Saranno 4,38 milioni i lavoratori italiani in smart working del dopo pandemia. È quanto emerge dagli ultimi dati pubblicati dall’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano. Circa due milioni gli smart workers nelle grandi imprese, un milione e settecentomila mila delle piccole, medie e micro imprese. Per la pubblica amministrazione si prevede possano sfiorare le settecentomila unità.
I dipendenti della Pubblica Amministrazione andranno in smart working
Con la chiusura degli incontri tra governo e parti sindacali è giunta alla fase finale la stesura delle linee guida per lo smart working nella pubblica amministrazione. Lo ha confermato a margine della Conferenza nazionale di Statistica il ministro per Pa Renato Brunetta. “Nella Pa stiamo fornendo delle regole per poter fare tutto lo smart working che le 32mila pubbliche amministrazioni vorranno fare in libertà. Da questo punto di vista siamo più avanzati del settore”. Il punto di partenza è il contratto di lavoro, che è stato già definito. A seguire “una piattaforma informatica, e l’abbiamo codificata – ha spiegato Brunetta – e poi regole e organizzazione del lavoro per obiettivi che si adattino a questa tipologia di lavoro agile.” Finalità del lavoro a distanza, specifica il ministro, è servire meglio i cittadini e le imprese non far star meglio solo i lavoratori dipendenti.
Diritti e doveri dei dipendenti pubblici in lavoro agile
Principi delle linee guida per il lavoro a distanza nelle PA sono diritto alla disconnessione ed alla formazione specifica. Verranno protetti i dati personali e garantiti permessi e assenze. Dopo il parere della Conferenza, le 32.000 amministrazioni pubbliche saranno tenute a rispettare le linee guida, un ponte rispetto ai contratti. Alla fine del percorso, come previsto nel Patto Governo-sindacati, il lavoro agile sarà quindi contrattualizzato, dotato dei necessari e sicuri strumenti tecnologici, organizzato per obiettivi, finalizzato alla soddisfazione di cittadini e imprese, all’efficienza e alla produttività.