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Tag: Coinbase

Coinbase non supporterà la migrazione di token dell’Artificial Superintelligence Alliance

Coinbase non prenderà parte all’imminente migrazione di token da 7,5 miliardi di dollari dell’Artificial Superintelligence Alliance (ASI), il progetto che prevede la fusione dei protocolli AI SingularityNet (AGIX) , Fetch.ai (FET) e Ocean Protocol (OCEAN).

A differenza di quanto deciso da molti fornitori di servizi di crittografia, i quali gestiranno automaticamente tale conversione per gli utenti, l’exchange ha annunciato che non si adopererà in tal senso per conto della sua clientela. Questo, almeno, quanto affermato da un comunicato emesso per l’occasione.

Artificial Superintelligence Alliance: Coinbase si chiama fuori

L’Artificial Superintelligence Alliance è stata annunciata nel passato mese di marzo. Destando molto interesse non solo tra coloro che hanno investito nei progetti crypto dedicati all’intelligenza artificiale.

Il piano di fusione che è stato predisposto per condurre l’operazione in porto, prevedeva che gli utenti avrebbero potuto scambiare token FET, AGIX e OCEAN con ASI, a un tasso paritario. Il primo giorno di luglio, ovvero domani, tocca agli utenti di Fetch.ai portare a compimento la migrazione.

Naturalmente c’è una certa preoccupazione, sulle modalità della stessa, ma Fetch.ai ha rassicurato gli utenti, affermando: “Se hai token $OCEAN e $AGIX su un exchange, non è necessaria alcuna azione. Lavoreremo con ogni scambio per garantire una conversione regolare e le tue partecipazioni verranno automaticamente convertite in token $ASI direttamente dall’exchange. Non vedrai $OCEAN o $AGIX sullo scambio, ma niente panico! I tuoi token sono lì, cerca solo il simbolo $ASI.”

Il piano, in particolare, prevede una prima migrazione di OCEAN in FET, la quale sarà seguita dall’unione dei token FET risultanti in ASI più avanti, nel corso dello stesso mese. Proprio su questa operazione ha ora preso posizione Coinbase, tirandosene fuori.

La dichiarazione di Coinbase su ASI

È stata proprio la piattaforma di scambio guidata da Brian Armstrong ad emettere una dichiarazione del tutto chiara, sul tema ASI. Ecco il cuore del suo contenuto: “Coinbase non eseguirà la migrazione di queste risorse per conto degli utenti”.

Nonostante la sua mancata partecipazione al processo di migrazione, Coinbase continuerà comunque a consentire lo scambio di token FET e OCEAN come di consueto, almeno sino a nuovo avviso. Gli utenti Coinbase possono migrare i propri OCEAN e FET su ASI utilizzando un portafoglio autocustodiale, come Coinbase Wallet.

Con l’approssimarsi dell’evento, il prezzo dei token implicati nel nuovo progetto sta rivalutandosi in maniera evidente. Dal 18 giugno, che aveva segnato i minimi per FET, OCEAN e AGIX, la loro quotazione è aumentata rispettivamente del 38%, 34% e 39%. Invertendo in tal modo un trend ribassista durato tre mesi.

La rivalutazione in questione, sarebbe da collegare, a detta degli esperti, alla grande crescita fatta registrare da Nvidia. Il principale produttore di chip per l’intelligenza artificiale, si trova infatti in un momento di grazia nei rapporti con il mercato. Tanto da rivelarsi in grado di trascinare nel suo vortice anche i token collegati all’AI.

L’intelligenza artificiale sta calamitando l’interesse delle aziende blockchain

Il varo dell’Artificial Superintelligence Alliance è l’ennesima testimonianza della crescita di interesse del settore blockchain nei confronti dell’AI. Una tendenza che coinvolge anche grandi aziende come Tether, che in considerazione delle complicazioni cui si trova di fronte con USDT, ha deciso di diversificare le proprie attività.

Un orientamento condiviso anche dai minatori di Bitcoin. Le aziende minerarie, dopo aver visto aumentare le difficoltà di far quadrare i conti con il dimezzamento delle ricompense, hanno deciso di impegnare la propria potenza computazionale in un settore che ne necessita per i propri modelli.

Un esempio in tal senso è rappresentato dall’accordo conseguito tra Core Scientific e il fornitore di servizi cloud CoreWeave. Valido per dodici anni, è teso alla fornitura di infrastrutture per casi d’uso come l’apprendimento automatico. L’accordo, il quale va ad ampliare la partnership esistente tra le due società, comporterà ricavi per oltre 3,5 miliardi di dollari nel periodo ricoperto dal contratto.

