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Bitcoin, Trump vuole che quelli restanti siano estratti negli Stati Uniti

Donald Trump sembra intenzionato a sfruttare ogni possibile occasione, per attrarre gli indecisi che detengono criptovalute. La sua ultima sortita nel campo dell’innovazione finanziaria è stata dedicata al mining di Bitcoin, altro tema caldo degli ultimi anni, il quale sta tornando in auge proprio per il rinnovato quadro imposto al settore dal quarto halving.

Con il dimezzamento delle ricompense spettanti ai minatori, molte aziende del settore si sono trovate in forte difficoltà. Se alcune hanno chiuso, altre stanno invece considerando con sempre più attenzione la questione dei costi, in particolare quelli relativi alla quantità di energia che serve per alimentare i macchinari dedicati all’estrazione dei blocchi.

Un tema che non poteva quindi sfuggire a un Donald Trump costantemente all’attacco, sul tema criptovalutario. Tanto da spingerlo ad affermare che il suo obiettivo è di creare le condizioni affinché tutti i Bitcoin restanti vengano estratti negli Stati Uniti.

Dominare il mining di Bitcoin per nominare il globo a livello energetico

In un recente incontro con gli operatori del settore, il candidato presidenziale repubblicano ha affermato senza mezzi termini di avere come obiettivo l’estrazione di tutti i Bitcoin rimanenti all’interno degli Stati Uniti. Una mossa che, secondo lui, contribuirà al dominio energetico del paese.

All’incontro hanno preso parte molti rappresentanti di importanti aziende minerarie. Tra di loro Salman Khan (Marathon Digital), Matthew Schulz (CleanSpark), Jason Les e Brian Morgenstern di Riot Platforms. Oltre ad Amanda Fabiano, ex responsabile del settore minerario di Galaxy e attuale direttore del settore minerario di Bitcoin presso Fidelity.

A spiegare i suoi concetti è stato l’ultimo post pubblicato dal tycoon sulla piattaforma social Truth, con queste parole: “Il mining di Bitcoin potrebbe essere la nostra ultima linea di difesa contro una CBDC. L’odio di Biden per Bitcoin aiuta solo la Cina, la Russia e la sinistra radicale comunista. Vogliamo che tutti i Bitcoin rimanenti siano MADE IN USA!!! Ci aiuterà a essere ENERGY DOMINANT.” Ovvero dominanti dal punto di vista energetico, anche se non è chiaro il motivo per il quale detenere BTC rafforzerebbe la posizione energetica degli USA.

Per capire meglio l’ultima sparata di Trump, occorre a questo punto sottolineare come la quota statunitense in termini di hash rate veda attualmente il Paese nordamericano attestarsi al 38%, contro il 21% della Cina e il 13,3% del Kazakistan. I dati sono di Chain Bulletin e il candidato repubblicano vorrebbe modificarli a vantaggio del suo Paese.

Trump continua a spingere sulle criptovalute

Le parole a volte avventate di Trump in tema di criptovalute, evidenziano come il miliardario, nel suo tentativo di tornare alla Casa Bianca, sia intenzionato a sfruttare metodicamente il tema dell’innovazione finanziaria. Un settore a lungo osteggiato, ma che ora potrebbe fare la differenza nella corsa alla presidenza.

Se un tempo Trump detestava Bitcoin, ora se ne professa convinto assertore. Tanto da affermare la necessità di coesistenza tra BTC e dollaro. Un entusiasmo da neofita che lo spinge ad affermazioni spesso sopra le righe, le quali sembrano più derivanti da motivazioni tattiche che da una vera conoscenza del tema.

Un nuovo atteggiamento che ha trovato sponda in una industria, quella delle criptovalute, che necessita di sponde istituzionali. La serrata offensiva scatenata dalla SEC targata Gary Gensler, infatti, sta producendo notevoli danni a un gran numero di aziende. In particolare quelle che si sono viste recapitare un avviso Wells dall’autorità di regolamentazione dei mercati finanziari statunitensi.

Con Trump cambierà l’atteggiamento istituzionale verso Bitcoin e Altcoin?

Nel corso delle ultime settimane, l’offensiva pro-criptovalute di Trump ha acquistato una sempre maggiore velocità. Sino a promettere la liberazione di Ross Ulbricht, il controverso creatore di Silk Road, fiorente mercato del Dark Web su cui avvenivano traffici di stupefacenti, armi ed esseri umani, prima della chiusura da parte delle forze dell’ordine.

Cui hanno fatto seguito accuse sempre più violente contro quella parte democratica risolutamente avversa all’innovazione finanziaria. Una parte simboleggiata da Elizabeth Warren, dalla quale ha promesso di difendere il diritto all’autocustodia dei detentori di asset digitali.

Non tralasciando neanche il tema di una CBDC (Central bank Digital Currency) a stelle e strisce. Per la quale ha affermato la sua assoluta contrarietà, ravvisando nella stessa un mezzo di controllo sui cittadini.

Gli ultimi sondaggi pubblicati vedono il candidato repubblicano in leggero vantaggio su Biden. La distanza tra i due è al momento inferiore al punto percentuale, non dando di conseguenza alcuna certezza a nessuno. Mentre è abbastanza sorprendente il 9,1% che gratifica un altro candidato pro-crypto, quel Robert F. Kennedy Jr. che si presenta come indipendente.

Donald Trump si autoproclama presidente delle criptovalute, durante un evento elettorale a San Francisco

Sono ormai molto lontani i tempi in cui Donald Trump tuonava contro il Bitcoin e le criptovalute in generale, affermando il suo totale sostegno al dollaro reale. Ormai il candidato repubblicano sembra deciso a sfruttare il sostegno della comunità crypto e non tralascia occasione per farlo.

A dimostrare l’assunto quanto accaduto nella giornata di ieri, durante una raccolta fondi a San Francisco, in California. Nel corso della quale l’ex presidente degli Stati Uniti e nuovamente candidato alla Casa Bianca non ha avuto eccessive remore ad autoproclamarsi “Presidente delle criptovalute”.

All’incontro, che è stato una vera e propria passarella per molte figure di spicco del settore tecnologico, hanno preso parte importanti venture capitalist, tra cui David Sacks e Chamath Palihapitiya, che avevano del resto contribuito a organizzare l’evento.

Donald Trump fiuta il vento e insiste sull’appoggio alle criptovalute

Donald Trump sembra intenzionato a non tralasciare nulla nella sua strada verso il ritorno alla presidenza degli Stati Uniti. Come sta facendo del resto da settimane, il candidato repubblicano ha quindi deciso di insistere sulla sua nuova visione in tema di asset digitali.

Se Joe Biden sembra ormai attardato in un vero e proprio loop, cercando di erigersi alla stregua di una muraglia nei confronti di un’innovazione finanziaria giudicata pericolosa, Trump non sembra invece farsi eccessivi problemi in tal senso. Anzi, confortato dai sondaggi, sembra deciso a pigiare il pedale dell’acceleratore per proporsi come un vero e proprio nume tutelare per il settore blockchain.

Lo ha dimostrato anche ieri, nel corso della raccolta di fondi per la sua campagna elettorale organizzata a San Francisco. Nel corso della quale il tycoon non ha avuto timori nell’affermare il suo appoggio agli asset virtuali. Queste le sue parole, in merito: “Siamo in prima linea in un movimento importante. Sarò il presidente delle criptovalute”.

Un vero e proprio manifesto elettorale il quale è stato immerso nel contesto di una più ampia critica ai democratici. Ovvero a quella parte politica che, secondo lui, stanno cercando di imporre normative eccessive, tali da rendere stagnante la crescita del mercato delle risorse digitali.

A ben vedere, le parole di Trump riflettono la teoria dei lacci e lacciuoli nei confronti dell’economia che è tipica della narrazione repubblicana. Solo che un tempo anche lui condivideva i timori nei confronti di un settore che, al contrario, ora sembra abbracciare acriticamente.

Una scelta di progresso

Trump sembra ormai senza freni. Nonostante alcuni esperti di blockchain abbiano bollato le sue esternazioni sul tema come assolutamente prive di reale sostanza, da vecchia volpe politica ha capito che l’appoggio dei criptofans potrebbe risultare decisivo nella corsa alla Casa Bianca. Tanto da esprimere il suo sostegno al settore e da promettere politiche in grado di favorirne il benessere.

Eloquenti le sue parole al proposito: “Sostenere le criptovalute non è solo una scelta, è una necessità per il progresso della nostra nazione”. Una necessità la quale, peraltro, sembra derivare anche dalla recente dichiarazione dei BRICS, intenzionati a varare una propria criptovaluta. Un asset digitale il quale, secondo molti osservatori, potrebbe ridimensionare ulteriormente un potere imperiale del dollaro già in difficoltà.

Intanto il portafogli crypto di Donald Trump continua a crescere

Naturalmente, Trump ha anche ricordato come la sua campagna accetti ora donazioni in Bitcoin, Ethereum, Dogecoin e Shiba Inu. Tanto da farne il primo candidato presidenziale a distinguersi in tal senso.

Trump non ha poi mancato di criticare l’attuale quadro normativo, definendolo restrittivo e sfavorevole alla crescita delle imprese negli Stati Uniti. Le sue parole al proposito sembrano in effetti tratte di peso dalle dichiarazioni di importanti rappresentanti della criptosfera: “Si tratta di un settore nuovo e fiorente che ha bisogno di spazio per crescere, non di restrizioni che soffocano l’innovazione”.

In questo quadro, occorre sottolineare la continua crescita del portafogli crypto del miliardario. Stando alle ultime rilevazioni di Arkham Intelligence, infatti, il tesoro presente al suo interno avrebbe largamente oltrepassato i 30 milioni di dollari. A renderlo ancora più notevole la donazione di metà dell’offerta totale di TROG, ennesima meme coin a lui dedicata. Gli sviluppatori del nuovo protocollo, infatti, hanno deciso di farsi pubblicità regalandogli un quantitativo di coin che rasenta i 20 milioni di dollari in termini di valore.

