Skip to main content

Tag: DJT

DJT, secondo Ryan Selkis, Martin Shkreli starebbe lavorando per sabotare la campagna di Donald Trump

Continua a tenere banco la vicenda relativa a DJT, la meme coin che ha visto crescere a dismisura il suo prezzo dopo essere stata indicata come il token ufficiale di Donald Trump. Dopo le ultime “rivelazioni” di Martin Shkreli, ora ha deciso di scendere in campo anche Ryan Selkis, il fondatore e CEO di Messari. E lo ha fatto esternando un pensiero che in molti hanno avuto nel corso delle ultime ore: “Pharma Bro” starebbe lavorando per sabotare la campagna di Donald Trump. Accusa molto pesante, che prefigura un allargamento della discussione e, con ogni probabilità, un surriscaldamento degli animi.

DJT: Martin Shkreli lavora contro la campagna di Donald Trump?

La situazione attorno a DJT, il presunto token legato a Donald Trump, si è trasformata in una vera e propria battaglia politica. A spingerla in tale direzione la rivelazione del coinvolgimento del controverso uomo d’affari Martin Shkreli, noto per aver trascorso sei anni in un carcere federale dopo una condanna per crimini finanziari.

Dopo le sue esternazioni, le quali chiamano in causa Barron, il figlio diciottenne di Donald Trump, anche il fondatore di Messari, Ryan Selkis, ha deciso di scendere in campo. Lo ha fatto con un’accusa molto forte: Shkreli lavorerebbe di concerto con le agenzie federali per danneggiare gli sforzi della campagna dell’ex presidente Donald Trump.

Lo scontro tra i due è andato in scena sui social media, con la risposta di Shkreli che è stata non meno dura delle accuse di Selkis. Il cofondatore degli hedge fund Elea Capital, MSMB Capital Management e MSMB Healthcare, delle aziende farmaceutiche Retrophin e Turing Pharmaceuticals, nonché l’ex amministratore delegato della start-up Gödel Systems, ha infatti accusato l’avversario di paranoia. Per poi aggiungere che aveva guardato troppi film e che aveva bisogno di medicine.

Infine un’altra stoccata molto pesante. “Calmati, tutti stanno ridendo di te che perdi la testa. Nessuno sta cercando di ucciderti, Ryan. Hai incontrato il POTUS come altre 20 milioni di persone.”

Selkis insiste nelle sue accuse

Selkis ha però insistito sulla teoria secondo la quale “Pharma Bro” starebbe lavorando per danneggiare la campagna di Trump con le sue azioni. Queste le sue parole, al proposito: “Fingi di essere amico di Barron Trump per danneggiare la campagna con un’operazione”.

Selkis ha giustificato il suo attacco affermando di aver agito per difendere gli sforzi della campagna di Trump. Per farlo, sarebbe quindi necessario separarla da cattivi attori come Shkreli, che non ha esitato a definire “losco”.

Occorre sottolineare che lo sforzo di Selkis rischia di rivelarsi alla stregua di un boomerang per il candidato repubblicano alla Casa Bianca. Nonostante Shkreli sostenga di aver preparato DJT con il coinvolgimento di Barron Trump, la famiglia del tycoon ha preferito non commentare al proposito.

Chiaramente, gli strateghi di Trump ritengono che continuare a parlare di DJT potrebbe risultare controproducente. Impressione non condivisa da Selkis, il quale ha riaperto la questione facendone una vera e propria cospirazione politica.

DJT è per ora stabile

Nel frattempo, comunque, il prezzo di DJT non sembra risentire della discussione in atto. Potrebbe però farlo presto, nel caso in cui il clamore mediatico intorno alla sua genesi non venisse a decadere. Le meme coin dedicate al miliardario di nuovo in corsa per la Casa Bianca, continuano infatti ad essere sulla cresta dell’onda.

Alcune di esse, con le loro clamorose oscillazioni da un’ora all’altra, hanno infatti creato una nuova classe di milionari. Confermando il crescente appeal della cosiddetta PoliFi, il filone che mixa finanza decentralizzata e politica. Un legame testimoniato anche dai token dedicati a Joe Biden, Elizabeth Warren, Gary Gensler ed altri, il quale potrebbe rinforzarsi con il progredire della battaglia elettorale in vista delle elezioni di novembre.