Secondo Coinbase, il 56% delle aziende Fortune 500 starebbe portando avanti progetti crypto

Un rapporto rilasciato da Coinbase fa capire in maniera eloquente la crescita di interesse nei confronti della blockchain da parte delle grandi aziende. Secondo gli analisti dell’exchange di criptovalute, infatti, le iniziative nel settore delle società presenti nell’indice Fortune 100 sarebbero lievitate nell’ordine del 39%, su base annua.

A questo primo picco storico si aggiunge poi un secondo dato, quello relativo alle aziende che rientrano nell’indice Fortune 500. In questo caso, infatti, la crescita di interesse sarebbe addirittura del 56%, traducendosi in una serie di progetti onchain.

Proprio per questo motivo, gli estensori del rapporto sottolineano la necessità di dare vita ad un quadro legislativo chiaro. Ritenendolo il modo migliore per impedire che i talenti del settore possano lasciare gli Stati Uniti. Un quadro che, naturalmente, dovrebbe lasciare ampia libertà alle aziende.

Il rapporto di Coinbase

Il rapporto “The State of Crypto” pubblicato da Coinbase per il primo trimestre del 2024, si intitola “The Fortune 500 Moving Onchain”. Come si può facilmente immaginare, è dedicato alle 500 maggiori società statunitensi per fatturato rientranti nella lista che compilata e pubblicata ogni anno dalla rivista Fortune.

L’analisi è stata condotta per Coinbase da The Block, rivelando alcuni dati di notevole interesse. A partire da quello relativo al fatto che il 56% delle aziende Fortune 500 sostiene di avere in corso progetti basati su blockchain. Un incremento il quale si attesta al 39% ove la lista in questione sia limitata alle prime cento, nel caso in cui si prenda come riferimento la crescita di progetti in tale ambito, al loro interno.

Tra le aziende che hanno già deciso di prendere in considerazione l’innovazione finanziaria, il 53% sarebbe inoltre alla ricerca di personale in grado di rivestire ruoli finanziari, legali o tecnologici, avendo però esperienze in ambito criptovalutario.

Naturalmente, la pubblicazione del rapporto è stata immediatamente ricondotta al ruolo assunto da Coinbase nella tenzone politica. Sembra in effetti un segnale al potere politico, indicando come anche il mondo produttivo sia interessato alle opportunità offerte dalla blockchain. Attenzione la quale dovrebbe essere tenuta nel debito conto, da chi intende guidare il Paese, nel futuro.

Crypto e politica, la situazione è in costante movimento

Com’è ormai noto, Coinbase ha deciso di rivestire un ruolo attivo in politica. Lo ha fatto foraggiando abbondantemente un super PAC (Political Action Committee), Fairshake, il quale sta riversando una montagna di denaro sui candidati pro-crypto.

Una decisione resa necessaria anche dalle mosse della Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti. L’agenzia che sovrintende ai mercati finanziari a stelle e strisce, infatti, nell’ambito della sua offensiva contro la criptosfera ha messo nel mirino anche l’exchange. Lo ha in pratica accusato di vendere titoli non registrati, in una causa che sta andando avanti nelle aule di tribunale.

La risposta di Coinbase non si è fatta attendere e si è intrecciata con il nuovo orientamento di Donald Trump. Il miliardario, di nuovo in corsa per la Casa Bianca, dopo aver a lungo stigmatizzato Bitcoin e Altcoin, da alcuni mesi ha letteralmente ribaltato il suo pensiero in merito. Tanto da teorizzare la necessaria coesistenza tra BTC e dollaro.

Tra le tante sue esternazioni in materia, spicca quella fatta negli ultimi giorni, sul mining di criptovalute. Trump, infatti, ha affermato che nella sua visione gli Stati Uniti dovrebbero minare tutti i Bitcoin restanti. In tal modo potrebbero guidare il mondo da un punto di vista energetico, anche se non è chiaro il legame tra il mining di Bitcoin e l’obiettivo declamato.

Intanto, però, il mondo della blockchain si è schierato dalla sua parte, sino a irridere il tentativo dell’entourage di Biden di attrarre finanziamenti al suo interno per la propria campagna elettorale. Compito il quale, per ironia della sorte, sarebbe stato affidato proprio a Coinbase.

Coinbase lancia il suo Smart Wallet, con l’obiettivo di raggiungere un miliardo di utenti

Coinbase, il più grande exchange di criptovalute statunitense, ha presentato oggi il suo Smart Wallet , un prodotto il quale è stato espressamente progettato al fine di ridurre gli ostacoli per i nuovi utenti che desiderano fare il proprio ingresso nello finanza decentralizzata. Annunciato nel corso dell’ETHDenver, tenutosi nel mese di febbraio, è ora ufficialmente a disposizione della clientela.

