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Tag: Guerra Russia-Ucraina

Guerra in Ucraina, Anna Zafesova: “Ci vorrebbe un accordo di pace che preveda che la guerra non riprenda”

“L’Ucraina si trova di fronte al doppio problema di ragionare su una nuova controffensiva ma anche di costruire delle difese migliori”. In occasione del secondo anniversario della guerra in Ucraina, il 24 febbraio 2024, Tag24 ha intervistato la giornalista Anna Zafesova per discutere gli eventi legati alla guerra e anche dei problemi interni della Russia, tra cui le elezioni presidenziali di marzo e la morte di Navalny.

Due anni di guerra in Ucraina. Intervista ad Anna Zafesova: “Grandi progressi nella battaglia sul mare”

D: Si sta per chiudere il secondo anno di guerra in Ucraina. Com’è cambiato il conflitto in questi anni e come è la situazione oggi?

R: La situazione oggi sicuramente è molto difficile perché, dopo il primo anno in cui la Russia ha invaso l’Ucraina, appunto due anni fa, e l’Ucraina alla fine del 2022 era riuscita a respingere la Russia da metà dei territori che aveva invaso, quindi eliminando il pericolo immediato da Kiev e liberato una serie di territori nell’est del paese, incluso Kherson, l’unico capoluogo ucraino che era stato occupato nell’offensiva nel febbraio 2022, l’anno scorso abbiamo visto una situazione praticamente di stallo, nel senso che la controffensiva annunciata dall’Ucraina, con l’aiuto dell’Occidente, non ha avuto grandi successi, almeno non sulla linea del fronte di terra.

I russi non sono riusciti a loro volta ad ottenere grandi risultati, quindi è stata essenzialmente una guerra che non ha avuto grandi guadagni territoriali ma che però ha registrato un grande numero di perdite umane perché è diventata una guerra di trincea.

In questo momento l’obiettivo dell’Ucraina e dei suoi alleati occidentali è di cercare di invertire questa situazione preparando una nuova controffensiva con nuovi aiuti. Si spera che vengano sbloccati anche quelli degli americani, attualmente dibattuti al Congresso, con l’arrivo dei caccia F-16 che è stato annunciato per giugno. Ci sono da segnalare però anche alcuni progressi.

Guardiamo spesso alla linea del fronte di terra, mentre ci sono stati dei grandi risultati nella battaglia sul mare. L’Ucraina ha riguadagnato il diritto ad utilizzare i propri porti e ad esportare grano, cereali ed altri sottoprodotti dopo che la Russia aveva bloccato le tratte marine e dopo che aveva preteso di controllare le esportazioni di grano ucraino, cercando in questo modo di strozzare l’economia del paese durante la guerra. Grazie ad una serie di attacchi missilistici e di droni che hanno affondato diverse navi della scorta del Mar Nero russa, le navi restanti sono state costrette a ritirarsi più lontano rispetto alle coste della Crimea, sbloccando di fatto i porti ucraini dai quali adesso le navi possono spostarsi liberamente. Quindi ci sono dei successi, ma dopo due anni, e dopo numerosissime perdite, c’è bisogno di ripensare ad una strategia.

L’Ucraina si trova di fronte al doppio problema di ragionare su una nuova controffensiva ma anche di costruire delle difese migliori, perché da parte di Mosca non c’è il minimo segno di un’interruzione dell’offensiva. Continuano infatti i reclutamenti, l’economia russa continua a militarizzarsi, il regime russo cerca armamenti anche all’estero, per esempio in Corea del Nord ed Iran. Quindi sicuramente si tratta di ragionare anche su come difendersi in caso di una nuova offensiva.

Il ruolo della comunicazione nella guerra fra Russia e Ucraina

D: Che ruolo sta giocando in questa guerra la comunicazione? ad esempio nella recente battaglia per Avdiivka, leggiamo da fonti ucraine di un ritiro delle truppe mentre da fonti russe apprendiamo la conquista in battaglia della città.

