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Tag: Elon Musk

C’è Elon Musk dietro la strategia crypto di Donald Trump? Il fondatore di Tesla nega il suo coinvolgimento nella battaglia presidenziale

Donald Trump è stato a lungo un detrattore di Bitcoin e degli asset digitali in genere. Proprio per questo la sua conversione ad U sulle criptovalute ha destato un certo stupore. Uno stupore che ha peraltro provocato più di qualche defezione tra i suoi sostenitori di un tempo, a partire da Steve Bannon. Il leader dell’Alt Right, infatti, ha proclamato pubblicamente l’impossibilità di continuare a seguire il magnate dopo il varo della collezione di token non fungibili nota come Trump NFT.

Una svolta tanto clamorosa da aver spinto infine qualcuno a chiedersi cosa l’abbia provocata. Ma forse la domanda dovrebbe cercare di individuare chi l’abbia provocata. La risposta che sta circolando in queste ore è molto precisa: Elon Musk. Proprio il fondatore di Tesla sarebbe il consigliere di Trump in materia di innovazione finanziaria.

Elon Musk consiglia Donald Trump sugli asset digitali?

Le criptovalute sono fondamentali e vanno difese: questa è la nuova linea di Donald Trump in tema di innovazione finanziaria. Se un tempo il miliardario di nuovo in corsa per la Casa Bianca le vedeva come fumo negli occhi, affermando di guardare solo al dollaro, ora la situazione è totalmente diversa.

Ormai da settimane, infatti, l’ex presidente repubblicano sta battendo ossessivamente sulla necessità di convivere con Bitcoin e Altcoin. Tanto da affermare di essere lui stesso un investitore e di guardare con divertimento alle fluttuazioni di quelle che definisce “monete pazze”.

Una conversione talmente clamorosa da aver spinto qualcuno a fare le pulci ai suoi discorsi, concludendo che di sostanza ce ne sarebbe poca. Altri, invece, hanno cercato di capire chi abbia spinto il magnate a sposare la causa della criptosfera. Concludendo con una indicazione molto precisa: Elon Musk.

L’uomo più ricco del mondo, infatti, è da tempo un sostenitore delle criptovalute. In particolare di Bitcoin e Dogecoin, la meme coin che grazie alla sua continua promozione è diventata un vero e proprio caso. Ma cosa c’è di vero sulla sua indicazione di consigliere di Trump?

Musk smentisce e afferma la sua neutralità

Secondo quanto affermato da Bloomberg, gli strateghi di Donald Trump stanno discutendo sull’opportunità di invitare Elon Musk alla convention repubblicana di luglio. L’occasione in cui sarà ufficializzata l’investitura del primo in qualità di candidato alla presidenza.

Il fondatore di Tesla è stato avvistato a marzo a un evento per i donatori di Trump. Se ne potrebbe quindi trarre la convinzione che sia un sostenitore repubblicano. Impressione che, però, lo stesso Musk ha cercato di dissolvere, affermando la sua neutralità nella contesa per la Casa Bianca. Aggiungendo che non ha alcuna intenzione di sostenere finanziariamente nessuno dei due candidati alla presidenza.

Con l’intensificarsi delle indiscrezioni che lo vorrebbero come consigliere di Trump in tema di innovazione finanziaria, il miliardario di origini sudafricane ha inoltre deciso di stabilire le distanze. Lo ha fatto su X, l’ex Twitter da lui acquisito. In un post ha infatti affermato: “Sono abbastanza sicuro di non aver mai discusso di criptovalute con Trump, anche se in genere sono favorevole alle cose che spostano il potere dal governo alla gente, cosa che la criptovaluta può fare”.

Il raccordo tra Musk e Trump sarebbe assicurato da Vivek Ramaswamy

Le precisazioni del numero uno di Tesla, però, non solo non stupiscono, ma sono del tutto logiche. Le sue aziende necessitano di ottimi rapporti con la politica, spingendolo a cercare contatti anche con chi è ideologicamente distante dalle sue posizioni. Basti pensare in tal senso ai rapporti con Lopez Obrador, il presidente di sinistra del Messico. Tesi ad inaugurare una Gigafactory nel territorio del Paese confinante, con vantaggi di non poco conto per quanto riguarda il costo del lavoro.