Coinbase lancia Smart Wallet: di cosa si tratta?

È stato Siddharth Coelho-Prabhu, direttore senior della gestione del prodotto presso Coinbase, ad annunciare il rilascio del portafogli intelligente, in un post sul blog dell’exchange, con queste parole: “Smart Wallet consente agli utenti di creare un portafoglio gratuito, sicuro e con custodia autonoma in pochi secondi. Semplifica l’onboarding, riduce il numero di transazioni da firmare e ti permette di utilizzare senza problemi i tuoi saldi Coinbase.”

Al posto delle tradizionali frasi di recupero, app ed estensioni le quali vengono solitamente utilizzate per accedere ad app e servizi DeFi, gli Smart Wallet utilizzano passkey standard del settore e un portale web complementare che si connette a Ethereum, Base, Arbitrum, Optimism, Polygon, BNB, Avalanche e Zora, al momento del lancio.

Lo stesso Coelho-Prabhu ha poi aggiunto: “Fino ad ora, andare onchain è stato lento, costoso e difficile, con installazioni separate di app wallet e blockchain di prima generazione. Con Coinbase Smart Wallet, gli utenti possono creare un nuovo portafoglio utilizzando Face ID, un profilo Google Chrome, Yubikey, la funzione di sblocco con impronta digitale o FaceID.”

Gli Smart Wallet provano a dare una risposta anche ad un altro problema, la frammentazione conseguente all’interazione di saldi disposti su più wallet con una gamma di app crypto. I loro utenti infatti, saranno in grado di attingere dal saldo del conto Coinbase o dal saldo del proprio portafoglio auto-custodito in modo da facilitare le transazioni quasi ovunque.

La politica promozionale di Coinbase

Coinbase ha anche approntato una politica promozionale per il suo nuovo prodotto. In particolare, ha deciso di incoraggiare gli sviluppatori di criptovalute a integrare il suo Smart Wallet nelle loro app. Per farlo, ha offerto fino a 15mila dollari in crediti sul gas. Cui ha aggiunto una campagna Base Gasless e altri concorsi e incentivi estivi on-chain.

Altra caratteristica di rilievo degli Smart Wallet è quella relativa alla possibilità di transazioni senza gas. A renderla concreta le sponsorizzazioni “paymaster”, in cui gli sviluppatori o altre parti possono coprire le tariffe del gas degli utenti in modo da fornire un prodotto o un servizio gratuitamente.

Lo stesso Coelho-Prabhu ha poi affermato che l ‘integrazione dei portafogli intelligenti è semplice e richiede al massimo poche righe di codice. Per poi ricordare che il sistema è attivo e già supportato dalle popolari librerie di codici crittografici.

Il direttore senior della gestione del prodotto ha quindi concluso indicando un obiettivo estremamente ambizioso: portare un miliardo di utenti nel mondo della blockchain.

L’impegno di Coinbase in politica

Il lancio di Smart Wallet avviene in un momento abbastanza particolare, per Coinbase. L’exchange, infatti, ha deciso di impegnarsi in politica, sostenendo i candidati favorevoli all’innovazione finanziaria. Lo ha fatto in particolare finanziando in maniera massiccia un super PAC (Political Action Committee), Fairshake, cui ha donato ben 50 milioni di dollari.

Un impegno che sembra una diretta conseguenza dei dissapori con la SEC guidata da Gary Gensler. L’offensiva dell’agenzia cui spetta il compito di vigilare sui mercati finanziari statunitensi ha infatti coinvolto anche lo scambio guidato da Brian Armstrong.

Oltre a rispondere colpo su colpo in tribunale, l’azienda ha perciò pensato bene di partecipare in maniera attiva a quella che si sta profilando alla stregua di una vera e propria lobby tesa a fare in modo che le ragioni del settore trovino ascolto a Washington.

Coinbase deve affrontare una causa collettiva per aver venduto titoli senza registrazione

Un gruppo di investitori in valuta digitale ha deciso di avviare una causa collettiva contro Coinbase. Il motivo è da ricercare nel fatto che l’exchange centralizzato, con sede a San Francisco, avrebbe venduto deliberatamente titoli in maniera illegale, ovvero senza procedere alla registrazione presso le autorità preposte.

Inoltre, sempre secondo il parere dei ricorrenti, la piattaforma di scambio avrebbe operato come un broker di titoli non registrato. La causa arriva a poche ore dalla pubblicazione di una trimestrale, quella riferita alla prima parte dell’anno in corso, la quale ha visto Coinbase andare largamente oltre i risultati precedenti.