R: La comunicazione è un fronte di battaglia intenso quanto quello reale. Nel caso che cita lei è abbastanza scontato. È ovvio che bisogna anche ragionare su quello che è il pubblico dei rispettivi messaggi. Vladimir Putin deve raccontare ai suoi lettori di aver conquistato eroicamente Avdiivka e non essere entrato in una città ridotta in macerie dalla sua stessa artiglieria, dopo che per diversi mesi il suo esercito non era riuscito a prenderla. Si tratta di vedere anche il messaggio politico che si vuole dare. In questa guerra la propaganda, le fake news e l’utilizzo dell’informazione sono un’arma importante come mai lo sono state prima. Si tratta di una guerra molto particolare, alla quale partecipano, almeno a livello informativo, milioni di persone.

Questa guerra si svolge in diretta. In qualunque momento si possono vedere i droni che sganciano bombe sulle trincee russe, i soldati che si arrendono, video molto cruenti di cadaveri, di uccisioni, di bombardamenti delle città ucraine. Vediamo praticamente tutto in diretta, ciò permette di giudicarla, di vederla e di provare a non cadere vittime della propaganda, perché tante cose le possiamo vedere con i nostri occhi. D’altro canto questa presenza online e anche questa molteplicità di fonti apre uno spazio enorme alle manipolazioni e diventa difficile verificare le informazioni. È successo tante volte che dei filmati o delle fotografie venissero contestati perché magari erano stati ripresi in altri momenti, oppure le immagini erano state ritoccate. Si crea un problema di autenticazione e di verifica che infatti ha fatto diventare molto rilevante anche il giornalismo di fact checking in particolare nelle condizioni di guerra. Chiaramente su ciascuno di questi eventi viene fornita una versione come minimo contraddittoria da entrambe le parti.

La possibile fine della guerra

D: Negli ultimi giorni Putin ha dichiarato che “la Russia è pronta ad un dialogo con l’Ucraina“. È realmente uno spiraglio per la pace o sono solo dichiarazioni? Esiste la possibilità che la guerra possa finire in questo terzo anno di conflitto?

R: Dipende cosa intendiamo per fine della guerra. La guerra può anche finire con la distruzione dell’Ucraina. Bisogna stare molto attenti ai termini. Putin non ha mai formulato una proposta di pace, non ha mai popolato una proposta di negoziato, anzi sia lui che il portavoce, Dmitry Peskov, hanno più volte ripetuto di non vedere alcuno spazio per negoziati in questo momento.

Putin normalmente parla di negoziato in un contesto di “noi non l’abbiamo mai rifiutato”, però non esiste una proposta ufficiale di pace russa. Per quanto riguarda quelle non ufficiali, ovviamente sono ipotesi. Per quel che ne sappiamo, da fonti diplomatiche occidentali, la proposta di Putin è quella che gli vengano riconosciuti i territori ucraini che lui ha già occupato. Quindi sostanzialmente vuole annettere un pezzo dell’Ucraina e chiaramente questa non è né una proposta di pace né una proposta di negoziato.

Francamente è impossibile il riconoscimento di un precedente per cui un paese possa conquistare con la forza militare un pezzo di un altro paese popolato da milioni di cittadini. Al di là di questa ipotesi, c’è il fatto che comunque sarebbe necessario un accordo di pace che preveda anche delle garanzie che la guerra non riprenda ma se venisse riconosciuto un precedente del genere è chiaro che qualunque tregua con l’Ucraina sarebbe soltanto provvisoria.

Sarebbe un’attesa che la Russia decida, magari dopo aver accumulato un po’ di forze, di conquistare altri territori o un’attesa che l’Ucraina attacchi per liberare i suoi cittadini sotto occupazione. Quando in questo caso parliamo di pace, dobbiamo renderci conto lucidamente cosa intendiamo. Se parliamo di cessione territoriale, parliamo di decidere che un certo numero di persone (qualche milione) passino da essere cittadini di un paese a diventare cittadini di un altro senza il loro consenso, che invece di essere cittadini di una democrazia diventino cittadini in una dittatura, quindi conquistati, messi sotto le armi e, come già successo nei territori annessi dalla Russia del Donbass, mandati poi a combattere contro gli stessi ucraini. Quindi diciamo che se questa è la proposta di pace, dubito che possa essere ritenuta tale.

