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Tag: Ethereum

La SEC fa causa a Consensys per il servizio di staking del wallet MetaMask

La Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti ha intentato una causa contro la società di software Consensys. Alla base della vertenza il fatto che la società avrebbe agito come broker non registrato di titoli di criptovalute tramite il suo servizio MetaMask Swaps.

Queste le parole utilizzate dall’agenzia, per spiegare la ratio del provvedimento: “Dal gennaio 2023, Consensys si è impegnata nell’offerta e nella vendita non registrata di titoli sotto forma di programmi di staking di criptovalute e ha agito come broker non registrato, attraverso il suo servizio MetaMask Staking. Con la sua condotta di broker non registrato, Consensys ha raccolto commissioni per oltre 250 milioni di dollari.”

Consensys, la causa arriva in concomitanza con l’annullamento della dottrina Chevron

La causa arriva in concomitanza con l’annullamento della cosiddetta “dottrina Chevron” da parte della maggioranza conservatrice della Corte Suprema degli Stati Uniti. Ovvero di quello che era considerato un pilastro di lunga data della giurisprudenza statunitense. Era proprio tale dottrina a fornire alle agenzie federali, a partire dalla SEC, lo spazio di manovra necessario per poter esercitare i propri poteri e competenze. 

Proprio a questo provvedimento epocale, Consensys sembra fare riferimento nella sua risposta alla decisione, affermando che la SEC non ha alcun diritto o capacità di regolamentare prodotti di alcun genere in ambito crypto.

Il commento dell’azienda afferma, tra le altre cose: “Questo è solo l’ultimo esempio del suo eccesso normativo, un tentativo trasparente di ridefinire standard legali consolidati ed espandere la giurisdizione della SEC tramite azioni legali. Siamo fiduciosi nella nostra posizione secondo cui alla SEC non è stata concessa l’autorità di regolamentare interfacce software come MetaMask”.

I precedenti della vicenda

Dopo aver ricevuto un avviso Wells da parte della SEC, per il suo programma di staking incluso in MetaMask, nel passato mese di aprile, Consensys ha citato preventivamente la SEC. All’interno della sua citazione, l’azienda aveva reso noto come la SEC aveva segretamente considerato Ethereum alla stregua di sicurezza per oltre un anno.

Affermazione che poneva le basi per una frizione tra la stessa agenzia e il Congresso, tenuto all’oscuro su questo fatto estremamente rilevante. Nel corso delle audizioni, a precisa domanda, Gary Gensler non aveva mai menzionato quanto stava accadendo.

All’inizio di giungo, Consensys aveva poi annunciato che la SEC stava chiudendo il caso contro Ethereum. Notizia mai confermata o smentita dall’ente, ma celebrata dalla criptosfera come una grande vittoria e un segnale di cambiamento della situazione. Se ciò fosse vero, quanto sta accadendo rappresenterebbe l’epilogo di un’era in fase di ultimazione.

I motivi della causa contro Consensys

Nel documento varato in relazione alla causa contro Consensys, la SEC afferma che l’azienda è colpevole di aver permesso alla clientela di MetaMask di puntare ETH tramite i programmi di puntamento di terze parti di Lido e Rocket Pool. La SEC sostiene che tali programmi sono offerti e venduti come contratti di investimento configurandosi, di conseguenza, come titoli.

Come è ormai prassi, proprio questo è il motivo del contendere. Il dibattito sul fatto che ETH sia un titolo o una merce continua ad andare avanti senza riuscire a trovare un reale punto fermo. Se, infatti, originariamente la SEC riteneva ETH una merce, con il Merge e l’introduzione dello staking la questione è mutata radicalmente.

In questa situazione, peraltro, si è andata ad inserire l’approvazione da parte dell’agenzia degli ETF spot su Ethereum. Approvazione arrivata all’improvviso fugando il pessimismo che aveva caratterizzato la questione per mesi. Per eliminare ogni possibile motivo di attrito con la SEC, però, molte società richiedenti avevano tolto di mezzo proprio lo staking.

Ora non resta quindi che attendere i prossimi sviluppi di questa causa, per riuscire ad avere un’idea più chiara. Anche se a gestire le fasi successive potrebbe non essere più Gary Gensler, anche lui in attesa dei risultati delle presidenziali di novembre.

Ethereum, secondo Consensys la SEC starebbe abbandonando le immagini

Consensys, il principale sviluppatore di Ethereum, ha annunciato nella giornata di ieri che la Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti sarebbe in procinto di abbandonare le sue indagini sulla criptovaluta.

Una chiusura la quale sarebbe del tutto indolore per la più importante delle Altcoin. In pratica, l’autorità di regolamentazione dei mercati finanziari a stelle e strisce avrebbe deciso non procedere in giudizio. Anche se resta da attendere la conferma ufficiale, per l’intera criptosfera sarebbe un ottimo segnale.

Ethereum: l’annuncio di Consensys genera euforia sul mercato

Questo l’annuncio che è stato pubblicato da Consensys, su X: “Oggi siamo lieti di annunciare un’importante vittoria per gli sviluppatori di Ethereum, i fornitori di tecnologia e gli operatori del settore: la divisione Enforcement della SEC ci ha notificato che sta chiudendo le sue indagini su Ethereum 2.0. Ciò significa che la SEC non accuserà che le vendite di ETH siano transazioni di titoli.”

A confermare quanto sta accadendo è poi stata l’avvocato di Consensys Laura Brookover. Proprio lei, infatti, ha pubblicato separatamente, sempre sull’ex Twitter, la lettera di notifica della SEC e la dichiarazione completa della società sulla mossa dell’agenzia.

Questa la sua dichiarazione: “Le cose sono cambiate molto velocemente da quando abbiamo intentato una causa contro la SEC alla fine di aprile, culminando nello sviluppo di oggi. Dopo più di un anno, l’indagine su Ethereum si è finalmente conclusa senza alcuna accusa contro nessuno.”

Il mercato crypto ha salutato l’annuncio di Consensys con grande entussiasmo, con il prezzo di Ethereum cresciuto di circa tre punti percentuali, nel corso delle ultime 24 ore.

Un piccolo giallo

Occorre però sottolineare un fatto non proprio di secondaria importanza. La corrispondenza della SEC, infatti, era stata compilata in un linguaggio standard in cui si escludeva che l’avviso di conclusione dell’indagine fosse in alcun modo da interpretare “come indicativo del fatto che la controparte sia stata scagionata o che nessuna azione possa in definitiva risultare dalle indagini del personale”.

In attesa che questo particolare sia chiarito, Consensys ha comunque voluto testimoniare ancora una volta il suo atteggiamento critico nei confronti dell’approccio dell’agenzia alla regolamentazione delle criptovalute.

Queste le parole emesse, al riguardo: “La chiusura dell’indagine su Ethereum è epocale, ma non è una panacea per i numerosi sviluppatori blockchain, fornitori di tecnologia e operatori del settore che hanno sofferto a causa del regime illegale e aggressivo di applicazione delle criptovalute da parte della SEC”.

Le tappe della vicenda

La querelle tra Consensys e la SEC è deflagrata nel passato mese di aprile. L’azienda, infatti, ha deciso di passare all’offensiva, intentando una causa contro la SEC fondata su un’accusa ben precisa: il regolatore stava cercando di “prendere il controllo sul futuro della criptovaluta”. Inoltre aveva l’intenzione di progettare la designazione di ETH alla stregua di sicurezza.

Nelle pieghe della causa era poi contenuto un particolare di grande importanza, la decisione da parte dell’agenzia di stabilire il nuovo status presa un anno prima. Accusa che avrebbe implicato un altro fatto di grande importanza, ovvero che Gary Gensler, numero uno della SEC avrebbe mentito al Congresso. Lo avrebbe fatto nel corso di un’audizione, non rispondendo a precisa domanda sul tema. Accusa che qualora confermata dai fatti, potrebbe generare una nuova querelle.

A portare le controparti sull’orlo della guerra è stato un avviso Wells, quello ricevuto da Consensys in relazione a MetaMask, il suo popolarissimo wallet. Su questa questione, però, la battaglia non è ancora chiusa. Consensys, infatti, ha chiarito che avrebbe continuato a portare avanti il ​​suo caso contro la SEC.

La società ha infatti dichiarato: “Nella nostra causa, cerchiamo anche una dichiarazione secondo cui l’offerta del software di interfaccia utente MetaMask Swaps and Staking non viola le leggi sui titoli.” Per poi proseguire, affermando: “Non dovrebbe essere necessaria una causa legale per fornire la chiarezza normativa tanto necessaria per consentire a un settore che funge da spina dorsale di innumerevoli nuove tecnologie e innovazioni di prosperare”.

Ethereum sarebbe petrolio digitale, secondo l’Industrial and Commercial Bank of China (ICBC)

Se il Bitcoin è da tempo considerato l’oro digitale, ora anche Ethereum può vantare un titolo di non poco conto. A conferirglielo la banca più grande del mondo, l’Industrial and Commercial Bank of China (ICBC), che proprio di recente ha confermato il giudizio su Bitcoin, aggiungendo però la classificazione di petrolio digitale per ETH.

Un giudizio del tutto nuovo, il quale ha catturato l’attenzione di un gran numero di osservatori. E, naturalmente, dell’intero settore criptovalutario, che può in tal modo aggiungere una ulteriore onorificenza a quelle che già poteva vantare in precedenza.

Ethereum come petrolio digitale: il giudizio è della Industrial and Commercial Bank of China

Le affermazioni contenute all’interno del rapporto pubblicato dalla Industrial and Commercial Bank of China può essere considerato un ulteriore passo in direzione della completa legittimazione degli asset digitali.

Se la classificazione di Bitcoin alla stregua di oro digitale non desta eccessiva sorpresa, considerati i riconoscimenti accumulati in tal senso da BTC, quella di Ethereum come petrolio digitale è invece del tutto originale.

Il rapporto in questione va ad analizzare il ruolo svolto dalle due criptovalute dominanti in termini di capitalizzazione di mercato e riesce ad offrire molti spunti interessanti. Oltre a far capire come la domanda di risorse digitali sia non solo crescente, ma destinata ad esserlo ancora per molto.

C’è ottimismo intorno alle criptovalute

Dal rapporto di ICBC traspare un notevole ottimismo sulle sorti delle valute digitali nel futuro. Un ottimismo messo in rilevo da Matthew Siegel, responsabile delle risorse digitali di VanEck, il quale non ha esitato a condividere gli approfondimenti del rapporto.

Un ottimismo il quale si spinge ad affermare come la similitudine tra oro e Bitcoin non sia da ritenere soltanto simbolico. Nel rapporto, infatti, gli analisti della banca cinese vanno a descrivere in maniera dettagliata la condivisione di caratteristiche cruciali, a partire dalla scarsità. In entrambi i casi, infatti, si tratta di beni destinati a finire, anche se in momenti molto diversi tra di loro. Con una conseguenza ben precisa: un aumento del loro valore con il trascorrere del tempo.

Tanto da affermare: “Bitcoin mantiene la scarsità simile a quella dell’oro attraverso il consenso matematico, risolvendo al tempo stesso il problema di essere difficile da dividere, difficile da identificare l’autenticità e scomodo da trasportare. Le sue caratteristiche monetarie si stanno gradualmente indebolendo, mentre le sue caratteristiche patrimoniali si stanno costantemente rafforzando”.

Gli elogi per le qualità tecnologiche di Ethereum

Se i giudizi rilasciati su BTC rientrano in quella che potremmo definire ordinaria amministrazione, il quadro muta in maniera considerevole per quanto concerne Ethereum. L’altcoin più famosa, infatti, viene elogiata per alcune qualità realmente uniche, tali appunto da prefigurarla alla stregua di petrolio digitale.

