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Tag: africa

Ugali: ricetta della polenta africana

Quella dell’ugali è una storia del tutto particolare perché si tratta di un piatto di importazione diventato patrimonio comune della tradizione culinaria di tante zone dell’Africa. Parliamo di una vera e propria polenta (più o meno simile alla nostra) realizzata con farina di mais e acqua. Ugali: ricetta della polenta africana dunque? Potremmo dire di sì, se diamo al concetto di polenta un’accezione ampia. Questa preparazione è tipica di alcune zone dell’Africa, dove prende anche una denominazione del tutto locale: infatti la parola “ugali” appartiene alla lingua swahili del Kenya e parte della Tanzania. Altrove questo piatto viene indicato con i nomi di ngima, xima, shima, pap, oshifima. In origine il nome indicava il procedimento di preparazione del piatto: infatti al posto della farina di mais potevano esserci miglio, sorgo o i prodotti di altre colture. 

Qualche curiosità

Poiché la presenza di concittadini di origine africana è sempre più importante anche nel nostro Paese, conoscerne gli usi, costumi e la tradizione culinaria può diventare un elemento di confronto e integrazione. Per questo sapere che l’ugali, ricetta della polenta africana, accomuna pianura Padana a vasti territori dell’Africa è molto interessante. Identica anche l’origine di questo piatto: il mais fu introdotto nel continente africano all’epoca della colonizzazione, parliamo dunque del 1500 – 1600: proprio come accadde da noi. La facilità di coltivazione, la resistenza e la resa di questo cereale gli ha permesso di prendere spesso il posto di sorgo e miglio nella preparazione di questo piatto. 

Come si prepara la ricetta dell’ugali, la polenta africana per eccellenza

La preparazione di questo piatto è semplice: l’ugali, ricetta della polenta africana, non differisce molto dalla polenta nazionale. Parliamo di cucina tradizionale, povera, che risolve il problema del nutrimento quotidiano di tante famiglie con un costo economico sostenibile. Scopriamo gli ingredienti e poi i semplici passaggi per realizzare questo piatto:

  • Farina di mais 400 g 
  • Sale 1 cucchiaino
  • Acqua (in proporzione doppia alla farina)

Il procedimento è lo stesso che ci permette di realizzare la nostra polenta: si porta a bollore l’acqua già salata e poi vi vi versa a pioggia la farina continuando a mescolare e facendo attenzione ad evitare che si formino grumi. La cottura non sarà inferiore ai 40 minuti perché il composto finale dovrà essere piuttosto consistente. 

Ugali piatto nazionale del Kenya

Quindi dovremo dare dei polentoni anche ai kenioti? Forse si, perché l’ugali, ricetta della polenta africana, è talmente diffuso e amato da diventare il piatto nazionale del Kenya. Il presidente delal Repubblica dello stato africano ha definito questo piatto come irrinunciabile per i suoi concittadini, che amano mangiarlo accompagnandolo con sugo di pomodoro, oppure con varietà locali di cicoria, biete o spinaci, oppure con una ratatouille di verdure. Ma l’ugali si mangia anche accompagnandolo con pesce o carne, proprio come la polenta nostrana. 

La ricetta keniota originale dell’ugali prevede questi ingredienti (per 6 persone):

  • 4 tazze da the di farina di mais
  • 5 tazze da the d’acqua
  • 1 cucchiaino di burro o margarina
  • una presa di sale

L’acqua va portata a bollore tenendo un fuoco medio, quindi “condita” con burro e sale. Solo dopo si versa la farina a pioggia. In Kenya l’ugali si cuoce per 5 minuti soltanto. Per rendere meno consistenza il risultato finale si sostituisce un bicchiere di acqua con uno di latte. 

Per realizzare un vero e proprio piatto keniota, l’ugali con samaki, preparate un soffritto di cipolla al quale aggiungerete del curry e del latte di cocco per mantecarlo. Cuocete poi del pesce (coda di rospo tagliata a dadini, sgombro fresco, merluzzo) tagliato a dadini nel soffritto. Preparate l’ugali, versatelo in una ciotola capiente o su di un tagliare e guarnitelo con il sugo di pesce. 