L’Ucraina sta a sua volta costruendo una proposta internazionale di pace che dovrebbe includere delle garanzie internazionali alla sicurezza dell’Ucraina, per evitare appunto la ripresa delle ostilità dopo un eventuale conclusione di un accordo. Non risulta che per il momento la Russia abbia in qualche modo reagito a questa ipotesi. Quindi direi che le dichiarazioni di Putin siano dichiarazioni molto di circostanza e bisogna capire cosa lui intenda per pace. Soltanto qualche giorno fa, sia lui che altri esponenti del regime russo hanno ribadito che le loro condizioni per interrompere l’invasione dell’Ucraina rimangono le stesse: un cambio di regime a Kiev.

Meno formalmente, diversi esponenti del regime russo, incluso il vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, Dmitrij Medvedev, hanno parlato esplicitamente di un paese che non esiste e quindi prospettano come obiettivo della guerra dichiarato dalla Russia quello dell’annessione dell’Ucraina.

Putin, nell’intervista al giornalista americano Tucker Carlson, ha fatto mezz’ora di disquisizione sulla infondatezza storica dell’esistenza dell’Ucraina adducendo documenti del Seicento o del IX secolo per dimostrare che l’Ucraina è un territorio storico russo. La visione di quella che dovrebbe essere anche una delle posizioni di fine di questa guerra proposte da Mosca, direi che non sono solo ovviamente incompatibili con gli interessi dell’Ucraina, ma credo che siano difficilmente definibili come proposta di pace. Una proposta di pace che potrebbe essere un compromesso raggiunto dopo un negoziato deve ancora arrivare e per ora non si vede.

Le elezioni presidenziali in Russia

D: Passando alla Russia, sono previste le elezioni presidenziali ad inizio marzo, perché è importante seguirle se l’esito è scontato? 

R: Credo che seguire le lezioni russe non sia assolutamente importante perché semplicemente perché non si tratta di elezioni. Anzi seguire poi significa legittimare quello che ora è un rituale totalmente di facciata organizzato da Putin per riconfermarsi per un quinto mandato al Cremlino. Chiamarle elezioni è proprio sbagliato.

L’opposizione russa guidata da Yulia Navalnaya

D: Rimanendo su problemi interni della russia, la moglie di Navalny, Yulia, ha dichiarato che continuerà a portare avanti il lavoro del marito, secondo lei avrà la stessa forza un’opposizione guidata da lei?

R: Per quanto riguarda l’opposizione russa, io credo che Yulia Navalnaya abbia assolutamente il carisma per guidare in un momento di protesta. La legittimazione che le dà il suo lutto la rende, forse, un volto che unisce. Almeno in questi giorni abbiamo visto come praticamente tutti gli esponenti dell’opposizione russa hanno riconosciuto la sua guida almeno a livello morale.

Altro discorso è che cosa può fare un’opposizione, un movimento di protesta, oggi in Russia. La maggior parte degli attivisti, dei leader e degli opinionisti si trovano o in esilio oppure in carcere. Se si trovano in Russia, sono praticamente impossibilitati a qualunque azione politica. L’abbiamo visto anche con le manifestazioni di cordoglio per Navalny. Le persone che portavano anche due fiori ai memoriali improvvisati nelle città russe venivano fermate, arrestate, picchiate, e adesso vediamo anche che molti uomini che hanno partecipato a queste micro manifestazioni si vedono recapitare una convocazione al commissariato militare. Come punizione si cerca di mandarli al fronte ucraino.

La domanda è quali sono gli spazi di un’azione politica, non violenta e legale oggi in Russia? Sono purtroppo pochissimi e quindi si tratta del vero problema di Yulia Navalnaya. Non è tanto quello di unire tutti intorno a un suo messaggio, intorno alla sua persona, quello mi sembra un risultato già acquisito, ma di proporre una prospettiva, programmazione che sia valida anche per chi sta in Russia, perché il programma d’azione per l’occidente è già stato proposto e continua a venire elaborato. L’aiuto agli esuli russi scappati dal regime, nuove sanzioni, il non riconoscimento delle elezioni, ecc. Si tratta invece di capire cosa si può fare in Russia, francamente la risposta a questa domanda, per il momento non è molto chiara.