In particolare, gli estensori del rapporto non esitano a dichiarare la propria ammirazione per il continuo lavoro di affinamento tecnologico condotto dalla sua squadra di sviluppatori. Un lavoro il quale ha reso possibile un salto di qualità per quanto concerne sicurezza, scalabilità e sostenibilità. Caratteristiche reputate fondamentali per l’adozione globale delle criptovalute e per il loro sviluppo tecnologico nel futuro. Queste le parole al proposito, all’interno del rapporto: “Ethereum ha continuamente aggiornato la sua tecnologia in termini di sicurezza, scalabilità e sostenibilità, fornendo potenza tecnica per il futuro digitale…”

Altra parte interessante dello studio di Industrial and Commercial Bank of China è poi quella che va a evidenziare la capacità di Ethereum di supportare una vasta gamma di applicazioni. Resa possibile dalle caratteristiche tecnologiche della Ethereum Virtual Machine (EVM) e dall’adozione del linguaggio di programmazione Solidity. Una capacità tale da consentire un solido supporto alle innovazioni nella finanza decentralizzata (DeFi) e nel settore dei token non fungibili (NFT).

ETF spot Ethereum, è stata la guerra delle commissioni a spingere Ark Invest a ritirarsi?

La presentazione delle richieste relative agli ETF spot su Ethereum ha visto una prima sorpresa di non poco conto. 21Shares, infatti, ha presentato una richiesta aggiornata per il suo ETF spot Ethereum S-1, rinominando il fondo, che non sarà più Ark 21Shares Ethereum ETF, bensì 21Shares Core Ethereum ETF. Ark Invest, infatti, ha concluso la sua partnership con 21Shares e non sarà più coinvolta nell’ETF. In queste ore, in molti si stanno chiedendo cosa sia accaduto per arrivare a questo epilogo e sul tema stanno iniziando a trapelare le prime risposte.

Ark Invest: quali i motivi della rinuncia a partecipare alla competizione sugli ETF spot Ethereum?

Ark Invest, azienda guidata da Cathie Wood, era stata in pratica la prima a depositare presso la SEC la propria richiesta per poter presentare sul mercato un ETF spot su Ethereum. Si può quindi immaginare la sorpresa degli ambienti finanziari, quando è trapelata la notizia secondo la quale l’azienda ha deciso di abbandonare la pista.

In molti hanno perciò iniziato a chiedersi quali siano stati i motivi alla base di questa sorprendente decisione. In queste ore stanno arrivando le prime risposte al riguardo: sarebbe stata la guerra delle commissioni a convincere Ark Invest a ritirarsi.

A spingere in tal senso sarebbe quanto accaduto la scorsa settimana alla conferenza Consensus di CoinDesk, tenutasi ad Austin, in Texas. Nel corso dell’evento, infatti, durante una delle tante discussioni che hanno caratterizzato l’evento, Cathie Wood non ha avuto eccessive remore nell’affermare che l’ETF spot Bitcoin di Ark Invest non sta fruttando soldi all’azienda.

Il motivo di quanto sta accadendo è da rintracciare nel fatto che la commissione applicata ai clienti si attesta ad un modesto 0,21%. Un livello il quale, sebbene paragonabile a quello addebitato da altri emittenti di ETF su BTC, è comunque significativamente inferiore a quello addebitato normalmente dai fondi non crittografici.

La guerra dei rendimenti

Com’è noto, le aziende che emettono ETF traggono il proprio guadagno dalle commissioni che addebitano agli investitori al fine di compensare la gestione del fondo. Molti investitori, però, cercano di ridurre al minimo tale commissione in quanto va ad incidere in maniera significativa sui rendimenti.

Ne deriva quindi una vera e propria guerra dei rendimenti, che alla fine è in grado di premiare chi riesce ad abbattere al massimo questi costi. Nella competizione che si è instaurata sugli ETF spot Bitcoin, Grayscale ha cercato di spezzare questo meccanismo, fissando la sua commissione all’1,5%. Il risultato è stato il fuggi fuggi dal fondo, con il ritiro di miliardi di dollari dai suoi forzieri.

La stessa dinamica sembra ora riproporsi per i fondi dedicati a ETH. Con una competizione estremamente serrata, tale da spingere James Seyffart, analista ETF presso Bloomberg Intelligence, a dichiarare: “Non credo che qualcuno si aspettasse davvero che la guerra delle commissioni diventasse così aggressiva prima ancora che ne vedessimo il lancio”.

Proprio Seyffart ritiene che l’azienda di Cathie Wood abbia preso la decisione di rinunciare sulla base delle tariffe basse. Il fatto di dover dividere margini così esigui con 21Shares, su uno strumento meno promettente in termini di domanda rispetto a quello dedicato a BTC, avrebbe infine spinto Ark Invest alla defezione.

ETF spot Ethereum: solo Franklin Templeton ha annunciato la sua tariffa

Al momento, comunque, soltanto un aspirante emittente, Franklin Templeton, ha rivelato la commissione per il suo fondo, la quale è stata fissata allo 0,19%. Lo stesso livello dell’ETF su Bitcoin, che equivale ad una politica tariffaria estremamente aggressiva, con cui tutti si dovranno confrontare.

Nonostante la bassa struttura tariffaria degli ETF, l’abbandono di Ark dalla corsa ha comunque rappresentato uno shock. A renderlo tale la forte posizione del gestore patrimoniale nel settore e la sua offerta di numerosi altri fondi legati proprio a Ether.

È stato Nate Geraci, presidente di ETF Store, a porre un particolare accento su quanto accaduto. Ha infatti affermato, al riguardo: “Questa è una mossa sorprendente dal mio punto di vista. Da una prospettiva di branding a lungo termine, sono sorpreso che Ark non ravvisi valore dal coinvolgimento nella categoria ETF spot Ethereum. Ark è stata molto più lungimirante riguardo alle criptovalute rispetto a molti dei suoi concorrenti, quindi è strano vederli restare fuori.”

ETF Spot Ethereum, Frankin Templeton propone una commissione dello 0,19% nel suo S-1 modificato

Dopo l’approvazione da parte della SEC, è iniziata la corsa delle aziende che hanno visto l’accettazione dei propri ETF spot Ethereum a inviare i moduli S-1 necessari per l’effettivo debutto sul mercato. Un debutto il quale, secondo gli analisti, dovrebbe diventare realtà alla fine di questo mese.

Tra quelle che si sono già mosse, spicca Franklin Templeton. L’azienda ha infatti depositato il modulo S-1 modificato per l’ETF spot su Ethereum in modo da dare seguito alla direttiva della SEC, richiedente l’invio di tali moduli entro la giornata di venerdì,

Quello in oggetto, in particolare, prevede l’addebito ai clienti di una commissione pari allo 0,19% dell’importo complessivo. Una tariffa la quale è stata giudicata estremamente concorrenziale dagli esperti di ETF.

ETF spot Ethereum, Franklin Templeton si muove per tempo

Nella corsa contro il tempo collegata alla necessità di inviare alla SEC il modulo S-1 necessario per poter passare all’effettiva offerta rivolta agli investitori, Franklin Templeton ha bruciato le tappe. Ha infatti presentato la sua proposta corredata da una commissione pari allo 0,19%. Un livello tale da poter risultare infine una delle più basse tra le undici approvate dall’autorità di controllo dei mercati finanziari degli Stati Uniti.

Per Franklin Templeton, quella degli ETF spot non è considerare un territorio inesplorato. La società ha infatti già proposto un prodotto analogo su Bitcoin, il quale sta riportando un notevole successo. Sono infatti già 350 milioni i milioni di dollari in BTC da essa gestiti.

Una performance tale da sottolineare la sua rilevante capacità nella gestione di prodotti di investimento in criptovaluta. Una propensione la quale costituisce un precedente promettente per il suo prossimo ETF Ethereum. Non resta dunque che attenderne il debutto ufficiale.

Franklin Templeton punta su una politica tariffaria molto aggressiva

La commissione dello 0,19% che è stata proposta da Franklin Templeton per il suo prodotto su Ethereum non rappresenta una novità. Anzi, va in pratica a rispecchiare una politica ormai consolidata, applicata alla struttura tariffaria del suo Bitcoin ETF spot (EZBC), anch’esso fissato allo 0,19%. Si tratta della commissione più bassa tra i prodotti finanziari sull’icona crypto al momento disponibili.

Occorre peraltro mettere in rilievo come in un primo momento Franklin Templeton non addebitasse alcuna commissione per investire nel suo ETF spot su Bitcoin. Una strategia estremamente accorta, progettata con l’espresso intento di attirare gli investitori iniziali e dare slancio al fondo.

A commentare l’annuncio relativo alla struttura tariffaria del prodotto dell’azienda è stato Eric Balchunas, analista senior degli ETF di Bloomberg. Su X, ha infatti affermato: “Il colpo di apertura nella guerra delle commissioni sugli ETF Eth è stato sparato da Franklin, 19bps.”

Un commento il quale va a evidenziare la natura competitiva del mercato degli ETF su Ethereum. Un ambito in cui proprio la convenienza dei costi potrebbero risultare infine decisivi, nell’intento di attrarre il maggior numero possibile di investitori.

Secondo JPMorgan, gli ETF spot su Ethereum avranno un successo più limitato rispetto a quelli su BTC

Mentre le aziende corrono contro il tempo per rispettare la scadenza di venerdì, JPMorgan ha pubblicato un rapporto previsionale sugli ETF spot Ethereum. Gli analisti della banca d’affari statunitense, affermano che il loro successo dovrebbe essere inferiore a quello degli omologhi su Bitcoin.

Una previsione fondata sul fatto che da quelli approvati è stato in pratica tolto di mezzo lo staking. Di conseguenza, gli investitori continueranno a puntare in gran numero sui prodotti che offrono una rendita passiva per il deposito dei token.

Per quanto riguarda gli importi che dovrebbero essere catturati da questi ETF, dovrebbero limitarsi a circa tre miliardi di dollari. La metà esatta di quanto avrebbero potuto calamitare ove non fossero stati costretti a rimuovere lo staking, per non incappare in incidenti con la SEC.

ETF spot Ethereum, secondo JPMorgan i risultati saranno largamente inferiori a quelli fatti registrare dai fondi su BTC

Secondo gli analisti di JPMorgan, gli ETF spot su Ethereum, appena approvati dalla Securities and Exchange Commission (SEC), non avranno lo stesso esito di quelli su Bitcoin. Una previsione che dovrebbe essere presa molto seriamente dagli investitori, considerato come proprio dalla banca d’affari guidata da Jamie Dimon sia stato pubblicato uno dei pochi studi che mettevano in dubbio l’esplosione del prezzo di Bitcoin a seguito del suo quarto halving.

ETF spot su Ethereum: secondo JPMorgan non avranno lo stesso successo di quelli su Bitcoin

La banca d’affari JPMorgan ha assunto una posizione abbastanza pessimistica sugli ETF spot Ethereum appena approvati dalla SEC. Secondo i suoi analisti, infatti, la domanda nei loro confronti risulterà significativamente inferiore a quella tributata nei confronti di Bitcoin .

Secondo il rapporto pubblicato gli ETF spot su Ethereum attireranno circa 3 miliardi di dollari di afflussi netti per il resto dell’anno. Un quantitativo il quale potrebbe raddoppiare nel caso in cui la SEC consentisse lo staking.

Si tratterebbe quindi di un risultato abbastanza deludente, ove rapportato all’andamento degli ETF spot su Bitcoin. Una diversità che è stata spiegata in questo modo, dal rapporto: “Bitcoin ha avuto il vantaggio di fare la prima mossa, saturando potenzialmente la domanda complessiva di asset crittografici in risposta alle approvazioni spot degli ETF.”

Secondo JPMorgan, inoltre, l’halving di aprile di Bitcoin ha agito da ulteriore catalizzatore per gli ETF spot su Bitcoin. Un impulso che non sussiste per ETH nel prossimo futuro. Inoltre, la mancanza di staking per gli ETF spot su Ethereum approvati li ha resi meno attraenti rispetto ad altre piattaforme che invece offrono i rendimenti legati allo stoccaggio dei token

E, ancora, a premiare BTC sarebbe una maggiore forza di attrazione. Spiegata in questo modo dagli analisti della banca: “Ether come token applicativo differisce da Bitcoin nella sua proposta di valore per gli investitori, poiché il secondo ha un appeal più ampio competendo con l’oro nelle allocazioni di portafoglio.”