DJT, prosegue la discussione sulla meme coin attribuita a Donald e Barron Trump: vediamo gli ultimi sviluppi

DJT, la meme coin attribuita a Donald e Barron Trump, continua a provocare accese discussioni. Nella querelle sulla sua origine è intervenuto nelle ultime ore anche Roger Stone, amico ed ex consulente politico del candidato repubblicano alla Casa Bianca. Lo ha fatto affermando che né il 45° presidente degli Stati Uniti né suo figlio Barron sono stati coinvolti nella moneta lanciata sulla blockchain di Solana. Naturalmente le parole vanno prese con il beneficio dell’inventario, ma l’impressione prevalente, al momento, è che la famiglia Trump non abbia effettivamente nulla a che vedere con il token.

DJT: cosa sta accadendo

Le dichiarazioni rilasciate da Roger Stone si vanno a inserire in un quadro sempre più caotico. La questione è stata originata dal fatto che molti, in un primo momento, hanno indicato DJT come la meme coin ufficiale di Donald Trump. Una identificazione che ha permesso alla meme coin di esplodere, avvantaggiandosi proprio della discussione.

Le indiscrezioni al riguardo, diventate virali, non hanno mai trovato una conferma ufficiale. Al tempo stesso hanno continuato a diffondersi, alimentando una vera e propria campagna di marketing a costo zero per il nuovo token, da poco lanciato sulla blockchain di Solana.

Il risultato è stato abbastanza clamoroso. Se prima il coin era praticamente semiclandestino, ora è sulla bocca di un gran numero di persone. Spingendo molti trader a investirci sopra, nella speranza di lauti guadagni. DJT è infatti cresciuto sino a conseguire una capitalizzazione di mercato pari a 383 milioni di dollari, prima di scendere sull’onda delle vendite.

Alla fine è emersa la realtà, ovvero che a varare il progetto è stata una figura estremamente controversa della scena crypto, Martin Shkreli. Noto anche come Pharma Bro, questi ha però rilanciato la questione, affermando di aver goduto della collaborazione di Barron, il figlio diciottenne del tycon di nuovo in corsa per la Casa Bianca.

Cosa ha detto Martin Shkreli

La dichiarazione affidata a X da Roger Stone, è stata molto netta: “Donald Trump e il figlio Barron NON sono coinvolti in alcun modo con DJT”. Una smentita arrivata a poche ore di distanza dall’apparizione di Shkreli su Twitter Spaces, nel corso della quale aveva sostenuto il coinvolgimento di Barron Trump.

Questa l’affermazione al proposito: “Lo abbiamo fatto sul computer di Barron. Gestiva i programmi. Abbiamo parlato ogni giorno per 10 ore al giorno nell’ultima settimana.” Aggiungendo poi di aver discusso con il noto influencer Ansem in relazione alla percentuale di token da consegnare al candidato presidenziale. Dopo aver originariamente proposto il 70%, Ansem avrebbe però respinto l’idea, suggerendo che tale importo dovrebbe essere messo nel pool di liquidità, piuttosto che nel portafoglio di Trump.

Shkreli ha poi aggiunto: “Al team di Trump questo non è piaciuto. Mi ci è voluta circa una settimana per dimostrare che Ansem aveva ragione. Paradossalmente, aveva molto più senso immagazzinare liquidità”.

Una scommessa da 100 milioni di dollari

Proprio queste affermazioni hanno spinto Stone a rompere il silenzio. C’è però un’altra questione non proprio secondaria, che dovrebbe essere tenuta nel debito conto. Ovvero quella riguardante la scommessa da 100 milioni di dollari che Shkreli ha fatto con il trader di criptovalute GiganticRebirth, comunemente indicato come GCR. La scommessa, inaugurata nella giornata di martedì, verte proprio sul legame tra DJT e la famiglia Trump.

La regola che sottende la puntata e che ne decide le sorti è relativa all’affermazione personale da parte di Donald Trump di essere l’artefice di DJT. La questione resta per ora irrisolta e potrebbe restarlo per sempre, considerato come l’ex presidente non abbia in fondo alcun interesse nella vicenda.