Zelensky alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco: “Kiev può vincere”

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha tenuto un discorso durante la 60esima Conferenza sulla sicurezza di Monaco. Questa conferenza rappresenta l’ultima tappa del suo tour europeo. Nella giornata di ieri, il presidente ucraino è stato in Germania e in Francia per firmare accordi bilaterali di sicurezza.

Zelensky parla alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco

Il presidente ucraino è intervenuto alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco il 17 febbraio 2024. L’intervento di Zelensky viene il giorno dopo la firma dei patti di sicurezza con Germania e Francia.

L’intervento di Zelensky alla Conferenza arriva in un momento cruciale per la guerra in Ucraina. È il suo primo discorso pubblico dopo il ritiro delle truppe ucraine dalla città di Avdiivka. Ha ribadito che il ritiro da Avdiivka è stata “una scelta giusta” per proteggere le vite umane.

Il presidente ucraino ha sollecitato gli alleati per una maggiore assistenza in materia di sicurezza: “Se non si agisce adesso, Putin riuscirà a rendere i prossimi anni catastrofici anche per altre nazioni” e ha ricordato che “l’Ucraina resiste da 724 giorni”.

Zelensky ha evidenziato che il Paese si trova ad affrontare la carenza di munizioni:

Penso che sia stata la decisione giusta. Stiamo aspettando le consegne di armi, non abbiamo abbastanza armi a lungo raggio. Stiamo aspettando il sostegno dei nostri partner.

Gli aiuti dei partner

Dall’anno scorso, è attesa l’approvazione del Congresso statunitense di un ulteriore pacchetto di aiuti militari da 60 miliardi di dollari. Zelensky ha fatto un appello ai repubblicani che hanno bloccato l’invio degli aiuti in Ucraina:

Dobbiamo lavorare come un’unica squadra comune.

Nella giornata di oggi, Zelensky incontrerà la vicepresidente Kamala Harris.

Il presidente ucraino: “Putin può perdere”

Zelensky ha fatto eco alle parole della moglie di Navalny che ha detto ieri, sempre alla Conferenza: “Putin e il suo governo sappiano che saranno ritenuti responsabili per ciò che hanno fatto al nostro Paese”. Il presidente ucraino ha affermato che “è un mito” che l’Ucraina non possa vincere la guerra e ha aggiunto:

Possiamo riprenderci la nostra terra. E Putin può perdere. Ci sono solo due possibili modi in cui Putin può finire: un tribunale dell’Aia o essere ucciso da uno di coloro che ora uccide per suo conto.

Zelensky: “Difesa con il Patriot e milioni torneranno a casa”

Il presidente Zelensky è fiducioso riguardo alla capacità dei sistemi di difesa aerea occidentali di contrastare ogni eventuale minaccia di missili russi. Ha espresso tale fiducia durante il suo intervento e ha affermato che se fossero disponibili un numero sufficiente di sistemi in questione ciò potrebbe favorire il ritorno in Ucraina di milioni di cittadini:

Alcuni hanno sostenuto che non esiste una difesa efficace contro i missili russi. Ma sappiamo che il Patriot e altri sistemi di difesa aerea occidentali possono abbattere qualsiasi missile russo. E se ci saranno abbastanza sistemi di difesa aerea in Ucraina, saremo in grado di riportare a casa milioni di ucraini, milioni della nostra gente, i nostri rifugiati.

Zelensky invita Trump a Kiev: “Sono pronto ad andare con lui al fronte”

Durante il suo discorso, il presidente ucraino ha invitato l’ex presidente degli Usa, Donald Trump, a visitare l’Ucraina:

Voglio dirgli che siamo molto aperti e diamo informazioni reali sulla guerra. Se Trump vuole venire, sono anche disposto a viaggiare con lui al fronte. Se vogliamo continuare a parlare di come la guerra può finire, allora dobbiamo mostrare a chi decide cosa significa la vera guerra. E non la guerra su Instagram.

Meloni in Turchia, l’incontro con Erdogan: focus su Gaza, Ucraina. Verso l’intesa sui migranti

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha effettuato oggi la sua prima visita ufficiale in Turchia da quando ha assunto l’incarico. L’ultimo incontro di questo livello è stato effettuato dall’ex premier Draghi nel luglio 2022. L’incontro con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan è iniziato alle 16:30 e si è concluso poco dopo le 18:30.