Niger, Mali e Burkina Faso annunciano una nuova forza congiunta militare per combattere i jihadisti

I tre paesi della regione del Sahel guidati da regimi militari, Niger, Mali e Burkina Faso, hanno annunciato la formazione di una forza congiunta militare anti-jihadista.

Niger, Mali e Burkina Faso formano una forza congiunta militare anti-jihadista

Il Niger, il Mali e il Burkina Faso hanno compiuto un passo avanti nella formazione di una forza congiunta durante un incontro a Niamey. Il capo dell’esercito del Niger, Moussa Salaou Barmou, ha dichiarato che la nuova forza militare “sarà operativa al più presto possibile per affrontare le sfide della sicurezza nella regione”, ma non ha fornito ulteriori dettagli.

Negli ultimi anni, nei tre paesi dell’Africa occidentale si sono verificate violenze jihadiste che hanno causato un grande numero di vittime. Dal 2020, i governi civili in questi tre paesi del Sahel sono stati rovesciati da colpi di stato militari. I leader di questi regimi militari hanno prima deciso di voltare le spalle alla Francia e successivamente hanno lasciato il blocco economico dell’Ecowas.

Le divisioni nella regione del Sahel

Nel 2023, i tre capi, Abdourahamane Tchiani del Niger, Assimi Goita del Mali e Ibrahim Traore del Burkina Faso, hanno firmato un patto di mutua difesa, noto come Alleanza degli Stati del Sahel. Inoltre, hanno deciso di lasciare la forza internazionale anti-jihadista, il G5.

Secondo gli analisti, il prossimo passo di questi tre paesi dell’Africa occidentale potrebbe essere l’uscita dal franco CFA comune. Nel mese di febbraio, il leader del Niger, Tchiani, aveva dichiarato, durante una trasmissione televisiva, la sua intenzione di creare una moneta regionale, definendola come “un segno di sovranità”.

Senegal, governo fissa la data delle elezioni presidenziali: si terranno il 24 marzo 2024

Il governo del Senegal ha annunciato che le elezioni presidenziali si terranno il 24 marzo 2024. Questa decisione è stata presa dopo che, nel mese di febbraio, il presidente Macky Sall ha rinviato le elezioni a dicembre, scatenando proteste.

Senegal, le elezioni presidenziali si terranno il 24 marzo 2024

Le elezioni presidenziali si terranno il 24 marzo 2024. Il presidente del Senegal, Macky Sall, si è impegnato a fissare un’altra data per il voto, come aveva promesso.

Lo scorso mese, Sall ha rinviato le elezioni al 15 dicembre 2024. Questa decisione ha scatenato una delle maggiori crisi nel paese dell’Africa occidentale e ha innescato violente proteste. Successivamente, il Consiglio costituzionale ha stabilito che il rinvio del voto era incostituzionale, dato che il mandato del presidente scade il 2 aprile. Il Consiglio ha, inoltre, esortato le autorità ad organizzare le elezioni il più presto possibile.

Macky Sall ha sciolto il governo

Ieri, 6 marzo, il Parlamento senegalese ha votato ed approvato una legge di amnistia proposta dal presidente Sall. Questa mossa mira a mitigare le tensioni politiche e sociali nel Paese, specialmente considerando il recente stallo nelle relazioni tra il governo e l’opposizione. La legge potrebbe garantire l’amnistia a centinaia di manifestanti e membri dell’opposizione.

Nel 2023, Sall aveva annunciato che non si candiderà per un terzo mandato. Dopo l’annuncio della nuova data, il presidente senegalese ha sciolto il governo di Amadou Ba e lo ha sostituito con il ministro degli Interni, Sidiki Kaba. Ba è il candidato presidente della coalizione di governo, sostenuto da Sall, e ora si concentrerà sulla sua campagna elettorale.

Ciad, l’oppositore Yaya Dillo ucciso in una sparatoria

Il leader dell’opposizione in Ciad, Yaya Dillo, è stato ucciso ieri, 28 febbraio 2024, a causa delle ferite riportate nell’attacco alla sede del suo partito. Il procuratore, Oumar Mahamat Kedelaye, durante una conferenza stampa alla capitale, N’Djamena, ha confermato l’accaduto. La giunta militare ciadiana aveva accusato il Partito socialista senza frontiere, guidato da Yaya Dillo, dell’attacco del 27 febbraio contro gli uffici dell’Agenzia per la sicurezza nazionale.

