Project 2025, il piano dell’amministrazione Trump per affrontare le principali sfide di politica interna statunitense e le sfide geopolitiche mondiali. Per l’Ucraina in particolare si delinea la possibilità di lasciare le quattro regioni contese, Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia, nelle mani della Russia più la creazione di due aree smilitarizzate sotto il controllo non delle nazioni unite né della Nato, ma dell’Unione Europea.
Ucraina, Fabbri: “La soluzione di Trump non sarebbe sufficiente per Putin”
Dario Fabbri, fondatore e direttore della rivista Domino, tra i massimi esperti di geopolitica in Italia è intervenuto su Radio Cusano Campus, nella trasmissione “Greenwich”. A proposito delle critiche che arrivano in merito all’Ucraina che ne uscirebbe umiliata e sconfitta, Fabbri si è fermato a ragionare su come questa soluzione in realtà potrebbe non essere ideale nemmeno per Mosca. Vladimir Putin infatti, durante il discorso di fine anno andato in scena il 19 Dicembre 2024, ha ammesso gli effetti delle sanzioni su Mosca. A questo si sommano le ingenti perdite dei militari sul fronte, e l’impiego di ingenti risorse militari.
“La soluzione di Trump non sarebbe sufficiente per Putin -ha affermato Fabbri-, ma la Russia in questo momento non è nelle condizioni di imporre le sue condizioni e ne è pienamente consapevole. Se tatticamente Mosca questa guerra la sta anche vincendo, perché la tattica spesso è il prodotto della matematica, e occupa di fatto le quattro regioni che prima del febbraio 2022 non aveva, sul piano strategico, che è la questione rilevante, la Russia la guerra la sta perdendo. Per diverse ragioni, una su tutte: pensava di prendere Kiev rapidamente e così non è stato. Questa guerra ha poi trasformato Mosca nel socio di minoranza del partner cinese. Per queste ragioni la proposta trumpiana non sarà decisamente un trionfo, ma il Cremlino nei prossimi mesi blufferà e cercherà di giocare al rialzo.”
La posizione di Kiev
“L’Ucraina -ha osservato Fabbri- è messa ovviamente peggio rispetto alla Russia, per molte ragioni, ma soprattutto per il capitale demografico. Aveva 40 milioni di abitanti nel Gennaio 2022, ad oggi ne avrà poco più di 25 milioni, tra coloro che sono andati via, i morti e i feriti. Zelensky poi è perfettamente consapevole che Washington è stanca del sostegno sine die a Kiev e che vuole arrivare a congelare il conflitto. Soprattutto per staccare i russi dai cinesi: ma questo discorso si inserisce in dinamiche più complesse”.
“Quello di Zelensky è un intervento disperato, in cui definisce Putin un pazzo -ha aggiunto Fabbri-. Non è proprio così, se lo fosse il problema si risolverebbe eliminandolo. Ma Putin incarna una visione del mondo profondamente russa e il rischio è che l’Ucraina il prossimo anno lo passerà ascoltando ciò che si discuterà nella camera accanto tra americani e russi.”
Il ruolo dell’Europa
Secondo Fabbri “l’Unione Europea gioca a fare lo stato ma non lo è. Di fatto subisce le decisioni degli altri, specie degli Stati Uniti: l’Europa un vaso di coccio in cui gli stati sembrano confusi, soprattutto Italia e Germania”.
“Sono gli Usa a ispirare le sanzioni, a muovere la Nato, non vedo un margine di manovra autonomo per l’Europa. Non è né una nazione ne un impero. È un abbozzo di stato deputato alle questioni commerciali ed economiche. Gli imperi sono antieconomici, l’Europa allora tecnicamente è fuori luogo“, ha concluso Fabbri.
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