariali, denominata “OMNIA IS”.

Nella prima fase, poi, l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale ha comunicato che i soggetti interessati avranno la possibilità di trasmettere l’istanza per beneficiare dell’assegno di integrazione salariale sia con il nuovo servizio presente sulla piattaforma “OMNIA IS” che mediante l’utilizzo della vecchia applicazione informatica, la quale sarà disponibile all’interno del sito web ufficiale dell’INPS fino ad una nuova comunicazione di dismissione da parte di quest’ultimo.

Tramite l’implementazione del nuovo servizio di presentazione delle domande di integrazione salariale nella piattaforma “OMNIA IS” da ora gli utenti avranno la possibilità di essere indirizzati in maniera automatica alla specifica tipologia di presentazione economica che potrà essere richiesta all’Istituto in base all’inquadramento della posizione contributiva risultante dalle banche dati del medesimo.

In particolare, la prestazione alla quale si è indirizzati sarà evidenziata con la dicitura di “suggerita”, mentre la prestazione non richiedibile in base al proprio inquadramento aziendale figurerà con la dicitura di “non compatibile”.

Inoltre, la nuova piattaforma “OMNIA IS” permette di beneficiare di una procedura di compilazione e di presentazione della domanda relativa all’assegno di integrazione salariale del Fondo di solidarietà per il settore marittimo (c.d. SOLIMARE) semplificata e assistita, la quale guida l’utente passo dopo passo nell’inserimento di tutte le informazioni che sono necessarie.

L’INPS, infine, comunica che è possibile consultare il Manuale Utente in formato pdf all’interno della sezione “Documenti”, disponibile sulla home page del sito web, con il quale si può prendere visione di ulteriori istruzioni operative per ciò che concerne le modalità di utilizzo del servizio in oggetto.

Come fare domanda?

La domanda di assegno di integrazione salariale per il Fondo di solidarietà per il settore marittimo (SOLIMARE) con l’utilizzo della nuova piattaforma “OMNIA IS” è disponibile all’interno del sito web ufficiale dell’INPS a partire dal 30 settembre 2024, recandosi sulla home page e scrivendo le seguenti parole nel campo “Ricerca”: “Accesso ai servizi per aziende e consulenti”.

Dopo aver effettuato l’autenticazione mediante le proprie credenziali digitali SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale), CIE (Carta di Identità Elettronica) o CNS (Carta Nazionale dei Servizi), l’utente dovrà selezionare la voce “CIG e Fondi di solidarietà” e, poi, la voce “OMNIA Integrazioni Salariali”.

Quando spetta la maggiorazione per i periodi di congedo parentale? I casi sono pochi, scopri se ci rientri e come presentare la domanda all’INPS

Arriva la maggiorazione per i periodi di congedo parentale, ma solo in alcuni casi e, nel testo, spiegheremo proprio quando spetta.

È stata introdotta dalla scorsa manovra finanziaria una modifica riguardante proprio il congedo parentale, prevedendo che uno dei due genitori possa usufruire di un secondo mese retribuito all’80%.

Ci sono, però, alcune condizioni. La domanda deve essere presentata all’INPS e lo stesso istituto ha provveduto a fornire tutti i chiarimenti necessari svolti a sciogliere qualsiasi dubbio.

Quando spetta la maggiorazione per i periodi di congedo parentale?

Il congedo parentale è una misura che permette a entrambi i genitori di assentarsi dal lavoro, mantenendo il diritto a percepire lo stesso una parte della retribuzione. È fruibile per un determinato periodo di tempo e solo fino al compimento del dodicesimo anno d’età dei figli.

I genitori possono goderne complessivamente per massimo 10 mensilità per ogni figlio. Ciascun genitore può fruirne per un massimo di 6 mesi, ma vengono indennizzati solo i primi 9 mesi di congedo parentale, entro un limite di 6 mesi per genitore.

La maggiorazione è stata originariamente prevista dalla Legge di bilancio del 2023 e, poi, rafforzata dalla manovra 2024. Insieme, le due manovre hanno fatto in modo che due mesi di congedo parentale possono essere pagati all’80% anziché al 30%.

In linea di massima, quindi, l’importo percepito nei periodi di congedo è pari al 30% della retribuzione: quando spetta la maggiorazione sul congedo parentale?