Ciad, ucciso l’oppositore Yaya Dillo in una spatatoria a N’Djamena

Nella notte tra il 27 e il 28 febbraio 2024, un attacco aveva preso di mira la National Security Agency, nella capitale, N’Djamena, provocando diversi feriti. La giunta militare al potere del Ciad aveva ritenuto responsabili gli “elementi” del partito giudato dall’oppositore ucciso, Yaya Dillo.

Nella giornata di ieri, il governo ciadiano aveva rassicurato i cittadini affermando che la situazione fosse “completamente sotto controllo”. Secondo il procuratore, Mahamat Kedelaye, durante l’assalto alla sede del Partito socialista senza frontiere, sono state uccise 26 persone incluso Dillo.

Il leader dell’opposizione, nel 2021, era sfuggito ad un tentativo di arresto, nel quale sua madre e uno dei suoi figli avevano perso la vita.

Le elezioni del 6 maggio 2024

Il caos politico è così scoppiato a pochi mesi dalle elezioni presidenziali del 6 maggio. Nel 2021, Idriss Deby Itno, che era al potere da 30 anni, è stato ucciso per mano dei ribelli al fronte. Successivamente, suo figlio, Mahamat Idriss Deby, ha preso la guida del Paese.

Yaya Dillo, il cugino di Idriss Deby Itno, aveva denunciato la giunta militare per le accuse infondate sull’attacco definendole una “messa in scena”.

Nel comunicato stampa del 28 febbraio, il governo militare ha affermato che “qualsiasi persona che cerchi di interrompere il processo democratico in corso nel paese sarà perseguita e assicurata alla giustizia”.

Chi è Macky Sall? Biografia e carriera politica del presidente del Senegal

L’attuale presidente del Senegal, Macky Sall, ha annunciato che non ha intenzione di ricandidarsi alle elezioni presidenziali del 2024. Nonostante il suo annuncio, i critici hanno definito la sua decisione di rinviare le elezioni dal 25 febbraio al 15 dicembre come una mossa per rimanere al potere. Sall ha dichiarato che rispetterà la decisione del Consiglio costituzionale e che le elezioni si terranno il più presto possibile. Ecco la biografia di Macky Sall, il capo dello Stato del Senegal.

Chi è Macky Sall? Biografia del presidente del Senegal

Macky Sall è nato l’11 dicembre 1961 a Fatick, una regione centro-occidentale del Senegal. Ha conseguito la laurea in ingegneria geologica e geofisica. Alla fine degli anni ’80 è entrato a far parte del Partito democratico senegalese, che si posiziona al centro politico.

Dal dicembre 2000 al luglio 2001, ha ricoperto il ruolo di amministratore delegato della Petrosen, la Compagnia nazionale petrolifera senegalese. Nello stesso anno, è stato nominato ministro delle Miniere, dell’Energia e dell’Idraulica. Successivamente, nel 2004, è stato designato primo ministro del Senegal dal presidente Abdoulaye Wade. Durante il suo mandato, dal 2004 al 2007, è diventato il primo ministro più longevo della storia del suo paese.

Nel 2007 è stato eletto presidente dell’Assemblea nazionale. Successivamente, nel 2008, ha abbandonato il suo partito di lunga data e ha fondato il suo movimento politico, l’Alleanza per la Repubblica. L’anno seguente ha ottenuto la vittoria alle elezioni locali in tutta la sua regione natale.

Presidente del Senegal dal 2012

Sall si è candidato alle elezioni presidenziali del 2012, sfidando il presidente uscente Wade, e ha vinto le elezioni diventando così il quarto presidente del Paese dall’indipendenza. Successivamente, è stato rieletto nel 2019 per un secondo mandato.

Nel luglio 2023 ha annunciato di non avere l’intenzione di candidarsi alle presidenziali del 2024.

Elezioni Senegal 2024, presidente Sall promette il voto posticipato “appena possibile”

Il presidente del Senegal, Macky Sall, ha dichiarato che le elezioni presidenziali del 2024, rinviate da lui all’inizio del mese, si terranno “il più presto possibile”, dopo che la massima corte del paese ha dichiarato incostituzionale il suo tentativo di posticiparle.