Coinbase deve affrontare una causa collettiva: di cosa si tratta?

Stando ai documenti presentati nell’ambito della causa collettiva, Coinbase sarebbe la causa delle perdite subite dal gruppo dei ricorrenti in giudizio. In pratica, lo scambio centralizzato (CEX), avrebbe commercializzato e venduto asset virtuali alla stregua di investimenti.

I denuncianti sostengono, in buona sostanza, che Coinbase abbia intenzionalmente violato le leggi sui titoli della California e della Florida. Per farlo citano l’ammissione della società di essere un “intermediario di titoli”, inclusa all’interno del suo contratto d’uso.

Le operazioni dell’exchange, inclusi i suoi conti Prime Brokerage e Coinbase Earn, andavano presumibilmente, almeno secondo la denuncia inoltrata, a promuovere investimenti ad alto rendimento senza sufficiente divulgazione. Inoltre, l’azione legale collettiva afferma che le risorse digitali quotate sull’exchange, tra cui Uniswap, Polygon, Algorand, Decentraland, Near Protocol, Solana, Tezos e Stellar Lumens sono titoli.

Inoltre, Coinbase non avrebbe registrato le persone che offrono questi titoli come associate ad un broker. Né ha provveduto a registrarsi come tale presso la Securities and Exchange Commission (SEC) o presso gli Stati in cui opera.

Lo stesso documento afferma poi che gli avvocati dei ricorrenti avrebbero utilizzato il test di Howey, al fine di stabilire se quelli indicati siano titoli, o meno. Tra gli avvocati in questione è da segnalare la presenza di John T. Jasnoch, il quale ha una lunga esperienza in azioni legali collettive contro aziende crypto.

La risposta dell’exchange californiano

La risposta di Coinbase alla causa è arrivata a stretto giro di posta. Lo scambio di criptovaluta ha in pratica etichettato le affermazioni come “legalmente prive di fondamento”. Per poi esprimere la sua fiducia nel sistema giudiziario, confidando evidentemente in un rigetto della causa nelle aule di tribunale.

La causa collettiva arriva in un momento il quale può essere considerato molto delicato per Coinbase. La società, infatti, è impegnata in uno scontro campale con la SEC, che verte sulla classificazione dei token venduti sulla propria piattaforma. Nell’ambito della stessa, proprio di recente ha presentato un ricorso interlocutorio, con il quale intende contestare la decisione di un giudice di consentire il proseguimento del caso.

Un ottimo momento per Coinbase, almeno dal punto di vista finanziario

A parziale consolazione delle disavventure giudiziarie, occorre comunque segnalare l’ottimo momento di Coinbase da un punto di vista finanziario. Nel corso del primo trimestre dell’anno in corso, infatti, i profitti sono cresciuti sino a toccare la soglia di 1,6 miliardi di dollari.

Una crescita favorita in particolare dagli ottimi risultati conseguiti dalla sua stablecoin USDC e dallo staking. In particolare, proprio per quanto concerne USD Coin, sembra aver pesato favorevolmente la decisione di permettere agli utenti di guadagnare interessi.

Cui si è andato ad aggiungere l’ottimo momento attraversato dal mercato criptovalutario, che si è ormai lasciato alle spalle il crypto-winter. Un momento propiziato in particolare dalla grande attesa per il quarto halving di Bitcoin e dall’esordio degli ETF spot sull’icona ideata da Satoshi Nakamoto.

In un momento così positivo, proprio le questioni di carattere legale sembrano in grado di offuscare, almeno parzialmente, l’orizzonte. Soprattutto in considerazione di una aggressività sempre più pronunciata della SEC, nei confronti dell’innovazione finanziaria.

Coinbase, stablecoin e mercato in rialzo portano i profitti del primo trimestre a 1,6 miliardi di dollari

Coinbase ha portato a quota 1,6 miliardi di dollari i profitti relativi al primo trimestre dell’anno in corso. A ricordare il dato è stato lo stesso exchange, il più grande degli Stati Uniti. Un dato il quale risente, in positivo, del pratico raddoppio delle entrate derivanti dalle transazioni rispetto ai tre mesi precedenti.

Nel confronto con i primi tre mesi del 2023, il risultato è ancora più notevole. I ricavi sono infatti passati da 772 milioni di dollari a 1,6 miliardi. Tanto da superare largamente le aspettative degli analisti, che si erano spinti a prevedere 1,3 miliardi di dollari. La società con sede a San Francisco ha inoltre riportato utili di 4,40 dollari per azione, anche in questo caso ben al di sopra delle aspettative di Wall Street, che si erano spinte a 0,90 dollari. 