Il wallet di Donald Trump continua a crescere grazie alle continue donazioni in criptovalute dei suoi simpatizzanti

Il tesoro in criptovalute di Donald Trump continua a crescere a ritmo incessante. Dopo la condanna sancita la scorsa settimana da un tribunale di Manhattan, l’ex presidente di nuovo in corsa per la Casa Bianca è stato letteralmente subissato di donazioni in valuta virtuale. Cui si sono aggiunti quantitativi molto robusti di meme coin in fase di lancio, che gli sono stati affidati proprio per sfruttare il clamore suscitato dalla vicenda giudiziaria del candidato repubblicano.

Il wallet di Donald Trump avrebbe ormai superato i 30 milioni di dollari in partecipazioni

I sostenitori di Donald Trump stanno letteralmente inondando di donazioni il wallet crypto dell’ex presidente degli Stati Uniti. Una reazione molto forte di fronte ad una condanna che lo stesso miliardario ha attribuito ad una congiura democratica.

Stando a quanto riportato dalla società di analisi blockchain Arkham Intelligence, tale afflusso è stato sufficiente per sospingere il valore delle sue partecipazioni oltre i 30 milioni di dollari. Il grosso del tesoro è costituito da Trog (TROG), l’ennesima meme coin lanciata sul mercato. Le partecipazioni del tycoon sarebbero in questo caso nell’ordine dei 19,5 milioni di dollari.

Trog, abbreviazione di Trump Frog, ha fatto il suo debutto sul mercato con uno slogan ad effetto, celebrandosi come la meme coin “che è qui per rendere di nuovo grandi le criptovalute”. Uno slogan che ricalca il “Make America Great Again” adottato come acronimo, MAGA, da molte meme coin dedicate a Trump e con il quale il miliardario ha vinto le elezioni presidenziali del 2016.

Per far parlare del token, la squadra degli sviluppatori ha deciso di consegnare metà della fornitura totale di 420.690.000 monete a Trump. Tanto da farne, e di gran lunga, il maggior detentore del token. Operazione di marketing che è ormai un classico, spingendo l’opinione pubblica a parlare del coin in oggetto sospingendolo sul mercato.

Operazione che ora sta effettivamente passando all’incasso. Secondo DexTools , infatti, il prezzo di TROG è salito alle stelle nel corso delle ultime 24 ore, con una crescita pari al 190%. Occorre sottolineare che queste operazioni sono condotte nella speranza che il destinatario non provveda a vendere il quantitativo posseduto, di cui potrebbe peraltro non essere consapevole. Ove lo facesse, infatti, la bassa liquidità della criptovaluta in oggetto ne farebbe crollare la quotazione.

Il tesoro di Trump continua a lievitare

Il wallet di Donald Trump, però, non è costituito solo da meme coin. Al suo interno, infatti, ci sono molti Ether, anche se un quantitativo per 2,4 milioni di dollari è stato ceduto nel passato mese di dicembre, dopo il fallimento della sua terza collezione di NFT. Da quando Trump è stato dichiarato colpevole, ovvero venerdì 31 maggio, il prezzo di Ethereum è leggermente aumentato. E i 471 ETH presenti al suo interno, valgono circa 1,8 milioni di dollari, ai prezzi odierni.

Si tratta però di un dato meno significativo di quello relativo ad un’altra meme coin, ovvero MAGA (TRUMP). In questo caso, infatti, ammonta a 7,8 milioni di dollari il quantitativo detenuto all’interno del portafogli elettronico dell’ex presidente.

Se in un primo momento dopo la lettura della sentenza MAGA era crollato, scontando una catena di vendite, nelle ore successive ha invece iniziato a correre. Tanto da conseguire il suo nuovo massimo storico a quota 17,51 dollari, il primo giorno di giugno.

La pericolosità delle meme coin

Dopo aver conseguito il massimo storico, ora MAGA si trova poco sotto i 14 dollari. Il suo percorso in questi giorni ha quindi assomigliato alle classiche montagne russe. Confermando in larga parte la pericolosità di cui sono accreditate le meme coin.

La vicenda giudiziaria di Trump, peraltro, non è ancora terminata. Deve infatti ancora essere comminata la pena per i 34 capi di imputazione per i quali il candidato repubblicano è stato condannato. Una pena che potrebbe arrivare ad un massimo di 4 anni di reclusione.

Probabilmente, considerata l’età di Trump e le necessità elettorali non si arriverà al vero e proprio carcere, ma al tempo stesso le polemiche sono destinate a proseguire. Almeno sino alla convention repubblicana che lo incoronerà nella veste di candidato ufficiale del partito. Polemiche destinate a tramutarsi in continue fibrillazioni sui mercati crypto.

C’è Elon Musk dietro la strategia crypto di Donald Trump? Il fondatore di Tesla nega il suo coinvolgimento nella battaglia presidenziale

Donald Trump è stato a lungo un detrattore di Bitcoin e degli asset digitali in genere. Proprio per questo la sua conversione ad U sulle criptovalute ha destato un certo stupore. Uno stupore che ha peraltro provocato più di qualche defezione tra i suoi sostenitori di un tempo, a partire da Steve Bannon. Il leader dell’Alt Right, infatti, ha proclamato pubblicamente l’impossibilità di continuare a seguire il magnate dopo il varo della collezione di token non fungibili nota come Trump NFT.

Una svolta tanto clamorosa da aver spinto infine qualcuno a chiedersi cosa l’abbia provocata. Ma forse la domanda dovrebbe cercare di individuare chi l’abbia provocata. La risposta che sta circolando in queste ore è molto precisa: Elon Musk. Proprio il fondatore di Tesla sarebbe il consigliere di Trump in materia di innovazione finanziaria.

Elon Musk consiglia Donald Trump sugli asset digitali?

Le criptovalute sono fondamentali e vanno difese: questa è la nuova linea di Donald Trump in tema di innovazione finanziaria. Se un tempo il miliardario di nuovo in corsa per la Casa Bianca le vedeva come fumo negli occhi, affermando di guardare solo al dollaro, ora la situazione è totalmente diversa.

Ormai da settimane, infatti, l’ex presidente repubblicano sta battendo ossessivamente sulla necessità di convivere con Bitcoin e Altcoin. Tanto da affermare di essere lui stesso un investitore e di guardare con divertimento alle fluttuazioni di quelle che definisce “monete pazze”.

Una conversione talmente clamorosa da aver spinto qualcuno a fare le pulci ai suoi discorsi, concludendo che di sostanza ce ne sarebbe poca. Altri, invece, hanno cercato di capire chi abbia spinto il magnate a sposare la causa della criptosfera. Concludendo con una indicazione molto precisa: Elon Musk.

L’uomo più ricco del mondo, infatti, è da tempo un sostenitore delle criptovalute. In particolare di Bitcoin e Dogecoin, la meme coin che grazie alla sua continua promozione è diventata un vero e proprio caso. Ma cosa c’è di vero sulla sua indicazione di consigliere di Trump?

Musk smentisce e afferma la sua neutralità

Secondo quanto affermato da Bloomberg, gli strateghi di Donald Trump stanno discutendo sull’opportunità di invitare Elon Musk alla convention repubblicana di luglio. L’occasione in cui sarà ufficializzata l’investitura del primo in qualità di candidato alla presidenza.

Il fondatore di Tesla è stato avvistato a marzo a un evento per i donatori di Trump. Se ne potrebbe quindi trarre la convinzione che sia un sostenitore repubblicano. Impressione che, però, lo stesso Musk ha cercato di dissolvere, affermando la sua neutralità nella contesa per la Casa Bianca. Aggiungendo che non ha alcuna intenzione di sostenere finanziariamente nessuno dei due candidati alla presidenza.

Con l’intensificarsi delle indiscrezioni che lo vorrebbero come consigliere di Trump in tema di innovazione finanziaria, il miliardario di origini sudafricane ha inoltre deciso di stabilire le distanze. Lo ha fatto su X, l’ex Twitter da lui acquisito. In un post ha infatti affermato: “Sono abbastanza sicuro di non aver mai discusso di criptovalute con Trump, anche se in genere sono favorevole alle cose che spostano il potere dal governo alla gente, cosa che la criptovaluta può fare”.

Il raccordo tra Musk e Trump sarebbe assicurato da Vivek Ramaswamy

Le precisazioni del numero uno di Tesla, però, non solo non stupiscono, ma sono del tutto logiche. Le sue aziende necessitano di ottimi rapporti con la politica, spingendolo a cercare contatti anche con chi è ideologicamente distante dalle sue posizioni. Basti pensare in tal senso ai rapporti con Lopez Obrador, il presidente di sinistra del Messico. Tesi ad inaugurare una Gigafactory nel territorio del Paese confinante, con vantaggi di non poco conto per quanto riguarda il costo del lavoro.

Lo stesso Musk, però, è una sorta di bestia nera dei democratici. A renderlo tale la gestione di X e il suo continuo richiamo alla necessità di rimuovere lacci e lacciuoli che negli ultimi anni ne avrebbero limitato la democrazia interna. Per dirla tutta, Musk è un personaggio avvertito come politicamente scorretto, alla pari di Trump. Non stupirebbe eccessivamente, di conseguenza, il suo schierarsi per i repubblicani.

E, al proposito, occorre ricordare altre indiscrezioni che continuano a girare dietro le quinte. Secondo le quali a svolgere un ruolo cruciale nel contatto tra Musk e Trump sarebbe l’imprenditore Vivek Ramaswamy, ex candidato alle primarie repubblicane. Proprio lui avrebbe suggerito un’alleanza strategica tra i due personaggi. Alleanza la quale testimonierebbe la crescente intersezione tra tecnologia e politica, coi leader del primo settore sempre più attivi nel cercare di influenzare la seconda.

Donald Trump dichiarato colpevole di 34 reati e le meme coin a lui dedicate crollano

Dopo oltre nove ore di discussioni, è stata resa nota la sentenza relativa al processo che vedeva imputato Donald Trump. Il candidato repubblicano alla Casa Bianca è stato giudicato colpevole di ben 34 reati, commessi all’interno di un piano teso a influenzare illegalmente le elezioni del 2016. Tra di essi il pagamento tenuto nascosto a un’attrice porno la quale ha riferito di aver avuto rapporti sessuali con il politico.