Secondo JPMorgan, la SEC sbarrerà la strada a Solana

La mossa con cui la SEC ha approvato gli ETF spot su Ethereum, ha destato non poca sorpresa. Tanto da spingere alcuni analisti a ipotizzare che la mossa potrebbe essere motivata politicamente. Il rinnovato impegno della SEC con le parti interessate ha portato all’approvazione dei moduli 19b-4 di otto richiedenti: Grayscale, Bitwise, BlackRock, VanEck, Ark 21Shares, Invesco, Fidelity e Franklin Templeton. 

Occorre anche sottolineare che se la SEC ha approvato i principali documenti normativi relativi agli ETF spot su Ethereum, le negoziazioni devono ancora iniziare in quanto il regolatore deve ancora approvare la loro richiesta S-1.

Quanto accaduto nel caso di Ethereum, ha però spinto più di un osservatore a prevedere l’approvazione di ETF spot anche su Solana, nel prossimo futuro. A battere su questo punto è stato soprattutto Geoffrey Kendrick di Standard Chartered, secondo il quale gli ETF Solana e XRP potrebbero ottenere il via libera nel 2025. Jaret Speilberg di TD Cowen prevede a sua volta anche l’approvazione di un’ampia gamma di ETF crittografici, compresi i fondi paniere che comprendono più token.

Previsioni sulle quali, però, gli analisti di JPMorgan non concordano. Questo il loro pensiero sulla questione: “La decisione della SEC di approvare gli ETF ETH è già una forzatura data l’ambiguità sulla classificazione di Ethereum. Riteniamo improbabile che la SEC vada oltre approvando Solana o altri ETF token, considerando la loro visione più forte su questi asset come titoli rispetto a Ethereum.”

Considerato come proprio un rapporto della banca d’affari abbia rappresentato una delle poche voci dissonanti rispetto alle previsioni sul boom del prezzo di Bitcoin post halving, quanto affermato all’interno di questo nuovo rapporto dovrebbe essere accolto con grande attenzione dagli investitori.

Tre miliardi di dollari in ETH ritirati dagli scambi dopo l’approvazione dell’ETF Spot Ethereum: cosa potrebbe accadere ora?

Più di 800mila ether (ETH), per un valore che oltrepasserebbe i tre miliardi di dollari, hanno lasciato gli scambi di criptovalute da quando la Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti ha approvato il lancio degli exchange-traded fund (ETF) spot di Ethereum.

Secondo Burrakksmeci, un analista di CryptoQuant, le identità degli investitori in criptovalute dietro le mosse dell’ETH sarebbero tuttora sconosciute. Non mancano però le discussioni tese a capire chi possa essere a dar vita a questi movimenti. Operazioni che, per inciso, potrebbero comportare conseguenze di grande rilievo sul prezzo della più nota tra le Altcoin.

Ethereum: le grandi manovre sono già iniziate?

Il passato 23 maggio la SEC ha fornito il suo lasciapassare alla quotazione pubblica degli ETF spot su Ethereum sulle borse valori statunitensi. Una mossa che rappresenta una svolta sorprendente per l’industria delle criptovalute. Sino a qualche giorno prima, infatti, nulla lasciava presagire uno sbocco di questo genere.

Al contrario, l’agenzia ha iniziato a collaborare con i potenziali emittenti pochi giorni prima dell’annuncio e ha approvato in seguito più richieste 19b-4 relative all’elencazione dei prodotti. Occorre sottolineare che nonostante tale approvazione, per le negoziazioni vere e proprie manca un ulteriore passo, ovvero la presentazione da parte delle aziende emittenti dei propri estratti conto di registrazione S-1 nelle prossime settimane.

Soltanto una volta che avranno condotto a termine questo passaggio, gli ETF spot potranno fare il vero debutto sul mercato. Sono gli analisti a suggerire che la prima ondata di ETF potrebbe essere lanciata entro la fine di giugno.

Il deflusso di ETH dagli exchange desta preoccupazioni notevoli

Se la comunità crypto ha già espresso il proprio entusiasmo per quanto è avvenuto e attende il lancio dell’ETF, il grande deflusso di ETH dagli scambi nell’ultima settimana solleva al contrario preoccupazioni di non poco conto.

Lo stesso Burakkesmeci ha affermato che dietro i deflussi potrebbero esserci singoli investitori o istituzioni, sottolineando come un fenomeno analogo abbia interessato il mercato in concomitanza con l’approvazione degli ETF spot su Bitcoin, avvenuta nel mese di gennaio. Anche in quella occasione furono ritirati BTC in grande quantità dagli scambi.

Stando alla sua analisi, ad operare questi movimenti potrebbero esserci le whale (balene) di ETH, ovvero i grandi possessori del token. Oltre naturalmente ad un congruo numero di singoli investitori più piccoli in termini dimensionali. Sia nell’uno che nell’altro caso, la molla che spinge i deflussi è la speranza di un forte aumento dei prezzi dopo l’approvazione degli ETF spot.

Così come le stesse istituzioni e gli emittenti di ETF potrebbero prepararsi al lancio dei prodotti. In pratica, le aziende che hanno fatto domanda per lanciare i fondi si starebbero attrezzando per soddisfare la crescita della domanda di ETH nel corso dei prossimi mesi.

Ethereum, cosa potrebbe accadere ora?

Lasciando da parte il quesito relativo alla reale identità di chi sta spostando i token dagli exchange, naturalmente sono in molti a chiedersi cosa potrebbe accadere, in conseguenza degli stessi. Un quesito cui risponde lo stesso analista di CryptoQuant, secondo il quale il trend in atto potrebbe innescare un rally di Ethereum. Una crescita che dovrebbe avere luogo nel medio termine.

A concordare sulla sua tesi sono del resto molti altri analisti. Anche se, come del resto accade nel caso di Bitcoin, le previsioni assomigliano più che altro ad una speranza. Alcuni di loro, infatti, si spingono a prevedere una crescita sino a 20mila dollari del prezzo di ETH. Per capire meglio l’enormità della previsione basterà ricordare che, al momento, il valore di Ethereum è di poco superiore ai 3800 dollari.

Una crescita di questo genere corrisponderebbe quindi al 420% del valore attuale, portando il token a scalzare Bitcoin. Ipotesi che non è mai stata presa in considerazione prima e che sembra al momento pura fantascienza.

Gli ETF spot Ethereum potrebbero rappresentare un problema per la sicurezza: vediamo perché

La Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti ha approvato otto richieste sugli ETF spot Ethereum. Un evento molto atteso e che nei mesi passati sembrava difficile si realizzasse, almeno in questo momento.

Ad ora, la reazione dei mercati all’annuncio non è stata quella che ci si attendeva. Il prezzo di ETH è infatti arretrato di due punti e mezzo percentuali nel corso delle ultime 24 ore. Un dato causato dalla corsa alla vendita dopo i grandi guadagni dei giorni precedenti.

A preoccupare, è però un’altra questione. Tra le tante reazioni alla decisione della SEC, infatti, occorre sottolineare quella di alcuni esperti, secondo i quali essa potrebbe aprire problemi di sicurezza di non poco conto. Problemi derivanti dalla decisione di togliere di mezzo lo staking, in modo da evitare frizioni con l’autorità di sorveglianza dei mercati finanziari statunitensi.

L’approvazione degli ETF spot su Ethereum ora desta preoccupazioni sul fronte della sicurezza

Nel tentativo di togliere di mezzo ogni ostacolo al processo di approvazione dei fondi, le aziende emittenti degli ETF spot su Ethereum hanno deciso di eliminare dal tavolo della trattativa lo staking. Ovvero il deposito di token su una determinata blockchain, al fine di garantirne livelli elevati di sicurezza.

Come è ormai noto, Ethereum nel settembre del 2022 è passato dall’originario Proof-of-Work al meccanismo di consenso Proof-of-Stake. La differenza tra i due protocolli è da individuare nel fatto che il PoS presuppone il deposito di token, al posto della risoluzione di complicati problemi di carattere matematico.

Gli ETH che sono messi in staking sono quelli dei validatori, i quali forniscono un contributo nella protezione della rete. Per questo apporto sono ricompensati in token, subendo invece penalità nel caso in cui non riescano a verificare in tempo le transazioni.

Nel passato, però, sono già emersi problemi di centralizzazione quando singoli validatori hanno acquisito il controllo di ampie porzioni di ETH in staking. Tanto da spingere alcuni osservatori a paragonare Lido, noto fornitore di staking liquido, a un cartello, a causa della sua crescita dimensionale.

Il rischio della centralizzazione

Ora lo staking è tornato ad aleggiare sullo sfondo, alla stregua di un convitato di pietra. Le aziende che hanno richiesto il permesso per offrire ETF spot su Ethereum, infatti, dopo averlo accluso alla propria proposta hanno deciso di toglierlo di mezzo. Il motivo della decisione è la volontà di non dare il destro alla SEC per opporre un rifiuto. In tal modo, però, potrebbero aver aperto una falla nel sistema di sicurezza di ETH.

Ad affermarlo è, per esempio, Ganesh Swami, CEO e co-fondatore della società di analisi dei dati blockchain Covalent. Ecco la sua spiegazione, al proposito: “Rimuovere il linguaggio dello staking dalle richieste dell’ETH ETF è stata una mossa per compiacere la SEC. Ma questa soluzione a breve termine potrebbe causare un problema a lungo termine. Se più ETF utilizzassero gli stessi custodi, questo tipo di centralizzazione causerebbe un aumento della concentrazione, esponendo la rete a rischi operativi come la collusione dannosa.”

Se si guarda agli ETF spot Bitcoin negli Stati Uniti, è possibile notare che Coinbase è il custode del 90% del patrimonio totale dei fondi. Coinbase è già il secondo più grande validatore di Ethereum ed è destinato a essere il custode di almeno sei delle nove aziende che intendono lanciare un ETF su Ethereum.

Un interesse simile a quello riscontrato con gli ETF spot su Bitcoin negli Stati Uniti condurrebbe ad una concentrazione di potere in grado di rappresentare un rischio per la sicurezza. Sarebbe infatti possibile acquisire il controllo della Ethereum Virtual Machine e utilizzarla per fini personali. Un rischio che si staglia con sempre maggior evidenza sullo sfondo, come ricordato da Mona El Isa, CEO e co-fondatrice della società istituzionale DeFi Avantgarde Finance.

ETF spot Ethereum, ora la battaglia si sposta su Polymarket. Vediamo cosa sta accadendo

La Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti, ha approvato otto domande su ETF spot Ethereum, nelle passate ore. Un’approvazione che è stata salutata con grande soddisfazione dalla criptosfera, del resto comprensibile in un momento particolare come l’attuale, in cui l’ente di regolamentazione dei mercati finanziari USA è all’offensiva contro un gran numero di aziende del settore.

La mossa della SEC, però, rischia ora di provocare un conflitto all’interno di Polymarket. Sulla piattaforma di scommesse crypto, infatti, sono stati puntati ben 13 milioni di dollari sull’esito favorevole della vicenda. Ora, però, proprio su tale esito sono iniziati a sorgere grandi dubbi, che potrebbero ritardare l’assegnazione della posta in palio.

ETF spot Ethereum: cosa sta accadendo su Polymarket?

La scommessa sull’esito delle richieste di ETF spot Ethereum depositate presso la SEC, era stata lanciata il passato 9 gennaio. La domanda posta agli utenti era incentrata sull’approvazione dei fondi entro il 31 maggio. Naturalmente, coloro che hanno iniziato a scommettere sulla piattaforma hanno seguito nel corso dei mesi le varie opinioni espresse da molti, e autorevoli, commentatori.

In particolare, nel corso degli ultimi giorni la ventata di euforia innescata dalle notizie che si andavano accavallando sul tema, si è tradotta in una prevalenza delle puntate a favore dell’approvazione da parte dell’agenzia guidata da Gary Gensler.

Nella giornata di lunedì, coloro che avevano puntato su questo esito sono passati dal 13 ad oltre il 50%. Alcuni utenti, però, hanno ben presto capito che non sarebbe stato facile aggiudicare la vittoria all’una o all’altra ipotesi.