Elezioni Senegal 2024, Macky Sall promette di tenere le elezioni il prima possibile

Il presidente del Senegal ha dichiarato che rispetterà la decisione del Consiglio costituzionale che ha annullato il rinvio del voto al 15 dicembre 2024. Le elezioni presidenziali per scegliere il successore di Macky Sall erano inizialmente calendarizzate per il 25 febbraio 2024.

Giovedì 15 febbraio, la massima corte ha annullato il decreto del presidente e il controverso disegno di legge approvato dal parlamento che aveva lo aveva sostenuto. Inoltre, ha richiesto l’organizzazione delle elezioni “il più presto possibile”, senza specificare una data precisa. In risposta, il presidente senegalese ha rilasciato un comunicato stampa affermando che “effettuerà senza indugi le consultazioni necessarie per l’organizzazione delle elezioni presidenziali nel più breve tempo possibile”.

Una delle peggiori crisi politiche nel Paese

Il Senegal è riconosciuto come uno dei pilastri più solidi dell’Africa occidentale. Si distingue come l’unico stato della regione a non aver mai subito colpi di stato militari. Dopo la decisione di rinviare le elezioni il 3 febbraio, i senegalesi sono scesi in strada per protestare e le opposizioni hanno denunciato tale scelta. Successivamente, l’Ecowas, l’Unione Europea e il Regno Unito hanno invitato le autorità a rispettare la decisione del Consiglio costituzionale.

Anche se la mossa del presidente è stata apprezzata, la nuova data per le elezioni non è ancora stata fissata. Il mandato di Sall terminerà il 2 aprile.

L’Unione africana esprime preoccupazioni per la situazione in Senegal

Il presidente della Commissione dell’Unione africana, Moussa Faki Mahamat, ha affermato all’apertura del vertice dell’Unione che la situazione attuale in Senegal, “un Paese modello in termini di democrazia”, preoccupa gli alleati ma ha anche espresso la speranza per l’organizzazione di “elezioni inclusive, libere e trasparenti” il più rapidamente possibile.

Senegal, Consiglio Costituzionale ribalta il rinvio delle elezioni

Il presidente del Senegal, Macky Sall, aveva annunciato il rinvio delle elezioni presidenziali previste per il 25 febbraio 2024 al 15 dicembre 2024. Migliaia di persone erano scese in strada per protestare contro la decisione di Sall. La massima corte del paese ha annullato il rinvio.

Senegal, Consiglio Costituzionale annulla il rinvio delle elezioni del febbraio 2024

La massima corte del Senegal ha revocato il decreto di Macky Sall che riorganizzava il calendario delle elezioni presidenziali e ha dichiarato il controverso disegno di legge sul rinvio, approvato dal parlamento, incompatibile con la Costituzione.

Inizialmente era stata proposta un rinvio di sei mesi ma un emendamento dell’ultimo momento l’ha estesa a 10 mesi, fissando così una nuova data per le elezioni il 15 dicembre. La decisione di Sall ha scatenato proteste nel paese che è considerato la democrazia più stabile dell’Africa occidentale.

Il rinvio ha scatenato violente proteste durante le quali tre persone hanno perso la vita e decine sono state arrestate.

Consiglio invita ad organizzare le elezioni il prima possibile

I candidati e i legislatori dell’opposizione avevano presentato un ricorso al Consiglio costituzionale. Quest’ultimo aveva denunciato la decisione di Sall di ritardare il voto come un “colpo di stato costituzionale”.

La corte ha dichiarato che è “impossibile” che le elezioni si tengano nella data originaria del 25 febbraio. Tuttavia, ha esortato le autorità a organizzarle “il più presto possibile”.

Anche se il presidente ha ribadito di non aver intenzioni di rimanere al potere alla fine del mandato, gli oppositori considerano la decisione del rinvio come una mossa per farlo. Il mandato di Sall terminerà il 2 aprile.

Zimbabwe abolisce la pena di morte ereditata dal dominio coloniale britannico

Il governo dello Zimbabwe ha approvato il memorandum sul disegno di legge sull’abolizione della pena di morte per reati di omicidio. L’ultima esecuzione nel Paese è avvenuta nel 2005.

