La pensione di reversibilità costituisce un sostegno finanziario fondamentale destinato ai superstiti di un pensionato o di un lavoratore defunto. Gestito dall’Inps, questo beneficio svolge un ruolo cruciale nel garantire stabilità economica a coloro che devono affrontare la perdita di un coniuge o di un familiare.

Gli aventi diritto a questo trattamento pensionistico includono:

  • il coniuge o il partner civile,
  • il coniuge divorziato,
  • i figli minorenni,
  • i figli inabili al lavoro,
  • i figli maggiorenni studenti a carico del genitore,
  • i fratelli celibi e le sorelle nubili (nel caso in cui non siano presenti coniugi, figli e genitori, o nel caso in cui questi ultimi non abbiano diritto all’importo di reversibilità).

Quali redditi fanno diminuire la pensione di reversibilità?

La pensione rivolta ai superstiti rappresenta una percentuale derivante dalla pensione già erogata o che sarebbe stata assegnata all’assicurato deceduto. L’ammontare della pensione reversibilità varia a seconda della composizione familiare dei beneficiari:

  • Coniuge unico beneficiario: 60% della Pensione di Reversibilità.
  • Coniuge e un figlio: 80% della Pensione di Reversibilità.
  • Coniuge e due o più figli: 100% della Pensione di Reversibilità.

Esistono tuttavia alcune condizioni che possono influire sull’importo della pensione di reversibilità. Ad esempio, in presenza di redditi superiori a determinate soglie, l’importo della pensione può subire riduzioni:

  • Redditi superiori a 20.489,82 euro fino a 27.319,76 euro: riduzione del 25%.
  • Redditi superiori a 27.319,76 euro fino a 34.149,70 euro: riduzione del 40%.
  • Redditi superiori a 34.149,70 euro: riduzione del 50%.

È importante notare che la pensione di reversibilità è soggetta a tassazione integrale e deve essere dichiarata nel modello 730 della dichiarazione dei redditi. Tale reddito è sottoposto all’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef), rappresentando una componente importante della situazione finanziaria dei beneficiari.