Intanto, però, dopo il tweet di Stone, DJT è cresciuto del 15% a 0,01747 dollari. Un dato che ha portato la crescita del token nel corso delle ultime 24 ore ad un impressionante 87%.

DJT, bastano le voci di un collegamento con Trump per far salire il suo prezzo alle stelle

Ormai le meme coin dedicate a Donald Trump rappresentano una vera e propria tendenza da tenere in conto, da parte dei trader. Lo dimostra lo strano caso di DJT, un token lanciato da circa un mese il quale, nel corso delle ultime ore, è letteralmente salito alle stelle.

A renderlo strano il fatto che a sospingerlo sono le indiscrezioni relative al prossimo debutto di una meme coin collegata direttamente al miliardario, di nuovo in corsa per la Casa Bianca, per conto dei repubblicani.

DJT: cosa sta accadendo?

La curiosa vicenda di DJT è stata originata dalle voci, al momento infondate, che Donald Trump sarebbe ormai sul punto di lanciare una meme coin recante il suo nome. Occorre sottolineare al riguardo che, se il tycoon ha dato vita ad una vera e propria sarabanda di dichiarazioni e iniziative pro-crypto, al tempo stesso non sembra assolutamente intenzionato a lanciare un token ufficiale collegato alla sua campagna.

A sostenere la tesi, aggiungendo che alla guida del progetto ci sarebbe Barron, il figlio diciottenne di Trump, è stato in particolare un account di X, The Pyrate Wires. Una affermazione la quale, però, è stata immediatamente etichettata da una nota della comunità che ne dichiarava l’inattendibilità. La nota, però, a rafforzare le indiscrezioni, è successivamente scomparsa, senza alcuna spiegazione.

La questione è stata poi affrontata da Mike Solana, CMO della società di venture capital Founders Fund e redattore capo della pubblicazione. È stato proprio lui a chiarire di non aver parlato direttamente con il candidato repubblicano. Aggiungendo che stava soltanto riportando i rumors i quali girano ormai da giorni, sulla faccenda.

DJT in fase di decollo: o no?

L’alternarsi dei tweet ha tuttavia scatenato una vera e propria frenesia intorno a un token lanciato sulla blockchain di Solana, DJT. Proprio questa meme coin è stata individuata come la moneta ufficiale lanciata dall’entourage di Trump. A favorire l’associazione il simbolo recante il nome del candidato repubblicano, che da quel momento è letteralmente decollato.

Stando ai dati di GeckoTerminal , il token è stato lanciato il 21 aprile, registrando un picco di scambi il primo di giugno. In 24 ore ha collezionato oltre 129 milioni di dollari di volume di scambi, in circa 26mila transazioni.

Nello stesso arco temporale, il suo prezzo, è spesso raddoppiato da un minuto all’altro. Sino a conseguire un picco di 0,37 dollari. La sua capitalizzazione è quindi arrivata a 155 milioni di dollari, prima di crollare. Un comportamento tale da far capire i pericoli collegati alle meme coin, ma anche le opportunità di grandi guadagni ad esse collegati.

Opportunità che sono del resto state individuate dai fondi speculativi. Lo ha riferito un recente rapporto di Pantera Capital, segnalando proprio i micro prezzi come base di questo gradimento. Un gradimento che è del resto sempre più diffuso

I meme coin politici sono sulla cresta dell’onda

In questo contesto occorre segnalare come la PoliFi, ovvero la nicchia di mercato che propone token dedicati alla politica, sia sulla cresta dell’onda. A segnalarlo la continua creazione di meme coin dedicate non solo a Trump, ma anche a Joe Biden e altre personalità di rilievo.

A partire da quel Gary Gensler diventato una vera e propria bestia nera per la criptosfera. Proprio al numero uno della Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti, è stata dedicata Gensler Devil, meme coin non propriamente elogiativa nei suoi confronti. Un tributo del tutto logico, considerata l’attenzione mediatica intorno alla sua figura.

Una tendenza la quale, con ogni probabilità, è destinata a proseguire nel corso dei prossimi anni. Facilitata anche dalla presenza di strumenti in grado di facilitare enormemente il varo di nuovi progetti scherzosi, ma sempre più popolari tra i trader.