  • Eventi per cui il congedo di maternità o di paternità è terminato il 31 dicembre 2022: è previsto un mese maggiorato all’80%;
  • Eventi per i quali il congedo di maternità o di paternità è terminato il 31 dicembre 2023: è previsto un mese maggiorato all’80% e un altro al 60%. Esclusivamente per il 2024, entrambi i mesi sono indennizzati all’80%.

Le suddette maggiorazioni non aumentano il limite dei mesi di congedo, ma solo la misura.

Come presentare la domanda per chiedere la maggiorazione?

Sul sito dell’INPS è presente una funzione che permette al lavoratore di scegliere la misura dell’indennità per i periodi di congedo parentale richiesto.

È possibile indicare se vuole godere anche della maggiorazione oppure se si preferisce rimandare a un secondo momento. Come presentare la domanda? Online, sul sito dell’INPS, nella propria area personale. L’accesso è consentito previa autenticazione con Spid, Cie o Cns.

Proprio nell’area riservata è stata implementata la funzione che consente di specificare se intende godere dell’indennità maggiorata oppure di quella ordinaria del 30%.

Entrambi i genitori possono godere della maggiorazione, ma il limite di uno o due mesi deve essere considerato complessivamente. Sicuramente, sarebbe molto più conveniente che a godere della maggiorazione fosse chi guadagna di più.

Tornando alla domanda, è sufficiente flaggare “”, la parte “Dichiaro di voler richiedere l’indennizzo con aliquota maggiorata”.

Qualora la domanda venga presentata, per esempio, per il tramite di un intermediario (come un Ente di Patronato), è opportuno dare le informazioni, circa la propria scelta, a quest’ultimo. Ricordiamo, infine, che la domanda può essere presentata anche servendosi del servizio di contact center dell’Istituto.

Come cambia il congedo parentale nel 2025?

Nel 2025, spetterà una mensilità all’80%, una mensilità al 60% e sette mensilità al 30%. Tutte le altre mensilità non saranno indennizzate.

La manovra non ha modificato, in ogni caso, la durata complessiva del congedo parentale. Quanto dura? La sua durata rimane di 10 mesi, che può essere estensibile a 11 mesi se il padre utilizza almeno 3 mesi di estensione.

La novità principale è, come abbiamo detto, l’aumento dell’indennità per una delle mensilità, che sarà superiore al tradizionale 30%.

Chi non deve fare la dichiarazione RED all’INPS? Gli esclusi dall’adempimento di fine ottobre

Entro la fine del mese di ottobre, è fissata la scadenza per la presentazione della dichiarazione RED all’INPS, ma ci sono alcuni pensionati che non la devono fare.

La dichiarazione, infatti, è necessaria per verificare il rispetto del divieto di cumulo tra i redditi di pensione e quelli di lavoro autonomo.

La scadenza è stata ricordata dall’INPS, con la pubblicazione di un messaggio, il 19 settembre scorso. L’Istituto ha anche spiegato chi sono gli esclusi dall’adempimento di fine ottobre.

Di chi si tratta?

Cos’è la dichiarazione RED

Il RED è una particolare dichiarazione a cui sono soggetti i pensionati che usufruiscono di alcune tipologie di prestazioni. In particolare, la dichiarazione deve essere presentata quando il diritto a tali prestazioni è collegato alla situazione reddituale del cittadino e, in alcuni casi, del nucleo familiare.

Il modello è un dato variabile nel corso degli anni e, per questo, l’Istituto effettua la verifica annuale dei dati. Indicando i redditi posseduti, il modello RED ha lo scopo di determinare il diritto del pensionato a usufruire delle prestazioni e l’importo delle stesse.

Chi deve presentare la dichiarazione?

  • Il pensionato che presenta il Modello 730 o il Modello Redditi PF, ma possiede anche altri redditi che non vanno indicati in dichiarazione;
  • Il pensionato che presenta il Modello 730 o il Modello Redditi PF ed è titolare di pensioni estere o di reddito da lavoro autonomo;
  • Il pensionato che non ha fatto la dichiarazione dei redditi.

Come si invia la dichiarazione all’INPS

Come ricordato dall’INPS, la dichiarazione RED deve essere trasmessa entro il 31 ottobre 2024. La data di scadenza può saltare subito all’occhio (almeno a quello dei più attenti). Il 31 ottobre coincide con la scadenza di presentazione della dichiarazione dei redditi.