Lo Zimbabwe abolisce la pena di morte ed introduce pene detentive lunghe

Nella sua dichiarazione alla stampa locale, il ministro dell’Informazione, Jenfan Muswere, ha annunciato che lo Zimbabwe ha deciso di abolire la pena di morte introdotta dagli amministratori coloniali britannici. Al posto delle esecuzioni, il Paese imporrà pene detentive di lunga durata fino all’ergastolo.

In una dichiarazione ufficiale, il governo della nazione dell’Africa meridionale ha sottolineato la necessità di mantenere un “sistema penale giusto ed equilibrato”, in cui circostanze aggravanti possono portare all’ergastolo.

Il disegno di legge era sospeso da un anno

La proposta di legge era già stata approvata dal Parlamento l’anno scorso ed era in attesa del via libera del gabinetto. Il presidente Emmerson Mnangagwa, precedentemente condannato a morte durante la lotta per l’indipendenza dal dominio britannico, ha giocato un ruolo centrale in questa decisione storica.

Lo Zimbabwe si è aggiunto alla lunga lista di paesi africani che hanno abolito la pena di morte negli ultimi anni. Lo scorso luglio, anche il Ghana aveva annunciato l’abolizione della condanna.

Nigeria, 55 morti durante nuovi scontri intercomunali

55 persone sono state uccise in una serie di scontri tra pastori musulmani e comunità agricole cristiane in Nigeria. Questi conflitti tra comunità sono diffusi nella Nigeria centrale.

Nigeria, nuovi scontri intercomunali: 55 morti

55 persone hanno perso la vita durante gli scontri intorno alla città di Mangu, nello stato di Plateau. Martedì, 23 gennaio, le autorità locali avevano imposto un coprifuoco di 24 ore dopo che abitazioni, scuole e luoghi di culto erano stati saccheggiati e bruciati. Ulteriori attacchi sono continuati anche nella giornata di oggi nella città della Nigeria centrale.

Gli attacchi religiosi ed etnici sono frequenti nei territori centrali del Paese, caratterizzati da una popolazione diversificata. Le tensioni si sono accentuate dopo che più di 160 persone sono state uccise durante i raid nel giorno di Natale.

L’attacco di Natale ai villaggi in Nigeria

Lo stato di Plateau presenta una maggioranza musulmana nella sua parte settentrionale e una maggioranza cristiana nella parte meridionale. La tensione tra le due comunità è aumentata in seguito agli attacchi avvenuti durante il periodo natalizio nei villaggi prevalentemente cristiani, causando la morte di almeno 160 persone.

Gli ultimi attacchi si verificano nel contesto di un’onda di violenza nello Stato che si è trasformata in una criminalità più diffusa.

Mali, crollo di una miniera d’oro: più di 70 morti

Più di 70 persone hanno perso la vita dopo il crollo di una miniera d’oro la scorsa settimana in Mali. Il paese è uno dei più grandi produttori d’oro in Africa.

Mali, decina di morti dopo il crollo di una miniera d’oro

Secondo quanto riportato dall’AFP, un funzionario dei cercatori d’oro nella città sud-occidentale di Kangaba ha dichiarato che sono stati registrati 73 morti a seguito del crollo di una miniera d’oro nel paese dell’Africa occidentale.

L’incidente di venerdì non rappresenta un episodio isolato. Frequentemente si verificano eventi catastrofici che provocano la perdita di vite umane nei siti di estrazione dell’oro in Mali.

Il Mali è tra i primi produttori d’oro nel mondo

Secondo il World Gold Council, nel 2022 il Mali occupava l’undicesima posizione nella classifica mondiale della produzione d’oro, posizionandosi come il secondo paese africano dopo il Ghana. Nell’arco di quell’anno, il Mali aveva prodotto complessivamente 101,7 tonnellate di oro.

Il metallo ha contribuito al 25 per cento del bilancio nazionale e rappresenta il 75 per cento dei proventi delle esportazioni.

Blinken inizia tour in Africa Occidentale: focus sulla promozione della democrazia

Inizia il tour sulla costa occidentale dell’Africa del Segretario di Stato, Antony Blinken. Nel corso della settimana, Blinken visiterà Capo Verde, Costa d’Avorio, Nigeria ed Angola nel tentativo di rafforzare le democrazie e contrastare la minaccia alla sicurezza nel Sahel.