Turchia, il premier Meloni incontra il presidente turco Erdogan

La premier Giorgia Meloni è ad Istanbul per la visita ufficiale in Turchia. Dopo la sua visita al Gran Bazar, la presidente del Consiglio è stata accolta da Erdogan a Palazzo Vahdettin.

Durante il colloquio Erdogan e Meloni hanno affrontato diverse questioni, tra cui la crisi a Gaza, la guerra in Ucraina e le relazioni bilaterali. L’incontro si tiene in un momento di grandi sfide geopolitiche. È la prima missione internazionale del premier dall’inizio della presidenza italiana del G7.

L’incontro tra la premier Giorgia Meloni e il presidente turco Erdogan a Istanbul, è stato l’occasione per “rinsaldare il rapporto tra due paesi partner, amici e alleati”.

Lo si apprende da fonti italiane al termine del faccia a faccia durato circa due ore tra i due leader politici.
Si tratta della prima visita bilaterale di Meloni in Turchia dopo diversi incontri tra i due leader a margine di eventi multilaterali nel corso del 2023.

Secondo le fonti italiane durante l’incontro in Turchia tra Meloni ed Erdogan:

È stato fatto il punto delle relazioni bilaterali in tutte le sue dimensioni: politiche e di difesa, economiche e culturali. E’ stato constatato l’eccellente stato delle relazioni economiche con un interscambio commerciale che ha superato i 25 miliardi di euro e si avvicina all’obbiettivo condiviso dai Governi di almeno 30 miliardi di interscambio entro il 2030.

Bilaterale Meloni Erdogan: verso intesa su tema migranti

Due ore di colloquio nel corso del quale i due presidenti hanno affrontato anche il tema relativo alla gestione dei flussi di migranti annunciando la volontà di “concludere presto un’intesa” che riguarda la Libia sulla gestione dei flussi di migranti.


La cooperazione sarà sempre più stretta anche in relazione alla Libia dove i rispettivi Ministeri degli Esteri intendono concludere presto una intesa.

I conflitti in Ucraina e Medioriente

Tema centrale del faccia a faccia tra i due ministri anche la questione relativa al conflitto in Ucraina.
La premier Meloni ha espresso grande apprezzamento per i costanti sforzi di mediazione diplomatica di Ankara sulla questione Ucraina.

Il riferimento della premier era rivolto soprattutto alla riattivazione della “Black Sea Grain Initiative” per sbloccare l’invio del grano dai porti ucraini, dopo che nel luglio scorso la Russia non aveva rinnovato l’accordo.

Davos 2024, inizia il World Economic Forum. Guerre, clima e cooperazione internazionale al centro della discussione

Oggi, 15 gennaio 2024, è iniziato il 54esimo incontro annuale del World Economic Forum a Davos. L’incontro annuale continuerà fino al 19 gennaio. Durante questi giorni saranno esaminate questioni legate alle guerre, alla lenta crescita economica, alle strategie sul clima e all’intelligenza artificiale.

Davos 2024, inizia il vertice del World Economic Forum

Il 54esimo incontro annuale del World Economic Forum inizia oggi, 15 gennaio e proseguirà fino al 19 gennaio. Si prevede la partecipazione di 2.800 partner, tra cui più di 100 capi di stato e di governo. L’incontro ha come tema “ricostruire la fiducia”. I partecipanti esaminerrano vari argomenti, dall’economia alla tecnologia, con l’obiettivo di promuovere la ricostruire e il rafforzamento della fiducia a livello globale.

Tra i partecipanti di rilievo figurano il presidente francese, Emmanuel Macron, la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen e il primo ministro cinese, Li Qiang. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, parteciperà di persona all’incontro per raccogliere il sostegno alla guerra. È attesa anche la partecipazione del neo presidente dell’Argentina, Javier Milei.

Cosa c’è in agenda?

Il vertice si concentrerà sulla definizione di strategie per promuovere la cooperazione globale e garantire la sicurezza in un contesto internazionale complesso, considerando i conflitti in corso come la guerra in Ucraina e il conflitto tra Israele e Hamas.