Per Coinbase un ottimo trimestre

Per quanto concerne i ricavi delle transazioni, Coinbase ha dato vita ad un vero e proprio balzo, da 374 milioni di dollari nel concomitante periodo del 2023 agli 1,1 miliardi di quello attuale. Un pratico raddoppio anche rispetto al dato del precedente trimestre, l’ultimo del 2023, quando il dato si era fermato a quota 523 milioni di dollari.

Nella comunicazione rivolta agli azionisti, Coinbase ha dichiarato che la piattaforma ha visto “un’attività di trading rivitalizzata tra i clienti acquisiti prima del 2023”. Una rivitalizzazione che si è andata a saldare con la crescita di nuovi utenti, tra i quali vanno compresi i trader istituzionali. 

Proprio nell’ultimo spezzone del 2023 lo scambio aveva visto i primi segnali di un’inversione di tendenza. Aveva infatti conseguito un attivo di 273,4 milioni di dollari, rispetto a una perdita di 557 milioni di dollari collezionata nello stesso trimestre del 2022. Dodici mesi fa, quando ancora il mercato risentiva del crac di FTX, quindi in pieno crypto winter, l’azienda aveva registrato una perdita trimestrale di 79 milioni di dollari.

Quali i motivi della crescita?

Nel mese di febbraio, Coinbase aveva dichiarato di aver rafforzato il proprio bilancio riducendo il debito di 413 milioni di dollari. Un rafforzamento reso possibile anche dalla decisione di consentire alla clientela il guadagno di interessi sulla sua stablecoin USD Coin. Una decisione saggia, che ha consolidato i dati del bilancio.  

Una decisione sospinta anche dall’ottimo momento del token. Le entrate di USD Coin, infatti, sono aumentate nell’ordine del 15% nel primo trimestre del 2024, rispetto a quanto riportato in quello precedente. Raggiungendo di conseguenza i 197 milioni di dollari. Tanto da risultare la stablecoin in più rapida crescita nel corso del 2024, come messo in rilievo nella lettera agli azionisti.

Anche i ricavi derivanti dallo staking sono praticamente raddoppiati rispetto ad un anno fa. Sono infatti arrivati a quota 151 milioni di dollari, confermando il momento positivo dell’exchange di Brian Armstrong.

È quindi possibile affermare che a trainare il risultato complessivo di Coinbase siano stati da un lato l’ottimo momento di USDC e, dall’altro, la forte ripresa del mercato crypto. Ripresa che si è giovata in particolare dell’esordio degli ETF spot su Bitcoin, che ha sospinto l’icona crypto al nuovo massimo storico di 73.747 dollari.

Anche Coinbase guarda con apprensione a Bitcoin

Naturalmente occorre ora capire se il trend di crescita potrà proseguire su livelli così intensi. Proprio le vicende di BTC saranno decisive in tal senso. Se la sua quotazione terrà potrà rendere più solide le basi per un mercato vigoroso. Come si augura, naturalmente, anche Coinbase.

Sotto questo punto di vista, occorre sottolineare come proprio in queste ore il prezzo di Bitcoin si stia nuovamente avvicinando alla soglia dei 60mila dollari. Fugando perciò, almeno in parte, le grandi apprensioni seguite alla discesa delle ore passate. Una discesa che, secondo Standard Chartered, è tutt’altro che finita. Tanto da spingere gli analisti dell’azienda britannica a prevedere il posizionamento del token tra i 50 e i 52mila dollari.

La SEC ottiene una vittoria di rilievo nella causa contro Coinbase

Non è un momento facile per gli exchange di criptovaluta. Dopo la notizia della causa intentata dal Department of Justice degli Stati Uniti contro KuCoin, per cospirazione criminale multimiliardaria, ora è Coinbase a trovarsi in notevole difficoltà.

La Securities and Exchange Commission ha infatti riportato una vittoria importante nella sua causa contro la piattaforma nella giornata di ieri. A renderla tale la decisione presa nella giornata di ieri dal giudice distrettuale statunitense Katherine Polk Failla. In pratica, la tesi secondo la quale Coinbase avrebbe dato vita alla vendita non registrata di titoli formulata dall’autorità di controllo dei mercati finanziari potrebbe essere accolta da una giuria, nel corso del processo.

La SEC mette a segno un colpo di rilievo

La tesi della SEC è assolutamente fondata: questo il giudizio espresso da una corte distrettuale degli Stati Uniti sulla causa intentata contro Coinbase. La corte di Manhattan ha di conseguenza respinto la richiesta di rigettare la causa intentata dall’ente di vigilanza avanzata dall’azienda. Un giudizio che ha si è fatto immediatamente sentire sui mercati finanziari, ove le azioni dell’exchange di criptovalute hanno immediatamente lasciato il 2,5% del proprio valore.