Blinken in Africa Occidentale: focus sulla promozione della democrazia contro l’influenza di Russia e Cina

Il presidente Joe Biden non è riuscito a mantenere la promessa di visitare l’Africa, ma la visita di Blinken comunque metterà in luce le partnership sviluppate dopo il vertice tra i leader degli Stati Uniti e dell’Africa nel 2022. Il portavoce del Dipartimento di Stato, Matthew Miller, ha ribadito che il viaggio di sei giorni:

metterà in risalto la partnership economica orientata al futuro e il modo in cui gli Stati Uniti stanno investendo nelle infrastrutture in Africa per stimolare il commercio bilaterale, creare posti di lavoro in patria e nel continente e aiutare l’Africa a competere nel mercato globale.

Il Segretario di Stato americano aveva di recente concluso una missione diplomatica nei paesi del Medio Oriente. La visita di Blinken in Africa inizia pochi giorni dopo il viaggio in Costa d’Avorio del Ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, ed altri eventi relativi al Niger.

La presenza degli USA nel Niger

Durante il suo più recente viaggio nella regione nel marzo 2023, Blinken aveva fatto tappa in Niger con l’obiettivo di esprimere sostegno al presidente eletto Mohamed Bazoum. Tuttavia, qualche mese più tardi, Bazoum è stato destituito dall’esercito. I governanti del Niger hanno effettuato una visita a Mosca la settimana scorsa.

Il gruppo mercenario russo Wagner è già operativo in Mali e nella Repubblica Centrafricana. Gli Stati Uniti mantengono attualmente una base e truppe in Niger. Il generale James Hecker ha dichiarato che gli Stati Uniti stanno esaminando alternative per ospitare una base di droni in Niger in seguito al colpo di stato.

Blinken ha oggi incontrato il primo ministro di Capo Verde, Ulisses Correia e Silva. Il Segretario ha lodato i valori condivisi tra gli Stati Uniti e Capo Verde, sottolineando l’impegno comune per la democrazia, il buon governo e i diritti umani.

Nigeria, attacchi di bande armate: almeno 160 morti

Più di 160 persone sono state uccise durante gli attacchi di bande armate nei villaggi nella Nigeria centrale.

Attacchi ai villaggi in Nigeria: almeno 160 morti e 300 feriti

Gli attacchi delle bande militari sono cominciati sabato 23 dicembre nell’area di Bokkos e sono continuati fino al lunedì estendendosi nella vicina Barkin Ladi. Il primo bilancio delle vittime era di 16 ma sono aumentate fino alle prime ore del 25 dicembre. La regione da diversi anni è segnata dalle tensioni religiose ed etniche.

Il portavoce del governatore dello stato di Plateau ha annunciato che:

Il governo prenderà misure proattive per frenare gli attacchi in corso contro civili innocenti.

Gli abitanti delle regioni nord-ovest e centrali della Nigeria sono da tempo vittime di attacchi da parte di bande armate che operano dalle loro basi nelle foreste e attaccano i villaggi per saccheggiare e rapire i residenti per richiedere riscatti. Il governatore di Bokkos ha descritto gli attacchi dei “banditi” come operazioni “ben coordinate” che hanno interessato “almeno 20 comunità diverse”.

Ciad, è stata approvata la nuova costituzione

Il Ciad ha votato a favore della nuova costituzione. La giunta militare aveva promosso la proposta come un passo fondamentale nel percorso di ritorno al governo civile.

Ciad, la nuova costituzione passa con il 86% dei voti

Il 17 dicembre, il Ciad ha votato per una nuova costituzione. Secondo i dati della commissione eletttorale del paese, l’86 per cento dei partecipanti ha votato a favore. L’affluenza alle urne è stata del 63,75 per cento.

Il referendum è stato oggetto di intensi dibattiti e critiche da parte dell’opposizione, i quali avevano chiesto il boicottaggio del voto. Secondo il gruppo di oppositori, la partecipazione alle elezioni è stata inferiore a quanto dichiarato, e i risultati sono stati manipolati.

I risultati definitivi arriveranno alla Corte Suprema il 28 dicembre.

Quando si terranno le elezioni in Ciad?

L’opposizione ritiene che il referendum rappresenti soltanto una messa in scena per agevolare l’eventuale elezione del leader militare, Mahamat Idriss Deby Itno. Il generale ha assunto il potere nel 2021 a seguito della morte di suo padre, il quale aveva mantenuto il controllo per 33 anni.