Quindi, la dichiarazione RED e la dichiarazione dei redditi hanno la stessa scadenza, ma con finalità diverse. Come abbiamo spiegato, il modello RED deve dimostrare che il pensionato ha rispettato il divieto di cumulo tra i redditi da pensione e quelli da lavoro autonomo.

La presentazione è telematica, sul portale dell’INPS, previo accesso con le credenziali personali SPID, CIE o CNS.

Una volta effettuato l’accesso si deve selezionare la voce “La dichiarazione della situazione reddituale (RED)”. È necessario scegliere la campagna di riferimento, che nel 2024, è: Campagna RED 2024 anno reddito richiesto 2023.

Chi non deve presentare la dichiarazione RED all’INPS

L’INPS, con la pubblicazione messaggio n. 3077/2024, non solo ha ricordato la scadenza per la presentazione della dichiarazione RED, ma ha anche chiarito chi sono i pensionati esonerati dall’adempimento.

Si tratta di tutti coloro non soggetti al divieto di cumulo, ovvero:

  • I titolari di pensione e assegno di invalidità avente decorrenza compresa entro il 31 dicembre 1994;
  • I titolari di pensione di vecchiaia;
  • I titolari di pensione di vecchiaia liquidata nel sistema contributivo;
  • I titolari di pensione di anzianità e di trattamento di prepensionamento a carico dell’Assicurazione generale obbligatoria e delle forme sostitutive ed esclusive della medesima;
  • I titolari di pensione o assegno di invalidità a carico dell’Assicurazione generale obbligatoria dei lavoratori dipendenti con un’anzianità contributiva pari o superiore a 40 anni.

Quali redditi comunicare all’INPS

Devono essere comunicati i redditi da lavoro autonomo, da intendersi nella sua accezione più ampia: reddito impresa e reddito da professione.

Deve essere dichiarato al netto dei contributi previdenziali e assistenziali e al lordo delle ritenute erariali.
Invece, nel caso specifico del reddito d’impresa, deve essere dichiarato al netto anche delle eventuali perdite deducibili imputabili all’anno di riferimento del reddito.

I pensionati che non presentano la dichiarazione dovranno versare una somma pari all’importo annuo della pensione percepita nell’anno cui si riferisce la dichiarazione medesima.

Borse di studio INPS 2024: requisiti, importi e domande

È stato pubblicato il bando per le borse di studio INPS 2024, rivolto esclusivamente ai figli dei lavoratori dipendenti e dei pensionati della Pubblica Amministrazione.

Si chiama bando “Supermedia 2024”, che definisce le regole e gli importi per il riconoscimento delle borse di studio per l’anno scolastico appena terminato.

Il bando prevede la premiazione di 11.800 studenti tra scuole medie e scuole superiori. I beneficiari, però, fanno parte di categorie ben definite.

Vediamo subito a chi spetta, quali sono i requisiti e gli importi previsti e da quando è possibile presentare la domanda.

Beneficiari delle borse di studio INPS 2024

L’INPS prevede sempre molte opportunità per gli studenti e per la formazione come, per esempio, il Corso di lingue in Italia 2024 dell’INPS. Il bando delle borse di studio INPS 2024 si chiama “Supermedia”. Nome che indica perfettamente a chi sono rivolte le borse di studio: agli studenti che hanno ottenuto i voti migliori, anche se, le graduatorie, danno maggiore rilevanza a quelli che provengono dalle famiglie a basso reddito.

Le risorse stanziate permettono di erogare 11.800 borse di studio in favore degli studenti dell’ultimo anno delle scuole medie e delle scuole superiori.

Quali requisiti soddisfare? Possono partecipare i figli, orfani o equiparati:

  • Dei lavoratori dipendenti o pensionati iscritti alla Gestione Unitaria delle prestazioni creditizie e sociali;
  • Dei pensionati utenti della Gestione Dipendenti Pubblici.
  • Degli iscritti alla Gestione Assistenza Magistrale;
  • Dei dipendenti del Gruppo Poste Italiane S.p.A. e dipendenti ex Ipost.

Inoltre, per la richiesta, è necessario anche il rispetto di ben altri requisiti: i risultati scolastici conseguiti nell’a.a. 2023-24. È ammessa la richiesta per chi ha frequentato:

  • L’ultimo anno di scuola secondaria di primo grado;
  • Scuola secondaria di secondo grado, superiori, indipendentemente dalla classe.