Se, naturalmente, le prime reazioni alla sentenza si sono tradotte in una discussione a largo spettro sulle conseguenze di questa decisione, occorre sottolineare che il mercato crypto, notoriamente sensibile a questo genere di situazioni, ha già emesso un altro verdetto. Sono infatti smottate le meme coin dedicate al tycoon.

Le meme coin dedicate a Donald Trump sono crollate dopo la lettura della sentenza

Donald Trump è stato giudicato colpevole di tutti e 34 i reati a lui ascritti, dal tribunale di New York chiamato a discutere la vicenda. Le reazioni del magnate sono state molto violente, portandolo a scagliarsi contro il procuratore distrettuale di Manhattan Alvin Bragg e l’amministrazione Biden. Secondo Trump, infatti, proprio loro avrebbero influenzato il verdetto finale.

Ora inizia l’attesa per la pena a carico dell’imputato, che sarà resa nota il prossimo 11 luglio, quattro giorni prima della convention repubblicana. Trump rischia da uno e mezzo a quattro anni di reclusione, ma considerati i suoi 77 anni potrebbe anche non essere sottoposto ad un periodo di reclusione.

Non appena il verdetto è stato letto, però, il mercato crypto ha dato un altro verdetto negativo, stavolta sulle meme coin dedicate al candidato repubblicano. MAGA e gli altri token in questione, infatti, sono letteralmente crollati in un arco temporale molto limitato.

MAGA e le altre meme coin confermano la volatilità delle criptovalute

Com’è ormai noto, le criptovalute sono estremamente volatili, addirittura più dei tradizionali asset finanziari. Lo hanno confermato le meme coin dedicate a Trump nelle ore immediatamente successive al verdetto di colpevolezza pronunciato ai danni dell’ex presidente.

MAGA, la più grande moneta meme a tema Trump per capitalizzazione di mercato ha visto la sua quotazione passare dai 15 dollari precedenti al verdetto a 11,27. Dopo un’ora aveva perso quindi il 25% circa del proprio valore, anche se poi ha iniziato a recuperare . In questo momento si trova a 13,65 dollari e tende a stabilizzarsi su questa quota.

Anche altre meme dedicate al tycoon meno capitalizzate sono entrate in una fase di forte calo, prima di riprendersi. MAGA Hat ha lasciato il 16%, come Super Trump, sei punti in meno di MAGA VP. Un caso a parte è invece costituito da Free Trump, che nel corso delle ultime 24 ore ha accresciuto il proprio valore del 575%.

Crescono, al contrario, le meme coin dedicate a Biden

Diametralmente opposto il comportamento delle meme coin dedicate al presidente Joe Biden. Quella che sta andando meglio, al momento, è Simpson Biden, con un notevole +34%. Meno forte, ma comunque intensa la crescita di Joe Biden (+8,10%), JOE e Dark Brandon, entrambe in salita di sei punti percentuali.

Meno bene sta andando, al momento Jeo Boden, che dopo aver accumulato in breve un +12%, nel corso delle ultime 24 ore ha invece lasciato sei punti percentuali sul terreno.

Come si può notare, quindi, tutti i gettoni PoliFi dedicati ai due candidati maggiori delle presidenziali USA denotano una pronunciata volatilità. Creando occasioni a non finire per i trader abituati a tenere i nervi saldi in questo genere di situazioni. Occasioni che continueranno a caratterizzare il mercato delle criptovalute sino alla fine dell’anno, considerati i possibili colpi di scena che potrebbe offrire la scena politica a stelle e strisce.

Le meme coin dedicate a Donald Trump prendono il volo subito dopo il suo intervento alla convention del Libertarian party

Il connubio tra meme coin e politica si sta dimostrando sempre più promettente. A dimostrarlo, in queste ore, sono i token dedicati a Donald Trump, il miliardario di nuovo in corsa per la Casa Bianca. In particolare sono stati MAGA e TRUMP a segnalarsi in tal senso, dando vita ad una crescita nell’ordine del 32% nelle ore immediatamente successive all’intervento del candidato repubblicano ad un evento del Libertarian Party. Un balzo in avanti che promette di continuare nel corso dei prossimi mesi.

TRUMP, il token dedicato allo sfidante di Biden spicca il volo

È bastato l’intervento di Donald Trump alla Convention nazionale del Libertarian Party, per riproporre in tutta evidenza il tema della volatilità crypto. Nelle ore immediatamente successive all’intervento del tycoon, infatti, due meme coin a lui dedicate, MAGA e TRUMP, hanno dato vita ad un vero e proprio rally, che sta perdurando.

Un volo verso l’alto che nel corso delle ultime 24 ore ha prodotto un +32%, tale da condurle entrambe al proprio massimo storico in termini di market cap. Capitalizzazione che è di particolare rilievo per MAGA, al momento posizionata al 231° posto nella classifica crypto con quasi mezzo miliardo di dollari di market cap.

I progressi fatti registrare da questa meme coin, peraltro, sono destinati a fare doppiamente felice il candidato repubblicano alla Casa Bianca. Proprio lui, infatti, è stato gratificato dal regalo di quasi 580mila token da parte degli ideatori del progetto.

Una mossa di marketing ormai usuale, che nel suo caso gli consente di possedere 6,7 milioni di dollari in MAGA all’interno del proprio wallet. Un bottino che è salito di 1,6 milioni nell’ultimo giorno. Tanto da far pensare che la sua apparizione all’evento del Libertarian Party sia stata doppiamente proficua. Ha cioè portato risultati in termini politici, ma anche finanziari. Strano che nel Paese ove il conflitto di interessi è curato con grande attenzione, nessuno abbia messo in luce quello che si viene a verificare nel caso di Trump.

Cosa ha detto Donald Trump alla convention del Libertarian Party?

L’intervento di Trump alla convention del Libertarian Party ha destato un certo clamore. Come era logico, il miliardario candidato per il partito repubblicano ha posto particolare enfasi sui temi del liberismo. Temi che sono particolarmente sentiti dai militanti di questo partito.

Il Libertarian Party, infatti, promuove il tema delle libertà civili, del non interventismo statale nell’economia, del liberismo senza freni e della massima limitazione dei poteri statali. Trump ha fatto atterrare su questi temi il suo nuovo cavallo di battaglia, ovvero le criptovalute.

Ha infatti promesso di difendere l’innovazione finanziaria dagli “scagnozzi” di Elizabeth Warren e affermato che gli USA devono guidare il settore. Ma, soprattutto, ha promesso di concedere la grazia a Ross Ulbricht. Ovvero al controverso creatore di Silk Road, un mercato della darknet in cui tra il 2011 e il 2013 sono avvenuti traffici di stupefacenti, armi ed esseri umani.

Le meme coin sulle presidenziali potrebbero essere di tendenza, nei prossimi mesi

Alla luce di quanto sta accadendo in queste ore, non è azzardato prevedere che nel corso dei prossimi mesi, quelli che separano dalle presidenziali statunitensi , le meme coin a tema politico possano rappresentare un trend molto forte.

Se Trump si è già posizionato all’interno di quella che viene chiamata PoliFi, il suo rivale Joe Biden non è da meno. Vanta infatti già sei token: Joe Biden, JOE, Jeo Boden, Dark Brandon, Dark Boden e Biden Token.

Naturalmente, non tutti sono ispirati dall’apprezzamento verso la sua figura, ma resta il fatto che il connubio tra politica e criptovalute si sta rivelando fertile. Come dimostrano anche i casi di Cynthia Lummis ed Elizabeth Warren. E chissà che nei prossimi mesi non arrivino altre meme coin analoghe.

Donald Trump prosegue l’offensiva sulle criptovalute e promette di liberare Ross Ulbricht, il creatore di Silk Road

Donald Trump ha deciso di puntare con grande forza sulle criptovalute, come era del resto ormai noto da settimane. Una scelta che è probabilmente soltanto di origine tattica, alla luce della sua vecchia avversione per gli asset digitali, ma la quale potrebbe comportargli notevoli vantaggi elettorali.

La sua ultima dichiarazione sul tema suona però abbastanza sorprendente. Il tycoon, infatti, ha esternato la sua intenzione di liberare immediatamente Ross Ulbricht, nel caso in cui dovesse prevalere su Joe Biden alle elezioni presidenziali di fine anno.

Criptovalute: Donald Trump promette di liberare Ross Ulbricht, il fondatore di Silk Road

Donald Trump ha dichiarato di essere intenzionato a liberare Ross Ulbricht, nel caso in cui dovesse tornare alla Casa Bianca. Lo ha affermato durante il suo discorso di ieri sera presso la Libertarian National Convention di Washington, DC.

Si tratta di una promessa destinata a creare non poche polemiche. Ross Ulbricht, infatti, è il fondatore di Silk Road, ovvero il più famoso mercato della Darknet, la parte più oscura del web. Al suo interno, in particolare, avveniva il commercio di stupefacenti, armi ed esseri umani. Un commercio per il quale, negli anni tra il 2011 e il 2013, è stato largamente usato il Bitcoin.

Una volta smantellato dalle forze dell’ordine Silk Road, il suo creatore è stato quindi condannato a ben due ergastoli più 40 anni di reclusione, dei quali 11 già scontati. Una pena la quale ha spinto la comunità crypto a indicare Ulbricht alla stregua di una sorta di martire, per la violazione dei suoi diritti costituzionali. Tanto che nel 2018 il Partito Libertario ha chiesto la grazia presidenziale a Trump. Grazia all’epoca non concessa, a differenza di quanto promette stavolta il candidato repubblicano.

Prosegue la svolta pro-crypto di Trump

La domanda che sorge spontanea, di fronte alla promessa di Trump, è la seguente: perché all’epoca non la concesse e stavolta invece sembra intenzionato a farlo? La risposta è di una semplicità disarmante: Trump mira al voto dei fanatici crypto e dei detentori di asset virtuali in genere.