La vicenda ha avuto inizio nel passato mese di giugno, quando Coinbase si è vista recapitare una causa da parte della Securities and Exchange Commissione. A giustificarla il fatto che, a detta della SEC, la società agiva come broker e borsa di scambio non registrata. Una tesi la quale, come al solito, ha visto come risposta l’affermazione che non esiste una normativa chiara al proposito, derivante dal fatto che le criptovalute sono nate in epoca molto posteriore alla proclamazione di quelle esistenti.

Mercoledì, nella sua sentenza, il giudice distrettuale statunitense Katherine Polk Failla ha risposto proprio a questa tesi, ricordando: “La nomenclatura ‘cripto’ potrebbe essere di epoca recente, ma le transazioni contestate rientrano comodamente nel quadro che i tribunali hanno utilizzato per identificare i titoli per quasi ottant’anni.”

Ha poi aggiunto: “La Corte ritiene che la SEC sostenga adeguatamente che Coinbase, attraverso il suo programma di staking, si è impegnata nell’offerta e nella vendita non registrate di titoli”.

In un altro punto della sentenza, il giudice ha comunque accettato di respingere l’affermazione della SEC secondo la quale Coinbase avrebbe agito come broker non registrato rendendo disponibile ai clienti la sua applicazione Wallet. Aggiunta che non cambia però la sostanza del verdetto.

Il commento di Coinbase

Interpellata da CNBC, Coinbase ha risposto con un collegamento a una serie di post pubblicati da Paul Grewal, il responsabile legale dell’exchange, sulla piattaforma di social media X, l’ex Twitter. In particolare, ha affermato: “Eravamo preparati per questo e non vediamo l’ora di scoprire di più sulle opinioni interne della SEC e sulle discussioni sulla regolamentazione delle criptovalute”.

La SEC, dal canto suo, non ha perso tempo per sfruttare la vittoria riportata a Manhattan. L’autorità ha infatti provveduto immediatamente a depositare un avviso della decisione di Failla nel caso Coinbase nell’ambito di una causa pendente presso il tribunale federale del Distretto di Columbia contro Binance. La commissione, in questo caso, accusa lo scambio fondato da Changpeng Zhao di aver dato vita a molteplici offerte e vendite non registrate di titoli di criptovalute.

Un momento molto particolare

La notizia della decisione arriva in un momento molto particolare, che vede Coinbase assumere un ruolo sempre più importante nell’adozione degli asset digitali da parte di Wall Street.

Nel passato gennaio, la SEC ha infatti approvato gli ormai famosi ETF spot su Bitcoin, molti dei quali hanno adottato proprio l’azienda di Brian Armstrong in qualità di partner di custodia. Dal momento in cui hanno fatto il loro esordio, i fondi in questione hanno incamerato non meno di 52 miliardi di dollari.

Un dato che non ha però ammorbidito l’atteggiamento della SEC nei confronti degli exchange. Testimoniato dalle dichiarazioni di Gary Gensler, il numero uno dell’autorità, secondo il quale queste piattaforme si chiamano exchange, ma nella pratica vanno a combinare una serie di funzioni che non spettano loro. Con una chiosa abbastanza eloquente: “Non vediamo la Borsa di New York gestire un hedge fund”. 

Coinbase è intenzionato a lanciare futures su Dogecoin: vediamo i motivi

Dogecoin continua a rappresentare un fenomeno a sé stante, nel complesso mondo delle criptovalute. Pur non proponendo soluzioni tecnologiche di rilievo o risposte a problemi della finanza decentralizzata, DOGE è riuscito a diventare una delle valute virtuali più famose e dibattute in assoluto.

In particolare, con il trascorrere del tempo lo scherzo di Billy Markus e Jackson Palmer è riuscito a calamitare una comunità appassionata, pronta a farsi coinvolgere in qualsiasi genere di iniziativa. Tra di esse ha destato particolare attenzione la raccolta di fondi per la squadra di Bob a due della Giamaica per i Giochi Olimpici di Sochi.

