Mentre si attende la decisione del tribunale del Riesame sulla richiesta di scarcerazione avanzata dai legali di Roberto e Mattia Toson, va avanti il processo che vede imputati padre e figlio per l’omicidio aggravato del 19enne Thomas Bricca, morto dopo essere stato raggiunto da un proiettile alla testa la sera del 30 gennaio 2023 ad Alatri, in provincia di Frosinone.

Al via la seconda udienza del processo a Roberto e Mattia Toson, padre e figlio accusati dell’omicidio di Thomas Bricca

Nel corso della seconda udienza saranno ascoltati 12 dei testimoni indicati dall’accusa, compreso il 21enne di origini marocchine Omar Haoudi che, stando alle ricostruzioni, sarebbe stato il vero bersaglio di Roberto e Mattia Toson, che riconobbero come suo il giubbotto bianco che in realtà indossava Thomas Bricca.

In aula il giovane dovrà ripercorrere nel dettaglio quanto accaduto la sera del 30 gennaio di un anno fa e spiegare perché padre e figlio ce l’avessero con lui. Nell’ambito di un procedimento penale parallelo è stato condannato – come i Toson e altre persone – al pagamento di una multa per le risse avvenute nelle settimane precedenti all’agguato del Girone.

Sulle domande che le riguarderanno potrà decidere di avvalersi della facoltà di non rispondere. Intanto sembra che i due imputati, attualmente reclusi a Velletri e a Rebibbia, abbiano deciso di non presenziare all’udienza. In un’intervista rilasciata in esclusiva a Tag24 in occasione del primo anniversario della morte di Thomas, lo zio Lorenzo Sabellico li aveva definiti “irrecuperabili”, auspicando per loro il massimo della pena, l’ergastolo.

La ricostruzione del delitto secondo l’accusa

Per Roberto e Mattia Toson la Procura di Frosinone aveva chiesto il giudizio immediato. I legali che li difendono, gli avvocati Angelo Testa e Umberto Pappadia, avevano risposto chiedendo che fosse concesso loro il rito abbreviato, che, in caso di condanna, consente di beneficiare di uno sconto di un terzo della pena.

Alla fine il gip ha giudicato la richiesta inamissibile: su padre e figlio, di 48 e 23 anni, grava infatti un’accusa da ergastolo. Secondo la ricostruzione, c’erano loro in sella allo scooter da cui la sera del 30 gennaio di un anno fa partì il colpo che raggiunse alla testa Thomas Bricca: Roberto era alla guida, Mattia avrebbe sparato.

L’ipotesi è che volessero vendicarsi delle risse in cui, nelle settimane precedenti, alcuni membri della loro famiglia erano rimasti coinvolti. Risse scoppiate per motivi di spaccio tra un gruppo di uomini di origini marocchine – di cui faceva parte lo stesso Omar – e il loro. Per vendicarsi, secondo l’accusa e le parti civili, programmarono nel dettaglio l’agguato.

Oltre a presentarsi muniti di caschi integrali e con la targa coperta, riuscirono infatti a disfarsi senza problemi sia dell’arma che dello scooter usati durante la sparatoria, mai ritrovati nonostante le serrate ricerche. Poi provarono a costruirsi un alibi, presentandosi a una festa di compleanno.

Pochi giorni dopo, essendo stati tirati in ballo da alcuni amici di Thomas, che subito puntarono il dito contro di loro, si recarono addirittura in caserma per smentire di essere a conoscenza dei fatti. Ad incastrarli ci sarebbero le testimonianze di diverse persone. Tutte saranno ascoltate in aula.

Ci saranno solo per i momenti salienti, invece, i due imputati. Lo hanno fatto sapere i loro legali, sostenendo che la decisione – molto criticata – è stata presa “per non turbare l’atmosfera e lasciare che i giudici valutino serenamente”, senza che si creino ulteriori tensioni sia dentro che fuori dall’aula. Lo riporta Ciociaria Oggi.