Tanto da avere in pratica compiuto una vera e propria inversione sul tema. Non solo ha affermato la necessità di convivere con il detestato, un tempo, Bitcoin, ma ha anche accusato Biden di non capire le criptovalute. Al proposito occorre peraltro affermare che è la stessa accusa che alcuni noti esperti di blockchain hanno rivolto a lui, indicando le sue dichiarazioni in tema alla stregua di veri e propri sproloqui.

Trump è però andato oltre. Ha infatti lanciato una sua collezione di token non fungibili, Trump NFT. Tanto da spingere una parte della Alt Right a tagliare i ponti con lui. Come ha fatto Steve Bannon, il suo ex consigliere, durante una puntata di “The War Room”, programma da lui condotto, chiedendo peraltro l’immediato allontanamento di chi ha consigliato questa mossa, dal suo entourage.

Non meno duro Anthime Gionet, esponente di estrema destra noto come “Baked Alaska”, sotto processo per il ruolo ricoperto nell’assalto al Capidoglio. Su X ha infatti postato il seguente messaggio: “Non posso credere che andrò in prigione per un venditore di NFT”.

Trump sembra ormai senza freni, sul fronte dell’innovazione finanziaria

Trump, però, non sembra intenzionato a tornare indietro. Lo ha fatto capire proprio nel corso della convention del Partito Libertario, senza eccessivi peli sulla lingua. Ha infatti non solo solo promesso la grazia per Ulbricht, ma anche il veto su una CBDC.

Per poi aggiungere: “Farò in modo che il futuro delle criptovalute e il futuro del bitcoin siano realizzati negli Stati Uniti e non spinti oltreoceano. Sosterrò il diritto all’autoaffidamento.” E non ha mancato di sferrare un colpo destinato a piacere enormemente ai criptofans, promettendo ai cinquanta milioni di detentori di criptovalute degli Stati Uniti di tenere lontani Elizabeth Warren e i suoi “scagnozzi”.

Resta ora da capire la reazione del fronte democratico a queste parole. Una reazione la quale potrebbe essere favorita proprio dalla promessa di grazia ad una figura controversa come quella di Ulbricht.

Trump si esprime a favore delle criptovalute: continua l’offensiva repubblicana sull’innovazione finanziaria

Come era facilmente prevedibile, i repubblicani non sono intenzionati a lasciarsi scappare l’occasione offerta dalla diatriba sulle criptovalute. Mentre l’amministrazione Biden sembra risoluta nella sua crociata contro gli asset digitali, Donald Trump ha ormai indicato la linea da seguire, ovvero l’appoggio all’innovazione finanziaria.

Basta in effetti vedere quanto accaduto nella giornata di ieri, per capire cosa sta accadendo. Mentre Biden affermava l’intenzione di porre il veto ad un eventuale progetto di legge per la revisione delle linee guide SEC sul tema, proprio il suo predecessore si dichiarava a favore delle criptovalute. Coronando una vera svolta a U compiuta nel corso degli anni, la quale potrebbe dargli ulteriore slancio nella corsa alla presidenza.

Trump si schiera senza esitazioni a favore delle criptovalute

Donald Trump si è espresso a sostegno della valuta digitale senza alcuna riserva. Lo ha fatto nel corso di un evento speciale dedicato ai possessori di Trump NFT, tenutosi nel suo resort di Mar-a-Lago in Florida nella giornata di ieri.

L’ex presidente degli Stati Uniti, in particolare, si è lamentato del fatto che le società crittografiche stiano fuggendo dall’America. Ha infatti affermato, al proposito: “Le criptovalute stanno lasciando gli Stati Uniti a causa dell’ostilità nei confronti delle criptovalute”. Un trend che intende fermare, contrariamente a quanto sta facendo l’amministrazione Biden.

Proprio riguardo all’atteggiamento dell’attuale inquilino della Casa Bianca, il miliardario di nuovo in corsa per i repubblicani è stato lapidario. Ha infatti attribuito le sue mosse ad una sostanziale ignoranza sul tema. Mentre per quanto riguarda i democratici, la loro contrarietà sarebbe di carattere ideologico, come dimostrato da Gary Gensler, numero uno della SEC.

Un atteggiamento che Trump intende sfruttare per calamitare il consenso dei detentori di Bitcoin e Altcoin. Tanto da affermare senza infingimenti che a lui, tale atteggiamento va bene. Evidentemente, perché lo aiuta nella sua opera di convincimento verso questa particolare nicchia di elettori.

I detentori di criptovalute si stanno schierando con Trump

Un atteggiamento, quello di Trump, che se può sorprendere alla luce delle sue precedenti convinzioni, diventa comprensibile sondaggi alla mano. I detentori di criptovalute sono sempre più numerosi negli USA. E i loro interessi non sono certo soddisfatti da un’amministrazione come quella democratica, che sta conducendo una crociata contro la criptosfera.

Una crociata la quale, però, rischia di diventare un’autogoal. In un recente sondaggio, infatti, è emerso come i possessori di asset virtuali siano schierati dalla parte di Trump. L’ex presidente sarebbe preferito dal 52% di loro, contro il 43% che ancora indica Biden. Il sondaggio risale a qualche settimana fa e nel frattempo la SEC ha intensificato la sua guerra contro il settore.

A sua volta, le aziende del settore, rappresentate dalla Blockchain Association, non sembrano intenzionate a restare a guardare. Stanno infatti raccogliendo risorse da utilizzare nella campagna elettorale. Fondi che potrebbero risultare decisivi nella corsa alla Casa Bianca e a Capitol Hill.

Lo strano caso di Boden

Le esternazioni di Trump sul tema, peraltro, hanno dato vita ad un contraccolpo proprio sul mercato delle criptovalute. Richiesto di un parere su Boden, la meme coin dedicata all’attuale presidente, il candidato repubblicano ha affermato che il token non gli piace.

Un siparietto naturalmente scherzoso, il quale si è però immediatamente tradotto in una crescita rilevante per Boden. Il token, infatti, ha visto crescere la sua quotazione del 15% in poche ore. A conferma di un vecchio detto, in base al quale una cattiva pubblicità è meglio di una totale assenza di citazioni. Cui, con tutta evidenza, non si sottrae neanche l’innovazione finanziaria.

Secondo Standard Chartered, Bitcoin potrebbe avvantaggiarsi dalla vittoria di Trump

Bitcoin potrebbe trarre notevole vantaggio da un’affermazione di Donald Trump nelle prossime presidenziali. Ad affermarlo sono gli analisti di Standard Chartered, la più grande aziende finanziaria britannica. Gli investitori, in particolare, di fronte al rischio di una dominanza fiscale statunitense e di una monetizzazione del debito pubblico potrebbero cercare asset alternativi, a partire dalle criptovalute.

Un rapporto, quello di Standard Chartered, che si cala in un momento abbastanza particolare. A renderlo tale l’arrembaggio della Securities and Exchange Commission (SEC) contro gli asset virtuali. Un arrembaggio il quale sta destando non poche preoccupazioni nelle aziende del settore.

Standard Chartered: per le criptovalute sarebbe meglio una vittoria di Trump

Donald Trump potrebbe anche essere un vantaggio per le criptovalute. Ad affermarlo un rapporto stilato dagli analisti di Standard Chartered, ribadendo una convinzione che si sta sempre più facendo largo nella criptosfera. Ecco quanto affermato all’interno del documento: “Riteniamo che una seconda amministrazione Trump sarebbe ampiamente positiva concretizzandosi in un contesto normativo più favorevole”.

Inoltre, ad avvantaggiarsi in modo particolare dal ritorno del miliardario repubblicano alla Casa Bianca sarebbe anche Bitcoin. L’icona crypto, infatti, in uno scenario di dominanza fiscale degli Stati Uniti sarebbe in grado di fornire una buona copertura contro la de-dollarizzazione e il calo di fiducia nel mercato dei titoli del Tesoro statunitense.

L’analista Geoff Kendrick ha poi aggiunto che tale dominanza fiscale, si potrebbe tradurre in tre effetti, sulla curva del Tesoro statunitense: “Una curva nominale a 2/10 anni più ripida, un maggiore aumento dei breakeven rispetto ai rendimenti reali e un aumento del premio a termine”.

A spingerlo verso tale previsione è una constatazione bene precisa: se Trump dovesse vincere le elezioni, una sua seconda amministrazione potrebbe accelerare il ritiro degli acquirenti ufficiali esteri del Tesoro statunitense a causa di preoccupazioni fiscali. Nel corso del primo mandato, infatti, la vendita netta media annua si è attestata a 207 miliardi di dollari. Un dato molto superiore ai 55 miliardi di dollari che hanno caratterizzato la media annua della presidenza Biden.

Il rapporto ha quindi affermato: “Oltre alla spinta passiva data a BTC dalla de-dollarizzazione, ci aspetteremmo che una seconda amministrazione Trump sostenga attivamente BTC (e gli asset digitali in generale) attraverso una regolamentazione più flessibile e l’approvazione degli ETF spot statunitensi”.

Infine, Standard Chartered ha ribadito le sue previsioni di fine anno per Bitcoin, il cui prezzo dovrebbe attestarsi a 150mila dollari. Per poi impennarsi ulteriormente a quota 200mila dollari entro la fine del 2025.

Un’affermazione condivisa dalla criptosfera

L’affermazione di Standard Chartered sul beneficio di una vittoria di Trump alle presidenziali di fine anno è largamente condivisa dalla criptosfera. Le aziende del settore hanno seguito l’evoluzione fatta registrare dall’ex presidente, passato dalla decisa contrarietà agli asset virtuali alla necessità di conviverci.

Evoluzione che è andata di pari passo con l’irrigidimento dell’amministrazione Biden nei confronti degli asset virtuali. Irrigidimento ampiamente simboleggiato dall’offensiva di SEC e Department of Justice nei confronti di una lunga serie di attori di primo piano della blockchain.