Ora, però, arriva una novità tale da far capire che se il progetto è destinato a far leva sull’ironia, al contempo si è trasformato in qualcosa di serio. Coinbase, infatti ha annunciato l’imminente lancio sulla piattaforma dei futures su Dogecoin. Per giustificare la sua decisione, all’interno dei documenti ufficiali presentati alla Commodity Futures Trading Commission (CFTC) degli Stati Uniti, lo scambio di criptovalute ha posto un dato di fatto ben preciso: la regina delle meme coin è ormai riuscita ad andare ben oltre la natura iniziale di scherzo. Anzi, lo scherzo è talmente ben riuscito che ormai da anni il token fa parte della top ten di CoinMarketCap, la classifica relativa alla capitalizzazione di mercato. Tanto da poter ormai essere considerata un asset di primo piano nel panorama crypto.

Coinbase vorrebbe presto lanciare futures su Dogecoin

Coinbase è intenzionato a rendere possibile il trading sui futures per DogecoinLitecoin (LTC) e Bitcoin Cash (BCH) a partire dal primo giorno di aprile. A testimoniare tale intenzione l’inoltro da parte del popolare exchange di criptovalute di tre comunicazioni al Commodity Futures Trading Commission (CFTC) degli Stati Uniti.

All’interno dei documenti l’azienda dichiara che lo scambio dei suddetti contratti futures potrebbe avere inizio ancora prima del ricevimento dell’approvazione ufficiale dell’autorità. A renderlo possibile sarebbe l’autocertificazione che è del resto parte integrante delle norme federali statunitensi. Questo è il punto cruciale di una delle comunicazioni inviate: “Con la presente Coinbase Derivatives sottopone all’autocertificazione la quotazione iniziale del contratto Dogecoin Futures, che verrà proposto ai clienti di Coinbase dal giorno 1 aprile 2024”.

Nel seguito della missiva, è poi presente quello che da molti è stato considerato un vero e proprio sigillo della crypto finanza tradizionale alla regina delle meme coin. DOGE, infatti, viene espressamente indicata come una realtà ineludibile. Tanto da poterla più considerare semplicemente come tale, ma come un vero e proprio pilastro della criptosfera.

Il documento è in effetti chiaro, al proposito: “La grande e duratura fama di Dogecoin, ma anche e soprattutto il costante supporto mostrato dalla sua community, ci fanno ipotizzare che questa criptovaluta abbia ormai superato le sue origini di meme per diventare un punto fermo del mondo crypto“.

Naturalmente, il token non ha dovuto attendere molto per giovarsi di tale autorevole endorsement. Nelle ore immediatamente successive alla diffusione della notizia il suo prezzo di Dogecoin ha infatti messo a segno una crescita pari al 18%.

I veri motivi alla base del proponimento di Coinbase

Come era abbastanza prevedibile, la notizia non ha tardato a destare perplessità in un gran numero di esperti del settore. Quando si parla di Dogecoin, e delle meme in generale, si tocca del resto un nervo scoperto, per molti. Ormai da tempo una fetta considerevole dei criptofans non ha dubbi nell’esprimere la propria contrarietà allo scherzo che pure piace tanto a Elon Musk e altre celebrità.

Per capire meglio la decisione di Coinbase, però, occorrerebbe fare un passo indietro. In particolare bisognerebbe ricordare la costante opera di interdizione nei confronti delle criptovalute da parte della Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti. Un atteggiamento che è tornato ad aleggiare come uno spettro con la comunicazione dell’inchiesta aperta nei confronti di Ethereum, sulla base dell’ipotesi che ETH sia un titolo.

Evitare limitazioni al mercato nel futuro

A detta di alcuni analisti, quindi, la scelta di Coinbase avrebbe un chiaro sapore strategico. Servirebbe in pratica a impedire limitazioni del mercato nel futuro, da parte dell’ente di regolamentazione dei mercati finanziari statunitensi.

È la tesi in particolare di James Seyffart, analista senior di Bloomberg. Secondo lui, in pratica, Coinbase starebbe forzando i tempi nel preciso intento di impedire alla SEC di catalogare alla stregua di titoli tutte le valute virtuali basate su Proof-of-Work, a partire da Bitcoin.

Queste è quanto dichiarato da Seyffart, al riguardo: “Mi viene spontaneo domandarmi se la SEC si stia opponendo al fatto che questi strumenti vengano catalogati come commodities futures, anziché securities futures. Tutte queste crypto sono basate su Bitcoin e nascono tutte da fork di Bitcoin.  Di conseguenza, viste le approvazioni degli ETF su Bitcoin, non dovrebbe esserci più alcun dubbio sul fatto che non sono dei titoli azionari“.

Altrettanto interessante l’ipotesi lanciata da Andrew Kang, secondo il quale un futures su DOGE sarebbe il semplice antipasto ad un ETF spot sulla principale meme coin. Secondo lui, le possibilità che in futuro sia approvato uno strumento di questo genere superano il 30%. Uno scenario che sarebbe reso ancora più concreto da un’affermazione di Donald Trump alle prossime presidenziali USA. In tal caso le aziende che si stanno muovendo alle spalle del tycoon potrebbe passare all’incasso, anche in questo modo.