A renderlo molto problematico era stata proprio la formulazione della scommessa. A rilevare tale fatto è stato in particolare l’utente di X Observoor. È stato lui a lanciare l’allarme, affermando: “Peccato che non abbiano definito i termini della scommessa vera e propria, c’erano in gioco 11 milioni di dollari. Ho controllato questo pomeriggio e ho pensato: Questo non definisce nemmeno cosa significhi l’approvazione dell’ETF… finirà con una grande battaglia.” Una previsione che si è in effetti rivelata molto avveduta.

Il granello di sabbia che potrebbe bloccare il meccanismo

Stando alle ricostruzioni che girano in queste ore, da un punto di vista tecnico la SEC ha approvato modifiche alle regole che consentono alle principali società di investimento come Grayscale, BlackRock, Fidelity e VanEck di procedere con i piani presentati e modificati per offrire ETF spot su Ethereum.

Proprio qui, però, si è immediatamente scatenata la battaglia. I fondi specifici, infatti, non sono ancora stati approvati. Il processo, infatti, potrebbe richiedere più di una settimana e andare di conseguenza a superare la scadenza del 31 maggio della scommessa su Polymarket.

A fronte di questo cavillo, occorre però sottolineare come il testo della decisione della SEC sia molto chiaro: “La presente ordinanza approva le proposte in via accelerata”. Una chiarezza la quale, però, non sembra aver convinto coloro che avevano scommesso su un esito negativo. I quali fondano la loro contrarietà proprio sul fatto che il processo potrebbe approdare alla definitiva approvazione oltre i termini della scommessa.

Per Polymarket si tratta di un intoppo di non poco conto

Quando si è capito cosa stava accadendo, in effetti, molti hanno iniziato a protestare. Tanto che un migliaio di commenti non ha esitato a definire “truccata” la scommessa. Un’ondata di piena che rischia ora di travolgere Polymarket. A provare a mettere una toppa è poi arrivato un utente, il quale ha affermato che la soluzione migliore sarebbe quella di fare una divisione alla pari e chiarire che le regole non erano sufficienti per poter selezionare un chiaro vincitore.

Mentre Nick Tomaino, uno degli investitori di Polymarket, ha a sua volta spostato i termini della questione portando la discussione sulla necessità di chiarezza. Ha infatti affermato: “Sono solo un investitore in Polymarket e un amante generale del mercato delle previsioni, quindi non ho alcun impatto qui sulla risoluzione finale. Ma secondo me, affinché una piattaforma di mercato di previsione abbia successo a lungo termine, è importante agire in base allo spirito del mercato. Altrimenti le masse non si fideranno”.

Al momento non è ancora chiaro come andrà a finire la vicenda. Per Polymarket, però, il danno d’immagine potrebbe essere molto forte. Arrivando peraltro in un momento topico per la piattaforma, che all’inizio di maggio ha ottenuto finanziamenti per ben 70 milioni di dollari. Una parte dei quali arrivati dal co-fondatore di Ethereum, Vitalik Buterin.

ETF spot Ethereum, anche Fidelity ha deciso di togliere lo staking dalla propria richiesta

Anche Fidelity ha deciso di togliere di mezzo lo staking, nella propria richiesta di poter offrire sul mercato un ETF spot Ethereum. Lo ha fatto tramite un aggiornamento S-1 presentato martedì scorso alla Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti, seguendo le orme di Ark Invest e 21 Shares, i quali avevano proceduto in tal senso alcuni giorni prima. La preoccupazione di un rigetto delle richieste a causa dello staking sta quindi ispirando le mosse dei fondi interessati all’offerta di ETF spot sulla più importante delle Altcoin.

ETF spot Ethereum, anche Fidelity ha deciso di togliere di mezzo lo staking

La decisione di Fidelity non sembra destinata a destare particolare sorpresa negli osservatori. Se nei documenti precedentemente depositati presso l’agenzia preposta alla regolamentazione dei mercati finanziari, l’azienda aveva dichiarato di voler “partecipare una parte dei beni del trust” a uno o più fornitori di infrastrutture, ora l’ipotesi non esiste più.

Com’è ormai noto, per staking si intende il deposito di token per un determinato periodo di tempo. Un blocco il quale ha il compito di mantenere in sicurezza la blockchain. Chi lo fa si ritaglia il diritto di riscuotere una ricompensa, sotto forma di un reddito passivo.

Per quanto riguarda i rendimenti, dalla cui consistenza dipende in ultima analisi la convenienza dell’operazione, stando ai dati del popolare servizio di staking Lido, a livello annuale sono al momento attestati nell’ordine del 3% o poco meno.

Intanto Ethereum è tornato a correre

La notizia relativa a Fidelity, arriva in un momento molto particolare per Ethereum. La più grande delle Altcoin, infatti, ha fatto registrare un balzo in avanti superiore al 20% nel corso delle ultime 24 ore. Tanto da attestarsi a 3.780 dollari, un livello tale che fa presagire il possibile attacco a quota 4mila.

A favorire questa forte crescita è stata una notizia data da Coindesk, secondo cui la SEC avrebbe chiesto agli aspiranti exchange di fondi negoziati in borsa di Ether di aggiornare la documentazione 19b-4 prima di una scadenza chiave questa settimana.

La scadenza chiave è stata immediatamente identificata nell’approvazione degli ETF spot su Ethereum. Naturalmente il token non ha tardato ad avvantaggiarsi delle indiscrezioni circolanti, iniziando una corsa a perdifiato.

Una corsa la quale si è accavallata a quella di cui è stato protagonista Bitcoin. BTC , infatti, ha a sua volta sfondato quota 71mila dollari, prima di ritracciare sopra i 69mila. Un momento quindi particolare per l’intera criptosfera, che ha visto molte delle principali altcoin apprezzarsi in maniera molto forte. Tra quelle che lo hanno fatto occorre segnalare Pepe (+33,77%), BNB (+6,28%), Dogecoin (+9,90%), Avalanche (+9,86%) e Uniswap (+21%).

In precedenza era stata Ark Invest a rinunciare allo staking

La mossa di Fidelity arriva a pochi giorni di distanza da quella di Ark Invest. Anche l’azienda capeggiata da Cathie Wood aveva deciso di rinunciare allo staking, per spianare la strada verso l’approvazione della sua richiesta relativa ad un ETF spot su Ethereum.

A motivare tale decisione, secondo molti osservatori, è stata la volontà di non inasprire i rapporti con la SEC, ormai entrata nell’ottica di idee di perseguire lo staking. Una volontà indicata senza tanti infingimenti da Peter Brandt, secondo il quale si preparerebbe un vero e proprio bagno di sangue per le aziende che lo propongono.

Un bagno di sangue che sarebbe messo in atto dall’azione congiunta del Tesoro degli Stati Uniti, dell’Office of the Comptroller of the Currency (OCC) e, naturalmente, dell’ente capeggiato da David Gensler.

Ora non resta che capire quanto tale previsione sia fondata. Un primo chiarimento in tal senso arriverà tra due giorni, quando la SEC potrebbe dare il suo benestare all’ETF spot presentato da Van Eck. Mentre è attesa per il giorno successivo la decisione relativa alla richiesta avanzata da Ark Invest.

Ethereum, le voci sull’approvazione degli ETF spot ne fanno salire il prezzo del 18%

Ethereum ha visto il suo prezzo crescere del 18% nel corso delle ultime 24 ore. Secondo gli osservatori, a favorire il trend sono le voci sempre più fitte sull’approvazione degli ETF spot da parte della Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti.

Una crescita, quella di ETH, che avviene praticamente in contemporanea con quella di Bitcoin. L’icona ideata da Satoshi Nakamoto, infatti, nello stesso arco temporale ha dato vita ad un rialzo superiore al 7%. In entrambi i casi a rimetterci sono stati gli investitori che avevano inaugurato posizioni short, liquidate con perdite superiori ai 300 milioni di dollari.

Ethereum: cosa sta accadendo

La crescita di Ethereum ha naturalmente spinto molti a chiedersi a cosa sia dovuta la sua rinnovata vitalità sul mercato. La risposta, stando a molti commentatori è collegata alle indiscrezioni che circolano da alcune ore, relative all’approvazione degli ETF spot su Ether, da parte della SEC.

Stando ad un rapporto pubblicato da Coindesk, infatti, ben tre fonti avrebbero riferito in merito al fatto che gli exchange erano stati allertati dalla commissione affinché potessero aggiornare la documentazione 19b-4, “su base accelerata”.

A queste indiscrezioni si sono poi aggiunte le previsioni di due analisti solitamente molto ascoltati. Si tratta di James Seyffart e Eric Balchunas, di Bloomberg, i quali hanno alzato le loro stime sulla possibile approvazione degli ETF in questione dal 25 al 75%.

Sviluppi cui è stato poi aggiunto quanto stava accadendo su Polymarket, ove un contratto che chiedeva se un ETF spot su Ethereum sarebbe stato approvato entro il 31 maggio è balzato da 10 centesimi a 55 centesimi. Ciò vuol dire che se prima le probabilità erano date al 10%, ora sono salite al 55%. Mentre su un altro contratto, sempre presentato su Polymarket, la quota relativa ad una felice conclusione della vicenda si attesta al 68%.

Polymarket è una importante piattaforma di previsione decentralizzata, che utilizza la blockchain di Ethereum potenziata da Polygon in veste di soluzione di ridimensionamento Layer-2. Può essere considerata una sorta di piattaforma dedicata alle scommesse su temi di rilevanza, fornendo una panoramica sul sentimento prevalente tra gli utenti.

Quanto possono essere considerate affidabili le voci relative agli ETF spot su Ether?

Naturalmente, occorre a questo punto ricordare che a muovere il mercato sono in questo momento delle semplici indiscrezioni. Per quanto attendibile possa essere considerato il rapporto pubblicato da Coindesk, siamo ancora alle voci. Tanto che la stessa fonte si premura di sottolineare che non c’è ancora nulla di realmente deciso.

Queste le parole di commento rilasciate da Coindesk: “La SEC che chiede agli scambi di aggiornare la documentazione 19b-4, che propone modifiche alle regole, suggerisce potenziali progressi verso l’approvazione spot dell’ETF Ether. Nonostante i progressi con la documentazione 19b-4, la SEC potrebbe ancora respingere la dichiarazione di registrazione S-1 dell’ETF sull’etere, ritardandone l’approvazione e l’inizio delle negoziazioni.”

Il tutto avviene mentre si approssimano le decisioni della SEC sul tema. Quella sull’ETF spot di Van Eck è attesa per il 23 maggio, un giorno prima di quella relativa alla richiesta avanzata da Ark Invest. Proprio per quanto concerne quest’ultima, occorre ricordare che la società diretta da Cathie Wood ha cercato di mettersi al riparo escludendo lo staking dalla propria proposta.

Il motivo di questo ritocco è stato da molti indicato nella volontà di togliere dal tavolo di trattativa qualsiasi motivo di frizione con la SEC. Secondo Peter Brandt, infatti, sarebbe ormai pronta l’offensiva contro questa pratica collegata al Proof-of-Stake. Offensiva che vedrebbe protagonisti non solo l’ente di controllo dei mercati finanziari statunitensi, ma anche l’Office of the Comptroller of the Currency (OCC) e il Tesoro degli Stati Uniti. Proprio la previsione di Brandt fa capire la complessità della questione e dovrebbe spingere molti alla prudenza.

Ethereum, una “balena” acquista 29mila ETH: in vista una nuova bull run?

Una crypto whale, ovvero un grande investitore in asset digitali, ha acquistato ben 29mila ETH nel breve arco di 24 ore. Una notizia che ha naturalmente calamitato le attenzioni di molti osservatori e trader alla ricerca di buone occasioni d’investimento.

Solitamente, infatti, proprio i movimenti di questa categoria di investitori sono interpretati alla stregua di un segnale. Se acquistano grandi quantitativo di un determinato token, come in questo caso, vuol dire che per lo stesso si sta aprendo una fase largamente positiva.

