Proseguono le ricerche di Riccardo Branchini, il giovane di 19 anni scomparso da Acqualagna, piccolo comune in provincia di Pesaro e Urbino.
La sua sparizione, avvolta da una folta coltre di mistero, continua a sollevare numerosi interrogativi. Le autorità e i familiari restano impegnati a fare luce su una vicenda che, al momento, non trova spiegazioni.
Descritto dalle persone a lui vicine come un ragazzo sensibile, riservato e dotato di grande intelligenza emotiva e creatività, il giovane si sarebbe allontanato volontariamente quel sabato, interrompendo improvvisamente ogni contatto con familiari, amici e conoscenti.
Da allora, i suoi genitori vivono in un’angoscia crescente, preoccupati per il destino del loro amato figlio.
Auto ritrovata vicino alla Gola del Furlo: nodo cruciale
La sua automobile è stata ritrovata nei pressi della “Gola del Furlo”, non lontano dalla storica diga costruita nel 1922 per la produzione di energia elettrica. Questo luogo, incastonato in uno scenario naturale suggestivo ma isolato, rappresenta un punto focale delle indagini.
Le operazioni di ricerca, avviate il giorno successivo alla sua scomparsa, hanno coinvolto squadre dei Vigili del Fuoco di Pesaro. Coordinati in 22 unità, i soccorritori hanno perlustrato l’area suddividendola in settori per una copertura completa del territorio.
Come evidenziato dal legale in una precedente intervista, sono stati impiegati specialisti in percorsi rocciosi e ambienti fluviali, supportati da personale esperto nel recupero in acque correnti e nell’utilizzo di tecniche di topografia applicata al soccorso.
Esito negativo nelle prime ricerche
Nonostante gli sforzi, le operazioni non hanno dato esito positivo, portando a una temporanea interruzione delle perlustrazioni.
La madre di Riccardo Branchini, tuttavia, non si è arresa. Attraverso il suo legale, ha presentato una richiesta formale alla Prefettura per riprendere le ricerche, chiedendo anche lo svuotamento del bacino idrico per ispezionare accuratamente il fondo ed escludere la presenza di un corpo.
Nuove ricerche all’interno del bacino idrico
La decisione della Prefettura di sospendere le attività di ricerca ha suscitato il disappunto dei genitori, che, con il supporto legale, continuano a battersi per l’adozione di ulteriori misure.
In un’intervista esclusiva a Tag24, l’avvocato Elena Fabbri, rappresentante della famiglia, ha confermato che le recenti ricerche si sono avvalse di nuove tecnologie in grado di scandagliare le profondità del bacino idrico.
Parallelamente, nuove segnalazioni riportano presunti avvistamenti del ragazzo in altre città d’Italia. Questi elementi hanno riacceso la speranza nei familiari, che confidano ancora nella possibilità che Riccardo sia vivo.
Ricerche subacquee: nuove tecnologie
Al telefono con Tag24, in merito alle operazioni subacquee, il legale ha descritto le modalità in cui sono state condotte, sottolineando l’importanza delle apparecchiature adeguate:
“In passato sono già state condotte attività di monitoraggio all’interno della diga, utilizzando sommozzatori e strumenti adeguati allo scopo. Questa volta, tuttavia, ci sono state fornite apparecchiature sofisticate, in grado di esplorare con maggiore precisione le profondità del bacino”.
“Le tecnologie messe a disposizione dai referenti di Napoli e dalla Guardia Costiera di San Benedetto del Tronto, comprendevano robot per l’esplorazione subacquea e sonar avanzati, capaci di individuare dettagli nelle zone più impervie”.
“Questi strumenti si sono rivelati fondamentali per indagare aree critiche, come i coni di depressione, dove i sommozzatori non possono intervenire direttamente per il rischio di essere risucchiati dalla forza dei vortici che si creano in quei punti”, ha sottolineato.
Ricerche concluse: nessun indizio nella Gola del Furlo
“Nonostante dieci giorni di ricerche e l’utilizzo di apparecchiature estremamente sofisticate con un margine d’errore molto basso, non sono stati ritrovati né il giovane né alcun suo effetto personale”.
Il legale ha precisato: “Abbiamo concentrato tutte le operazioni in quella zona, ma è difficile stabilire se abbia compiuto un gesto estremo altrove”.
“Le indagini sono state condotte con la massima cura e, a questo punto, le probabilità che il ragazzo si trovi ancora in quell’area risultano estremamente ridotte”.
Ipotesi di un allontanamento con aiuto esterno
“Non è la prima volta che riceviamo segnalazioni dal fanese e dal pesarese. Tuttavia, il problema principale è che queste indicazioni arrivano spesso in ritardo, rendendo più difficile verificare sul posto” ha dichiarato l’avvocato.
“La tempistica è cruciale in casi come questo. Ogni segnalazione viene comunque analizzata attentamente, perché anche il più piccolo dettaglio potrebbe rivelarsi decisivo per ritrovare Riccardo”.
Ha poi aggiunto: “Se si è allontanato, è improbabile che abbia fatto tutto da solo. Avrà probabilmente ricevuto aiuto da qualcuno, un malintenzionato, forse conosciuto online. Non possiamo sapere chi si nasconde dietro a uno schermo”.
Un ulteriore punto di riflessione riguarda le risorse economiche: “Non disponeva di molti fondi e potrebbe aver trovato contatti con qualcuno che abbia offerto un lavoro, magari in nero, o il necessario per sopravvivere”, ha concluso Fabbri.
In questa lunga e dolorosa vicenda, c’è una certezza che rimane immutata: l’amore incondizionato della sua famiglia. La madre, il padre e la nonna di Riccardo non hanno mai smesso di sperare e credere che il giovane possa tornare.
Ogni giorno vivono con l’angoscia dell’attesa, ma anche con il cuore aperto alla speranza di poterlo riabbracciare.