Coinbase, le azioni crescono dopo il primo attivo di bilancio negli ultmi due anni

Il prezzo delle azioni Coinbase è cresciuto nell’ordine del 15% nell’ultima seduta di borsa della passata settimana, quella di venerdì. A provocarne la forte crescita la pubblicazione dei dati relativi al quarto trimestre del 2023, nel corso del quale l’exchange ha messo a segno un attivo pari a 273 milioni di dollari.

Si tratta del primo profitto realizzato da due anni a questa parte, ovvero dal quarto trimestre del 2021. Un dato che ha avuto riflessi di larga portata sui suoi titoli azionari, anche perché arriva a conferma di quanto molti analisti affermano da tempo: il crypto winter sta per lasciare il posto alla ripresa. E nel nuovo quadro, proprio Coinbase potrebbe essere uno dei maggiori protagonisti.

Coinbase: torna il segno più

Coinbase ha dichiarato nella giornata di giovedì che i suoi ricavi netti sono stati di 905 milioni di dollari nel quarto trimestre del 2023. Un dato in aumento di quasi il 50% rispetto ai 605 milioni di dollari che erano stati collezionati stesso periodo dell’anno precedente.

Il risultato dello scambio di criptovalute ha in pratica confermato quello che era emerso da precedenti rapporti: nel corso del quarto segmento del 2023 gli asset digitali hanno registrato un enorme interesse da parte degli investitori.

A favorire il trend è stata in particolare la vicenda relativa all’approvazione degli ETF spot su Bitcoin da parte della Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti. Approvazione che è poi arrivata il 10 gennaio di quest’anno e che ha destato un intenso dibattito. Tale da creare smodate aspettative, le quali si sono riflesse sulle quotazioni di BTC e criptosfera in generale.

Gli ETF Bitcoin consentono in pratica agli investitori al dettaglio di accedere alla criptovaluta come un’azione negoziata su una borsa regolamentata. Il tutto senza però esporli direttamente all’asset sottostante. Una facilitazione che ha in pratica aperto una nuova era per l’intero settore, tanto da spingere alcune aziende a fare analoga richiesta per Ethereum.

Nella ridda di voci che si sono levate, a trarne beneficio è stato l’intero settore, compreso Coinbase. Lo scambio, peraltro, sembra avvalersi anche dei guai giudiziari in cui è stato coinvolto Binance. Un mix di fattori che si sono tradotti in un dato finanziario eccellente.

Le dichiarazioni di Coinbase

Coinbase ha rilasciato da parte sua un commento in cui affermato che i ricavi delle transazioni hanno rappresentato la ​​principale fonte dei ricavi per l’ultimo trimestre del 2023. Per poi aggiungere che sono invece restati sostanzialmente stabili quelli derivanti da abbonamenti e servizi.

L’azienda ha anche aggiunto che nel quarto trimestre si è registrato un forte aumento in termini di volatilità dei prezzi delle criptovalute. Un trend molto simile a quello che era stato segnalato durante il primo trimestre del passato anno.

Secondo la società, a determinare questo quadro espansionistico è stata proprio la discussione sulla probabile approvazione dell’ETF Bitcoin. Un evento individuato dagli esperti come un vero e proprio fattore di crescita dell’ecosistema crypto nel 2024.

Il crypto winter è soltanto un ricordo?

Naturalmente, i risultati messi a segno da Coinbase hanno avuto riflessi sul suo titolo, che è immediatamente schizzato verso l’alto. Un trend il quale potrebbe proseguire per buona parte della settimana appena iniziata, considerato l’ottimismo che caratterizza al momento il settore.

Ormai gli analisti concordano sul fatto che il crypto winter dell’ultimo biennio abbia lasciato il posto alla tanto auspicata schiarita. Un mutamento indotto non solo dall’approvazione dell’ETF spot su Bitcoin, ma anche dall’approssimarsi del quarto halving dell’icona inventata da Satoshi Nakamoto.

Come già accaduto nelle precedenti occasioni, il dimezzamento delle ricompense spettanti ai minatori potrebbe tramutarsi in una nuova bull run. Non solo per BTC, ma per un gran numero di progetti ad esso correlati, direttamente o indirettamente. Tanto da aver già spinto molte personalità del mondo crypto ad avanzare previsioni destinate a far sognare i trader.

Una vera e propria campagna promozionale per la criptosfera, destinata a protrarsi per molti mesi, considerato come l’halving sia previsto tra marzo e maggio.