Pallacanestro, Massimo Carboni, voce storica di RadioRAI, fa l’analisi alla vigilia del campionato più importante d’Italia, la Serie A1 maschile

 

In questo week-end inizia il campionato di Serie A1 di Basket maschile. Radio Cusano Campus si è affidata all’esperienza e alla conoscenza, profonda, di Massimo Carboni, per oltre trenta stagioni voce radiofonica di RadioRai, con la fortunata trasmissione “TuttoBasket”. Che sarebbe il “Tutto il Calcio Minuto per Minuto” della Pallacanestro. Riassumiamo la chiacchierata con il popolare radiocronista marchigiano fatta durante “Sport Academy” di venerdì.

Quali sono i primi pensieri della nascente stagione? “La nostra Serie A è un campionato importante, l’ultimo a 16 squadre, prima di tornare a 18. Si voleva farlo a 14, una volta, invece abbiamo aumentato: mah! Importante perché dopo ci saranno Mondiali ed Olimpiadi. Si cerca l’anti-Milano ma sarà dura perché i giocatori di Pianigiani sono ancora i favoriti”.

Un altro elemento di rilievo lo stimato Massimo Carboni lo fa sull’impiego di atleti nostrani: “Sarà un torneo importante anche per l’aumento degli italiani, che passano da 5 a 6. Bisogna fare i conti con la stanchezza fisica per le competizioni europee, e questo sarà un fattore fondamentale, visto che sono ben 8, le squadre impegnate in sede continentale.

Meo Sacchetti nel doppio ruolo di Coach del Cremona e di Commissario Tecnico della Nazionale. Cosa ne pensi?

“Veniva criticata questa situazione, anni fa. Io non vedo grossi problemi, onestamente”.

Sarà la prima volta senza una figura di talento e carisma come Rimantas Kaukenas, esempio di impegno e dedizione; ha terminato l’attività agonistica. Cosa ha lasciato, come eredità sportiva?

Carboni dice, quasi con ammirazione: “Tanto. E’ stato un lottatore, come molti dell’Est Europa. La sua persona è stata sempre completamente al centro della dedizione per questo gioco”.

Ha giocato e portato alle finali scudetto una piazza come Reggio Emilia, che sembra, nel Basket, come la Roma nel mondo del Calcio. Nel senso che ogni anno transitano molti talenti che però vengono venduti a quelle che vogliono diventare e rimanere più forti, come Della Valle Junior, passato all’Olimpia Milano. Trento, per esempio, e Venezia, sono cresciute, la società emiliana ancora no.

“Potrebbe essere definita occasione perduta e vivaio per altre squadre. Paga ancora lo scudetto quasi vinto e poi perso, probabilmente. Però va detto che i dirigenti di Reggio Emilia si muovono bene nell’acquisto di giocatori nazionali, senza prendere bufale all’estero”.

Torino ha invece preso Larry Brown, grande figura.

“Se è anche un decimo bravo come lo era in NBA, è nella strada giusta! Anche interessante la risposta russa, con Pashukin, che va a guidare Cantù. Bellissima sfida!”.

A Torino hanno due signori centri, tra l’altro: uno lo conosciamo bene, l’azzurro Cusin e un certo McAdoo, cognome scomodo, e figlio del grande Bob…

“A Torino non ci sentono e posso dire questo”.

Beh, c’è l’amico Darwin Pastorin, tra le firme e le voci illustri che sentiamo, dal capoluogo piemontese.

“Torino ha due centri che danno garanzie ma non so se sono adatti per far fare il salto di qualità, alla squadra. Mi fido di Larry Brown ma mi sto fidando del suo nome, più che altro. La squadra sarà sicuramente articolata, se non sul campo, mentalmente, come quelle NBA. Torino, insieme ad altre, aspira ad essere l’anti-Milano”.

Quindi?

“Sarà fondamentale la gestione degli impegni di coppa: Milano ha 30 giornate di Coppa Campioni, io la chiamo ancora così: è più difficile capire chi navigherà nelle zone basse, della classifica. Non lo faccio perché non vorrei creare problemi a qualcuno e poi diciamo che, i pronostici, vengono puntualmente smentiti dal campo”.

In attesa delle conferme di Trento e Venezia, parliamo di Pesaro, per te che sei marchigiano. Tornerà grande?

“Spero lo faccia prima che mi mettano in quattro pezzi di legno! Quest’anno mi sembra che stia in una strada più asfaltata, rispetto alle stagioni precedenti. Questo non vuol dire nulla, ma è un punto di partenza”.

Quindi tesse le lodi di un uomo storico, per il Basket di Pesaro…

“Ario Costa, classe 1961, è un presidente che si impegna a fondo, anche più di quando giocava – dice scherzando – e merita di più”.

Trieste, appena tornata in Serie A1, può essere una mina vagante?

Carboni dice: “Ha giovani di talento e niente pressione”.

“Invidio Gianni De Cleva (storico e apprezzato telecronista della RAI), che può vedere una partita di Pallacanestro nella sua città. Io per Pesaro devo fare 120 chilometri. Può essere una sorpresa ma deve assaggiare la Serie A”.

Nel complesso?

“Non azzardo previsioni perché non vorrei sembrare una fattucchiera”.

Come sempre una approfondita analisi, ma con il sorriso. Stile Carboni.