Lo stesso Musk, però, è una sorta di bestia nera dei democratici. A renderlo tale la gestione di X e il suo continuo richiamo alla necessità di rimuovere lacci e lacciuoli che negli ultimi anni ne avrebbero limitato la democrazia interna. Per dirla tutta, Musk è un personaggio avvertito come politicamente scorretto, alla pari di Trump. Non stupirebbe eccessivamente, di conseguenza, il suo schierarsi per i repubblicani.

E, al proposito, occorre ricordare altre indiscrezioni che continuano a girare dietro le quinte. Secondo le quali a svolgere un ruolo cruciale nel contatto tra Musk e Trump sarebbe l’imprenditore Vivek Ramaswamy, ex candidato alle primarie repubblicane. Proprio lui avrebbe suggerito un’alleanza strategica tra i due personaggi. Alleanza la quale testimonierebbe la crescente intersezione tra tecnologia e politica, coi leader del primo settore sempre più attivi nel cercare di influenzare la seconda.

Elon Musk twitta sulla morte di Kabosu e le meme coin tornano a correre

Il famoso cane Kabosu, il volto di Dogecoin e di molte altre meme coin a tema canino, è morto nella giornata di ieri, alla bella età di 17 anni. A segnalarne la scomparsa il suo proprietario, che ha in tal modo innescato una vera e propria ondata di commozione all’interno della comunità raccolta intorno a questo particolare settore della criptosfera.

Tra coloro che hanno commentato l’evento, c’è stato anche Elon Musk. E, come al solito, il suo commento pubblicato su X ha immediatamente provocato la forte crescita di molti token ispirati a Kabosu e altre meme coin. Confermando ancora una volta la straordinaria presa del fondatore di Tesla su queste criptovalute.

La morte di Kabosu e il commento di Elon Musk fanno di nuovo scatenare la febbre delle meme coin

La morte di Kabosu, il cane Shiba Inu che ha ispirato i creatori di Dogecoin e di altre meme coin a tema canino, ha colpito enormemente la comunità raccolta attorno a queste criptovalute. Tanto da spingere un gran numero di utenti a salutare per l’ultima volta l’animale.

Tra coloro che lo hanno fatto, non poteva mancare Elon Musk, il CEO ad honorem di DOGE. L’uomo più ricco del mondo non ha mai nascosto la propria predilezione per Dogecoin, apprezzandone in particolare lo spirito lieve e giocoso.

Nel corso degli anni ha dedicato un gran numero di tweet al token, spingendolo sempre più in alto. Come ha fatto stavolta. Nei minuti immediatamente successivi al suo intervento su X, il social media un tempo noto come Twitter di cui è ora proprietario, il prezzo di DOGE è salito del 5% raggiungendo il massimo della sessione di 17,3 centesimi. Mentre Shiba Inu è a sua volta cresciuto del 3%.

In questo caso i progressi si sono rivelati di breve durata, in quanto nelle ore successive entrambe le criptovalute hanno ridotto i guadagni. Nonostante ciò, nelle ultime 24 ore hanno sovraperformato l’indice CoinDesk 20, che è risultato al contrario piatto.

Molto meglio è comunque andata a Pepe. La meme coin ispirata ad una rana, infatti, ha confermato il trend di crescita che sta evidenziando ormai da giorni. Nel suo caso, infatti, il prezzo è salito del 6,36% nel corso delle ultime 24 ore. Se il riferimento è all’ultima settimana, la crescita è invece nell’ordine del 62,74%, tale da portare il protocollo al 20° posto nella classifica di CoinMarketCap.

Perché ogni volta che Elon Musk twitta sul tema, le meme coin crescono?

Quanto è accaduto ha naturalmente riproposto il tema relativo all’influenza di Elon Musk sul mercato criptovalutario. Non solo per quanto riguarda le meme coin, ma anche Bitcoin, anche se in questo caso l’influsso è minore.