A giustificare questo atteggiamento è la constatazione che questi grandi investitori sono ritenuti in possesso di informazioni molto più dettagliate rispetto a quelle solitamente riportate dai media. Giusta o sbagliata che sia, questa impressione è destinata a formare una corrente d’opinione in grado di influire sui mercati.

Ethereum: è alle viste una nuova esplosione del suo prezzo?

Nel corso delle ultime settimane Ethereum non ha brillato eccessivamente. Se qualche osservatore affermava ormai prossima una quotazione intorno ai 4mila dollari, in realtà la più famosa delle Altcoin è ormai da tempo attestata intorno ai 3mila.

A pesare sulla situazione potrebbe essere anche l’avviso Wells di recente consegnato alla Ethereum Foundation, prodromo di una possibile battaglia legale con la SEC. L’agenzia diretta da Gary Gensler, infatti, ritiene che ETH non sia una merce, come nel caso di Bitcoin, bensì un titolo.

La sua commercializzazione, quindi, andrebbe a violare le leggi statunitensi. In particolare, a violarle sarebbe lo staking proposto a seguito della transizione dall’originario Proof-of-Work all’attuale Proof-of-Stake. Lo ha ricordato un trader di lungo corso come Peter Brandt, affermando il rischio di una sconfitta giudiziaria che sarebbe rovinosa per l’azienda di Vitalik Buterin.

Nonostante queste insidie all’orizzonte, la notizia relativa all’acquisto di 29mila ETH da parte di una balena ha destato un certo scalpore. E, soprattutto, una domanda: perché un acquisto così massiccio, in un momento apparentemente sfavorevole?

Le prospettive a lungo termine di ETH sono ancora forti

Una domanda che probabilmente si porranno in molti, considerata la bagarre politica che è scoppiata nelle ultime settimane intorno alle criptovalute. Una bagarre che, però, potrebbe essere dissolta proprio dal risultato delle prossime elezioni, le quali potrebbero mutare il quadro.

Considerata la particolare enfasi posta nel corso delle ultime settimane da Donald Trump sulle questioni relative all’innovazione finanziaria, potrebbe infatti profilarsi all’orizzonte un totale mutamento di rotta. I cui prodromi iniziano già a farsi sentire.

Nella giornata di ieri, infatti, anche il Senato ha votato a favore di una risoluzione che chiede il mutamento delle politiche crypto della SEC. Un voto bipartisan che ricalca quello già espresso in precedenza dalla Camera dei Rappresentanti.

Joe Biden sembra però assolutamente non intenzionato a recepire la risoluzione. Ha infatti già fatto sapere che intende esercitare il suo potere di veto al riguardo. I sondaggi, però, stanno segnalando una netta prevalenza di Donald Trump in 5 dei 6 Stati chiave. Ove il voto popolare confermasse questo trend, il nuovo anno potrebbe portare alla sospirata revisione delle politiche governative in tema criptovalutario.

Alle vicende della politica occorre poi aggiungere i miglioramenti tecnologici apportati alla Ethereum Virtual Machine. In particolare quelli apportati dall’aggiornamento Dencun, a seguito del quale le commissioni di transazioni sono state ridotte in maniera esponenziale. Quei costi di transazione che sono stati decisivi per convincere molti utenti a trasferirsi armi e bagagli su Solana e altre catene concorrenti.

La nuova situazione che si va configurando, grazie alla saldatura tra vicende politiche e miglioramenti tecnologici, sta spingendo in effetti all’ottimismo molti trader. Tanto che si continua a parlare del possibile conseguimento dei 5mila dollari di quotazione entro il 2025. Ottimismo che più di un osservatore ha collegato all’acquisto di 29mila ETH da parte di un grande investitore che sta facendo parlare molto in queste ore.

Ethereum, la prossima settimana potrebbe essere dichiarato titolo? Si rincorrono le voci al riguardo

La questione relativa a Ethereum continua a tenere banco, in ambito crypto. Anche perché da quello che deciderà la Securities and Exchange Commission (SEC) potrebbe dipendere anche la sorte degli ETF spot pendenti presso l’autorità di controllo dei mercati finanziari statunitensi.

Stando alle ultime voci che si rincorrono al proposito, sembra che l’agenzia guidata da Gary Gensler potrebbe presto decidere se ETH è un titolo o una merce. Anzi, la decisione potrebbe già essere stata presa, indicando la sua natura di titolo. Il dubbio è quello relativo al momento in cui potrebbe essere comunicata. Un momento che potrebbe essere deciso dalla politica.

Ethereum: cosa sta accadendo?

La Securities and Exchange Commission (SEC) potrebbe presto affermare che Ethereum è una sicurezza. Lo farebbe nel suo previsto rifiuto nei confronti delle diverse richieste di ETF Ethereum spot pendenti. Ad affermarlo, nella giornata di ieri, un avvocato specializzato in asset digitali.

L’autorità di regolamentazione dovrà infatti decidere sulla richiesta in tal senso di di VanEck il prossimo 23 maggio, e su quella avanzata da ARK Invest/21Shares il giorno successivo. Scadenze cui guardano con interesse anche BlackRock, Fidelity e Grayscale, altre società che hanno presentato la richiesta di autorizzazione per questo genere di prodotto.

La strategia adottata dalla SEC è però oggetto di discussione in queste ore. Secondo Terrence Yang, amministratore delegato di Swan Bitcoin, l’autorità potrebbe affermare esplicitamente che Ethereum è un titolo regolamentato nelle sue conclusioni sugli ETF. Potrebbe, ma non lo farà.

Il motivo di tutto ciò è molto semplice: “Gensler e il suo team sono animali politici”. In pratica, proprio il contesto che sta assediando le criptovalute è diventato troppo teso. Una mossa di questo genere scatenerebbe reazioni decise da parte dei politici favorevoli alle criptovalute. A partire da quel Donald Trump che dopo aver fiutato l’aria ha deciso di rovesciare completamente le sue posizioni e dichiararsi favorevole agli asset virtuali.

L’ambiguità di Gensler su Ethereum

A rendere più complicato lo scenario concorre poi l’atteggiamento di Gary Gensler, al minimo ambiguo. Il numero uno della SEC, infatti, ha apertamente sostenuto che Bitcoin è una merce, ma non ha mai allargato il suo giudizio a Ethereum.

O meglio, non lo ha fatto pubblicamente. Mentre all’interno dell’agenzia ETH è stato considerato un titolo già dallo scorso anno. A rivelarlo Consensys, nella sua causa contro Gensler, accusato di “sequestro illegale di autorità”, ovvero di abuso di potere.

Proprio all’interno di questa causa, però, potrebbe essere contenuto il grimaldello in grado di scardinare la linea della SEC. Consensys, infatti, ha chiesto ad un giudice federale del Texas di dichiarare Ethereum una merce.

Prima dell’approvazione degli ETF spot su Bitcoin a gennaio, la SEC ha negato richieste simili per un decennio. Nel farlo ha citato preoccupazioni di frode e manipolazione del mercato e affermato, in particolare che gli accordi di sorveglianza che monitorano quello dei futures Bitcoin per gli ETF non sarebbero sufficienti ad evitarle.

Una logica che, infine, è stata dichiarata erronea da una corte federale. Con un corollario decisivo: l’ordine alla SEC di annullare il precedente rifiuto della richiesta di Grayscale di convertire il suo trust di punta in un ETF. L’autorità ha approvato gli ETF sui futures sull’Ethereum lo scorso ottobre, se fosse usato tale modus operandi il regolatore potrebbe trovarsi nella stessa identica situazione.

Come si può notare, quindi, la situazione continua ad essere estremamente fluida. E, come tale, potrebbe risentire non poco delle vicende politiche, che al momento vedono i repubblicani all’attacco della politica repressiva dell’amministrazione Biden. Con riflessi di non poco conto sull’orientamento di voto dei detentori di criptovalute. Una nicchia sempre più numerosa che potrebbe infine risultare decisiva nelle elezioni di fine anno.

ETF Ethereum, Ark Invest rimuove lo staking dalla sua proposta: vediamo il motivo

La questione degli ETF Ethereum continua a tenere banco, nel settore delle criptovalute. L’offensiva della Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti contro la più importante delle Altcoin sta infatti costringendo molti a tenere conto di un quadro che sta mutando profondamente.

Tra coloro che lo stanno facendo, spicca Ark Invest. L’azienda guidata da Cathie Wood e 21shares aveva infatti presentato un fondo in cui era presente anche lo staking. Lo stoccaggio dei token è però ora stato rimosso dalla domanda, spingendo gli analisti a chiedersi il motivo di questa decisione.

ETF Ethereum: quale il motivo della decisione di Ark Invest?

La decisione di rimuovere lo staking potrebbe essere un tentativo di convincere la SEC a dare il suo benestare agli ETF Ethereum. La rimozione della parte più a rischio di conflitto dalla proposta di Ark Invest sembra tesa proprio a eliminare dal campo un possibile motivo di frizione con l’autorità di regolamentazione dei mercati finanziari USA.

A metterlo in rilievo è stato Eric Balchunas, analista capo di Bloomberg per gli ETF. Secondo lui, infatti, si tratta di un ultimo disperato tentativo per ottenere il permesso dalla SEC. Togliere di mezzo lo staking aumenterebbe le probabilità di un’accettazione, che comunque, a detta di molti, rimangono molto limitate.

Un tentativo, quello di Ark Invest, cui guardano con interesse anche gli altri attori che hanno proposto ETF Ethereum. Un elenco il quale comprende Blackrock, Grayscale, Fidelity, VanEck, HashDex, Franklin Templeton, Invesco/Galaxy Digital e Bitwise. Non è da escludere che molti di loro decidano di seguire la strada scelta da Ark Invest togliendo di mezzo l’opzione dello staking.

Il monito di Peter Brandt

In questo quadro già preoccupante di suo, si è andato a inserire Peter Brandt, un trader crypto di lungo corso. Lo ha fatto con un messaggio su X, in cui ha previsto un vero e proprio bagno di sangue sullo staking.

Secondo lui, è ormai alle porta un giro di vite sul deposito di token in cambio di una rendita passiva. A condurlo saranno la SEC, l’Office of the Comptroller of the Currency (OCC) e il Tesoro degli Stati Uniti.

Il testo affidato al social di Elon Musk afferma in pratica che se la comunità crypto è turbata dal trattamento riservato dalla SEC a XRP e ETH, classificati come titoli, quello che sta per arrivare è molto peggio. Lanciando poi una previsione da brivido per la criptosfera: “Sarà un massacro”. I soggetti più a rischio, in quest’ottica, sarebbero l’intera industria delle meme coin e le aziende che propongono lo staking.

La previsione di Brandt si fonda sul fatto che le crypto sono considerate una valuta. Lo staking è la presa in prestito di una valuta rilasciando un determinato interesse. Si configura, di conseguenza, alla stregua di una forma di attività bancaria.

Infine, Brandt ha concluso affermando che a dover temere il quadro che si va formando non è solo Ethereum, ma anche Solana. Una previsione che sembra confermare quanto affermato qualche giorno fa da un altro celebre trader, Scott Melker. “The wolf of all street”, com’è noto nell’ambiente, ha infatti affermato che ormai il governo statunitense sarebbe orientato a distruggere l’autonomia dell’innovazione finanziaria. Una missione svolta per conto di un attore ben preciso: Blackrock.

Trump pronto a cavalcare la rivolta della criptosfera contro l’amministrazione Biden

L’attacco condotto dalle agenzie governative contro le criptovalute sta spingendo naturalmente le aziende operanti nel settore alla risposta. Una risposta che sta esplicitandosi sotto forma di finanziamenti a favore dei candidati pro-crypto.

Una rivolta che Donald Trump si sta incaricando di rappresentare. L’ex inquilino della Casa Bianca ha avanzato la sua candidatura in tal senso nel corso di un incontro coi detentori Trump NFT. Un meeting che può essere considerato l’ultimo atto dell’inversione a U del candidato repubblicano sul tema criptovalutario.