I governi, le imprese e la società civile si riuniranno per affrontare l’attuale inflazione persistente e le preoccupazioni legate ad una possibile recessione globale. L’obiettivo comune è quello di stimolare la creazione di nuovi posti di lavoro e favorire la crescita economica nei prossimi anni. Le azioni pianificate possono contrastare la disoccupazione giovanile e la fuga di cervelli da diversi paesi come Cina e Turchia.

Il governo e le aziende discuteranno sull‘utilizzo dell’intelligenza artificiale e sulle questioni legate alla disinformazione online ed esamineranno come migliorare l’efficienza attraverso strumenti basati sull’IA. Il vertice non affronta direttamente il panorama normativo.

La Turchia blocca le navi cacciamine britanniche destinate all’Ucraina: “Gli stretti sono chiusi finché la guerra continua”

La Turchia ha dichiarato che non permetterà il passaggio attraverso le sue acque di transito al Mar Nero di due navi cacciamine britanniche destinate all’Ucraina. Il transito di navi dagli stretti turchi in tempo di guerra violerebbe la Convenzione di Montreux del 1936.

Guerra Russia-Ucraina, la Turchia blocca le navi cacciamine destinate all’Ucraina

La Turchia applicherà la Convenzione di Montreux, che permette al Paese di bloccare il passaggio di navi da guerra attraverso i suoi stretti, Dardanelli e Bosforo, fino alla fine del conflitto tra Ucraina e Russia.

Nel mese di dicembre 2023, il Regno Unito aveva annunciato l’intenzione di trasferire due navi cacciamine della Royal Navy alla Marina ucraina per contribuire ad aumentare la forza della marina militare del Paese.

La Turchia, ha informato i suoi alleati della Nato della decisione di bloccare gli stretti. La Direzione della Comunicazione della presidenza turca, ha affermato che il Paese aveva immediatamente definito gli atti ostili che hanno dato inizio al conflitto Russia-Ucraina come “guerra”. Per questo motivo, ha smentito le notizie di un eventuale transito delle navi.

L’applicazione della convenzione di Montreux

La Turchia controlla gli stretti che collegano il Mar Nero al Mediterraneo ed esegue la convenzione di Montreux da 87 anni:

La Turchia ha attuato la Convenzione di Montreux in modo imparziale e rigoroso dal 1936 e ha mantenuto la sua ferma determinazione e il suo atteggiamento di principio durante tutta questa guerra per prevenire l’escalation della tensione nel Mar Nero.

Durante i tempi bellici, la Turchia ha il diritto, secondo la convenzione, di limitare il transito delle navi da guerra nel Mar Nero, anche in assenza di un conflitto diretto, a condizione che tali navi non ritornino alle loro basi.

Il 28 febbraio 2022, quattro giorni dopo l’attacco della Russia all’Ucraina, la Turchia ha esercitato questo diritto. Fino ad oggi, questa mossa viene considerata strategica per aver impedito alla Russia di potenziare la sua flotta nel Mar Nero.

Guerra Russia-Ucraina, ondata di attacchi missilistici sulle città ucraine: almeno 30 morti

La Russia continua ad attaccare pesantemente nella guerra contro l’Ucraina. Un grande attacco aereo in diverse città ha ucciso almeno 30 persone. 160 sono rimaste ferite.

Guerra Russia-Ucraina, il più grande attacco missilistico sulle città ucraine: almeno 30 morti

La Russia ha lanciato il “più massiccio attacco aereo di questa guerra” in Ucraina ha affermato il ministro della Difesa, Rustem Umerov. I russi hanno colpito diverse città inclusa la capitale Kiev, Zaporizhzhia e Kharkiv durante i bombardamenti contro gli edifici residenziali.

A Kharkiv sono state danneggiate diverse strutture tra cui un magazzino, una struttura industriale, una struttura medica e un deposito di trasporti. È stato colpito anche un centro commerciale a Dnipro. A Odessa si contano 3 morti e 26 feriti tra cui 2 bambini e una donna incinta.

L’aeronautica militare ucraina ha dichiarato di aver colpito 87 missili da crociera e 27 droni su un totale di 158. Il capo dell’esercito, Valerii Zaluzhnyi, ha dichiarato che sono state prese di mira infrastrutture, impianti industriali e militari.