Importi delle borse di studio 2024

Gli importi delle borse di studio 2024 sono variabili in base ad alcuni parametri, come di seguito:

  • 1.600 borse di studio dal valore di 750 euro: per gli studenti dell’ultimo anno della scuola secondaria di primo grado con conseguimento del relativo titolo di studio, figli di iscritti alla Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali;
  • 950 borse di studio dal valore di 750 euro: per gli studenti dell’’ultimo anno della scuola secondaria di primo grado con conseguimento del relativo titolo di studio, figli di iscritti alla Gestione assistenza magistrale;
  • 4.100 borse di studio dal valore di 800 euro: per gli studenti dei primi quattro anni della scuola secondaria di secondo grado (licei, istituti tecnici, istituti magistrali, istituti professionali, Conservatori) e corsi di formazione professionale di durata non inferiore a 6 mesi, figli degli iscritti alla Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali;
  • 1.950 borse di studio dal valore di 800 euro: per gli studenti dei primi quattro anni della scuola secondaria di secondo grado (licei, istituti tecnici, istituti magistrali, istituti professionali, Conservatori) e corsi di formazione professionale di durata non inferiore a 6 mesi, figli di iscritti alla Gestione assistenza magistrale;
  • 2.200 borse di studio dal valore di 1300 euro: per gli studenti del quinto anno della scuola secondaria di secondo grado con il conseguimento del relativo titolo di studio, figli di iscritti alla Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali;
  • 900 borse di studio dal valore di 1300 euro: per gli studenti del quinto anno della scuola secondaria di secondo grado con il conseguimento del relativo titolo di studio, figli di iscritti alla Gestione assistenza magistrale;
  • 100 borse di studio dal valore di 1300 euro: per gli studenti del quinto anno della scuola secondaria di secondo grado con il conseguimento del relativo titolo di studio, figli di iscritti alla Gestione ex-Ipost.

Come e quando presentare la domanda all’INPS

La domanda può essere presentata dalle ore 12:00 del 19 settembre alle ore 12:00 dell’11 ottobre 2024. La presentazione è telematica sul portale INPS, nella propria area personale, seguendo la procedura guidata.

Si consiglia di accedere entro 7 giorni dalla scadenza del bando, per verificare l’esito istruttorio della domanda. La graduatoria sarà pubblicata entro il 21 novembre 2024.

Prestazioni di esodo: altri chiarimenti INPS su come presentare la domanda di ricostituzione

Prestazioni di esodo: con la pubblicazione del messaggio n. 3078 del 19 settembre 2024 l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale ha fornito degli ulteriori chiarimenti per ciò che concerne le ricostituzioni delle prestazioni di esodo e degli assegni straordinari dei Fondi di solidarietà.

Il suddetto messaggio INPS, in particolare, che è stato redatto dalla Direzione Centrale Pensioni, fa riferimento alle seguenti disposizioni legislative:

  • l’art. 4, commi da 1 a 7, della legge n. 92 del 28 giugno 2012, recante “Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita”, la quale è stata successivamente pubblicata all’interno del Supplemento Ordinario n. 136 della Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, Serie Generale, n. 153 del 3 luglio 2012;
  • l’art. 26 e l’art. 41, comma 5 bis, del decreto legislativo n. 148 del 14 settembre 2015, recante “Disposizioni per il riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro, in attuazione della legge 10 dicembre 2014, n. 183”, il quale è stato successivamente pubblicato all’interno del Supplemento Ordinario n. 53 della Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, Serie Generale, n. 221 del 23 settembre 2015.

L’atto in questione, inoltre, si riferisce anche a quanto è stato disposto in precedenza sempre da parte dell’Istituto stesso attraverso la pubblicazione all’interno del proprio sito web ufficiale del messaggio INPS n. 2099 del 18 maggio 2022.

Prestazioni di esodo: l’INPS fornisce altre istruzioni operative in merito alla presentazione della domanda di ricostituzione

Come abbiamo già accennato anche durante il corso del precedente paragrafo, in base a quanto è stato comunicato dal sopra citato messaggio n. 2099 del 18 maggio 2022, l’INPS ha fornito delle istruzioni operative per quanto riguarda le situazioni nelle quali in seguito alla cessazione del rapporto di lavoro vengono corrisposte delle retribuzioni che si riferiscono al periodo di lavoro che precede la cessazione stessa e che non vengono prese in considerazione al momento della liquidazione in via definitiva della prestazione di accompagnamento a pensione.