Inversione a U il cui significato è stato evidenziato da Ryan Selkis, CEO di Messari, proprio nel corso dell’incontro tenutosi a Mar-a-Lago “Ci sono 50 milioni di possessori di criptovalute negli Stati Uniti. Sono tanti elettori”. Duecento di loro avevano sborsato 10mila dollari in NFT per mescolarsi ai partecipanti alla cena pro-Trump, aggiungendone altri 4.700. Una volta tornati a casa hanno inondato i social di messaggi a favore del candidato repubblicano. Innestando un’onda di piena che potrebbe travolgere Biden.

ETF sui futures Ethereum, Grayscale ritira la domanda alla SEC: vediamo perché

Grayscale, il principale gestore di asset crittografici, ha abbandonato il suo piano di offrire un exchange-traded fund (ETF) per i futures di Ethereum. Lo ha fatto nella giornata di ieri, ritirando la sua richiesta di modifica delle regole alla Securities and Exchange Commission (SEC).

L’avviso di ritiro per l’ETF Grayscale Ethereum Futures Trust non spiega il motivo per cui l’azienda ha cambiato i suoi piani. Si è soltanto limitato a resocontare i molteplici ritardi che hanno caratterizzato l’azione della SEC da quando è stato depositato per la prima volta, il 19 settembre 2023. Il regolatore federale ha infatti affermato la necessità di maggiore tempo per esaminare la questione a più riprese, ovvero il 15 novembre e il 18 dicembre dell’anno passato, e il 22 marzo di quello in corso.

Grayscale, una mossa interessante, secondo James Seyffart

Secondo James Seyffart, analista ETF per Bloomberg, la mossa di Grayscale è da ritenere estremamente interessante. Secondo lui, infatti, si configura essenzialmente come un cavallo di Troia, tesa a creare le analoghe circostanze che hanno permesso alla società d’investimento di vincere la causa GBTC.

Va anche ricordato come una corte d’appello federale si fosse schierata dalla parte di Grayscale nella sua causa contro la SEC, in agosto. Ovvero dopo che la società aveva richiamato l’agenzia per aver precedentemente approvato gli ETF sui futures di Bitcoin, consentendo agli investitori tradizionali di acquistare azioni che tracciano il valore previsto dell’asset digitale, rigettando al contempo gli ETF spot di Bitcoin, legati al prezzo corrente di BTC.

Secondo Seyffart, Grayscale voleva che la SEC approvasse i futures, negando gli spot di nuovo, ponendo le basi per un’altra resa dei conti legale. Per poi aggiungere su X: “Questo è un buon segno che questa volta non intenteranno una causa”.

Secondo l’analista, è possibile che Grayscale abbia ritirato la sua richiesta per l’ETF sui futures dell’Ethereum in modo da poterne presentare una modificata. In un iter di questo genere non c’è possibilità alcuna di proporre ora una causa.

Cresce lo scetticismo per gli ETF spot su Ethereum

L’iniziativa di Grayscale si cala in un contesto di crescente pessimismo sull’autorizzazione da parte della SEC di ETF spot su Ethereum. Pessimismo che sta crescendo di pari passo con le iniziative dell’autorità di controllo dei mercati finanziari USA nei confronti di ETH.

Il riferimento è, naturalmente, all’avviso Wells recapitato alla Ethereum Foundation, per aver violato la legge statunitense sui titoli. Ciò vuol dire che secondo la SEC Ethereum sarebbe un titolo, etichetta affibbiata al token già dallo scorso anno.

Un’etichetta che sta peraltro ponendo le basi per un incidente diplomatico con il Congresso degli Stati Uniti. È stato il presidente del Comitato per i servizi finanziari della Camera, Patrick McHenry, un repubblicano del North Carolina, ad affermare che il numero uno dell’agenzia, Gary Gensler, avrebbe mentito ai rappresentanti del popolo.

Lo avrebbe fatto, in particolare, il 18 aprile dell’anno passato. In quella occasione, di fronte alle domande rivoltegli dallo stesso McHenry, affermò che l’autorità non aveva ancora deciso sul fatto che Ethereum costituisse un titolo, o meno. Un’affermazione smentita da un fatto ben preciso: Gurbir Grewal, direttore della divisione di applicazione della Commissione, aveva infatti emesso un ordine formale interno il 28 marzo 2023, annunciando un’indagine su “Ethereum 2.0”. In tal modo autorizzava i dipendenti dell’autorità di regolamentazione a indagare e citare in giudizio le parti coinvolte nell’acquisto e vendita di ETH.

I repubblicani prendono la palla al balzo

La questione relativa ad Ethereum è solo una delle tante attenzionate dalla SEC. Un paniere che sta innalzando il livello di tensione con la criptosfera, come testimoniato dalla denuncia di Consensys nel confronti di Gensler, per sequestro illegale di autorità.

Una tensione che i repubblicani hanno deciso di cavalcare nella corsa verso le presidenziali di fine anno, quando sarà anche rinnovato il Congresso. Proprio in queste ore, infatti, la Camera dei Rappresentanti è chiamata a votare su una risoluzione che chiede la modifica delle linee guida SEC verso le criptovalute.

L’intento dell’iniziativa sembra abbastanza scontato: attrarre i tanti detentori di asset virtuali e spingerli a votare repubblicano nelle prossime tornate elettorali. Voti che potrebbero risultare decisivi nelle varie contese.

ETF Ethereum, le mosse della SEC sembrano condannarli in partenza

Sino a qualche giorno fa, in molti si domandavano se la Securities and Exchange approverà gli ETF Ethereum entro la fine dell’anno. Con l’avviso recapitato alla Ethereum Foundation, però, la domanda che ci si dovrebbe rivolgere è diventata la seguente: la SEC approverà mai un Exchenge Traded Fund su ETH?

A rendere attuale tale quesito è proprio quanto sta accadendo tra SEC ed Ethereum. Tanto da spingere Matthew Sigel, capo della ricerca sugli asset digitali presso Van Eck, uno dei richiedenti dell’ETF su Ethereum, a dichiarare: “Se questa SEC approva un ETF spot su Ethereum prima delle elezioni, mi mangerò il cappello”.

ETF Ethereum: l’ottimismo sta svanendo

La posizione della SEC su Ethereum, che secondo l’autorità di regolamentazione dei mercati finanziari statunitensi sarebbe una sicurezza, sta provocando grande pessimismo nella criptosfera. Se è vero che la SEC non ha ancora sporto denuncia contro nessuno, quanto contenuto nella denuncia inoltrata da Consensys contro di essa evidenzia quanto sta accadendo.

In pratica, l’agenzia presieduta da Gary Gensler ritiene Ethereum un titolo non registrato. Proprio per evitare problemi, Consensys chiede che sia un tribunale a spazzare via tale ipotesi. In tal modo eviterebbe eventuali accuse future da parte della SEC.

A corollario della questione, c’è anche il vero e proprio incidente istituzionale reso pubblico dal presidente del Comitato per i servizi finanziari della Camera, Patrick McHenry. Il rappresentante repubblicano del North Carolina ha infatti accusato Gensler di aver mentito al Congresso lo scorso anno, per quanto riguarda la posizione dell’autorità su ETH.

Si allontana l’ipotesi di ETF spot su Ethereum?

Le indagini della SEC su Ethereum sono destinate a protrarsi per anni, come è già accaduto per Ripple. Al tempo stesso, i loro effetti potrebbero evidenziarsi molto prima. In particolare spazzando via l’ipotesi di ETF spot su ETH, almeno nei tempi che erano sin qui stati previsti.

In pratica, non solo diventa impraticabile l’ipotesi di averli entro la fine dell’anno, ma si apre una prospettiva non certo esaltante per il mercato. Ovvero la necessità di una nuova battaglia legale e una vittoria nell’ambito della stessa, per poterli avere, prima o poi.

In effetti proprio la vittoria in una causa legale, quella intentata da Grayscale contro la SEC, è giudicata da molti alla base del permesso rilasciato dall’agenzia ai fondi intenzionati a offrire esposizione indiretta al Bitcoin, senza alcuna necessità di dover gestire l’asset.

Ci sono però voluti anni per arrivare alla decisione del 10 gennaio che ha provocato un’ondata di euforia sul mercato, spingendo alle stelle il prezzo di BTC. E, probabilmente, proprio la consapevolezza che si prospetta una lunga guerra di posizione su Ethereum ha spazzato via l’ottimismo circolante sino a qualche giorno fa. Chi pensava ad un’approvazione entro l’estate è stato ampiamente disilluso.

Gli aspiranti emittenti di ETF spot su ETH restano comunque alla finestra

Secondo gli esperti, le richieste di Exchange Traded Fund su Ethereum hanno ancora molta strada da fare. Lo ha affermato, ad esempio, Eric Balchunas, analista senior di ETF di Bloomberg, su Twitter. Secondo lui la posizione ormai evidente della SEC sullo status di Ethereum, significa che questi strumenti non arriveranno a Wall Street tanto presto. Una convinzione basata su un semplice fatto: gli ETF basati su materie prime e titoli operano secondo regole diverse

Al tempo stesso, gli aspiranti emittenti di ETF spot su Ethereum non sembrano eccessivamente spaventati, restando comunque alla finestra. Come dimostra la dichiarazione rilasciata a Decrypt da un portavoce di 21Shares, il primo richiedente sul territorio statunitense. Posizione condivisa da Van Eck, società di investimento tradizionale di Wall Street, che attende risposte in merito. 

Intanto, Matthew Sigel, capo della ricerca sulle risorse digitali dell’azienda, non manca di ricordare le precedenti esperienze sul tema. Tanto da ricordare che ogni iniziativa di Van Eck sulle criptovalute si è tramutata in una corsa a ostacoli. L’implicazione è abbastanza chiara: la criptosfera spera in una sconfitta dei democratici, alle prossime presidenziali.

La pesante accusa di un deputato: Gary Gensler avrebbe mentito al Congresso su Ethereum

Gary Gensler, il Presidente della Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti, avrebbe mentito al Congresso. La pesante accusa è stata lanciata nella giornata di ieri dal presidente del Comitato per i servizi finanziari della Camera, Patrick McHenry, un repubblicano del North Carolina.

La crescente faida tra i regolatori finanziari e l’industria delle criptovalute si arricchisce quindi di un nuovo capitolo. Secondo McHenry, il numero uno della SEC avrebbe deliberatamente ingannato il Congresso riguardo alla posizione dell’agenzia su Ethereum. 

Gary Gensler avrebbe ingannato il Congresso

L’accusa di McHenry arriva dopo la rivelazione che la SEC ha considerato al suo interno Ethereum (ETH) alla stregua di un titolo non registrato per oltre un anno. Posizione derivante dalle vicende di un’altra causa, quella intentata da Consensys contro l’autorità, per avere in pratica esorbitato dai propri poteri.

È stato Gurbir Grewal, direttore della divisione di applicazione della Commissione, ad emettere un ordine formale interno il 28 marzo 2023, annunciando un’indagine su “Ethereum 2.0”, autorizzando in tal modo i dipendenti dell’autorità di regolamentazione a indagare e citare in giudizio le parti coinvolte nell’acquisto e vendita di ETH.

L’ordine, secondo Consensys, è stato approvato dalla commissione il 13 aprile 2023 e si riferisce esplicitamente a Ethereum come titolo. A dimostrarlo il fatto che autorizza l’indagine su “alcuni titoli, incluso, ma non limitato a ETH, su cui nessuna dichiarazione di registrazione era o è in vigore… e per la quale non era o è disponibile alcuna esenzione.”

All’apparenza, il controllo della SEC su Ethereum è aumentato dopo il Merge, l’evento che ha introdotto il meccanismo di consenso Proof-of-Stake al posto del Proof-of-Work originario. Se da un punto di vista energetico ha traghettato la catena verso una maggiore efficienza, al tempo stesso ha introdotto lo staking, incentivo su cui la SEC sembra intenzionata a scatenare un’offensiva. Proprio per questo l’intero settore della blockchain guarda alla vertenza in atto. Ove Ethereum fosse condannato in giudizio, si aprirebbe la strada per una lunga serie di cause analoghe.