Onu: “Il 2023 sta finendo con una violenza devastante contro il popolo ucraino”

La maggior parte del Consiglio di sicurezza dell’Onu, tra cui Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna, hanno condannato gli attacchi all’Ucraina. La stessa cosa ha fatto il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. Il portavoce ha dichiarato in una nota:

Gli attacchi contro i civili e le infrastrutture civili violano il diritto internazionale umanitario, sono inaccettabili e devono cessare immediatamente.

Dopo gli attachi, la Gran Bretagna ha annunciato la sua intenzione di inviare 200 missili di difesa in Ucraina. Il presidente americano, Joe Biden, ha sollecitato il Congresso a mettere da parte le divisioni sull’invio di aiuti all’Ucraina.

Dall’Africa all’Europa: la mappa delle guerre del 2023

Alcune guerre hanno fatto più notizia rispetto ad altre, ma nel 2023 non sono mancate morte, distruzione, sfollamenti e carestie in diverse parti del mondo.

Le guerre del mondo nel 2023

Il 2023 è stato caratterizzato da due guerre che hanno ricevuto una notevole attenzione a livello internazionale: il conflitto tra Russia e Ucraina e la guerra tra Israele e Hamas che si prolungheranno anche nel 2024.

Dal Myanmar al Sudan, dal Congo ad Haiti, nel mondo sono in corso altre guerre e tanti paesi sono ancora coinvolti in qualche forma di conflitto.

1. La guerra Russia-Ucraina

Il conflitto tra l’Ucraina e la Russia sta per compiere il secondo anno, la controffensiva dell’Ucraina non è stata sufficiente per cambiare l’andamento del conflitto nel 2023. La quantità di sostegno e di attrezzature militari che l’Ucraina riceve potrebbe cambiare dato che gli Stati Uniti entrano in una fase che sarà caratterizzata dalla campagna elettorale, il che potrebbe determinare il successo o il fallimento dei suoi sforzi bellici.

Mentre la Russia si dichiara pronta per continuare a sostenere i costi della guerra, l’intelligence americana ha rivelato che La Russia ha perso l’87 per cento delle sue truppe di terra. Gli esperti aspettano intensi combattimenti anche nel corso del 2024.

2. La guerra Israele-Hamas

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha richiesto un immediato cessate il fuoco a Gaza. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha l’intenzione di continuare i bombardamenti nella Striscia di Gaza “con o senza il sostegno internazionale”. Le tensioni stanno aumentando riguardo alla tempistica precisa della guerra. Una prolungata campagna avrebbe l’effetto di peggiorare ulteriormente le condizioni di vita dei civili.

3. Myanmar

La guerra civile, tra i numerosi conflitti armati e i successivi governi militari, persiste da molti decenni nel Myanmar. Tuttavia, l’attuale escalation dei combattimenti è il risultato della resistenza al colpo di stato avvenuto nel febbraio 2021 che ha destituito il governo democraticamente eletto di Aung San Suu Kyi.

Dopo circa tre anni dall’inizio della guerra, una potente alleanza tra le milizie etniche sembra portare il conflitto in una nuova fase. I gruppi etnici armati, sostenuti dalla Cina, hanno lanciato un’offensiva su larga scala nel mese di ottobre. Il regime militare ha cominciato a perdere il controllo di alcuni territori.

4. Sudan

Il 15 aprile è scoppiata la guerra in Sudan, il terzo paese più grande dell’Africa. Oltre 10 mila civili hanno perso la vita e 6 milioni sono gli sfollati. Circa la metà della popolazione ha bisogno di aiuti umanitari. Il tutto è la conseguenza di una transizione fallita dal regime ad una forma più democratica.

Nel 2019, il presidente Omar al-Bashir è stato rovesciato dalle forze di sicurezza. Tuttavia, queste stesse forze hanno orchestrato un colpo di stato nel 2021 ponendo fine al processo di transizione verso un governo civile. Gli scontri attuali rappresentano una lotta di potere tra le due principali fazioni all’interno del regime militare.

5. Haiti

Haiti soffre da tempo di instabilità politica ed economica. Le bande criminali controllano l’80 per cento della capitale Port-au-Prince dopo l’assasinio del presidente Jovenel Moise nel 2021. Solo quest’anno sono state uccise circa 2.500 persone a causa di conflitti fra i vari gruppi criminali e le stesse bande con lo stato.

