“Mia figlia è stata minacciata di morte, agli inquirenti ho fatto nomi e cognomi”. La madre di Larimar Annaloro, la 15enne residente a Piazza Armerina trovata impiccata a un albero lo scorso 5 novembre, ne è convinta: sua figlia non si è suicidata. Ma nel giorno della fiaccolata in suo onore, prevista a partire dalle 20 di oggi, 22 novembre 2024, fanno discutere le sue affermazioni rilasciate ieri durante la trasmissione Mattino 4. Dichiarazioni su cui è intervenuta il legale della famiglia, l’avvocato Milena Ruffini:

Il medico legale ha già dichiarato che è aperta ogni ipotesi, quindi credo che questo meriti approfondimenti e che bisogna fare chiarezza. Noi attendiamo gli esiti dell’autopsia

ha dichiarato ad AGI. Sottolineando però che

le notizie sulle presunte minacce di morte vengono da informazioni acquisite ma che sono da verificare. Sui nomi dico con fermezza che no, non ci sono nomi e sospettati dal punto di vista oggettivo. Non c’è al momento nessun elemento.

Ma Larimar può davvero essere stata vittima di un omicidio? La psicologa e criminologa Roberta Sacchi, intervistata da TAG24, pensa invece che ci siano diversi elementi a sostegno del suicidio della ragazza.

“Il referto autoptico e l’indagine medico-legale escludono cause della morte che non siano quelle relative all’impiccamento. Questo è il primo dato” spiega. Inoltre “non ci sono segni di colluttazione, come riferito anche dall’avvocato della famiglia”.

Larimar Annaloro, i dubbi della famiglia sul suicidio: il parere della criminologa

Secondo la criminologa Sacchi “i dati di colluttazione sono molto frequenti in casi ovviamente di aggressione. Stiamo comunque parlando di una ragazza alta un metro e ottanta, sportiva, quindi sicuramente in grado di difendersi. Questo è il secondo dato” spiega.

“Il terzo dato riguarda lo ‘staging’, cioè un omicidio mascherato da suicidio. Apparirebbe quantomeno singolare che queste fantomatici aggressori abbiano deciso di appendere il cadavere di questa povera ragazza di fatto a pochi passi da casa”. Un comportamento che non avrebbe alcuna logica.

C’è poi un ulteriore elemento da prendere in considerazione: ossia il biglietto d’addio lasciato al fidanzato della 15enne. I familiari sostengono la scrittura non appartenga a Larimar.

“So perfettamente che ci sono delle voci che fanno pensare che non l’abbia scritto lei. Una persona che si suicida è in uno stato emotivo alterato e i movimenti ne risentono, perché la grafia è un movimento. Quindi il fatto che la grafia sia alterata o sia diversa dal suo solito non ci dice niente se non che fosse turbata e questo conferma di fatto la mezz’ora precedente”.

Poco prima, infatti, Larimar ha avuto un violento litigio con una compagna di classe di fronte a diverse persone. Una discussione in cui è stata accusata di averle “rubato il fidanzato” e durante la quale sarebbe emersa l’esistenza di un video “intimo” della ragazza, circolato su alcune chat.

La 15enne, dopo essere stata riaccompagnata a casa dai genitori, è rimasta sola per circa 45 minuti.

“Dovremmo pensare che questi aggressori siano arrivati in casa sua, l’abbiano colpita e poi impiccata, senza che nessuno abbia udito nulla. Eppure qualcosa si sentiva, perché i vicini sono accorsi nei momenti in cui sentono le grida della mamma” spiega la criminologa.

Un suicidio in un contesto di grave difficoltà

Ma è possibile maturare l’idea di togliersi la vita in una manciata di ore? “Il suicidio non si decide mai poco tempo. Le persone che lo fanno sono tipicamente in una condizione di grave stress che non sempre viene percepito. Questo è il tema vero” spiega ancora Roberta Sacchi.

“Che questa ragazza fosse in una difficoltà psicologica derivante dalla malattia della madre e dal conflitto che viveva nella sfera amicale ce lo dice per esempio la sorella, che ci fosse probabilmente questo video girato da questo ragazzino con cui aveva avuto una relazione mi riporta al caso di Tiziana Cantone. Che tutto ciò facesse presagire un suicidio è impossibile: altrimenti riusciremmo sempre a prevenirlo”.

La criminologa cita anche altri casi, oltre a quello della Cantone, in cui i familiari hanno cercato un’altra verità rispetto al suicidio: Mario Biondo, Sissy Trovato Mazza, Carlotta Benusiglio, Giulia Di Sabatino, Simone Mattarelli.

“Questo deriva dal fatto che le famiglie, comprensibilmente, non accettano l’idea che un proprio caro abbia deciso di togliersi la vita e che magari nessuno si sia accorto del disagio che il proprio familiare stesse vivendo. Quindi fino qui tutto fisiologico”.

Secondo la criminologa, però, c’è un altro aspetto da non sottovalutare. “Non è fisiologico, però, che determinate persone- alcune in buona fede, altre forse meno- cavalchino questa mancata accettazione una situazione così drammatica per scopi personali, contribuendo poi a un cortocircuito”.

Le indagini

I primi riscontri dell’autopsia hanno parlato di un “impiccamento anomalo”. Sono però necessari ulteriori approfondimenti per avere un quadro più chiaro, come confermato dallo stesso medico legale.

Mentre la Procura di Caltanissetta indaga per istigazione al suicidio, il legale della famiglia ha fatto richiesta formale alla preside della scuola frequentata da Larimar di avere un incontro, in modo da ricostruire le ultime ore della ragazza.

È un diritto dei genitori avere chiarimenti su cosa realmente sia successo, chi era presente, chi era l’insegnate responsabile della vigilanza quando è avvenuta la lite e, ovviamente, abbiamo diritto a sapere se esiste un verbale dell’accaduto

ha spiegato l’avvocato Ruffini. Nei giorni scorsi sono stati sequestrati i cellulari di otto coetanei della ragazza, ma al momento il fascicolo rimane contro ignoti: non ci sono indagati.