L’ultimo dei quali è stato la piattaforma di trading Robinhood, colpita da un avviso Wells proprio da poche ore. Un avviso arrivato nonostante l’ampia collaborazione fornita dai responsabili dell’azienda, per cercare di evitare una causa legale.

Un atteggiamento, quello del governo a guida democratica, che non sembra però destinato a restare senza risposta. Coinbase, Franklin Templeton e Ripple Labs, in particolare, hanno infatti deciso di foraggiare un super PAC destinato a finanziare i politici favorevoli agli asset virtuali. Mentre la Blockchain Association ha fatto capire l’intenzione di combattere contro la rielezione di Elizabeth Warren.

La senatrice democratica del Massachusetts, infatti, è vista alla stregua di una bestia nera dalle aziende dedite all’innovazione finanziaria. In particolare a causa della presentazione da parte sua di una legge di riordino del settore crypto vista come fumo negli occhi dallo stesso.

Donald Trump, svelato il portafogli crypto dell’ex presidente USA

L’ex presidente Donald Trump è stato di recente condannato a pagare 355 milioni di dollari di sanzioni per accuse di frode e profitti sulla vendita di diversi beni. Considerato che le sanzioni hanno accumulato interessi a un tasso del 9% annuo e sono cresciute a dismisura fino a raggiungere passività correnti superiori a 450 milioni di dollari, più di un osservatore si chiede se l’ex presidente, di nuovo in corsa per la Casa Bianca, sia in grado di sostenere una campagna dispendiosa e caratterizzata da alti livelli di controllo. Anche perché l’importo della multa cresce di 2,6 milioni di dollari ogni mese. Paradossalmente, un’ancora di salvezza per il candidato repubblicano potrebbe arrivare da quelle criptovalute un tempo odiate da Trump. Vediamo perché.

Donald Trump, le criptovalute potrebbero aiutarlo non poco

La situazione in cui versa Donald Trump non è delle migliori. Le sanzioni emanate ai suoi danni hanno messo l’ex inquilino della Casa Bianca di fronte al rischio che il tribunale sequestri i suoi beni. Tanto che non pochi osservatori si chiedono, a questo punto, se sarà in grado di sopportare la campagna per le presidenziali.

Quando si esamina la situazione, però, non vengono prese in considerazione le partecipazioni in criptovalute del candidato repubblicano. Chi lo ha fatto è comunque riuscito a precisare la composizione di quelle che ne compongono il portafogli virtuale. In particolare è stato Arkham Intelligence a farlo. Ha infatti provveduto a incrociare le dichiarazioni finanziarie di Trump con le transazioni sulla blockchain per trovare l’indirizzo dello stesso.

Scoprendo che al suo interno sono custoditi diversi milioni di dollari in criptovaluta, la maggior parte dei quali ripartito tra tre token: Ethereum (ETH), Wrapped Ethereum (WETH) e MAGA Coin (TRUMP). Un tesoretto sul quale Trump potrebbe appoggiarsi per sostenere il peso delle sanzioni ricevute.

La speranza è rappresentata da una crescita esponenziale del mercato crypto

ETH e WETH sono stati ottenuti attraverso il progetto NFT Trump Digital Trading Cards. Nonostante Trump non fosse parte integrante dello stesso, i creatori gli hanno concesso royalties superiori a 1.700 ETH. Nel passato dicembre il tycoon ha venduto 1075 di essi, ricavando dall’operazione circa 2,4 milioni di dollari.

Ne restano quindi circa 700, i quali valgono al momento oltre 2,3 milioni di dollari. La speranza di Trump è naturalmente che la loro quotazione possa crescere nell’immediato futuro, ma al momento a generare le maggiori entrate sono i MAGA Coin detenuti. I creatori di questa meme, infatti, gli hanno inviato 580mila token all’atto del lancio del progetto, avvenuto in agosto. Se all’epoca valevano poche migliaia di dollari, ora il loro valore si attesta oltre i tre milioni.

Sia nel caso di Ethereum che di MAGA, la speranza di Trump è in una crescita esponenziale del mercato crypto. Per quanto riguarda la meme coin ciò potrebbe effettivamente accadere ove riuscisse a vincere la corsa alla presidenza. In quel caso è lecito supporre che il token possa esplodere, portando il valore della sua partecipazione a diverse decine di milioni di dollari.

Più complicato è pensare ad una crescita analoga per Ethereum, considerata la concorrenza sempre più forte portata da Solana in ambito DeFi. Senza contare le nuove ambizioni di Bitcoin in questa particolare nicchia di mercato.

Trump, però, potrebbe anche continuare a ricevere denaro da progetti NFT e royalties in futuro. Soprattutto da parte di quei settori della criptosfera, ad esempio la Blockchain Association, che non sembrano farsi scrupoli nell’appoggiare chiunque si mostri favorevole ai propri interessi.

Proprio questo, in fondo, potrebbe essere il motivo che ha spinto il miliardario alla recente inversione a U sull’innovazione finanziaria. Dopo aver a lungo osteggiato Bitcoin e Altcoin, infatti, nelle passate settimane Trump ha affermato la necessità di una coesistenza con BTC. Aggiungendo di divertirsi molto con quelle che ha definito “monete pazze”. Frasi le quali andrebbero rilette alla luce delle sanzioni da pagare.

I detentori di criptovalute degli Stati Uniti propendono per Donald Trump

Il 48% dei proprietari di criptovalute è intenzionato a votare per Donald Trump alle prossime presidenziali statunitensi, contro il 39% che ha espresso la propria preferenza per l’attuale presidente, Joe Biden. I dati in questione provengono da una sondaggio che è stato condotto su una base di mille elettori, commissionato da Paradigm, nota società di venture capital focalizzata sugli asset virtuali.

Il sondaggio è stato condotto da Public Opinion Strategies, una società con sede in Virginia, nel periodo tra il 28 febbraio e il 4 marzo, i cui dati sono stati divulgati nella giornata di ieri. Un risultato non proprio sorprendente, reso possibile soprattutto dalla contrarietà dimostrata da molti esponenti democratici nei confronti dell’innovazione finanziaria. Una contrarietà che ha peraltro spinto alcune aziende del settore, ovvero Coinbase, Ripple Labs e Andreessen Horowitz, a formare un Super PAC destinato a sostenere candidati favorevoli alla criptosfera, nelle prossime contese elettorali.

Un orientamento abbastanza consolidato

I risultati del sondaggio in questione sembrano riflettere un orientamento abbastanza consolidato. La stessa Paradigm, infatti, ha messo in rilievo come anche altre indagini demoscopiche vedano l’ex inquilino della Casa Bianca in vantaggio presso coloro che detengono asset digitali. Anche se solitamente la forchetta dei risultati è meno larga, con Trump al 45% e Biden al 42%.

La stessa azienda ha poi messo in rilievo un altro dato: “Gli americani non si fidano di nessuna delle parti quando si tratta di criptovalute. Il 49% degli elettori non si fida di nessuno dei due partiti riguardo alle criptovalute, compreso il 40% dei democratici e il 30% dei repubblicani.”

Il tema delle valute virtuali ha fatto decisamente irruzione nel dibattito elettorale nel corso delle ultime settimane. Il partito repubblicano si è però destreggiato meglio rispetto ai democratici, decidendo di appuntare i propri strali sulle CBDC (Central Bank Digital Currency). Accusando il governo federale di voler controllare le finanze dei cittadini ha fatto breccia presso coloro che sono maggiormente propensi alla tutela della propria privacy.

Lo stesso Trump ha dichiarato senza mezzi termini che l’ipotesi di un dollaro digitale non sarà mai all’ordine del giorno, nel caso di una sua elezione. Mentre il senatore Ted Cruz ha presentato una proposta di legge per mettere al bando una CBDC a stelle e strisce. Ipotesi che è tornata ad aleggiare nelle ultime ore, dopo che la Federal Reserve ha affermato di considerare un dollaro digitale una delle sue principali responsabilità.

I detentori di crypto non sono più una nicchia marginale

La stessa Paradigm ha poi messo in rilievo come il sondaggio condotto dimostri che i detentori di Bitcoin e Altcoin non sono più una realtà marginale. Affermando in particolare: “I detentori di criptovalute costituiscono una buona percentuale dell’attuale blocco elettorale, ed è ora che i funzionari eletti se ne accorgano”.

Per corroborare la sua tesi ha indicato alcuni risultati ben precisi dell’indagine condotta. In particolare i dati che indicano nel 19% la consistenza numerica di questo particolare segmento. Se quasi un quinto del campione intervistato possiede o utilizza criptovalute, c’è poi un ulteriore 16% il quale dal canto suo afferma l’intenzione di investire in token nell’immediato futuro.

Considerato che la corsa alla Casa Bianca potrebbe tradursi in una nuova sfida sul filo del rasoio, si tratta di numeri di una certa rilevanza. Soprattutto se si considera che nella precedente contesa a prevalere in questo particolare ambito era stato Biden, con il 43%, contro il 39% che si era espresso per Trump.

Perché chi detiene criptovalute si sta spostando verso Trump?

Sempre a detta di Paradigm, a mutare sostanzialmente il quadro sarebbero state alcune azioni condotte da membri dell’amministrazione Biden. Il riferimento è in particolare alle azioni della SEC contro importanti realtà dell’innovazione finanziarie. Cui si aggiungono le affermazioni di Janet Yellen, segretario al Tesoro, secondo la quale le criptovalute sarebbero una minaccia per i i mercati finanziari del Paese.

Anche la senatrice Elizabeth Warren sembra aver contribuito in tal senso, con la presentazione di un progetto di legge molto contestato dai criptofans. Tanto da spingere Coinbase a porsi alla testa di un Super PAC pronto a investire somme ingenti su candidati favorevoli alle criptovalute.

Donald Trump ora afferma di divertirsi con Bitcoin e “monete pazze”

Il voltafaccia di Donald Trump sulle criptovalute sembra ormai completo e chissà che non sia ispirato dalla preoccupazione per il Super PAC Fairshake, di recente entrato nella contesa elettorale con il peso derivante dai concorsi finanziari di Coinbase, Ripple Labs e Andreessen Horowitz.