6. La Repubblica Democratica del Congo

Il Congo ha un passato caratterizzato da una lunga serie di violenze e conflitti armati a causa di scontri etnici tra gruppi tribali come i Tutsi e gli Hutu. Dopo sei mesi di calma nel paese, si sono verificate nuove ostilità nella provincia del Nord Kivu nel 2023. Il Nord Kivu, controllata dai ribelli M23 guidati dai Tutsi, ha una posizione strategica, vicino al confine con il Ruanda e l’Uganda. Il Congo ha accusato il Ruanda di sostenere l’M23.

I zone da tenere d’occhio nel 2024

Un recente referendum ha aperto la questione di Esequibo. Il Venezuela rivendica la sovranità di questo territorio pieno di petrolio e risorse minerarie che appartiene alla Guyana. Il presidente venezuelano, Nicolas Maduro, ha intenzione di annettere il territorio. Il Brasile, confinante con entrambi i paesi, ha già potenziato le sue forze militari lungo le frontiere in previsione di una possibile escalation.

Il governo dell’Etiopia e le autorità ribelli del Tigray hanno raggiunto un accordo di cessate il fuoco all’inizio del 2023, ponendo fine a due anni di combattimenti. Le Nazioni Unite segnalano casi di “detenzione arbitraria di massa” di civili e almeno un attacco con droni perpetrato dallo Stato nella regione di Amhara.

La questione di Taiwan, potrebbe aumentare le tensioni tra Stati Uniti e Cina. In seguito alla visita dell’allora speaker della Camera statunitense, Nancy Pelosi, nell’agosto 2022, in Taiwan, le relazioni fra Usa e Cina erano estremamente tese. La Cina si sente minacciata dalle mosse degli Stati Uniti in Asia. Le due superpotenze, durante quest’anno, hanno iniziato un processo di normalizzazione delle loro relazioni dopo la prima visita di Xi Jinping negli Stati Uniti dal 2017. Nel 2024, in Taiwan sono previste le elezioni. Questo evento potrebbe riaprire scenari di tensione a causa dell’obiettivo di riunificazione della Cina.

Guerra Russia-Ucraina: raid russo ha colpito le regioni meridionali. Morti a Kherson e Odessa

La Russia ha bombardato le regioni meridionali dell’Ucraina, colpendo una stazione ferroviaria a Kherson. Gli attacchi di droni russi si sono verificati anche nella città di Odessa nella notte tra il 26 e il 27 dicembre.

Guerra Russia-Ucraina: raid russo ha colpito Kherson e Odessa

La Russia ha effettuato un attacco con droni nelle regioni meridionali dell’Ucraina, provocando tensioni nella zona. Un drone è stato abbattuto in una zona residenziale di Odessa. Un uomo di 35 anni è stato ucciso dai detriti del drone. Sono rimaste ferite altre 4 persone di cui uno è un bambino di 6 anni.

Un altro attacco russo è avvenuto a Kherson. Durante un bombardamento notturno, almeno una persona è stata uccisa e altre quattro sono rimaste ferite in un attacco contro una stazione ferroviaria nella città. Circa 140 persone si trovavano alla stazione in vista dell’evacuazione, quando è avvenuto l’attacco.

Secondo Reuters, l’aeronautica militare ucraina ha riferito che i sistemi di difesa aerea hanno abbattuto 32 dei 46 droni di fabbricazione iraniana lanciati dalla Russia durante la notte.

La Russia annuncia la conquista di Marinka. Il capo miliare ucraino smentice

Lunedì 25 dicembre il ministro della difesa russo, Sergey Shoigu, ha annunciato insieme a Vladimir Putin la conquista della città di Marinka, considerata la porta di accesso a Donetsk.

Il comandante delle forze armate ucraine, Valerii Zaluzhnyi, ha dichiarato martedì che le sue truppe si sono spostate alla periferia di Marinka. La conquista di Marinka rappresenterebbe una collocazione strategica per le truppe russe. Inoltre, Zaluzhnyi ha confermato che la città, che in precedenza era abitata da 10 mila persone, “non esiste più” a causa della guerra.

Anche ad Avdiivka, città nelle vicinanze a Marinka, continuano i combattimenti.