Doveva essere il suo testamento, l’ultimo film prima di ritirarsi definitivamente dalle scene, ma Miyazaki ama troppo il suo lavoro per decidere davvero di abbandonarlo. Fatto sta, che pensione o meno, il Maestro dell’animazione è tornato al cinema con un altro grande capolavoro “Il ragazzo e l’airone“, vincitore dei Golden Globes 2024.
Il ragazzo e l’airone, il vincitore dei Golden Globes in puro stile Miyazaki
Quando, nel 2013, Miyazaki aveva annunciato di volersi ritirare, è stato un duro colpo. Il regista nipponico, però, ci aveva lasciati con “Si alza il vento“, definito da David Ehrlich di IndieWire come «forse il miglior film di animazione mai realizzato». Il critico aveva commentato così il supposto ultimo film:
Sebbene l’inizio del film sia discordante, le deviazioni non apologetiche di Miyazaki dalla realtà dei fatti aiutano Si alza il vento a oltrepassare la linearità della sua struttura scontata, il film si rivela quindi essere meno biografico e piuttosto un irresistibile e sincero lamento per la corruzione della bellezza, e di come dev’essere inevitabilmente commovente la risposta umana a quella perdita. I film di Miyazaki sono spesso ossessionati dall’assenza, il valore delle cose che ci lasciamo indietro e di come i fantasmi di cose bellissime siano ricercati dentro i nostri ricordi come le ombre di un fallout nucleare, e Si alza il vento “ricorda” come solo un capolavoro finale può fare
Il silenzio è durato 10 anni. Per fortuna, nel 2017, Miyazaki è tornato sui suoi passi, annunciando di volersi mettere – e qui la nota di nuovo dolente – sul suo ultimo film “How do you live?“, poi uscito nelle sale italiane il 1 gennaio 2024, con il titolo “Il ragazzo e l’airone“.
Il lungometraggio ha vinto i Golden Globes 2024 nella sezione miglior film d’animazione, lasciando gli spettatori di tutto il mondo a bocca aperta. Eppure, come sempre, i film di Miyazaki sono molto più di quello che sembrano e “Il ragazzo e l’airone” ne è l’esempio.
Significato del nuovo film di Hayao Miyazaki
Nessun condizionamento, nessuna influenza: il 1 gennaio 2024 gli spettatori sono entrati in sala completamente impreparati rispetto a ciò che si sarebbero trovati difronte. Merito, certamente, della non-campagna pubblicitaria che ha avvolto il “Il ragazzo e l’airone“. Per volere stesso di Miyazaki, del film non è trapelata alcuna informazione, se non un paio di trailer e la presentazione ufficiale al Lucca Comics & Games 2023 dello scorso 5 novembre.
Forse, è stato questo che ha tenuto incollati al grande schermo milioni di spettatori in tutto il mondo – ricordiamo che il lungometraggio ha incassato oltre 138 milioni di dollari (circa 127 milioni di euro). Ma la bellezza de “Il ragazzo e l’airone” sta soprattutto nello stile di disegno e animazione e nei suoi significati più o meno nascosti.
How do you live? Il senso della vita fra presente e passato
De “Il ragazzo e l’airone” si potrebbero dire molte cose. La principale, probabilmente, che rispecchia perfettamente lo stile di Miyazaki. Tutto, dalla colonna sonora alle immagini, riprendono e mostrano l’essenza del modo di creare tipiche del Maestro.
Molto più che in altri film, ne “Il ragazzo e l’airone” le sequenze ballano, oscillano, fra onirico e realtà. Quasi in un Pas de deux fra presente – quello della nuova quotidianità di Mahito con il fratellino in arrivo e il trasferimento nella nuova casa – e passato – dei dolorosi ricordi della madre e dell’incendio che l’ha portata via.
Ma si può controllare il tempo? Può Mahito tornare indietro e salvare la sua mamma? La risposta sembra scontata, ma il lungometraggio riesce a scardinarla, dando spazio al dubbio, alla speranza che forse, sì, è possibile.
O, almeno, è questo che pensa lo spettatore quando Mahito entra nella vecchia torre, di fatto, un portale per il mondo dei morti, per carpire i segreti dell’airone.
Il tema del doppio
Le dicotomie, tanto care al regista giapponese, tornano anche in questo film. Oltre a quella presente-passato, infatti, spicca il tema della vita, non in contrapposizione, ma come continuità della morte e viceversa, in un circolo infinito.
Emblematica è la sequenza dell’ascensione delle anime, “incarnate” da dolcissime pallette tonde che, gonfiandosi, riescono a volare e, quindi, a nascere. Allo stesso modo, Mahito “muore” come adolescente e “rinasce” uomo, abbandonando i capricci tipici dell’infanzia e affrontando il dolore del lutto e le sue paure.
Ma doppi sono anche i personaggi:
- Mahito – Fratellino non ancora nato
- Himi – Mamma di Mahito
- Zia Natsuko – Mamma di Mahito
- Domestica Kiriko – Kiriko pescatrice
- Prozio mago – Hayao Miyazaki
“Il ragazzo e l’airone“, infatti, trae ispirazione dal romanzo di formazione di Genzaburō Yoshino ed è dedicato al nipote di Miyazaki. Non stupisce, quindi, la volontà del regista di lasciare come in un testamento una sola domanda: “Tu come vivi?”
Miyazaki cita se stesso
Una meta-narrazione che corre per tutte le due ore del film. Impossibile non notare tutti i richiami agli altri film d’animazione dello Studio Ghibli, che, come tasselli di un puzzle, ricostruiscono un’intera carriera.
Da “Si alza il vento” a “La città incantata” a “La principessa Mononoke“, passando poi per “Porco Rosso”, “Il castello errante di Howl” e “Ponyo sulla scogliera“. L’apertura verso il futuro, consapevoli, però dei propri sbagli e dei propri limiti, traendo dal passato gli insegnamenti necessari. Non a caso, Mahito rifiuta l’offerta del prozio di governare il mondo onirico delle anime. Nella sua sincerità – Mahito significa “sincero” – il ragazzo non può accettare l’incarico, perché consapevole che non sarebbe in grado di evitare di corrompere quel mondo. Semplicemente, perché umano.