Nella mattinata di ieri, infatti, l’ex presidente degli Stati Uniti ha espresso pubblicamente il suo sostegno alle criptovalute, con motivazioni anche sorprendenti. Ad esempio, sottolineando come gli asset virtuali abbiano contribuito a rinsaldare la sua già considerevole fortuna, sino a lasciar intendere che sosterrebbe il settore nel caso di una sua rielezione.

L’appoggio di Donald Trump alle criptovalute è sempre più evidente

“C’è stato un grande utilizzo delle criptovalute, e non sono sicuro che vorrei eliminarle a questo punto”: queste le parole pronunciate da Donald Trump nel corso di un’apparizione al programma della CNBC “Squawk Box”, lunedì mattina. 

Interpellato sulla nuova impennata del prezzo dell’icona crypto nel corso del talk show incentrato sui mercati, l’ex presidente ha parlato favorevolmente della sua esperienza personale con gli NFT. Carte collezionabili che hanno fatto registrare ottimi dati di vendita, ma anche provocato non poche polemiche negli ambienti più radicali che lo sostengono.  

Dopo aver affermato che ci guadagna dei soldi, oltre a divertirsi, il miliardario di nuovo in corsa per la Casa Bianca ha poi dichiarato: “Nuove valute pazze, ecco come le chiamo. Sono nuove valute pazzesche, che si tratti di Bitcoin o altre. Le persone le stanno usando”.

in effetti, Trump detiene al momento circa 8,7 milioni di dollari in criptovalute. Importi che sono stati generati non solo dalla vendita delle sue carte collezionabili NFT, ma anche dalle donazioni della comunità crypto. 

L’entusiasmo del neofita gioca brutti scherzi

In alcuni momenti, come colto da alcuni osservatori, il miliardario che si propone di scalzare Biden dalla guida degli Stati Uniti, è poi incorso in alcuni svarioni notevoli, proprio sul fronte delle criptovalute. Dopo essersi vantato del recente lancio in edizione limitata di sneakers dorate a lui ispirate, ha infatti cercato di collegare il tema all’utilità degli asset virtuali.

Le scarpe in questione si chiamavano “Never Surrender High Top” e sono state vendute a 399 dollari il paio. Secondo il tycoon un paio di queste scarpe sarebbero state rivendute 450mila dollari, affermazione che è stato impossibile verificare.

Nel farlo, ha affermato che molte persone pagavano l’acquisto in una nuova criptovaluta. Decrypt, che ha però deciso di vederci chiaro sulla questione, ha rivelato che, al contrario, gli acquisti erano possibili esclusivamente tramite carta di credito. Inanellando quindi scivoloni che sembrano quelli tipici dei neofiti presi dall’entusiasmo.

Una chiusa oscura

Se questi sono soltanto errori veniali, c’è però stato un altro passaggio del discorso di Donald Trump che è sembrato al minimo oscuro. Dopo aver riaffermato che occorre prendere atto dell’importanza sempre più rilevante degli asset virtuali, Trump ha infatti affermato di ritenere che qualsiasi nazione la quale prenda in considerazione il passaggio da un’economia sostenuta dal dollaro USA a un’economia più integrata con Bitcoin o un’altra criptovaluta, sarebbe da considerare alla stregua di una minaccia quasi apocalittica al dominio globale degli Stati Uniti

Questa la sua dichiarazione al proposito: “Odio quando i Paesi abbandonano il dollaro, non permetterei loro di farlo. Quando perderemo quello standard, sarà come perdere una guerra rivoluzionaria. Sarebbe un duro colpo per il nostro Paese, proprio come perdere una guerra”.

Resta soltanto da capire se le sue dichiarazioni rappresentino una minaccia verso quelli che stanno cercando di mettere in crisi il potere imperiale del dollaro. La speranza, naturalmente, è che si tratti solo di una boutade, alla luce dei conflitti in atto in Ucraina e Medio Oriente.

Insomma, ogni volta che Trump parla di criptovalute, in un senso o nell’altro, occorre ormai drizzare le antenne. E mettersi in attesa delle prossine dichiarazioni, considerato come Bitcoin e CBDC siano entrate prepotentemente nel dibattito elettorale.

Presidenziali Usa 2024, Trump in vantaggio nei sondaggi: Biden è “troppo vecchio”

Secondo un sondaggio condotto da Bloomberg News/Morning Consult, l’ex presidente Donald Trump è in vantaggio su Joe Biden nei sette Stati cruciali. Gli intervistati, diffusamente considerano il presidente Biden, che ha 81 anni, “troppo vecchio”.

Presidenziali Usa 2024, americani sono convinti: Biden è “troppo vecchio”

Negli Stati chiave, 8 elettori su 10 hanno espreso la convinzione che Joe Biden, che corre alle elezioni presidenziali di novembre 2024, sia troppo vecchio. Biden ha 81 anni e con convinzione vuole ottenere un secondo mandato. Neri, donne e giovani sono le principali categorie del sondaggio che ritengono Biden non più idoneo a ricoprire il ruolo di presidente.

Secondo i dati del sondaggio, Donald Trump viene definito vecchio da circa il 40 per cento degli intervistati. Trump, 77enne, non è tanto più giovane rispetto a Biden ma gli elettori lo ritengono maggiormente, in buona salute e mentalmente in forma. Secondo il sontaggio, Trump è il candidato preferito nei sette Stati fondamentali: Arizona, Georgia, Michigan, Nevada, North Carolina, Pennsylvania e Wisconsin.

Trump sembra in vantaggio ma…

Sul tema dell’età, Trump gode di un ampio vantaggio. Per gli Stati indecisi, invece, sembra che la scelta sarà tra quello che è il candidato più caotico e quello più vecchio. Quasi 6 elettori su 10, negli Stati indecisi, hanno descritto Trump come pericoloso.

Usa, Trump fa appello alla sentenza civile per frode da 454 milioni di dollari

Donald Trump ha fatto appello contro la sentenza civile per frode fiscale e finanziaria secondo cui dovrà pagare 454 milioni di dollari con gli interessi. L’appello di oggi, 26 febbraio 2024, sarà anche uno dei casi più discussi della corsa alle presidenziali di novembre 2024.

Donald Trump contesta la sanzione di 454 milioni di dollari nel caso di frode civile

Donald Trump ha presentato ricorso contro la sentenza per frode civile da 354,9 milioni dollari ma l’importo è aumentato veritiginosamente con gli interessi, ammontando a 454 milioni. Se la sanzione non venisse pagata, continuerebbe a maturare interessi per almeno 112.000 dollari al giorno.

I figli di Trump, Donald Jr. ed Eric, sono stati condannati a pagare 4 milioni di dollari ciascuno e sono stati interdetti per due anni dal fare affari a New York. Hanno sostenuto che non vi è stato alcun illecito e si sono uniti all’appello del padre.

Il legale di Trump, Alina Habba, ha affermato che spera che la Corte d’appello “annulli questa vergognosa multa e adotti le misure necessarie per ripristinare la fiducia del pubblico nel sistema legale di New York”.

La sentenza

Il giudice Arthur Engoron ha stabilito che Trump ha alterato il valore delle sue proprietà al fine di ottenere finanziamenti vantaggiosi ed assicurazioni a tassi convenienti durante la crescita del suo impero immobiliare.

Fin dall’inizio, l’ex presidente americano aveva dichiarato la sua intenzione di appellarsi contro la sentenza, definendola una “caccia alle streghe” politica.

Il processo di appello potrebbe durare un anno o più.

Bitcoin, ora Donald Trump sembra aver cambiato idea

L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, di nuovo in corsa per la Casa Bianca, sembra aver mutato la sua posizione nei confronti del Bitcoin. Questo cambio di rotta può essere desunto da una conversazione con Fox News, avvenuta prima delle primarie repubblicane della Carolina del Sud. Secondo il tycoon, infatti, l’icona crypto è sempre più utilizzata nella vita di ogni giorno e questo impone una riflessione sulla possibilità di convivere con la sua presenza.

Trump e Bitcoin: un rapporto contrastato

Le parole di Trump vanno considerate a tutti gli effetti alla stregua di una novità. Si tratta di un tiepido abbraccio, ma è comunque una notevole correzione di rotta rispetto alle posizioni da lui precedentemente assunte riguardo alla creazione di Satoshi Nakamoto.

Basti pensare in tal senso a quanto affermato nel 2019, quando il miliardario ancora ricopriva le funzioni di Presidente. All’epoca, infatti, Donald Trump disse che non era un sostenitore di BTC e criptovalute in genere, in quanto non si tratta di denaro e il loro valore sarebbe fondato sul nulla.

Nel corso del suo mandato, peraltro, la Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti aveva condotto un’azione molto aggressiva nei confronti dell’innovazione finanziaria. In particolare tramite una serie di azioni coercitive e avvertimenti sulla possibile violazione delle leggi sui titoli utilizzando Bitcoin. Lo stesso organismo, inoltre, respinse le richieste di approvazione degli ETF Bitcoin avanzate da alcune aziende.

Posizioni molto dure che, però, sono mutate sul piano pratico nel corso degli ultimi mesi. Basti pensare al lancio di NFT collegati alla sua carriera politica. Un lancio che ha destato roventi polemiche e la chiusura dei rapporti con Steve Bannon. Durante una puntata di “The War Room”, programma da lui condotto, il suo ex consigliere ha affermato di non essere più intenzionato a svolgere tale ruolo. Oltre a chiedere l’allontanamento di chi ha consigliato questa mossa, dal suo entourage.

Mentre Anthime Gionet, esponente di estrema destra noto come “Baked Alaska”, sotto processo per il ruolo ricoperto nell’assalto al Capidoglio ha reagito postando su X il seguente messaggio: “Non posso credere che andrò in prigione per un venditore di NFT”. Reazioni che fanno capire la svolta crypto di Trump potrebbe essere vissuta non proprio pacificamente dalla sua base elettorale.