Cosa potrebbe accadere ora

Occorre sottolineare come nel frattempo, Gensler si sia ripetutamente sottratto a commenti in grado di chiarire la posizione della sua agenzia nei confronti di Ethereum. In particolare, lo ha fatto proprio davanti ad una raffica di domande rivoltegli da McHenry. Un atteggiamento che ha contraddistinto la sua audizione di fronte al Congresso il 18 aprile dello scorso anno. In quell’occasione, infatti, di fronte alla precisa domanda sul fatto che Ethereum sia una security o meno, fece praticamente scena muta.  

Un atteggiamento che ora fornisce il destro a McHenry per lanciare la sua pesante accusa. Ecco quanto affermato dal presidente del Comitato per i servizi finanziari della Camera, al riguardo: “Nuove prove dimostrano che il presidente Gensler ha ingannato il Congresso. Nuovi atti giudiziari mostrano che si è trattato di un tentativo intenzionale di travisare la posizione della Commissione.” 

Quali potrebbero essere le conseguenze dell’accaduto, per Gensler? L’accusa è pesante dal lato formale, ma va aggiunto che un ordine della SEC, come quello citato nella causa intentata da Consensys, non intende rappresentare una conclusione legale. Tanto da essere considerata in molti frangenti soltanto alla stregua di uno dei primi passi in un’indagine.

I repubblicani si schierano sempre più nettamente a favore dell’innovazione finanziaria

McHenry, però, sembra intenzionato a cavalcare l’onda. Nella sua dichiarazione rilasciata a margine della questione, ha infatti evidenziato l’apparente disconnessione tra le parole pubbliche della SEC e le azioni private su ETH. Sino a bollarle come esempio della “natura arbitraria e capricciosa della regolamentazione dell’agenzia attraverso l’approccio coercitivo nei confronti delle risorse digitali”. 

Subito dopo il rilascio della dichiarazione, l’ufficio del deputato ha annunciato un’audizione, fissata per la prossima settimana, presso la sottocommissione sui mercati dei capitali del Comitato per i servizi finanziari. Il titolo della stessa può essere considerato indicativo: “Applicazione della SEC: bilanciare la deterrenza con il giusto processo”.

Non si può non notare, comunque, la decisione con cui i repubblicani si stanno schierando al fianco dell’innovazione finanziaria. Un atteggiamento che può essere spiegato coi generosi finanziamenti della Blockchain Association e l’orientamento dell’opinione pubblica. In un recente sondaggio, infatti, è emerso come la maggioranza dei possessori di criptovaluta sia intenzionata a votare Donald Trump alle prossime presidenziali.

Consensys fa causa alla SEC per “sequestro illegale di autorità” su Ethereum

Lo sviluppatore di Ethereum Consensys ha intentato una causa contro la Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti. Una mossa derivante dal fatto che, a detta dell’azienda, la SEC starebbe attuando un vero e proprio “sequestro illegale di autorità” su Ethereum. Starebbe cioè esondando dalle proprie prerogative, come del resto affermato da più parti.

Consensys vuole che un tribunale federale dichiari che Ethereum non è un titolo. In tal modo qualsiasi indagine su ConsenSys basata sull’idea che ETH lo sia, andrebbe a violare i diritti del quinto emendamento della società e l’Administrative Procedures Act.

E, ancora, che MetaMask non è un broker ai sensi della legge federale e che il suo servizio di staking non viola la legge sui titoli. Infine, pretende un’ingiunzione contro l’ente di regolazione dei mercati finanziari statunitensi, tesa a impedirgli di indagare o avviare un’azione esecutiva legata alle funzioni di swap o staking di MetaMask.

Consensys contro la SEC: cosa sta accadendo

L’atto di Consensys è una vera e propria risposta all’avviso Wells ricevuto dall’azienda il passato 10 aprile. È stata proprio la società a svelarlo, all’interno della denuncia presentata giovedì contro la SEC e tutti e cinque i suoi commissari.

L’azione coercitiva che la SEC intende avviare contro Consensys ha però stavolta ricevuto una risposta a tono, sotto forma di un denuncia da parte dell’azienda. La società nota per il varo del wallet MetaMask, quindi, ha ritenuto di non poter restare ferma per essere infilzata dall’autorità, con l’accusa di aver violato la legge federale sui titoli.

In particolare Consensys ha risposto alle accuse affermando di non aver violato alcunché, in quanto il suo wallet è semplicemente un’interfaccia e non detiene le risorse digitali della clientela, oltre a non svolgere alcun ruolo nelle transazioni che vedono impiegato ETH. Quindi non rappresenterebbe un broker, come invece sostenuto dalla SEC.

La SEC va contro le sue passate enunciazioni, secondo Consensys

A sostegno della propria denuncia, l’azienda ha poi deciso di ricordare come la Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti abbia addirittura smentito le proprie enunciazioni del passato, pur di colpire Ethereum e Consensys.

Il riferimento è a quanto affermato nel passato, quando proprio la SEC affermò che Ethereum è una merce, non un titolo. lo fece nel 2018 con l’ex direttore Bill Heinman, all’interno di un discorso, imitata del resto dalla CFTC. L’altra agenzia preposta alla regolamentazione dei mercati finanziari, ha anch’essa affermato per lungo tempo le stesse cose. Dichiarazioni che ora potrebbero essere usate dalla difesa di Consensys, nelle aule di tribunale.

Nella sua causa, infatti, Consensys afferma di aver condotto il proprio business sullo sfondo di questo consenso normativo. Il voltafaccia dell’autorità di vigilanza, quindi, andrebbe a violare in maniera palese il requisito costituzionale di equità. Con risultati devastanti, come afferma la causa intentata: “La presa illegale dell’autorità su ETH da parte della SEC significherebbe un disastro per la rete Ethereum e per Consensys”.

La “major questions doctrine” della Corte Suprema

Consensys ha intentato la sua causa presso il tribunale distrettuale del distretto settentrionale del Texas, unendosi a gruppi come la Blockchain Association e ad aziende come Legit Exchange, le quali hanno deciso di intentare azioni preventive analoghe. La ratio delle cause è di impedire alla SEC di trattare alcune società o asset crittografici alla stregua di titoli.

La causa intentata da Consensys contro la SEC si basa anche sulla “major questions doctrine”, una sentenza della Corte Suprema la quale vieta espressamente ai regolatori federali di eccedere drasticamente la portata dei mandati affidati loro dal Congresso. Due giudici hanno già respinto l’idea che le criptovalute rientrino nella dottrina, nel corso delle discussioni che hanno caratterizzato le questioni collegate a Terraform Labs e Coinbase .

Nel corso degli ultimi mesi, la SEC ha dato vita ad una lunga serie di cause, in particolare contro exchange di criptovalute. Di volta in volta Binance, Kraken e Uniswap Labs si sono ritrovati sotto inchiesta da parte dell’autorità. Una politica che ormai da tempo è vista alla stregua di una vera e propria persecuzione dalle aziende interessate. Resta da vedere se le stesse vorranno seguire il solco tracciato da Consensys, o meno.

Ethereum, ecco perché secondo gli analisti di JP Morgan potrebbe non essere un titolo

La questione relativa all’indagine cui la Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti ha sottoposto la Ethereum Foundation preoccupa non poco i criptofans. Proprio a questo proposito, però, una recente analisi condotta dagli analisti del Global Markets Strategy di JP Morgan ha condiviso una serie di preziosi approfondimenti. Dai quali sembrano fuoriuscire notizie confortanti per la comunità raccolta intorno a Vitalik Buterin.

Il rapporto di JP Morgan su Ethereum

L’analisi degli analisti della banca d’affari statunitense, si è andata a soffermare in particolare sui progressi fatti registrare dalla Ethereum Virtual Machine, nel corso degli ultimi anni. Una serie di modifiche che potrebbero influire in maniera rilevante sulla classificazione di ETH ai sensi della normativa sui titoli.

Il punto messo in grande rilievo dal rapporto, è rappresentato dalla quota decrescente dello staking di Lido in Ethereum, un punto il quale, a detta degli estensori dello studio, potrebbe giovare non poco alla Ethereum Foundation, l’organismo svizzero cui è giunta la comunicazione della SEC sull’indagine in corso.

Proprio la decentralizzazione dello staking su Ethereum, infatti, è indicato come un fattore chiave per mitigare le preoccupazioni normative sul tema. Il rapporto di JP Morgan è abbastanza chiaro, in tal senso: “Ciò dovrebbe ridurre le preoccupazioni sulla concentrazione sulla rete Ethereum, aumentando così la possibilità che il token eviti di essere designato come sicurezza in futuro”.

Gli estensori della pubblicazione vanno poi a rilevare un altro aspetto che potrebbe contribuire a migliorare la posizione di Ethereum. Stiamo parlando dei cosiddetti “documenti Hinman”, all’interno dei quali si afferma a chiare note come proprio la decentralizzazione rappresenti un aspetto chiave. E, soprattutto, indica come i token espressi da blockchain decentralizzate a sufficienza siano da considerare “non titoli”. A renderli tali proprio la mancanza di un gruppo in grado di controllare le reti e indirizzarne le decisioni a proprio vantaggio.

Spira ottimismo, nella comunità di Ethereum

Il rapporto stilato dal Global Markets Strategy di JP Morgan ha notevolmente rinsaldato la fiducia all’interno della comunità di Ethereum. In particolare, è stato Joe Sassano, una delle figure di spicco al suo interno, a mettere in evidenza come lo staking rappresenti una realtà sempre più concorrenziale.

A tal proposito, occorre sottolineare come stando ai dati di DefiLlama il valore totale bloccato (TVL) nei token usati nel restaking (LRT) abbia ormai superato gli 8,3 miliardi di dollari. In prima fila, in tal senso, la piattaforma ether.fi, che vanta un TVL di 3,27 miliardi di dollari. Subito dietro Renzo, con un TVL di 2,3 miliardi di dollari, mentre anche protocolli come Kelp e Puffer fanno registrare una crescita notevole.

Ai miglioramenti in termini di decentralizzazione, lo studio di JP Morgan ha poi affiancato il costante lavoro di aggiornamento tecnologico portato avanti sulla EVM. Non solo Dencun, appena condotto in porto, ma anche Petra, atteso nel futuro. Tra le migliorie apportate, si cita in particolare l’introduzione di miglioramenti di rilievo come i blob e gli alberi Merkle. Grazie al loro apporto, infatti, la blockchain ha dato luogo ad una crescita in termini di efficienza e scalabilità.

Il momento particolare di Ethereum

L’indagine della Securities and Exchange Commission va a calarsi in un momento molto particolare per Ethereum. Nel corso del primo trimestre del 2024, infatti, l’azienda ha aumentato i propri ricavi dell’80%, anche grazie all’apprezzamento sul mercato del token.

A questo dato va aggiunto anche quello riguardante i validatori della EVM, che hanno superato la soglia del milione. Un dato che conferma la centralità della blockchain all’interno della finanza decentralizzata. Proprio per questo l’intera criptosfera guarda con interesse mista a preoccupazione l’indagine della SEC. Ove Ethereum fosse indicato come titolo, il passo successivo sarebbe con ogni probabilità l’allargamento delle richieste di risarcimento ad un gran numero di protocolli. Considerate le richieste elevate nei confronti di Ripple, due miliardi di dollari, non è una prospettiva esaltante, per il settore.

Ethereum, ricavi e commissioni aumentano dell’80% nel primo trimestre dell’anno

Se sono in molti, periodicamente, a proporsi in veste di Ethereum Killer, la blockchain di Vitalik Buterin non sembra dal canto suo aver alcuna intenzione di abdicare dalla sua posizione di punta di diamante della finanza decentralizzata.

A dimostrarlo i dati finanziari relativi all’ultimo trimestre. Nel primo spezzone del 2024, infatti, la  rete Ethereum ha evidenziato una crescita estremamente significativa, almeno stando ai dati pubblicati da Coin98 Analytics.

Ethereum in forte crescita, nel primo trimestre dell’anno

Ethereum ha fatto registrare dati estremamente positivi, nel corso del primo trimestre del 2024. È stato Coin98 Analytics a mettere in evidenza le prestazioni assolutamente positive per quanto riguarda alcuni parametri finanziari, a partire da ricavi complessivi e commissioni di transazione.