Oltre a tali indicazioni, poi, l’Istituto ha fornito delle istruzioni operative anche in merito alle circostanze in cui sia presente nell’estratto conto contributivo la contribuzione accreditata, la quale non risultava al momento della liquidazione definitiva della prestazione di esodo.

Tramite la pubblicazione del messaggio in oggetto, dunque, l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale ha ritenuto opportuno fornire degli ulteriori chiarimenti per ciò che concerne la possibilità di ricostituire le prestazioni di esodo in questione, nel caso in cui sia presente della contribuzione accreditata in seguito alla presentazione dell’apposita domanda in una data successiva rispetto all’accesso in esodo.

In particolare, dal momento che la domanda relativa alle prestazioni di esodo deve essere presentata necessariamente dal datore di lavoro interessato, il quale ha anche il compito di effettuare il pagamento delle medesime, allora l’Istituto specifica che la rispettiva ricostituzione non potrà essere effettuata né d’ufficio e né attraverso la presentazione di un’apposita istanza da parte del lavoratore esodato.

Pertanto, la domanda di ricostituzione delle prestazioni di esodo deve essere trasmessa esclusivamente da parte del datore di lavoro esodante, previo accordo con il lavoratore interessato.

Infine, l’INPS chiarisce che la ricostituzione delle prestazioni di esodo può essere richiesta dai soggetti sopra richiamati nelle due seguenti circostanze:

  • qualora in seguito alla cessazione del rapporto di lavoro vengano erogate delle retribuzioni che si riferiscono al periodo di lavoro che precede la cessazione medesima, le quali non venivano però considerate nel momento in cui è stata effettuata la liquidazione definitiva della prestazione di esodo;
  • qualora nell’estratto conto contributivo risultino dei contributi versati che però non erano indicati nel momento in cui è stata effettuata la liquidazione definitiva della prestazione di esodo.

Cumulo pensione con redditi da lavoro autonomo: chiarimenti INPS su soggetti obbligati e come presentare modello RED 2024

Cumulo pensione con redditi da lavoro autonomo: con la pubblicazione del messaggio n. 3077 del 19 settembre 2024 l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale ha fornito dei chiarimenti per ciò che concerne quelli che sono i pensionati che sono obbligati ad effettuare le comunicazioni dei redditi da lavoro autonomo che questi ultimi hanno conseguito durante il corso dell’anno 2023, attraverso l’utilizzo del c.d. modello RED 2024.

Il suddetto messaggio INPS, in particolare, che è stato redatto dalla Direzione Centrale Pensioni e dalla Direzione Centrale Tecnologia, Informatica e Innovazione, fa riferimento alle seguenti disposizioni legislative:

  • il decreto del Presidente della Repubblica n. 1092 del 29 dicembre 1973, recante “Approvazione del testo unico delle norme sul trattamento di quiescenza dei dipendenti civili e militari dello Stato”, il quale è stato successivamente pubblicato all’interno del Supplemento Ordinario della Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, Serie Generale, n. 120 del 9 maggio 1974;
  • la legge n. 177 del 29 aprile 1976, recante “Collegamento delle pensioni del settore pubblico alla dinamica delle retribuzioni. Miglioramento del trattamento di quiescenza del personale statale e degli iscritti alle casse pensioni degli istituti di previdenza”, la quale è stata successivamente pubblicata all’interno della Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, Serie Generale, n. 120 del 7 maggio 1976;
  • la legge n. 222 del 20 maggio 1985, recante “Disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi”, la quale è stata successivamente pubblicata all’interno del Supplemento Ordinario della Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, Serie Generale, n. 129 del 3 giugno 1985;
  • la legge n. 274 dell’8 agosto 1991, recante “Acceleramento delle procedure di liquidazione delle pensioni e delle ricongiunzioni, modifiche ed integrazioni degli ordinamenti delle Casse pensioni degli istituti di previdenza, riordinamento strutturale e funzionale della Direzione generale degli istituti stessi”, la quale è stata successivamente pubblicata all’interno del Supplemento Ordinario n. 52 della Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, Serie Generale, n. 199 del 26 agosto 1991;
  • il decreto legislativo n. 503 del 30 dicembre 1992, recante “Norme per il riordinamento del sistema previdenziale dei lavoratori privati e pubblici, a norma dell’articolo 3 della legge 23 ottobre 1992, n. 421”, il quale è stato successivamente pubblicato all’interno del Supplemento Ordinario n. 137 della Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, Serie Generale, n. 305 del 30 dicembre 1992;
  • la legge n. 335 dell’8 agosto 1995, recante “Riforma del sistema pensionistico obbligatorio e complementare”, la quale è stata successivamente pubblicata all’interno del Supplemento Ordinario n. 101 della Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, Serie Generale, n. 190 del 16 agosto 1995;
  • la legge n. 662 del 23 dicembre 1996, recante “Misure di razionalizzazione della finanza pubblica”, la quale è stata successivamente pubblicata all’interno del Supplemento Ordinario n. 233 della Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, Serie Generale, n. 303 del 28 dicembre 1996;
  • il decreto legislativo n. 267 del 18 agosto 2000 (c.d. Testo unico degli Enti locali – TUEL), il quale è stato successivamente pubblicato all’interno del Supplemento Ordinario n. 162 della Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, Serie Generale, n. 227 del 28 settembre 2000;
  • la legge n. 343 del 21 novembre 2000, recante “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 26 settembre 2000, n. 265, recante misure urgenti per il settore dell’autotrasporto e della pesca”, la quale è stata successivamente pubblicata all’interno della Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, Serie Generale, n. 276 del 25 novembre 2000;
  • la legge n. 388 del 23 dicembre 2000 (c.d. Legge di Bilancio 2001), la quale è stata successivamente pubblicata all’interno del Supplemento Ordinario n. 219 della Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, Serie Generale, n. 302 del 29 dicembre 2000;
  • il decreto legge n. 112 del 25 giugno 2008, recante “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione Tributaria”, il quale è stato pubblicato all’interno del Supplemento Ordinario n. 152 della Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, Serie Generale, n. 147 del 25 giugno 2008, ed il quale è stato successivamente convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 6 agosto 2008;
  • il decreto legislativo n. 36 del 28 febbraio 2021, e successive modificazioni.

Il messaggio in oggetto, inoltre, si riferisce anche ai seguenti atti che sono stati pubblicati in precedenza sempre da parte dell’Istituto stesso:

  • la circolare n. 58 del 10 marzo 1998;
  • la circolare n. 22 dell’8 febbraio 1999;
  • il messaggio n. 4233 del 23 luglio 1999;
  • la circolare n. 20 del 26 gennaio 2001;
  • il messaggio n. 340 del 26 settembre 2003;
  • la circolare n. 197 del 23 dicembre 2003;
  • la circolare n. 108 del 9 dicembre 2008;
  • la circolare n. 92 del 28 luglio 2022;
  • la circolare n. 88 del 31 ottobre 2023.

Cumulo pensione con redditi da lavoro autonomo: ecco quali sono i pensionati che hanno l’obbligo di presentare il modello RED 2024

Entro il 31 ottobre 2024 i pensionati hanno l’obbligo di comunicare i redditi da lavoro autonomo che hanno conseguito nell’anno 2023, a patto che non si trovino in una delle seguenti condizioni:

  • i titolari di pensione e assegno di invalidità avente decorrenza compresa entro il 31 dicembre 1994;
  • i titolari di pensione di vecchiaia;
  • i titolari di pensione di vecchiaia liquidata nel sistema contributivo;
  • i titolari di pensione di anzianità e di trattamento di prepensionamento a carico dell’Assicurazione generale obbligatoria (AGO) e delle forme sostitutive ed esclusive della stessa;
  • i titolari di pensione o assegno di invalidità a carico dell’AGO dei lavoratori dipendenti, delle forme di previdenza esonerative, esclusive, sostitutive della stessa, delle gestioni previdenziali dei lavoratori autonomi con un’anzianità contributiva non inferiore a 40 anni.

Come presentare il modello RED 2024?

Il modello RED 2024 consente di dichiarare i redditi di lavoro autonomo conseguiti nel 2023, al netto dei contributi dovuti e al lordo delle ritenute erariali.

Tale comunicazione può essere effettuata mediante l’apposito servizio online presente sul sito web dell’INPS, previa autenticazione attraverso le seguenti credenziali digitali:

  • SPID;
  • CIE;
  • CNS;
  • eIDAS.