Trump preferisce il dollaro

La conversione di Donald Trump sulle criptovalute sembra quindi una conseguenza del ruolo da queste assunto nella vita reale. Di cui lo stesso ex presidente ha dovuto prendere atto, affermando che il denaro digitale ha ormai preso vita propria e andrebbe regolamentato.

Resta comunque la preferenza di vecchia data per il dollaro. Ribadita del resto nella conversazione con Fox News, in cui ha ribadito: ” Voglio che il dollaro sia la valuta globale, questo è quello che ho sempre detto”. Una posizione ribadita tra gli applausi del pubblico che seguiva l’evento in sala.

Le posizioni di Trump, del resto, devono anche tenere conto del contesto formatosi durante il mandato di Joe Biden. Il suo avversario democratico, sul quale crescono i dubbi giorno dopo giorno a causa dell’età, rimarcata del resto dallo stesso tycoon, ha varato un ordine esecutivo in cui ha affrontato il tema degli asset virtuali.

Al suo interno ha affermato che la loro ascesa impone la massima sorveglianza contro un uso improprio. Tanto da invitare le agenzie governative a raddoppiare gli sforzi per tappare le falle nella loro regolamentazione. Spingendo da parte sua per l’approvazione di una tassa del 30% sulle operazioni di mining, poi bloccata, e rilasciando un rapporto in cui ha accusato le criptovalute di ignorare i principi economici di base.

Con le ultime sortite, quindi, Trump sembra deciso ad assumere una posizione meno rigida su BTC e Altcoin rispetto a quelle di Biden. Un ulteriore fattore di differenziazione che potrebbe premiarlo proprio tra i criptofans.

Trump lancia una linea di scarpe da ginnastica: “Sarà un grande successo”

Mentre si avvicina la nomina presidenziale repubblicana, Donald Trump ha fatto un lancio inaspettato ad un evento a Philedelphia e ha presentato delle nuove scarpe da ginnastica alte, color oro con una bandiera americana ed uno stemma a “T”.

La nuova linea di scarpe da ginnastica di Donald Trump

Trump è stato accolto con fischi ed applausi al Philadelphia Convention Center in Pennsylvania. Il lancio della linea di scarpe da ginnastica, senza preavviso, è avvenuto il giorno dopo che un giudice di New York ha ordinato a lui e alla sua azienda di pagare 354,9 milioni di dollari di sanzioni per aver sovrastimato il suo patrimonio per anni, progettando di ingannare banche ed assicuratori.

Le sanzioni per frode si aggiungono a ulteriori 83,3 milioni di dollari di multa per aver danneggiato la reputazione della scrittrice E. Jean Carroll dopo che lei lo aveva accusato di violenza sessuale.

L’ex presidente degli Usa ha autodefinito l’evento come il “più grande spettacolo di sneaker sulla Terra”.

Le sneakers da 399 dollari

Il modello “Never Surrender” sono alte, color oro lucido e con un dettaglio della bandiera americana. Vengono vendute a 399 dollari.

La linea di Trump non è limitata solo alle scarpe. Il sito web vende altri modelli di scarpe, l’acqua di colonia e il profumo “Victory47”.

Il sito web afferma di non avere alcun collegamento con la campagna presidenziale di Trump. Tuttavia, descrive le sneakers come un “vero oggetto da collezione” in edizione limitata ed “audace, dorato e resistente, proprio come il presidente Trump”.

Primarie Nevada 2024, Haley prende anche in assenza di Trump nelle schede. I Dem dicono Biden

La candidata repubblicana alle presidenziali del 2024, Nikki Haley, ha ottenuto una sconfitta insolita alle primarie in Nevada finendo dietro a schede con la preferenza per “nessuno dei candidati”. Mentre il presidente, Joe Biden, ha facilmente vinto le primarie nello Stato.

Primarie Nevada 2024, Nikki Haley perde le primarie repubblicane

Nikki Haley è l’ultimo rivale ancora in gara contro il candidato favorito dei repubblicani, Donald Trump. Haley, nell’assenza del nome di Trump nelle schede, era l’unico candidato di peso al ballottaggio. L’ex ambasciatore delle Nazioni Unite ha perso le primarie in Nevada contro “nessuno dei candidati” che ha ottenuto così il 63,2 per cento delle preferenze.

Le primarie in Nevada erano simboliche dato che non avevano effetto sul processo di nomina. La responsabile di campagna di Haley ha parlato sulla scelta di partecipare alle primarie:

Non abbiamo speso un centesimo né un grammo di energia per il Nevada. Non pagheremo 55.000 dollari a un’entità di Trump per partecipare a un processo truccato a favore di Trump. Il Nevada non è e non è mai stato il nostro obiettivo. Non sono davvero sicuro di cosa stia facendo la squadra di Trump, ma sembrano piuttosto entusiasti”

Caucus repubblicano del Nevada dell’8 febbraio 2024

La prima gara in Nevada è stato un primario statale del 6 febbraio mentre la seconda votazione è un caucus organizzato dal Partito repubblicano, che favorisce la candidatura di Trump, in Nevada.

Da tempo, il Nevada ha organizzato caucus per selezionare i candidati presidenziali. Tuttavia, dopo aver sollevato le questioni sull’affluenza, nel 2021, il legislatore statale ha approvato una legge che trasforma il sistema di voto in un voto primario più semplice. Nel 2023, è stata anche stabilito che qualsiasi candidato che avesse partecipato alle primarie sarebbe stato escluso dal caucus, impedendogli così di competere per i 26 delegati dello stato.

L’ex presidente Donald Trump si assicurerà, quindi, tutti i 26 delegati del Nevada in un voto separato. La prossima resa dei conti nella lotta per le nomine repubblicane è l’8 febbraio 2024. Haley non è in ballottaggio nel caucus di domani.

Gli elettori possono votare sia alle primarie repubblicane che al caucus repubblicano.

Donald Trump ha attualmente 33 delegati e Nikki Haley, 17.

Primarie dei Dem in Nevada

Il presidente Joe Biden ha vinto le primarie presidenziali democratiche del Nevada con l’89,3 per cento dei voti. Biden ha ottenuto 36 delegati raggiungendo così ad un totale di 91.

I risultati dello Stato vengono tre giorni dopo dalla prima vittoria di Biden nella Carolina del Sud. La corsa è ancora lunga, il presidente dovrebbe ottenere 1.968 delegati per la nomination ufficiale dei Dem.

Stati Uniti, l’Illinois potrebbe cancellare il nome di Trump dalle primarie di marzo

L’ex presidente Trump potrebbe essere escluso dalle elezioni primarie dell’Illinois, ma la decisione dovrebbe essere lasciata ai tribunali, ha suggerito un giudice americano in pensione al comitato elettorale statale. La raccomandazione fa riferimento al coinvolgimento di Donald Trump nell’insurrezione del 6 gennaio 2021

L’Illinois valuterà di rimuovere il nome di Trump dalle primarie di marzo

Il Consiglio elettorale dello stato, composto da 4 repubblicani e 4 democratici, esaminerà la raccomandazione dell’ex giudice e repubblicano, Clark Erickson, martedì 30 gennaio. L’Illinois non è il primo stato a dover decidere se escludere Trump dalle primarie.

Erickson aveva concluso la sua raccomandazione affermando che, secondo considerazioni costituzionali federali, il consiglio non ha l’autorità. Tuttavia, se il consiglio ritiene di avere l’autorità in base al “divieto agli insurrezionalisti” previsto dal 14esimo emendamento, allora potrebbe decidere di rimuovere Trump dalle primarie del 19 marzo.

L’ex giudice: “Trump ha compreso il contesto degli eventi del 6 gennaio 2021 perché ha creato il clima”

Secondo Erickson, anche se l’ex presidente potrebbe non aver avuto l’intenzione diretta di causare la violenza, non può negare di essere stato informato sulla probabilità di tale violenza. Il contesto solleva interrogativi sulla sua responsabilità. Inoltre, l’ex giudice sostiene che Trump ha orchestrato un “piano elaborato” e durante l’insurrezione non ha ordinato ai sostenitori di lasciare il Congresso, ma ha semplicemente chiesto loro di rimanere pacifici.

Trump ha compreso il contesto degli eventi del 6 gennaio 2021 perché ha creato il clima. Allo stesso tempo si è impegnato in un piano elaborato per fornire elenchi di elettori fraudolenti al vicepresidente Pence con il preciso scopo di interrompere il trasferimento pacifico del potere dopo un’elezione.”

I casi del Colorado e del Maine

Diversi elettori avevano precedentemente avanzato richieste contro Trump. Nei mesi precedenti, anche Colorado e Maine avevano deciso a favore della rimozione del nome dell’ex presidente dalle elezioni presidenziali, basandosi sul suo coinvolgimento nell’attacco al Campidoglio. Casi simili sono stati archiviati in diversi stati, tra cui Michigan e Minnesota.

Il prossimo mese, la Corte Suprema degli Stati Uniti esaminerà il caso del Colorado.

Stati Uniti, Trump in tribunale per il processo per diffamazione: E. Jean Carroll chiede 10 milioni

Giovedi, 24 gennaio, l’ex presidente Donald Trump ha testimoniato nel secondo caso di diffamazione contro di lui presentato da E. Jean Carroll presso il tribunale federale di New York.

Il processo per diffamazione di Trump del 25 gennaio 2024

Il caso di diffamazione è uno delle questioni legali che sta affrontanto Donald Trump. Nel maggio dell’anno scorso, una giuria ha assegnato a Carroll 5 milioni di dollari dopo aver deciso che Trump non l’aveva violentata ma l’aveva abusata sessualmente nel camerino di un grande magazzino negli anni ’90 e diffamata.

Carroll ha chiesto successivamente altri 10 milioni di dollari in una nuova istanza. Trump sosteneva che il caso di diffamazione in corso dovesse essere archiviato perché la giuria aveva stabilito che lui non l’aveva mai violentata.

La causa per diffamazione di Carroll è stata inizialmente avviata nel 2020, quando, nel suo libro del 2019, aveva affermato che Trump l’aveva aggredita sessualmente in un negozio.