Naturalmente, questo comportamento del mercato, e l’associazione ai messaggi del fondatore di Tesla, spingono molti curiosi a chiedersi quale sia il collegamento. La spiegazione è abbastanza semplice: secondo molti trader, Musk possiede un gran numero di meme coin. Se non si sa per Dogecoin la realtà, al contrario è risaputo che alcuni team di sviluppo hanno pensato bene di regalargli un notevole quantitativo di token dei propri progetti.

Naturalmente questa bizzarra consuetudine, il regalare monete virtuali a personaggi che già sono straricchi per proprio conto, innesca un’altra legittima domanda: a cosa è dovuta? È molto semplice: si tratta di una mossa di marketing. Chi la effettua conta sul fatto che si parlerà molto di questo atto e della meme coin implicata nell’operazione. Il tutto dando luogo ad una campagna a costo contenuto, in quanto nella fase iniziale i token in oggetto valgono solitamente molto poco.

Nel caso di Musk, poi, c’è anche un altro fattore da tenere presente. Molti pensano che prima o poi integrerà Dogecoin in un sistema di pagamento su X e, magari, su Tesla. In effetti per quanto concerne le auto elettriche da lui prodotte era già stato accettato il Bitcoin, prima di tornare indietro sulla decisione a causa delle polemiche sugli eccessivi consumi della sua blockchain.

Per quanto riguarda X e DOGE, invece, si è parlato spesso di questa ipotesi, senza che però piani al proposito siano stati condotti a termine. Ciò, però, non esclude che lo siano nell’immediato futuro. Nel frattempo, la presa del miliardario di origini sudafricane sulle meme coin continua a dare copiosi frutti.

Elon Musk ci ricasca e con un post manda Dogwifhat sulle montagne russe

Elon Musk ci è cascato di nuovo. Stavolta oggetto di un suo post è stato Dogwifhat, l’ormai iconica meme coin che sta letteralmente spopolando tra gli amanti del genere. In un messaggio dedicato al giorno di San Patrizio, il fondatore di Tesla ha infatti condiviso un’immagine che ritraeva tre cani, ognuna dotato di un cappello.

Il riferimento è naturalmente a Dogwifhat, indicato ormai da tutti come il cane con il cappello. Anche se lo stile del miliardario di origini sudafricane è come al solito indiretto, non è stato complicato per molti ravvisare nel post il suo forte sostegno a WIF.

Elon Musk e WIF: è sbocciato un nuovo amore?

Com’è noto, Elon Musk è un fan della prima ora di Dogecoin. I suoi tweet per lungo tempo hanno rappresentato una leva potentissima per DOGE, sospingendone il prezzo a livelli impensabili per una semplice meme coin.

Una funzione del resto riconosciuta dalla comunità raccolta intorno al progetto, tanto da indicare l’uomo più ricco del mondo come indiscutibile CEO dell’azienda, su un referendum condotto sull’allora Twitter.

Altre meme coin hanno in seguito cercato di procacciarsene le simpatie, sperando con tutta evidenza in un impatto analogo sulle proprie fortune. Paradossalmente, non ce n’è neanche stato il bisogno. Non poche volte, infatti, i tweet di Musk sono stati interpretati dai mercati come un avallo a determinate meme, con le ovvie conseguenze.

Quanto accaduto stavolta con Dogwifhat, quindi, rientra in una storia ormai lunga e anche controversa. Non a tutti, infatti, piacciono i messaggi lanciati da Elon Musk. Anzi, più di una volta il numero uno di Tesla è stato accusato di turbativa dei mercati. Intanto, però, l’ultimo messaggio ha spedito Dogwifhat sulle montagne russe.

Dagli altari alla polvere in poche ore

Se è vero che il prezzo di WIF è stato pompato dal messaggio di Elon Musk, nel corso delle ultime ore si è verificato un notevole ritracciamento, che potrebbe aver fatto forti danni tra i sostenitori del progetto. In appena 24 ore, infatti, il suo valore è sceso di oltre nove punti percentuali.

Naturalmente le cause di questo crollo sono da ravvisare nel momento molto particolare del mercato, che sta subendo perdite generalizzate. L’ondata di vendite su Bitcoin si è andata a riflettere sull’intero settore e, in particolare, sugli ambiti più chiaramente speculativi, come quello delle meme coin.