I guadagni collezionati in questo periodo, infatti sono praticamente triplicati, attestandosi a 369 milioni di dollari. Per capire meglio il dato, basterà ricordare quello relativo al primo trimestre dell’anno precedente, quando l’azienda si era fermata a quota 119 milioni di dollari. Su base annua, quindi, il progresso è nell’ordine di un impressionante 210%.

Non meno significativo il dato relativo a commissioni e ricavi, che nello stesso arco temporale sono cresciuti rispettivamente del 79% e 85%, su base trimestrale. In particolare, limitando l’analisi alle commissioni di transazione, si scopre che le entrate hanno raggiunto 1,2 miliardi di dollari. Con una crescita del 155% nei confronti del dato relativo al trimestre precedente.

Presi complessivamente, i ricavi totali di Ethereum nel corso del primo trimestre del 2024 ammontano a un miliardo di dollari. L’aumento è assolutamente significativo nei confronti dello stesso periodo dell’anno precedente, quando il dato si fermò a 385 milioni di dollari, raggiungendo il +186%.

A questi dati occorre poi aggiungere l’aumento del TVL (Total Value Locked), il valore totale bloccato nell’ecosistema DeFi di Ethereum. Il dato è infatti cresciuto dell’86% su base trimestrale, raggiungendo i 55,9 miliardi di dollari.

A cosa si deve la crescita dei dati finanziari di Ethereum?

Naturalmente, di fronte a dati così significativi, più di qualcuno ha iniziato a chiedersi quali ne siano i motivi. Il punto di partenza di questa analisi non può che essere il sensibile avvicinamento di ETH ai suoi massimi storici, verificatosi in contemporanea. In pratica, proprio tale crescita del prezzo si è andata a tradurre in un aumento dei costi collegati alle transazioni che avvengono sulla Ethereum Virtual Machine.

Basti pensare in tal senso a quanto dichiarato da molti utenti, i quali hanno riferito come dopo il superamento di quota 3mila dollari da parte del token, si siano ritrovati a pagare sino cento dollari di commissioni nel corso delle ore di punta, quando l’affollamento dilata i tempi di validazione.

Inoltre, la tariffa media del gas per le transazioni di swap si è attestata all’inizio di marzo a quota 79 dollari. Una media, appunto, considerato che alcuni trader si sono dovuti rassegnare a sborsare sino a 400 dollari, alla fine del mese precedente.

Costi i quali, comunque, non hanno scalfito il livello di partecipazione alle attività di rete. Attività che, al contrario, si sono intensificate in misura notevole nel corso del primo trimestre dell’anno. A ricordarlo sono proprio i dati di Coin98 Analytics, secondo i quali il numero totale delle transazioni si sarebbe attestato a 107 milioni. Segnando quindi un aumento dell’8,4% su base trimestrale.

Anche i validatori hanno continuato a crescere numericamente, come attesta lo sfondamento della soglia di un milione. Un dato il quale, però, non è stato accolto positivamente dalla comunità. In particolare, è stato Gabriel Weide, gestore di una staking pool, ad affermare che un numero eccessivo di validatori apre la porta al rischio di un numero eccessivo di transazioni fallite.

Un’eccezione che è stata evidentemente accolta da Vitalik Buterin, il quale ha proposto come soluzione penalizzazioni significative per i validatori riconducibili ad un solo soggetto. In tal modo si potrebbe rendere più competitivo lo staking singolo rispetto a quello condotto dalle pool.

SEC contro Ethereum, ma è l’intero settore crypto a tremare

La notizia relativa all’indagine SEC su Ethereum, in particolare sul suo essere in realtà una security, ha naturalmente provocato una grande impressione nell’ecosfera. Se in un primo momento i commenti si sono concentrati sulle possibile ripercussioni su ETH, a partire dal sempre più possibile slittamento degli ETF spot, ora la discussione è diventata molto più ampia. Il motivo è facilmente intuibile: nelle condizioni di Ethereum si trova un numero esorbitante di progetti, in pratica tutti quelli che propongono lo staking.

Ethereum, ma non solo

È stato il Presidente della Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti, Gary Gensler, a far capire l’aria che tira sull’innovazione finanziaria. Proprio lui, infatti, ha accennato alla possibilità che le catene di proof-of-stake potrebbero assomigliare a contratti di investimento. Ove questa impostazione fosse ritenuta legittima, potrebbero essere considerate titoli. 

Naturalmente, proprio questa impostazione è ora confutata dai criptofans. Secondo loro, infatti, esiste una differenza abissale tra Ethereum e i titoli tradizionali: la decentralizzazione. se è vero che Vitalik Buterin viene spesso associato a ETH, il suo apporto allo sviluppo di EVM si configura come un contributo pari a quello di tutti coloro che lo fanno.

Si tratta però di una affermazione che andrebbe effettivamente analizzata, considerato come da più parti, e da tempo, si affermi che la decentralizzazione di molte blockchain sia un valore più vantato che effettivamente praticato. Ad esempio, nel caso di Ethereum, a scalfirlo in maniera non proprio lieve è proprio il funzionamento dello staking. Sono infatti necessari 32 ETH per poterlo fare e, alla luce del prezzo del token, si prefigura un impegno finanziario di grande rilievo, non proprio alla portata di tutti.

I problemi sul tavolo

C’è però un fatto che inizia ad essere visto alla stregua di un controsenso, da molti osservatori. La Commodities Futures Trading Commission (CFTC), la controparte della SEC, ha infatti da tempo riconosciuto ad ETH lo status di commodity, consentendogli di godere di un quadro normativo del tutto chiaro.

La classificazione di Ethereum come titolo, avrebbe a questo punto ripercussioni di larga portata per le imprese e gli investitori che hanno già deciso di impegnarsi nella piattaforma. Una ridefinizione dello status di ETH si tradurrebbe automaticamente in incertezza normativa. L’esatto opposto di ciò di cui necessita un ecosistema per attirare investimenti e favorire l’innovazione.

I danni, però, potrebbero estendersi anche alla SEC, che perderebbe in termini di credibilità. E non a caso, ormai da tempo, molti politici repubblicani mostrano il loro aperto dissenso dall’operato di Gary Gensler, di cui non è difficile prevedere l’avvicendamento nel caso in cui Trump tornasse alla Casa Bianca.

Peraltro sarebbe difficile giustificare il fatto che la stessa SEC abbia approvato i futures su ETH all’interno delle borse regolamentate mesi dopo il Merge. Ovvero dopo l’evento che avrebbe in pratica fatto di Ethereum un titolo. La domanda è in fondo logica: se l’agenzia era arrivata alla risoluzione proprio a causa del Merge, perché approvarli, escludendolo dal novero delle securities? 

La situazione di Ethereum è comune a tutti i progetti Proof-of-Stake

Non pochi sostengono che un mutamento della classificazione di Ethereum, a distanza di un decennio dal suo sbarco sul mercato, sarebbe estremamente dannoso. Un giudizio dato, peraltro, limitando la questione alla blockchain di Vitalik Buterin.

Il problema è che la EVM è un ecosistema popolato da un gran numero di soluzioni che hanno puntato con decisione sullo staking. Una soluzione ideale non solo in termini di sicurezza, ma anche per entrare nel mondo della Decentralized Finance. Staking che, a sua volta, si è evoluto nel corso degli ultimi anni, originando un gran numero di soluzioni dedicate a quello liquido.

Soluzioni che hanno non solo risolto alcuni problemi derivanti dal blocco degli asset e dalla loro illiquidità, tipici dello stoccaggio tradizionale, ma anche creato le basi per un salto di qualità della DeFi. Tutti quanti si ritroverebbero ora nelle stesse condizioni di incertezza di Ethereum. Ecco perché la preoccupazione con il passare delle ore si è propagata all’intero settore crypto.

La SEC indaga su Ethereum, si allontana la prospettive di un ETF su ETH?

Una notizia relativa a Ethereum, emersa nel corso delle ultime ore, ha contribuito a movimentare ulteriormente un mercato che già si mostrava di difficile interpretazione, coi continui saliscendi di Bitcoin.

Un rapporto pubblicato nella giornata di ieri da Fortune, ha rivelato che la Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti ha aperto un’indagine sulla Ethereum Foundation. Stando a quanto evidenziato nel rapporto, l’ente di regolamentazione dei mercati finanziari statunitensi starebbe cercando di classificare ETH, il token nativo della Ethereum Virtual Machine, alla stregua di una sicurezza. In pratica la stessa situazione in cui si è ritrovato impantanato Ripple.

Occorre peraltro sottolineare che la notizia non rappresenta un vera e propria novità. Già in un post pubblicato il passato 26 febbraio sul repository Github della Ethereum Foundation, era stata confermata l’esistenza di un’indagine. In particolare, il sito web dell’organizzazione no-profit svizzera aveva affermato di trovarsi di fronte ad un’indagine volontaria da parte di un’autorità statale, tale da prevedere un requisito di riservatezza.

Ethereum e SEC: cosa sta realmente accadendo?

Nelle ore successive all’ufficializzazione dell’indagine, sono iniziate naturalmente a filtrare indiscrezioni, da prendere a volte con le molle. Stando comunque a quanto affermato da una persona che sarebbe conoscenza della situazione, sempre stando alla ricostruzione di Fortune, l’inizio dell’inchiesta da parte della SEC risalirebbe addirittura al Merge. In pratica, quindi, già dal settembre del 2022, quando Ethereum fu traghettato dal Proof-of-Work al Proof-of-Stake, l’ente di regolamentazione si sarebbe attivato.

Chi ha familiarità con questo genere di questioni, inoltre, non esita ad affermare che proprio il Merge sarebbe alla base dell’indagine. La transizione allo staking, infatti, sarebbe stata vista dalla SEC come il passaggio chiave per classificare Ethereum alla stregua di security.

Altre persone, di cui è stata tenuta nascosta l’identità, hanno dal canto loro dichiarato che l’ente aveva già recapitato diversi mandati di comparizione investigativi nelle ultime settimane. Tutti diretti alla Ethereum Foundation e resi possibili dal fatto che la stessa avrebbe infranto l’impegno di non nascondere alcuna indagine esterna alle autorità statali. 

Nel post pubblicato sul sito istituzionale della fondazione, è possibile trovare questa precisazione, al riguardo: “La Fondazione Ethereum (Stiftung Ethereum) non è mai stata contattata da alcuna agenzia in qualsiasi parte del mondo in un modo che richieda che tale contatto non venga divulgato. Stiftung Ethereum divulgherà pubblicamente qualsiasi tipo di indagine da parte di agenzie governative che non rientra nell’ambito delle normali operazioni commerciali.”

L’ETF spot su Ethereum sembra destinato ad essere rimandato

Naturalmente, la notizia data da Fortune si è abbattuta come un macigno su una situazione resa già particolare dalla questione relativa all’ETF spot su Ethereum. Una questione che è destinata ad andare ad intrecciarsi con l’inchiesta della SEC, proprio per le sue implicazioni.

Nel caso in cui non si riuscisse a sciogliere il dilemma sulla reale essenza di ETH, ovvero il suo essere un titolo o meno, sarà impossibile prendere una decisione sugli ETF. Del resto, già molti osservatori avevano rilevato come fosse estremamente complicato un lasciapassare della SEC per il prossimo 23 maggio. Ritenendo al contrario che la possibilità fosse più concreta per il prossimo mese di dicembre.

La base di tali argomentazioni si concentrava sulla mancanza di comunicazione tra ente di regolamentazione dei mercati finanziari e richiedenti statunitensi. Ora, però, la questione assume una veste molto diversa. La mancanza di chiarezza sulla veste di security di ETH sembra aprire le porte ad un vero e proprio stallo.

Anche il mercato sembra dare credito a questa ipotesi. Dopo la propagazione della notizia, infatti, Ethereum ha lasciato sul campo oltre l’8% del suo valore, prima di un leggero rimbalzo. Un calo che ha fatto seguito a quello fatto registrare a seguito della correzione del mercato nel corso degli ultimi giorni.

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