Inizia il processo per diffamazione

Inizialmente, Trump avrebbe dovuto comparire sul banco dei testimoni lunedì, ma il processo è stato rinviato dopo che un giurato si è ammalato. Nel processo di oggi, a Trump non è stato concesso di negare le accuse di aggressione sessuale di Carroll, cosa che invece fa in televisione e sui social media.

Prima che Trump fosse chiamato a testimoniare, il giudice aveva avvertito l’ex presidente e i suoi avvocati che Trump non avrebbe potuto contestare le decisioni del processo precedente. L’ex presidente ha testimoniato brevemente infrangendo le regole. Ha detto: “Non so chi sia la donna. Non ho mai incontrato questa donna” e subito dopo ha lasciato l’aula. Il processo continuerà domani, 26 gennaio.

Stati Uniti, assalto al Congresso americano: Bru dei Proud Boys condannato a 6 anni

Marc Bru, coinvolto nell’assalto al Congresso degli Stati Uniti insieme ad altri membri dell’organizzazione di estrema destra “Proud Boys”, è stato condannato a sei anni di detenzione.

Assalto al Congresso, condanna a 6 anni per Bru dei Proud Boys

Marc Bru è stato condannato a sei anni di carcere per il suo coinvolgimento nell’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021 e per aver pianificato un secondo tentativo di insurrezione fallito il mese successivo a Portland, nello stato dell’Oregon.

Bru avrebbe dovuto partecipare ad un raduno organizzato per protestare contro la vittoria di Biden su Trump nelle elezioni del 2020, ma invece ha marciato verso il Campidoglio insieme ad altri membri dei Proud Boys. Nonostante il suo coinvolgimento di primo piano nell’insurrezione, ha ricevuto una pena più leggera rispetto ad altri membri dell’organizzazione.

Bru: “Puoi darmi 100 anni e rifarei tutto da capo”

I pubblici ministeri hanno descritto l’uomo come uno dei meno pentiti tra gli altri membri dei Proud Boys. Durante l’udienza, Bru ha mostrato poco rimorso, ha ripetutamente contestato e insultato il giudice James Boasberg, definendolo “pagliaccio” e “truffatore” e ha ribadito: “Puoi darmi 100 anni, e rifarei tutto da capo”.

Primarie Usa, Trump bissa in New Hampshire | Haley si congratula ma non molla: “Siamo solo all’inizio”

Donald Trump continua la sua corsa per aggiudicarsi le primarie repubblicane e vince anche in New Hampshire con oltre il 50% dopo essersi aggiudicato l’Iowa. Un bis di grande rilevanza, che potrebbe essere soltanto il primo passo per il suo secondo mandato presidenziale: Trump è infatti il primo candidato del Grand Old Party a vincere in entrambi gli Stati dal 1980. La candidata avversaria Nikki Haley si congratula con il tycoon, anche se non è nei suoi piani cedere la vittoria finale. “La gara è lontana dall’essere finita” dichiara fiduciosa nel prossimo turno, il South Carolina, Stato del quale è stata governatrice. Un risultato, il prossimo, che potrebbe chiudere definitivamente i giochi o aprire a uno spiraglio per l’ex ambasciatrice Onu.

Trump si aggiudica le primarie in New Hampshire e chiede a Haley di ritirarsi, ma lei non ci sta: “Vincerò nella mia amata South Carolina”

Donald Trump vince un nuovo turno delle primarie, aggiudicandosi una vittoria significativa anche dal punto di vista storico. Era infatti dal 1980 che un candidato repubblicano alle primarie non riusciva ad ottenere la maggioranza sia in New Hampshire che in Iowa. Il distacco da Nikki Haley, l’unica altra candidata rimasta in corsa dopo il ritiro di Ron DeSantis, è inferiore al circa il 20% dei sondaggi della vigilia.

Il prossimo turno, previsto per il 24 febbraio, sarà decisivo. In quella occasione, si conoscerà il volere degli elettori del North Carolina, dove Halley, ex governatrice dello Stato, si gioca tutte le sue carte. “Siamo solo all’inizio” ha dichiarato la rivale di Trump, aggiungendo che la corsa per le primarie “Non è uno sprint ma una maratona, ci sono ancora decine di Stati e il prossimo è la mia amata South Carolina“. L’ottimismo non le manca, nonostante sia data dalle proiezioni indietro di 30 punti rispetto al tycoon proprio nello Stato che dovrebbe proclamarla vincitrice.

Trump invita Halley a ritrarsi: “Dovremmo pensare a vincere non a sprecare soldi”

Intervistato da Fox News subito dopo la vittoria, Trump ha manifestato la sua insofferenza per la Haley, dichiarando che farebbe meglio a ritirarsi per il bene del partito repubblicano in vista del duello nelle elezioni presidenziali del prossimo novembre. “Perché sprecare soldi anziché spenderli contro Biden” ha dichiarato l’ex presidente.

Prima del victory speech del rivale, Nikki Haley è salita sul palco ricordando a tutti quanto il rivale possa essere una minaccia per le future elezioni. Secondo l’ex governatrice, i democratici sanno che Trump è “L’unico repubblicano nel Paese che Biden può sconfiggere”. “L’incoronazione di Trump sarebbe una vittoria per Biden” ha aggiunto, facendo poi appello a quanti voteranno nel prossimo turno “E il South Carolina non vuole un’incoronazione, vuole un’ elezione”.

Dollaro digitale, Donald Trump si scaglia contro l’ipotesi di una CBDC a stelle e strisce

Tra Donald Trump e innovazione finanziaria, tradizionalmente non corre buon sangue. L’ex inquilino della Casa Bianca, di nuovo in corsa per tornarvi, non ha mai nascosto la propria avversione per le criptovalute e la predilezione per il dollaro. Un atteggiamento che è tornato d’attualità nel corso delle ultime ore, quando il tycoon ha chiuso del tutto all’ipotesi di un dollaro digitale. Una chiusura la quale diventerà ufficiale nel caso in cui riesca a prevalere nel corso delle prossime presidenziali.

Dollaro digitale: il no secco di Trump

“Non permetterò mai alla Federal Reserve di creare una Central Bank Digital Currency (CBDC) negli Stati Uniti”: a pronunciare questo vero e proprio anatema nei confronti del dollaro digitale è stato Donald Trump.

Il suo pronunciamento contro il dollaro digitale ha avuto luogo nel corso di un discorso elettorale che l’ex presidente ha pronunciato a Portsmouth, nel New Hampshire, il 17 Gennaio. Un discorso che era peraltro stato preceduto da una premessa che fa capire al meglio le sue motivazioni, in cui praticamente Trump aveva additato un’eventuale CBDC alla stregua di un atto tirannico del governo.

In pratica, secondo quello che si prospetta come il dominatore delle primarie repubblicane, una CBDC consegnerebbe al governo federale il controllo assoluto sul denaro dei cittadini. Con tutta evidenza Trump punta a presentarsi di nuovo come il campione delle libertà, insidiate dalla centralizzazione governativa.

Curiosamente, si tratta di un discorso molto simile a quello che ispira i criptofans. Anche loro, infatti, affermano di battersi per una decentralizzazione in grado di promuovere l’inclusione. Una motivazione la quale, del resto, trova terreno fertile in una situazione sociale al limite del collasso, con un gran numero di persone praticamente escluse dal circuito economico e finanziario.

Il discorso di Trump, però, si va ad inserire in un quadro molto particolare, quello che vede il dollaro statunitense messo in grandi difficoltà da Bitcoin e CBDC. Come è stato di recente ricordato da una nota di Morgan Stanley. Un documento il quale, però, non sembra aver particolarmente impressionato Trump.

CBDC: negli Stati Uniti c’è una netta contrarietà

Occorre peraltro sottolineare che l’ex inquilino della Casa Bianca non è il solo a dichiarare la propria contrarietà di fronte all’ipotesi di una CBDC. Anche quello che è considerato uno dei suoi maggiori concorrenti per la nomination repubblicana, Ron DeSantis, ha affermato la sua contrarietà in tal senso. Il governatore della Florida è stato molto netto, dichiarando l’intenzione di eliminare l’ipotesi sin dal suo primo giorno di presidenza.

Il motivo di questa contrarietà, che spira con molta forza nella società statunitense, è abbastanza semplice: una moneta digitale controllata dalla banca centrale permetterebbe al governo federale di stabilire un regime di controllo molto forte sull’intera società. Un argomento che è stato spesso opposto alla CBDC cinese, ma che negli USA trova terreno molto fertile.

Si tratta in effetti di una notevole contraddizione, se si pensa al favore di un numero crescente di cittadini verso le criptovalute private. Un favore che ha spinto John Reed Stark, ex funzionario della Securities and Exchange Commission ad affermare che il movimento crypto potrebbe essere un fattore di grande rilevanza nelle prossime presidenziali. Aggiungendo che ogni candidato dovrebbe proporre una figura nel proprio staff, un addetto alle tematiche legate all’innovazione finanziaria.

Per il dollaro digitale la strada si fa molto ripida

Le dichiarazioni di Trump lasciano capire come la strada verso un dollaro digitale rischi di rivelarsi impraticabile a lungo. Se ormai da anni si parla del Digital Dollar Project, un piano in tal senso non ha mai fatto passi in avanti apprezzabili.

Nel frattempo, però, il quadro geopolitico è mutato in maniera profonda. Il dollaro reale sta infatti perdendo terreno nel commercio globale, mettendo in pericolo il ruolo di potenza egemone degli Stati Uniti.

In questa situazione va poi inserito l’ormai prossimo esordio dello yuan digitale. La CBDC cinese rischia di incrinare ancora di più la già traballante posizione del dollaro. Senza contare la crescente ostilità del resto del mondo verso il ruolo di gendarme globale assunto da Washington dopo la fine dell’URSS. Mettere in disparte il progetto di una CBDC statunitense, secondo molti analisti, significa agevolare la fine del dominio imperiale del dollaro. Non stupisce quindi il rilevo dato dalla stampa alle dichiarazioni di Trump.

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