Se progetti ormai consolidati come Dogecoin e Shiba Inu sono stati costretti a lasciare sul terreno rispettivamente il 5,62 e il 3,44% del proprio valore, non può certo stupire il dato molto più significativo di WIF. Naturalmente, potrebbe trattarsi di una semplice dinamica di mercato, quella che sta colpendolo. Il timore è che, però, il fatto di presentarsi come un token puramente speculativo possa esporlo a rischi molto più grandi di quelli collegati a soluzioni più complesse.

Dogwifhat, all’insegna della spensieratezza

Sino a questo momento Dogwifhat ha goduto di larghe simpatie, derivanti dal modo estremamente fresco di presentarsi. Il suo berretto rosa lavorato a maglia è diventato una sorta di icona, spingendo alla formazione di una comunità entusiasta. Talmente entusiasta da indicare nello stesso berretto indossato da Lebron James un chiaro appoggio a WIF, poi smentito da più parti.

Il problema vero è che, preso da un punto di vista esclusivamente tecnologico, WIF mostra una certa debolezza. Non esiste un piano di sviluppo, non c’è un ecosistema strutturato e popolato come quello di Shiba Inu. Forse potrebbe arrivare nel futuro lo staking, ma al momento si tratta di una semplice ipotesi.

Il tutto, in in definitiva, si risolve in una meme coin estremamente basica, sulla falsariga di Dogecoin. DOGE, però, è talmente noto che può permettersi la mancanza di un vero modello di business. WIF non lo è ancora allo stesso livello, anche se il 48° posto già raggiunto nella classifica di CoinMarketCap è effettivamente notevole. La domanda che ci si dovrebbe porre, prima di investirci sopra, è se sia in grado di resistere ad una crisi grave come il crypto winter in auge sino a qualche tempo fa. Una domanda la cui risposta non è scontata.

Musk, annullato in tribunale il maxi compenso da 56 miliardi: “Eccessivo e ingiusto”

Un giudice dello Stato del Delaware, Stati Uniti, ha annullato la remunerazione stimata in 56 miliardi di dollari concessa a Elon Musk nel 2018 in veste di Ceo di Tesla. La sentenza arriva alla fine di un processo intentato contro l’eccentrico imprenditore da alcuni azionisti che consideravano il processo di attribuzione del corrispettivo eccessivo e poco trasparente.

Sentenza annulla maxi compenso ad Elon Musk: “prezzo ingiusto”

Il piano di remunerazione concesso nel 2018 di 56 miliardi di dollari aveva contribuito a rendere Elon Musk l’uomo più ricco del pianeta. Adesso, quel primato potrebbe essere sfumato dopo la sentenza emessa da un tribunale del Delaware che ha alzato il velo sulle procedure poche trasparenti di attribuzione al Ceo di Tesla del prestigioso pacchetto di azioni.

Il giudice americano ha dato dunque ragione a quegli azionisti che volevano vederci chiaro, contrastando la posizione di potere assoluto all’interno dell’azienda di Musk, che avrebbe dettato i termini del suo compenso. Il prezzo che Tesla paga per avere Musk alla guida è stato considerato “ingiusto“. Il tribunale ha dunque stabilito che il piano di attribuzione del pacchetto esorbitante di stock options sia da considerarsi nullo. Alla sentenza si può ricorrere in appello presso la Corte Suprema del Delaware.

Musk “distratto” da altri interessi oltre Tesla

Il pacchetto azionario era stato attribuito all’imprenditore perché si concentrasse sull’attività di Tesla, ovvero le auto elettriche. Nel corso degli anni, però, il visionario amministratore unico avrebbe espanso il suo impero finanziario, acquisendo Twitter nel 2022 per la “modica” cifra di 44 miliardi di dollari, distraendosi dagli obiettivi primari della società più grande.

L’arrivo di questa sentenza potrebbe costituire un terremoto per l’avveniristica società, il cui titolo ha già perso in borsa il 12%, mandando in fumo 80 miliardi di dollari. Le previsioni di crescita del 2024 annunciano inoltre un rallentamento, circostanza che potrebbe portare a un ulteriore fuga degli investitori.