La giunta militare del Ciad ha definito il referendum come il trampolino di lancio verso il ritorno al governo democratico e allo stato unitario. Deby aveva promesso elezioni entro 18 mesi dalla morte di suo padre ma l’anno scorso sono state rimandate di due anni. Si prevede che le prossime elezioni si tengano alla fine del 2024.

La Francia ritira le sue ultime truppe dal Niger

Oggi, 22 dicembre, la Francia ritira le ultime truppe dal Niger, concludendo così oltre un decennio di operazioni anti-jihadiste nella regione del Sahel, nell’Africa occidentale.

Niger, le ultime truppe francesi lasciano il paese del Sahel

A seguito del colpo di stato dello scorso 26 luglio in Niger, la giunta militare aveva chiesto il ritiro della Francia dal paese. Nel mese di settembre il presidente francese aveva annunciato il ritiro dal paese africano entro la fine dell’anno. La Francia sta lasciando il terzo paese della regione del Sahel in meno di 18 mesi.

Dal 2020, quattro paesi della regione sono sottoposti ai colpi di stato: Mali, Burkina Faso, Guinea e Niger. I golpe hanno ulteriormente deteriorato le relazioni con la Francia e l’hanno costretta a concludere le sue operazioni militari anche nelle sue ex colonie Mali e Burkina Faso. La giunta militare in Niger ha optato per una nuova alleanza difensiva con i paesi vicini: Burkina Faso e Mali.

Gli Stati Uniti sono ancora presenti in Niger

La giunta non ha chiesto la chiusura di due basi militari statiunitensi in Niger, dove sono presenti oltre 600 soldati americani. Gli Stati Uniti mantengono una presenza significativa, considerando che con il ritiro della Francia dal Sahel, i mercenari russi di Wagner si stanno radicando nella regione. Nel mese di agosto gli Stati Uniti hanno inviato un nuovo ambasciatore a Niamey, la capitale di Niger.

All’inizio di questo mese, gli Stati Uniti hanno annunciato la loro disponibilità a ristabilire la cooperazione con il Niger, a condizione che il regime militare si impegni in una transizione rapida verso un governo civile. Tuttavia, i governanti del Niger hanno richiesto un periodo fino a tre anni per completare il ritorno a un governo civile.

Ciad, refendum costituzionale 2023: seggi aperti

Oggi, 17 dicembre 2023, in Ciad si tiene un referendum costituzionale per la transizione dal governo militare al governo civile.

Ciad, refendum costituzionale 2023: via al voto

Il referendum costituzionale del 17 dicembre è un passo decisivo verso le elezioni e per ritorno di un governo civile in Ciad.

Nell’aprile del 2021, il Presidente del paese Idriss Deby Itno era stato ucciso durante una battaglia contro i ribelli, dopo 30 anni di potere. Suo figlio Mahamat Idriss Deby Itno è stato proclamato come nuovo presidente dai soldati fedeli a suo padre.

Il periodo di transizione previsto aveva una durata di 18 mesi ma è stato esteso per altri 2 anni nell’ottobre 2022. Le elezioni erano, che erano previste per quest’anno, sono state rinviate al 2024. Il voto non sembra che possa ricucire le divisioni presenti fra il governo e le opposizioni.

Le opposizioni sono per il voto contrario

I leader dell’opposizione e della società civile temono che il voto possa aprire la strada per la dinastia Deby. Dopo tre decenni di governo col pugno di ferro del padre Idriss Deby Itno, le opposizioni temono che il figlio possa continuare a governare il paese attraverso le elezioni, mettendo così in dubbio l’indipendenza della commissione elettorale.

La coalizione del “sì” chiama i cittadini al voto. Secondo loro questa è l’occasione per inaugurare un’assemblea nazionale e un senato per la prima volta dall’indipendenza dalla Francia nel 1960. La riforma prevede un limite del mandato presidenziale di due mandati da 5 anni.

Human Rights Watch ha manifestato preoccupazione:

Affinché questo referendum abbia legittimità, i partiti dell’opposizione e i loro leader devono sentirsi liberi di incontrarsi e fare campagna elettorale. Altrimenti il ​​referendum rischia di essere visto come uno strumento per trasformare il governo transitorio in uno permanente.